"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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lunedì 24 dicembre 2018

La Notte Santa di Guido Gozzano


LA NOTTE SANTA di Guido Gozzano

- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

Il campanile scocca
lentamente le sei.

- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po' di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe

Il campanile scocca
lentamente le sette.

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.

Il campanile scocca
lentamente le otto.

- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno
d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.

Il campanile scocca
lentamente le nove.

- Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...

Il campanile scocca
lentamente le dieci.

- Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell'alta e bassa gente.

Il campanile scocca
le undici lentamente.

La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?
- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...

Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.

È nato! Alleluja! Alleluja!
È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.

Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.

Per quattro mill'anni s'attese
quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!

Risplende d'un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.
È nato! Alleluja! Alleluja!

lunedì 17 dicembre 2018

Roráte caéli désuper

Rorate caeli desuper
Come rugiada scenda dal cielo,
dall’alto venga chi renda giustizia.
L’inno “Rorate caeli” è per eccellenza il canto gregoriano del tempo d’Avvento più struggente, più grandioso, immenso, bellissimo ...
Il ritornello è tratto dal libro del profeta Isaia (45,8): «Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia.» Si tratta di una preghiera rivolta a Dio perché, per il popolo in esilio, vengano i tempi messianici della liberazione. Si prega che Dio mandi il Re Messia dall’alto dei cieli come manda le nubi che lasciano cadere la rugiada del mattino. Divenga realtà presente quell’era di pace e di giustizia, opera di Dio, come è opera sua tutto il creato. Questo testo è, dunque una supplica a Dio che può fare tutto questo. La traduzione della Bibbia compiuta da San Girolamo ha reso il termine astratto di “giustizia” con il nome proprio di persona “giusto”. Questo ha fatto sì che questo passo fosse interpretato come direttamente riferito alla persona del Messia. Nessun altro canto esprime come questo, secondo me, il significato dell’attesa del Natale e prepara perciò a comprendere la sua forza di novità e di cambiamento per la vita personale e del mondo.

RORATE CAELI DESUPER
Roráte caéli désuper, et núbes plúant jústum.

Ne irascáris Dómine, ne ultra memineris iniquitatis:
ecce civitas Sáncti fácta est desérta:
Síon desérta fácta est:
Jerúsalem desólata est:
dómus sanctificatiónis túae et glóriae túae,
ubi laudavérunt te pátres nóstri.

Roráte caéli désuper, et núbes plúant jústum.

Peccávimus, et fácti súmus tamquam immúndus nos,
et ceccidimus quasi fólium univérsi:
et iniquitátes nóstrae quasi véntus abstulérunt nos:
abscondisti fáciem túam a nobis
et alliasísti nos in mánu iniquitátis nóstrae.

Roráte caéli désuper, et núbes plúant jústum.

Vie Dómine afflictiónem pópuli túi,
et mitte quem missúrus es:
emitte Agnum dominatórem térrae,
de Pétra desérti ad móntem filiae Síon:
ut áuferat ipse júgum captivitátis nóstrae.

Roráte caéli désuper, et núbes plúant jústum.

Consolámini, consolámini, pópule méus:
cito véniet sálus túa:
quaremoeróre consúmeris,
quia innovávit te dólor?
Salvábo te, nóli timére,
égo enim sum Dóminus Déus túus,
Sánctus Israel, Redémptor túus.

Roráte caéli désuper, et núbes plúant jústum
________________________________________
Traduzione:
Come rugiada scenda dal cielo, / dall’alto venga chi renda giustizia. / Non adirarti Signore, non soffermarti sulla nostra inettitudine. / Ecco io sono come una città desolata, / vuota è questa mia vita; / come abbandonato io mi sento, / questa creatura fatta per un destino di gioia perfetta e di amore, / sì che ogni genio ne ha tratto motivo di gioia perfetta e di amore, / sì che ogni genio ne ha tratto motivo di lode a te. / Come rugiada... / Abbiamo ceduto al male, ci siamo complicati, / siamo crollati come foglie d’autunno. / Le nostre visioni ci hanno trascinato via come un vento vorticoso, / ci hai tolto la tua attrattiva, / ci hai inaridi abbandonandoci alle nostre miserie. / Come rugiada... / Guarda, o Signore, l’angoscia del tuo popolo, / manda colui che ci fai così aspettare. / Mandaci quell’essere dolce e forte come dominatore, / dalla bruma dell’orizzonte fallo comparire agli occhi ansiosi di questo nostro essere, / perchè ci liberi lui dalla prigionia. / Come rugiada... / (Tu, o Signore, mi dici:) confortati, confortati, o mio popolo, / per il dolore che ti penetra? / Ti porterò io a salvezza, non temere; / sono infatti il tuo Signore, / il tuo Creatore, / l’Ideale tuo, / il tuo Redentore. / Come rugiada...

Stillate, cieli, dall'alto
e le nubi facciano piovere la giustizia;
si apra la terra e produca la salvezza
e germogli insieme la giustizia.
Io, il Signore, ho creato tutto questo».

Isaia 45,8

Scorra come pioggia la mia dottrina, 
stilli come rugiada il mio dire;
come pioggia leggera sul verde, 
come scroscio sull'erba.

Deuteronomio32,2



giovedì 13 dicembre 2018

Le luci ed i doni di S. Lucia

13/12 - Santa Lucia, la Martire che porta i doni ai bambini
Santa Lucia è la Santa della luce e infatti la tradizione vuole che la si festeggi in quella che dovrebbe essere la notte più lunga dell’anno (in realtà il 13 dicembre non corrisponde al giorno del solstizio d'inverno) Secondo la tradizione svedese, in ogni regione della Svezia, viene eletta una Santa Lucia che avrà l’incarico di accompagnare un corteo di bambine e bambini nelle vie della propria città. Vestita di bianco e con sul capo una corona di candele accese, ella sarà fonte di luce nel cammino di questi bambini. Inoltre il giorno della festa, la Santa Lucia di turno, in genere primogenita della propria famiglia, dovrà alzarsi molto presto al mattino e preparare biscotti, dolci, e pan pepato per tutti i suoi familiari.
S. Lucia uccisa intorno al 304 sotto Dioclezano, il culto della Santa siracusana è diffuso in tutta Italia e nel nord Europa ed è legata a varie tradizioni: da quella di portare i doni ai bambini, quasi una collega di Babbo Natale, all'invocazione contro le malattie degli occhi.
Dove si festeggia Santa Lucia?
La devozione per la Santa siciliana è molto forte in Svezia ma anche in alcune parti d’Italia, soprattutto in Trentino e nelle province di Udine, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Verona e Roma. La tradizione è probabilmente dovuta anche al tentativo di separare la data della consegna dei regali ai più piccoli (il 13 dicembre) da quella della Nascita del Salvatore che riesce così a rappresentare, anche per i bambini, la festa per il compleanno di Gesù e non quella dello “spacchettamento” pagano. 
Si dice:
Un tempo il solstizio d' inverno cadeva proprio nella giornata del 13 dicembre e in tale circostanza nelle campagne era uso praticare una specie di perequazione: chi aveva avuto raccolti più abbondanti ne donava una parte ai meno fortunati. Si riallaccia ad analoga forma di solidarietà la storia di un presunto miracolo che risale al sedicesimo secolo. Si narra infatti che il Bresciano fosse stato colpito da una grave carestia e che alcune signore di Cremona avessero organizzato una distribuzione di sacchi di grano da lasciare anonimamente sulle porte di tutte le famiglie. Così una carovana di asinelli carichi raggiunse Brescia presa nella morse della fame: ma poiché la distribuzione avvenne di nascosto, la notte tra il 12 e il 13 dicembre, si pensò che fosse stata una grazia della martire. L' antica ospitalità, poi, voleva che si accogliessero nelle case i pellegrini che cercavano riparo dal freddo e questi ultimi, a loro volta, prima di ripartire, dovevano lasciare un dono sulla porta della casa che li aveva accolti. Con il trascorrere del tempo si consolidò così l' usanza di fare regali in occasione del 13 dicembre.

Oggi tormenta la paura della paura.

Il mostro non dorme sotto il letto. Il mostro può dormire accanto a te. 
Scrive R D. Laing: “Stiamo effettivamente distruggendo noi stessi per mezzo di una violenza mascherata da amore.”

- B. Montresor - Cappuccetto Rosso, Milano 1995
-

Ospite natalizio oltre...il Mistero

Arriva il Natale e, come in ogni anno trascorso, qualcuno/a a noi cara/o ci ha lasciato... non sarà più seduta/o alla nostra tavola terrena "festiva"...ma sarà seduta/o ad una tavola affollata di tanto amore che va..."Oltre". 
Guarderemo il Mistero, con gli occhi velati di pianto, preparandole/gli un posto regale, nel nostro cuore e nella nostra preghiera...
dipinto Ferrandiz

Conversazione silenziosa

La miglior specie d’amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico... senza dire una parola, e quando vai via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta.
Paulo Coelho

S. Natale 2018

Se non riesci a trovare il Natale nel tuo cuore, non potrai trovarlo sicuramente sotto un albero. 
(Carpenter)

Albero in piazza Petazzi a Sesto S. Giovanni- Basilica S. Stefano

giovedì 6 dicembre 2018

San Nicola-Babbo Natale

6 dicembre - San Nicola di Bari (forse, 280-345) non era affatto di Bari, ma di Patara in Turchia. San Nicola è il santo da cui la tradizione ricava la figura di BABBO NATALE. Questa leggenda nasce da un episodio della vita del Santo. San Nicola prima di essere ordinato vescovo s’imbatte in una famiglia nobile e ricca caduta in miseria. Il padre, che si vergogna dello stato di povertà in cui versa, decide di avviare le figlie alla prostituzione. Nicola, nascondendosi, lascia scivolare dalla finestra dell’abitazione dell’uomo tre palle d’oro, che ricorrono nell’iconografia classica con cui viene rappresentato, grazie alle quali l’uomo sposa le figlie e risparmia loro dalla prostituzione. San Nicola così si lega alla figura del vecchio porta doni. Nicola diventa così il Santa Claus dei paesi anglosassoni e il NiKolaus della Germania che a Natale porta regali ai bambini. Ogni popolo lo fa proprio, vedendolo sotto una luce diversa, pur conservandogli le caratteristiche fondamentali, prima fra tutte quella di difensore dei deboli e di coloro che subiscono ingiustizie.portatore di doni iniziò a diffondersi in Europa, diventando Nikolaus in Germania o Sint Nikolaas in Olanda. Nel 1800 Clement Clarke scrisse una poesia in cui Santa Claus veniva raffigurato come il moderno Babbo Natale, Processo che la Coca-Cola nel 1931 provvederà a rendere definitivo con l’illustrazione di Haddon Sundblom che raffigura il Babbo Natale che la globalizzazione ci ha insegnato a conoscere. La figura del pacioso signore dalla barba bianca è una sintesi tra la tradizionale figura di Sinterklaas e la rappresentazione dello spirito del Natale Presente del racconto A Christmas Carol di Charles Dickens. (Bertola) Un giorno salvò tre bambini da un oste che voleva cucinarli e servirli ai suoi avventori Di qui grande fama di santo protettore dell’infanzia, con migliaia di chiese ovunque, specie nei Paesi nordici. specie in Danimarca. In Danimarca san Nicola era chiamato «Sinter Klaas» (o Sinter Claes).La sua figura ha dato origine alla tradizione di BABBO NATALE, personaggio noto anche al di fuori del mondo cristiano.

mercoledì 5 dicembre 2018

Buon Onomastico Giulio

5 dicembre San Giulio I Papa 

Vorrei poter trovare una frase speciale da scrivere per il tuo onomastico, ma le parole non colgono il significato segreto, tutto appare sempre un po' diverso quando lo si esprime, allora scriverò solo "Auguri Giulio" con un sorriso di Giuliana, sembrerà un niente, ma so già che per te sarà un tutto. 

S. Giulio interceda presso il Signore perché continui a vegliare sul tuo cammino, ultimamente, faticoso. Lasciami aggiungere che questo augurio è un inno alla vita per te.

lunedì 3 dicembre 2018

Ascoltiamo con amore

Ascoltiamo con Amore le persone che si raccontano...
Hanno il coraggio di rubare attimi della propria vita mettendole 
nelle nostre mani e nel nostro cuore. 

Riflettere su ciò che esiste

Siamo così imprudenti che erriamo nei tempi che non sono nostri, e non pensiamo affatto al solo che ci appartiene, e così vani, che riflettiamo su quelli che non sono più nulla, e ci preoccupiamo di disporre le cose che non sono in nostro potere, per un tempo al quale non siamo affatto sicuri di arrivare…e fuggiamo senza riflettere quel solo che esiste...
Blaise Pascal
-Panta Rei di Daniela Iride Murgia, artista, illustratrice-

Forza di rialzarci

"Io non voglio cancellare il mio passato, perché nel bene o nel male mi ha reso quella che sono oggi. Anzi ringrazio chi mi ha fatto scoprire l'amore e il dolore, chi mi ha amata e usata, chi mi ha detto ti voglio bene credendoci e chi invece l'ha fatto solo per i suoi comodi. Io ringrazio me stessa per aver trovato sempre la forza di rialzarmi e andare avanti, sempre"

(Oscar Wilde)
...modifico il finale di questa citazione: "ringrazio il Signore che mi ha donato sempre e mi dona la forza di rialzarmi e andare avanti".

Abbracciami

Degli abbracci mi piace il modo in cui ti parlano…
quel “resta qui” detto forte ma senza voce…

lunedì 26 novembre 2018

La corona di Avvento

La Corona di Avvento
Storia e significato all’interno del Rito Ambrosiano
La candela ha avuto sempre un significato speciale per l’uomo, soprattutto perché prima che venisse scoperta l’elettricità rappresentava la vittoria sull’oscurità della notte. Alla luce delle candele San Girolamo traduceva la Bibbia dal greco e dall’ebraico al latino nelle grotte scure di Betlemme, dove nacque Gesù Cristo. In casa, di notte, quando manca l’energia, ancora oggi tutti corrono a cercare una candela e un fiammifero.
Accendere candele ci fa ricordare anche la festa ebraica di Chanukkah, che celebra la riconquista della città di Gerusalemme da parte dei fratelli maccabei dalle mani dei greci del re Antioco IV.
Prima dell’era cristiana, i pagani celebravano a Roma la festa del dio Sole Invincibile (Diessolisinvicti) nel solstizio d’inverno, il 25 dicembre. La Chiesa, saggiamente, ha iniziato a celebrare il Natale di Gesù in quel giorno, per mostrare che Cristo è il vero Dio, il vero Sole, che porta nei suoi raggi la salvezza. È la festa della luce che è Cristo: “Io sono la Luce del mondo” (Gv 12,8). A Natale è scesa per noi la vera Luce “che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).
Nella fiamma della candela sono presenti le forze della natura e della vita. Ogni candela segna un anno della nostra vita sulla torta di compleanno. Per noi cristiani simboleggiano la fede, l’amore e il lavoro realizzato a favore del Regno di Dio. Le candele sono vite che si immolano nella liturgia dell’amore per Dio e per il prossimo. Tutto ciò è stato portato nella liturgia dell’Avvento. Con rami di pino, una corona con sei candele prepara i cuori all’arrivo del Dio Bambino.
In queste sei settimane siamo invitati ad aspettare Gesù che viene. È un periodo di preparazione e di gioiosa attesa del Signore. La Corona d’Avvento è composta, nel rito ambrosiano, da sei candele legate ai rami a formare un cerchio che non ha inizio né fine ed è simbolo dell’eternità di Dio e del regno eterno di Cristo. Ogni domenica se ne accende una.
Le sei candele dell’Avvento simboleggiano quindi le grandi tappe della salvezza in Cristo. L’Avvento, come tempo di preparazione alla festa di Natale, nasce e si sviluppa sul modello della Quaresima.
Come infatti la più importante delle feste dell’anno liturgico, la Pasqua di Risurrezione, prevede un periodo di preparazione (la Quaresima appunto), così, attorno al secolo VI, la liturgia sentì il bisogno di un periodo di preparazione anche alla seconda grande festa dell’anno liturgico, cioè il Natale.
E come la Quaresima è scandita su sei domeniche, anche l’Avvento fu strutturato su sei domeniche. Fu attorno al secolo VII-VIII che la Chiesa romana accorciò l’avvento a quattro settimane, e quest’uso si diffuse poi in tutta la Chiesa latina occidentale. Tranne che a Milano, però, dove si conservò il computo più antico, quello appunto delle sei domeniche. Lo si chiamò “Avvento ambrosiano”, ma solo perché nel resto della Chiesa occidentale si faceva diversamente, sul modello del “nuovo” Avvento romano di quattro domeniche.
In realtà quindi – a ben guardare dal punto di vista storico – non si tratta di una particolarità ambrosiana: a Milano infatti si continuò a fare quello che anticamente si faceva in tutte le Chiese.
Nella successione delle domeniche la liturgia d’Avvento rinnova l’aspirazione di Israele e dell’intero creato alla salvezza. L’itinerario delle prime cinque domeniche è evidenziato dalla titolatura di ciascuna di esse, cui corrisponde la scelta delle letture nei tre anni:
La venuta del Signore (il Vangelo tratta della seconda venuta di Gesù nella gloria)
I figli del Regno (il Vangelo tratta dell’invito alla conversione che Giovanni Battista rivolge ai propri discepoli per essere pronti alla venuta del Messia)
Le profezie adempiute (il Vangelo tratta dell’adempimento delle antiche profezie in Gesù)
L’ingresso del Messia (il Vangelo tratta dell’ingresso gioioso di Gesù a Gerusalemme)
Il Precursore (il Vangelo tratta di Giovanni e della sua testimonianza che Gesù è il Messia)
L’itinerario liturgico delle prime cinque domeniche sfocia nella celebrazione della venuta del Verbo nel grembo della Vergine Maria, mistero cui è dedicata la VI domenica di Avvento, che la tradizione ambrosiana denomina “Domenica dell’Incarnazione”. In essa è celebrata, con una prospettiva marcatamente cristologica, la Divina Maternità della Vergine Maria.
Ecco che allora, simbolicamente, la Corona di Avvento si presenta nella Liturgia come un’accensione di luce, graduale e progressiva, che troverà il suo culmine nella notte di Natale quando saremo chiamati ad accogliere la presenza della Luce di Gesù nella nostra vita. 

“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda. Poiché il giogo che gli pesava e la sbarra sulle sue spalle, il bastone del suo aguzzino tu hai spezzato come al tempo di Madian. Poiché ogni calzatura di soldato nella mischia e ogni mantello macchiato di sangue sarà bruciato, sarà esca del fuoco. Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti” (Is 9,1-6).

Tratto da itirenario tematico" Camminiamo insieme" verso il Signore che viene- Avvento 2018
- Basilica S. Stefano- Sesto S. Giovanni- di Monsignor dRoberto Davanzo, prevosto-

Silenzio e stupore

Silenzio e stupore: solo la natura parla insegnandoci a dimenticare le miserie terrene... un’anima al cospetto di se stessa: infinità finita.. 
Alba, dopo un risveglio in paradiso, col Brioschi (quota 2410 m.) adagiato ben al di sopra del candido oceano di nubi e la Croce imbiancata da una coltre di brina e gelo. 
-Ermes Malvisi-

Sei bella, donna

Sei bella. / E non per quel filo di trucco. / Sei bella per quanta vita ti è passata addosso, / per i sogni che hai dentro / e che non conosco. / Bella per tutte le volte che toccava a te, / ma avanti il prossimo. / Per le parole spese invano / e per quelle cercate lontano. / Per ogni lacrima scesa / e per quelle nascoste di notte / al chiaro di luna complice. / Per il sorriso che provi, / le attenzioni che non trovi, / per le emozioni che senti / e la speranza che inventi. / Sei bella semplicemente, come un fiore raccolto in fretta, / come un dono inaspettato, come uno sguardo rubato / o un abbraccio sentito. / Sei bella / e non importa che il mondo sappia, / sei bella davvero, ma solo per chi ti sa guardare. 
-A. Merini-
 Tra tanta ingiustizia e volgarità esiste un altro ‘Sguardo’ e altre Parole che ci scaldano il cuore.
Questa iicorrenza è stata istituita dall’assemblea dell’Onu nel 1999. La data è stata scelta per ricordare il sacrificio di Patria, Minerva e Maria Teresa, tre sorelle che, a causa della loro militanza politica contro il regime del dittatore dominicano Rafael Leonida Trujillo, furono brutalmente trucidate nel 1960. Le sorelle Mirabal, fervide attiviste politiche della Repubblica Dominicana e sostenitrici del “Movimento 14 giugno”, mentre stavano andando in auto a far visita ai loro mariti (anch’essi incarcerati per la loro militanza politica), furono fermate dalla polizia, condotte in una piantagione di canna da zucchero e, dopo indicibili torture, gettate in un precipizio per simulare un incidente. L’opinione pubblica comprese subito che si trattò di un efferato assassinio. L’eco di tale tragedia si diffuse, però, solo dopo la morte del dittatore. E il sacrificio delle donne fu noto al mondo intero solo nel 1999, quando questa storia intrisa di violenza e di disuguaglianza di genere giunse sul tavolo dell’assemblea dell’Onu. Anche l’Italia, dal 2005, celebra il ricordo di tutte le donne vittime di violenza. Perché ancora oggi, a distanza di cinquantotto anni dall’assassinio delle sorelle Mirabal, a casa, a scuola, a lavoro, per strada, su internet, una donna su tre (secondo i dati forniti dall’Onu) subisce violenza fisica e psicologica.
stateofmind 

martedì 20 novembre 2018

21 novembre- Presentazione della beata Vergine Maria
















Presentazione di Maria al Tempio, Duomo di Milanotransetto destro 06-
scultore Agostino Busti detto Bambaia- 

Memoria mariana di origine devozionale, si collega a una pia tradizione attestata dal protovangelo di Giacomo. La celebrazione liturgica, che risale al secolo VI in Oriente e al secolo XIV in Occidente, dà risalto alla prima donazione totale che Maria fece di sé, divenendo modello di ogni anima che si consacra al Signore. (Mess. Rom.) 

"Santa Maria fa' che le nostre opere di tutti i giorni, pur piccole, siano piene d’amore". Amen 
Oggi i Consacrati celebrano con gioia anche la loro festa. 

Altare della Presentazione della Vergine- Duomo Milano
L'altare della Presentazione della Vergine, sulla destra, mantiene l'aspetto datogli nel 1543 quando fu commissionato ad Agostino Busti, detto il Bambaia, dal Canonico Vimercati. A fianco dell'altare si trovava il monumento funerario del Vimercati, pure del Bambaja, oggi trasferito nella navata destra della chiesa. Esso ha la forma di un tempio classico, interamente composto da marmo bianco, retto da colonne in marmo policromo. Al centro ospita il rilievo con la Presentazione di Maria. La scena è concepita come se si trattasse dell'interno del tempio di cui le colonne e il frontone dell'altare costituiscono la parte esterna. Maria bambina è ritratta in basso al centro, nell'atto di salire la scala in cima alla quale il sacerdote circondato dai fedeli è pronto ad accoglierla a braccia aperte. Ai lati della scala si trovano, sulla sinistra i genitori Anna e Gioacchino, e a destra un gruppo di fedeli che reca offerte. I personaggi sono caratterizzati da una rappresentazione fortemente realistica ed espressiva, evidente nei volti dalle vivaci espressioni. Nella rappresentazione prospettica dell'interno del tempio è evidente l'ispirazione al finto abside edificato da Bramante in San Satiro, a breve distanza dal Duomo. Il Bambaja è autore anche delle statue che coronano l'altare, con la Vergine, San Paolo, San Giovanni Battista e due sante, e del San Martino nella nicchia laterale.

Il Protovangelo di Giacomo – noto anche come Vangelo dell'Infanzia di Giacomo o come Vangelo di Giacomo – è un vangelo in lingua greca composto probabilmente verso il 140-170. Espande i racconti dell'infanzia di Gesù contenuti nel Vangelo secondo Matteo e nel Vangelo secondo Luca, fino a presentare un'esposizione della nascita e dell'educazione di Maria, per poi rielaborare le narrazioni canoniche sulla natività di Gesù. Si tratta del più antico testo cristiano che sostenga la verginità di Maria non solo prima, ma durante e dopo la nascita di Gesù.. È uno dei vangeli apocrifi (non è cioè incluso in alcun canone biblico). Tuttavia la tradizione cristiana ha accolto alcune delle informazioni in esso contenute, in particolare relativamente alla vita di Maria e dei suoi genitori Anna e Gioacchino. Deve il nome "protovangelo" all'umanista francese Guillaume Postel nel XVI secolo ed è relativo all'antecedenza cronologica degli eventi in esso narrati rispetto al materiale contenuto nei quattro vangeli canonici.

L'anima arriva ovunque


Se vuoi essere vicino ad una persona non devi affrontare strade, ostacoli, confini. Basta un semplice pensiero, un gesto, qualsiasi cosa, che parta dal cuore, perché ognuno sa che il mezzo più veloce di altri è l’Anima. È lei che arriverà ovunque, anche quando il pensiero non vorrà arrivare.
S. Piogia - oil paintings by Daniel Gerhartz

Gioia con fiducia


Desidero che non vi manchi mai la gioia...
E' lo spirito che deve essere gioioso 
ed ergersi pieno di fiducia sopra ogni evento. 
-Seneca-
-"Brenda Burke" on Pinterest.-

Diritti dei bambini ed adolescenti


Ci preoccupiamo di ciò che un bambino diventerà domani, ma dimentichiamo che è qualcuno oggi
- Tauscher-

Il 20 novembre ricorre la giornata mondiale dei diritti dei bambini e dei ragazzi, un’occasione per ricordare le prerogative dei minori e ripensare al loro stile di vita e a chi ancora vive in situazioni di disagio. La data non è casuale, ma richiama l’approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Era l’anno 1989, la Convenzione sarebbe stata ratificata in Italia nel 1991. Ma ancora oggi, anche in Italia, sono molti i contesti in cui i diritti dei bambini e dei ragazzi non vengono tutelati e, anzi, i minori vivono in situazioni di precarietà e povertà inaccettabili.

martedì 13 novembre 2018

Sorreggere il mondo


Quelli che sorreggono il mondo sono coloro che sanno regalare un pezzetto di vita agli altri. E lo fanno con tutto il cuore. I primi posti appartengono a quelli che, in ognuna delle nostre case, danno ciò che fa vivere, regalano vita con mille gesti non visti da nessuno, gesti di cura, di accudimento, di attenzione, rivolti ai genitori o ai figli al coniuge o a chi busserà domani. Fossero anche spiccioli di bontà, solo briciole, non è mai irrisorio, mai insignificante un gesto di bontà cavato fuori dalla nostra povertà.
-padre E. Ronchi-

Cammina con il cuore

Quando le tue gambe sono stanche, cammina con il cuore.
-P. Coelho-

...Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina. 

Quando non potrai camminare, usa il bastone. 
Però non trattenerti mai!
S.Madre Teresa di Calcutta

Gentilezza

Ci sono vari modi per prendersi cura di una persona...
Le puoi chiedere se ha mangiato, se è coperta abbastanza, se ha dormito. Oppure, puoi domandarle se è felice, se ha pianto, se ha il cuore spezzato e ha bisogno d'aiuto...
Sono sempre solo parole, ma le prime accudiscono il CORPO, le seconde nutrono l'ANIMA.- P. Felice


Il 13 novembre in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza, nata da una conferenza del 1997 a Tokyo e introdotta in Italia dal 2000. In occasione della Giornata Mondiale della Gentilezza, condivido un brano di Eugenio Borgna, psichiatra fenomenologo: «La gentilezza ci consente di allentare le continue difficoltà della vita, le nostre e quelle degli altri, di essere aperti agli stati d’animo e alla sensibilità degli altri, di interpretare le richieste di aiuto che giungano non tanto dalle parole quanto dagli sguardi e dai volti degli altri: familiari, o sconosciuti. La gentilezza è un fare e un rifare leggera la vita, ferita continuamente dalla indifferenza e dalla noncuranza, dall’egoismo e dalla idolatria del successo, e salvata dalla gentilezza nella quale confluiscono, in fondo, timidezza e fragilità, tenerezza e generosità, mitezza e compassione, altruismo e sacrificio, carità e speranza. La gentilezza è come un ponte che mette in relazione, in misteriosa e talora mistica relazione, queste diverse disposizioni dell’anima: queste diverse forme di vita: queste diverse emozioni. Ma la gentilezza è un ponte anche perché ci fa uscire dai confini del nostro io, della nostra soggettività, e ci fa partecipare della interiorità, della soggettività, degli altri; creando invisibili alleanze, invisibili comunità di destino, che allentano la morsa della solitudine, e della disperazione, aprendo i cuori ad una diversa speranza, e così ad una diversa forma di vita».

martedì 6 novembre 2018

Abituarsi all'oscurità

“Per quanto una situazione possa sembrare disperata, c'è sempre una possibilità di soluzione. Quando tutto attorno è buio non c'è altro da fare che aspettare tranquilli che gli occhi si abituino all'oscurità.” 
-Haruki Murakami-

Uno dei paesaggi più stimolanti ed enigmatici della Terra. Il mare diventa un simbolo dell'assoluto, una realtà dubbia situata sulla soglia della realtà e della fantasia, tra il conscio e l'inconscio. Liberamente ispirato a "The sad sea" (il mare triste) del poeta spagnolo Antonio Machado.

Le ceneri dei nostri cari vanno rispettate

Per la Chiesa la cremazione è lecita, ma le ceneri vanno rispettate. 
Scrivo un brano tratto dall'omelia del 2 novembre di monsignor Roberto Davanzo nostro prevosto Basilica S. Stefano a Sesto S. Giovanni: 
"La chiesa si è pronunciata recentemente per dire tre cose: 
A. Anche i cattolici possono accettare questa pratica: non è mancanza di fede nel mistero della resurrezione dei corpi  
B.Va evitata la dispersione delle ceneri: è importante che ci sia un luogo dove ricordare i nostri cari defunti, per farne memoria in modo corretto. Noi uomini e donne abbiamo bisogno di fissare lo sguardo su qualcosa di preciso, anche se sappiamo bene che ciò che conta è altrove.  
C.Va scoraggiata la prassi di conservare le ceneri in casa: i morti non sono proprietà di nessuno e chiunque deve poter pregare sulla loro tomba. Inoltre, tenere in casa le ceneri dei propri cari impedisce il distacco da chi ormai è nella vita di Dio"... 

Giovanni Strazza (1818-1875): "La Vergine Velata"-
-Il marmo. Esso diventa trasparenza-
E' INCREDIBILE LA POTENZA DEL TALENTO. 

Si tratta di una statua in marmo di Carrara scolpita a Roma dallo scultore italiano, raffigurante il busto di una velata Vergine Maria. La data esatta del completamento della statua è sconosciuta, ma probabilmente nei primi anni 1850. 
Cit. Vittorio Sgarbi.
La Vergine velata , nel dicembre 1856 raggiunse l'isola di Terranova ( Canada ). Al momento è conservata in Presentation Convent e nella Scuola, sede delle Suore della Presentazione, nella Piazza della Cattedrale, nella città di San Juan de Terranova 

venerdì 2 novembre 2018

La speranza nel cuore

Giorno dopo giorno si compie la consapevolezza della propria fragilità e dei propri limiti, si compie il coraggio di andare avanti, lo stupore di constatare che la speranza è sempre nel cuore.

Cos'è una risurrezione del cuore.

-dipinto di A. Guardassoni, L'innominato e il cardinale-
C'è una risurrezione del corpo e c'è una risurrezione del cuore. Sappiamo che la risurrezione dei corpo avverrà «nell'ultimo giorno», quella dei cuore avviene o può avvenire ogni giorno. E come si fa' a risuscitare un cuore?
Hai un genitore anziano, in casa o all'ospizio? Forse il suo cuore è morto per il silenzio dei figli. Fagli una telefonata, promettigli che domani andrai a trovarlo. Probabilmente hai risuscitato un cuore. Tuo marito o tua moglie o tuo figlio è uscito di casa demoralizzato dopo un ennesimo scontro: telefonagli, fagli rinascere in cuore la fiducia. Forse abbiamo risuscitato anche noi un cuore.

Ricordiamo, a questo proposito, la famosa «notte dell'innominato» ne “I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni. L'innominato, un mattino, si alza dopo che la coscienza lo ha torturato tutta la notte per i suoi delitti. Saputo che c'è in visita il cardinale Federico Borromeo... Appena in presenza dell'uomo di Dio, gli grida, più arrabbiato con se stesso che pentito: «Ho l'inferno nel cuore». Finalmente, dopo la sua confessione, il perdono, l'abbraccio del pastore e le lacrime, si alza ripetendo: «Provo un refrigerio, una gioia, sì una gioia, quale non ho provato mai in tutta questa mia orribile vita!». Manda subito a liberare Lucia che teneva sequestrata nel suo castello. Comincia una vita nuova. Non si poteva descrivere meglio di così cos'è una risurrezione dei cuore.



I Promessi Sposi-Capitolo XXIII-"A misura che queste parole uscivan dal suo labbro, il volto, lo sguardo, ogni moto ne spirava il senso. La faccia del suo ascoltatore, di stravolta e convulsa, si fece da principio attonita e intenta; poi si compose a una commozione più profonda e meno angosciosa; i suoi occhi, che dall'infanzia più non conoscevan le lacrime, si gonfiarono; quando le parole furono cessate, si coprì il volto con le mani, e diede in un dirotto pianto, che fu come l'ultima e più chiara risposta..."

Il pianto dell'Innominato
Il discorso appassionato e vibrante del cardinale Borromeo commuove profondamente l'innominato, il quale sente salire le lacrime agli occhi che, pure, non sono abituati a piangere sin dalla fanciullezza: alla fine delle parole
 di Federigo il bandito si copre il volto con le mani e scoppia in un pianto dirotto, che rappresenta la risposta più eloquente alle sollecitazioni del prelato. Il Borromeo ringrazia la bontà divina e alza le mani e gli occhi al cielo, facendo poi per prendere la mano dell'innominato il quale, tuttavia, lo esorta a stare lontano per non contaminare la propria mano pura e benefica con la sua macchiata del sangue di tanti innocenti; il cardinale vuole invece stringerla, certo che in futuro essa riparerà i torti compiuti, solleverà gli afflitti e si stenderà disarmata verso gli antichi nemici. L'innominato esorta ancora Federigo a non trattenersi lì con lui, lasciando il popolo che è venuto in folla a vederlo, ma il cardinale ribatte di volere assistere la pecorella smarrita e afferma che, forse, Dio diffonde tra la gente la gioia per la conversione di cui ancora non sa nulla, aprendo poi le braccia e pregando l'innominato di accettare il suo abbraccio. Il bandito ha un attimo di esitazione, quindi abbraccia il cardinale e appoggia il volto in lacrime sulla spalla del prelato, bagnando la sua porpora mentre Federigo stringe la casacca di quell'uomo che si è macchiato di tanti atroci delitti.