"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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lunedì 22 marzo 2010

Girare il mondo con quel recipiente...

UNA RELIQUIA DELLA PASSIONE
Se dovessi scegliere
una reliquia della tua Passione,
prenderei proprio quel catino
colmo d'acqua sporca.
Girare il mondo con quel recipiente
e ad ogni piede
cingermi dell'asciugatoio
e curvarmi giù in basso,
non alzando mai la testa oltre il polpaccio
per non distinguere
i nemici dagli amici,
e lavare i piedi del vagabondo,
dell'ateo, del drogato,
del carcerato, dell'omicida,
di chi non mi saluta più,
di quel compagno per cui non prego mai,
in silenzio finché
tutti abbiano capito
nel mio il tuo amore.
-M. Delbrêl-

- dipinto di Sieger Köder- Lavanda dei piedi – Gv 13. 
Gesù e Pietro s'inchinano profondamente l'uno verso l'altro. Gesù si è inginocchiato, quasi prostrato davanti a Pietro in un gesto assoluto, non si vede nemmeno il suo volto. In questo momento Gesù è solo e soltanto servizio per questo uomo lì davanti a lui. Solo servizio, e così vediamo il suo volto rispecchiato nell'acqua, sui piedi di Pietro. Pietro si inchina verso Gesù. La sua mano sinistra ci parla di rifiuto: "Tu Signore vuoi lavare i piedi a me?". La sua mano destra e il suo capo, in contrasto, si appoggiano con tutto il loro peso sulla spalla di Gesù. Pietro non guarda al Maestro, non può vedere neppure il suo volto che appare nel catino. Nel vangelo di Giovanni. Gesù risponde alla domanda esitante di Pietro: "Quello che faccio tu ora non lo capisci ma lo capirai dopo". È questa parola che si rispecchia nell'immagine. Adesso, in questa situazione, non conta il capire ma l'incontro, l'accettare un'esperienza. Il corpo di Pietro è un corpo che vive un processo, un incontro dalla testa ai piedi. Una persona che scopre il suo bisogno di essere lavato, una persona che scopre allo stesso tempo la sua dignità. Sono bisognoso che Lui mi lavi i piedi, sono degno che Lui mi lavi i piedi...Di conseguenza non è il volto di Gesù che è al centro dell'immagine, ma il volto di Pietro. È lì, sul suo volto luminoso, dove si riflette il segno della dignità riacquistata. Lo sguardo di Pietro è diretto verso i piedi di Gesù. Questi piedi sono smisurati, ma soltanto all'occhio di chi guarda l'immagine. Dallo sguardo di Pietro ci lasciamo condurre a questi piedi e scopriamo con Lui che nell'esperienza che sta vivendo, intuisce una chiamata ad un servizio: "Vi ho dato un esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi". Pietro capisce in questo momento che il suo impegno sarà quello di ripetere gli stessi gesti di Gesù, non solo verso di Lui, ma anche verso ogni fratello, verso il corpo di Cristo, il suo corpo ecclesiale. Dietro le persone, vediamo sul tavolo un calice con il vino e un piatto con il pane spezzato, elementi non relegati sullo sfondo, ma avvicinati all'evento che si vive al centro dell'immagine. La luce che emana il vestito di Gesù si riflette pure sull'angolo della tovaglia. C'è anche l'ombra delle due persone che abbraccia questi segni dell'Eucaristia, si tratta di un unico incontro. È la stessa luce che illumina pane e vino, le mani e i piedi del discepolo e del Maestro. È la luce della fedeltà di Dio alla sua Alleanza. La luce dell'abbandono di Gesù nelle mani del Padre, la luce della salvezza. L’artista, Sieger Köder, utilizza spesso il blu come colore della trascendenza. Il tappeto blu contrasta con i colori marroni, i colori della terra, che predominano nell'immagine. Il tappeto blu ci indica che il cielo si trova sulla terra, lì dove si vive il dono di sé per l'altro. L'immagine ci dice: se noi cristiani stiamo cercando il volto di Cristo, dobbiamo forse lasciarci condurre ai piedi degli altri, impegnarci in un servizio che riconosce la dignità, che accetta il bisogno dell'altro. Ma come vivere questo servizio senza offendere l'altro, se non lasciandoci lavare da una mano amica i propri piedi, riconoscendoci bisognosi? Lì dove due corpi si intrecciano nel dare e nel ricevere si costruisce il corpo di Cristo, si inizia capire cos'è l'Eucaristia.
padrestefanoliberti

Sieger Köder nasce il 3 gennaio 1925 a Wasseralfingen, in Germania, dove termina i suoi studi. Durante la seconda guerra mondiale viene mandato in Francia come soldato di frontiera ed è fatto prigioniero di guerra. Tornato dalla prigionia, frequenta la scuola dell’Accademia dell’arte di Stoccarda fino al 1951; quindi studia filologia inglese all’università di Tubinga (come parte della sua formazione di insegnante). Dopo 12 anni d’insegnamento di arte e di attività come artista, Köder intraprende gli studi teologici per il sacerdozio e, nel 1971, viene ordinato prete cattolico. Dal 1975 al 1995, padre Köder esercita il suo ministero come parroco della parrocchia in Hohenberg e Rosenberg. Morirà il 9 febbrai 2015 a Ellwangen, non lontano da Stoccarda, dove aveva trascorsi i vent’anni anni della pensione. Gli anni del suo ministero di prete sono fra i più prolifici come ispirazione per le opere d’arte. C’è completa sinergia fra il Köder ministro e l’artista. Usa le sue pitture come Gesù usava le sue parabole. “Rivela” la profondità del messaggio cristiano attraverso le metafore, spargendo luce e colore sulla vita e sulla storia umana. L’arte di Köder è caricata pesantemente della sua esperienza personale di guerra durante il periodo Nazista e il periodo dell’Olocausto.

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