(Quoist)
Carissimi,
voluta e desiderata,
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a Giuliana:
"Angelo misterioso"
PREFAZIONE
(molto si scrive: teorie contrastanti tra loro - aiuto concreto...poco!).
Molte volte giudici dei genitori - Rare volte alleati - (quasi inesistenti sul “campo di battaglia” familiare).
Medicinali con uno, niente con un’altro -
Linea dura con uno, linea dolce con un’altro -
Anni di caos - Cambiamenti non voluti.
instancabile amore... pur sbagliando...è sempre costante amore.
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Agosto 1977
Cammino lentamente, cantando, al margine di un prato.
Mia figlia di sette anni, per la prima volta, mi offre un fiore (gesto naturale in un bimbo di due anni).
Sono emozionata?
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pag. 5
La palazzina è di aspetto nuovo, circondata da alberi.
Al di là delle vetrate si intravedono dei pupazzi.
Forse è una sensazione del momento!
Dopo circa un quarto d’ora veniamo accompagnati in una stanza, all’interno della quale molti bimbi di diversa età stanno giocando.
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Il rifare il mio gesto è molto importante, tu mi imiti e questo è l’inizio del nostro cammino insieme.
Il mio ruolo di bambina è finito: il gigante questa volta tiene stretto veramente una bambina!
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“…sei ricoveri ospedalieri, diciotto visite specialistiche, broncopolmonite, bronchiti, faringotonsillite, acetonemia, sospetto di lieve cerebropatia, ipoacusia, deficit psicomotorio, antibiotici e punture in quantità, antiepilettici (negli ultimi quattro mesi). Non parla, non segue, irascibile, comportamento anomalo, distrofica, anoressica, ecc...”
Devi avere una grande voglia di vivere!
Cosa sono l’amore e l’affetto per te?
Mi dicono il minimo indispensabile: alle diciotto si va a letto fino alle sei, alle dieci pranzo, riposino, alle diciassette cena; il tuo cibo preferito prosciutto cotto e banana. Devo portare l’occorrente per vestirti il giorno dopo, quando ti porteremo a casa.
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Quel poco che abbiamo saputo è stato carpito alle persone che non lavoravano più presso l’asilo. Le risposte sempre evasive.
Non parliamo delle lunghe ore legata a un lettino e delle botte che ricevevi (questo l’hai detto tu qualche giorno fa); il fatto grave è che mi ritieni responsabile di tutto ciò che di brutto ti è successo in quel periodo di ricovero.
Ultimi e brevi colloqui con giudice, notaio e finalmente ci apprestiamo a recarci all’istituto.
Ti divincoli subito dalle mie braccia e ti siedi sul sedile dondolandoti.
Ho delle carte da gioco molto colorate e te le metto vicino: smetti di dondolarti e le guardi con interesse.
Per tutto il tragitto le afferri con mano insicura e le butti a terra.
E’ una calda giornata del mese di giugno, hai una tosse persistente e un forte raffreddore, è quasi mezzogiorno e tra qualche attimo saremo a casa.
Ci fermiamo cinque minuti dal Sacerdote nostro amico e poi... eccoci nel nostro nido.
Dentro e fuori dai negozi per acquistare le cose essenziali che ti possono servire.
Meno male che papà oggi ha preso una giornata di permesso!
Il tuo lettino è di fianco al nostro.
Non facciamo in tempo a coricarci e spegnere la luce che un urlo angosciante ci fa sobbalzare.
Riaccendo la luce: sei seduta con gli occhi spalancati e ti guardi attorno con paura.
Non ti lasci toccare, ti cambio il pannolino; altro dondolamento frenetico della testa e ti riaddormenti.
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Ultimo tentativo, comperiamo un biberon: che successo! 20 grammi di latte.
Mentre mangi (divori succhiando l’intero pasto) stai seduta sulle mie ginocchia girandomi la schiena, in modo che non mi vedi e non hai contatto col mio corpo, le tue manine aggrappate al bordo del tavolo, tremi continuamente, sembri avere una paura pazzesca che qualcuno porti via il tuo latte. Un altro biberon pieno è appoggiato sul tavolo e lo trascini sempre con te.
Lascio in ogni angolo dell’appartamento biscotti e pane, che tu guardi con molto sospetto continuando ad annusare.
Le avevo proprio provate tutte, meno quella!
Dato il grande caldo di questo periodo proviamo le sensazioni che crediamo procurino le saune.
Quando riesci a comprendere che il movimento della testa può essere sostituito dal dondolamento del lettino, il problema è in buona parte risolto.
Non guardi in viso nessuno, passi il giorno intero a odorare tutto e tutti, quel poco camminare incerto è un continuo cadere, non eviti nessun tipo di ostacolo, ti procuri del male e non piangi (sembra che tutto ciò che riguarda la sensibilità del tuo corpo non esista), tieni la testa reclinata da un lato con continua salivazione.
Mi organizzo portandomi un bavagliolo bagnato per pulirti tutti i momenti.
In compenso sono io che mi sporco per farti vedere che non succede nulla. Piano, piano comprendi che il rotolare nel prato e il giocare con la terra è divertente.
Quanto ho desiderato in quel periodo un angolo di verde tutto mio!
La curiosità, l’invadenza, l’ignoranza di molte persone erano realmente d’ostacolo al mio sistema spartano di farti rendere partecipe a qualsiasi tipo di gioco ed esperienza.
Tutti dicevano che la prima volta che avresti detto "mamma" sarebbe stata (per me) una forte emozione; questo non m’importava, io speravo in un tuo segno che mi dimostrasse che comprendevi quello che dicevi.
L’emozione ci fu in ottobre quando con una rivista che raffigurava un biberon sei venuta in cucina dicendomi "pappa".
sei molto sensibile ai rumori interni all’ambiente e all’esterno (dicevano che sembravi non udire), qualche rara volta guardi in viso le persone e anche ciò che ti circonda; accertata la miopia congenita all’occhio destro (non recuperabile e nemmeno correggibile con occhiali); eviti gli ostacoli; giochi sola, con preferenza per giochi psicosensoriali (cose vivaci e rumorose) e psicomotori (equilibrio e agilità), togli e rimetti cose nei cassetti; pieghi stracci; strappi a piccoli pezzi montagne di giornali (tanto da riempire il salotto); strappi i libri.
Parenti ed estranei sono trattati alla pari.
In mezzo a persone sconosciute ti comporti come fossero tutte a tua disposizione.
Con la dolcezza non si ottiene quasi nulla.
Inizi a fare ciao, dai baci e cominci ad accettare qualche affettuosità (quante affettuosità papà faceva a me per farti comprendere che era una cosa molto piacevole!).
Urli ancora, con minor frequenza, ma senza apparente motivo.
Dormi otto ore di notte (più o meno agitata) e due di pomeriggio.
Non dondoli più la testa.
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Metto su tutto quello che c’è nell’appartamento un’etichetta, con scritto ciò che l’oggetto rappresenta, in modo che tu comprenda il significato della parola.
I mobili diventano attrezzi! (per fare ginnastica).
Tutte cose che, nel giro di tre anni (e continuiamo tuttora), facciamo assieme: io, tu e papà visto che ascolti solo noi.
Ad un test psicopedagogico non avevi dato nessun risultato, non avevi premuto pulsanti, non avevi riconosciuto i colori, etc...
Tutte cose che tu sapevi fare molto bene!
Non hai un attimo di riposo, urli senza apparente motivo, rompi tutto quello che ti capita sotto mano.
La neuropsichiatra ci consiglia di comperare un grosso pallone, a spicchi colorati, e gonfiarlo in modo che adagiandoti sopra tu possa rilassarti.
Oltre alla pazzia, rischiamo l’infarto: tu parti dal fondo del salotto e ti butti sopra quell’aggeggio infernale rotolandoti in terra con una eccitazione spaventosa.
Una nostra idea ci viene in aiuto: eliminiamo il pallone e ci procuriamo una carrozzina per neonati.
A quattro anni fai l’esperienza della carrozzina.
Ti comporti come un neonato: succhi le dita dei piedi, fai gridolini, ti fai dondolare e cantare la ninna nanna.
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Quando dormi nel tuo lettino, noi ti prendiamo e ti portiamo nel nostro letto. Come ti accorgi del cambio, urlando torni nel tuo lettino; ti riaddormenti e noi ti riportiamo in mezzo nel lettone.
Imparo a svolgere tutti i lavori di casa tenendoti appoggiata sul mio fianco sinistro, a gambe divaricate.
Alcuni mesi prima dovemmo presentare dei documenti comprovanti che noi ti avevamo seguita adeguatamente nel periodo pre adottivo.
Cos’eri? Un cane?
Non riusciremo mai a spiegarci come tu possa essere stata tranquilla in quell’ora, data la tua vivacità: forse, nella tua ingenuità, comprendevi che qualcosa d’importante stava compiendosi.
Io sto in una sala attigua alla tua aula. Tu sai che io sono lì.
Per venti giorni tutto prosegue liscio.
Io e papà cantiamo già vittoria: un’ora con altri bimbi! (non c’è da credere!).
Poi l’imprevisto: un giorno mi assento volutamente lasciandoti là, si fa per dire, da sola. Sfortuna vuole che una signora lasciò (non so per quali motivi) un bimbo, di pochi mesi, nella tua aula.
Ci fu da parte tua una reazione di angoscia paurosa. Mi telefonarono subito.
TUTTO CROLLÒ!
In questi mesi i progressi sono molto lenti.
“...non sei ancora in grado di tollerare la compagnia di altri bambini, verso i quale nutri dei sentimenti di profonda angoscia persecutoria; il tentativo di inserimento in scuola materna non è ancora riuscito.
Gli asili privati non ti accettano: non sono preparati per i tuoi problemi.
Lo scritto della neuropsichiatra parla chiaro:
“...iniziare un'ora al giorno allo scopo di socializzare Giuliana, soffrendo la bimba di ansietà nei confronti degli altri bambini...”.
Con le mani ti strappi unghie e pellicine; scortiche le matite e le spezzi.
Ripeti continuamente e con angoscia che a scuola non vuoi andare; non vuoi nemmeno andare a passeggio perché ci sono i bambini (noi, ti portiamo ugualmente)...
Prende contatti con la scuola e si reca a parlare con l’insegnante.
Papà toglie la rete che aveva applicato nel 1973 lateralmente al balcone perché non scivolassero giù giocattoli e altro. Non ho mai visto tanta violenza verso me; perfino la gonna invernale, che indosso, è ridotta a brandelli; graffiate, morsicate, pugni, schiaffi.
Poi, improvvisamente smetti e hai paura che ti picchio.
Io mi inginocchio e ti stringo forte a me dicendoti che ti voglio bene; ti spiego il motivo perché abbiamo tolto la rete.
Ti aggrappi alle mie spalle per giocare, ti fai coccolare.
Tutto è finito, non se ne parla più.
Al termine dell’anno scolastico la valutazione nei tuoi riguardi è:
“L’alunna ha risposto, secondo le sue capacità, agli stimoli fferti dall’ambiente scolastico”.
Terminata la scuola, ti rilassi un pò e partiamo per le ferie.
Dopo tre giorni dobbiamo rientrare; la nonna (mia madre) viene operata d’urgenza e, dopo quindici giorni d’ospedale, muore.
Hai molti tic facciali (normalmente questi tic si presentavano puntualmente al ritorno dalle ferie).
Vado a trovare papà e ti lascio in macchina con un cugino (di vent’anni).
Al mio ritorno, dopo mezz’ora, non hai più nemmeno un bottone del vestito, tuo cugino è disperato: avevi aperto la portiera della macchina ed eri scappata così velocemente e all’improvviso, che non riusciva a prenderti.
In un’ora le metti tutte e due K.O!
Quando rientriamo, sei in piedi in cima al mobile del salotto, molto eccitata e loro sotto che ti supplicano di scendere.
Dobbiamo rivolgerci ai carabinieri: meglio dimenticare.
Non c’è problema, per la seconda volta e con convinzione, rinunciamo alla psicoterapia.
Quasi tutte le domeniche mattina veniva a trovarci e tu ti divertivi a saltargli in braccio, meravigliandoti del prato che aveva sulle braccia (i molti peli).
Frequentemente, durante la settimana, ti porto in Chiesa con me; un venerdì del mese di maggio, il Parroco decide che alla domenica seguente ti farà la Prima Comunione.
Così, dopo due giorni, con una fila di bambini davanti a te e tu in mezzo a noi, ricevi per la prima volta Gesù nel tuo cuore (20/5/79).
Non siamo in un anonimo appartamento, ma in una casetta sola, dal cui terrazzo vediamo il mare; sul terreno davanti: frutta, verdura, fiori e tu lì, che salti e giochi (con papà sempre vicino).
Qui mangi molto e dormi come un ghiro, giochi con la palla, corri e passeggi sulla stradina, innaffi e raccogli fiori, frutta, verdura. Entri in casa degli zii e cugine e mangi tanti dolcetti, vai a fare i giretti in auto, sola con papà, a Bordighera, Sanremo, Ospedaletti, Ventimiglia, etc…, fai il bagno e giochi in riva al mare, ti dondoli sull’altalena e vai ad ascoltare la musica nelle feste campestri. Dal terrazzo ascolti le rane che gracidano, gli uccellini che cinguettano, le cicale che cantano, il cane che abbaia, il gatto che miagola, guardi le formiche che lavorano, il ragno che cammina, l’ape che si posa sui fiori in compagnia con la farfalla; guardi il mare, le montagne, la strada, la stradina, gli alberi, i fiori. Accarezzi il tuo cane Chicco e tiri la coda al gatto.
Sempre, per scelta dell’insegnante, il tuo insegnamento viene affidato alla maestra di sostegno, ma svolto in un’aula a parte (che bella socializzazione!).
Quanti pugni prende la mia pancia!
Anche di notte mi dai i pugni dicendomi di buttare via il bambino che ho dentro!
Il sonno è agitato, mangi poco, continui a ripetere sotto pressione e con nervoso le sillabe PI-PO-PU.
Febbre alta, collasso...
La maestra mantiene una linea drastica, non vuole retrocedere con l’orario elastico (non vuole capire che Giuliana non ha ancora la cognizione del tempo).
Lei comprende solo che l’E.E.G è normale. La psicologa è del nostro parere.
Previa lettera al Direttore Didattico e all’insegnante, ti esoneriamo dagli ultimi tre mesi di frequenza scolastica, impegnandoci a insegnarti (l’abbiamo sempre fatto).
Le nostre richieste vengono accettate e otteniamo la loro disponibilità.
Una splendida città e uno splendido hotel (Sheraton) in Montparnasse.
Rimani affascinata guardando la torre Eiffel, mentre si illumina al crepuscolo. Tour della città in autopullmann; escursione e pranzo sul bateau mouche per un giro sulla Senna; passeggiata sui Champs Eliséés;
cena e spettacolo di varietà in un locale caratteristico di Montmartre; pranzo al ristorante "la Coupole" di Montparnasse; cena di gala in hotel allietata dalla dolce musica di un’orchestra; pregato all’interno dell’imponente Cattedrale di Notre Dame de Paris; visita al museo, che ha sede nel palazzo del Louvre (questo è il mio regno: le antichità egizie, greche, romane, la scultura medievale e moderna, la pittura: maestri italiani fiamminghi olandesi francesi…); gita alla tenuta reale di Versailles con visita guidata nel castello; scorrazzate sul tapis-roulant del modernissimo e gigantesco aereoporto Charles-de-Gaulle.
A Pasqua andiamo cinque giorni a Bordighera.
E’ in piena fioritura la mimosa e la ginestra. Le bouganvillees ornano i muri con i loro stupendi colori: sembra un lungo balcone fiorito, tutto proteso sul mare che in questo periodo è di una vivida trasparenza. Il clima è mite e il sole splendente.
Meravigliosa Pasqua di Bordighera! Per noi sei pace e serenità.
A maggio visitiamo il Parco Safari di Pombia.
Nell’incantevole atmosfera del Lago Maggiore abbiamo avuto la soddisfazione di vedere gli animali selvaggi di ogni famiglia e provenienza vivere in ampia libertà in un parco naturale. Si entra solo in automobile e si procede lentamente con i finestrini chiusi. Contempliamo e fotografiamo dall’auto i gruppi di animali da vicino: leoni, tigri, elefanti, imponenti giraffe, zebre, rinoceronti, antilopi di ogni specie, babbuini, coccodrilli, serpenti, ecc.
Durante la mia assenza papà rimane a casa con te.
Lavare stirare, pulire; far da mangiare.
Penso proprio che papà in questo periodo stia facendo un corso accelerato di alta cucina!
La casa si trasforma in un centralino telefonico.
Sembra che questa nuova situazione, che si è creata, ti stia bene, la mamma brontolona non c’è.
Qualche rara volta papà ti porta a trovarmi (hai sempre manifestato segni di insofferenza verso gli ospedali).
Quando non sei con lui, vai a passeggio con le nostre amiche, a turno.
Per il momento non posso tenerti in braccio (le nostre passeggiate quotidiane erano sempre state compiute da te, solo se tenuta un po’ in braccio e un po’ camminando).
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Speriamo che ci vada bene: questo ci preoccupa non poco, ma non possiamo farne a meno.
Non posso non descrivere la nostra gita annuale da una delle tante zie che hai. Lei è la responsabile di un allevamento di galline da uova.
Che urli fai quando ti portiamo nei grandi capannoni con settantamila galline! E i maiali? I conigli? I gatti? I colombi? I cani?
Il farti scendere e salire dall’auto è una impresa: ci sono animali in ogni luogo ed i tuoi urli spaventano i cani, che abbaiano ancora di più, provocando il tuo terrore.
Che rivoluzione!
Eppure tu sei contenta quando ti proponiamo di andare a trovare la zia (delle galline).
Oltre gli animali attuali, c’erano mucche e cavalli. Allora dimostravi con meno urli le tue paure.
Con tanta pazienza siamo riusciti a togliere la tua paura per i cani; poi il solito imprevisto (in un bar, un grosso cane lupo, appoggiandoti le zampe alle spalle, ti abbaia nelle orecchie improvvisamente) fa tornare la paura dei cani, che noi pensavamo superata.
Io lavo a mano, aspettando che tu, piano piano, ti accorga che il tempo che impiego lavando io e non la lavatrice, ti priva un po’ della mia presenza accanto a te. Dopo tre mesi, decidi di eliminare la lavatrice rotta e sostituirla con una nuova, scegliendola tu.
E’ mesi che togliamo un pezzo alla volta; il letto non è più in posizione orizzontale (ci abbiamo tanto giocato sopra, saltando!).
Andiamo, scegliamo, comperiamo.
Credo che non accetterai mai fino in fondo questa sostituzione, anche se è avvenuta gradualmente.
Si rivela subito non accettabile. E’ strano, a noi sembra molto più bella e funzionale di prima: un grande terrazzo, un’ampia cucina, una camera in più, uno spazioso bagno. Ti abbiamo fatto seguire i lavori di ristrutturazione, a intervalli regolari, e quando non c’erano i muratori.
La mia prima crisi di angina pectoris: Signore aiutami...la strada è lunga e faticosa...
Molti periodi no sostituiscono i periodi sì.
Il nostro comportamento, verso te, diventa meno elastico.
I progressi fisici e psichici non ci sono.
Dormi nel lettone, o con me o con Giulio, (per tenerti sotto controllo).
Non più musica.
Le ripetitività che io, e solo io, devo dirti sembrano l’unica cosa che ti diano un attimo di pace (dette nel tono giusto e in un certo modo).Tutti si offrono per dirti queste, chiamiamole, cosine (come dici tu), ma replichi che solo la voce della mamma ti tranquillizza.
Tutto il tuo "da farsi" non c’è più.
Urli un po’ meno e piangi un po’ di più. Stai in braccio molte ore, facendoti accarezzare la schiena, dondolandoti.
Se usiamo la forza e perdiamo la pazienza, scateniamo una reazione violenta.
Il pallone serve per lanciarlo lontano e in alto, non più recuperabile. Quanti palloni abbiamo comperato?
Appena sudi, dici che il corpo si scioglie, diventi nervosa e vuoi tornare a casa.
Facciamo l’esperimento di lasciarti sola nei giardinetti. Sali su una cancellata e da lontano vediamo i ragazzi che ti vogliono tirare giù. Tu ridi istericamente. Ti veniamo a riprendere, sei una graffiata unica.
Bisogna negoziare tutto.
Ti abbiamo fatto benedire da Sacerdoti e Frati e, sebbene mi vergogno a dirlo, ti abbiamo portata anche da qualche...santone.
Tutto deve essere hobby e non obbligo.
E molte volte ci troviamo ad accarezzarli teneramente, perché sappiamo che rappresentano AMORE (e pensare che non hai mai voluto che io ti insegnassi: mi hai solo imitata guardandomi sferruzzare).
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In poco tempo la cucina è un campo di battaglia: mestoli, coltelli, pentole, pentolini, acqua che bolle, forno acceso, farina, zucchero, uova, riso, pasta, burro, patate.
Ciò che prepari (solo per noi) dobbiamo mangiarlo (ci esoneriamo dicendo che lo mangeremo al mattino, quando dormi).
Ti facciamo un sacco di complimenti; poi noi...puliamo e riordiniamo.
In questo periodo sono classificati, ognuno per il proprio odore inventato da te (es. profumo di limone, di sugo, di formaggio, etc...).
In quell’ambiente c’era un registratore con inserita una cassetta di musica classica.
Io, che amo questa musica fui colpita dall’alto volume assordante che copriva il vocìo e il pianto dei piccoli.
Dai un urlo, metti le dita nelle orecchie.
Noi in pochi minuti e di corsa siamo già in auto.
Se ho ascoltato papà cantare, è stato solo in quel periodo.
Ti procuriamo tutti i dischi degli zecchini precedenti (ora sono trentasei); ascolti e ascoltiamo questa musica seduti sul divano, a turno, dondolandoci con te.
Se penso alle ore che avete trascorso chiusi in salotto mi vengono i brividi (chissà a papà!).
Medaglia d’oro a Giulio, esperto in canzoni dello zecchino e registrazione.
Ti guardi in giro preoccupata, fai un piccolo giro di danza e usciamo.
L’estate scorsa, in ferie: concerto all’aperto e con fumo finto!
Non siamo nemmeno riusciti ad abbassare il finestrino dell’auto.
Hai solo urlato, graffiandoti, ma tu dici che sei andata al concerto col fumo finto e sei felice.
Stretta alla responsabile, sali e scendi dal palcoscenico con una velocità inimmaginabile: l’uscita è la tua meta.
Quante volte trascorri ore provocandomi, perché nel sogno ti ho sgridata!
E non dimentichi!
Sei sempre pronta a ricordare il sogno negativo.
Per fortuna che nella maggioranza dei casi fai dei bei sogni.
Come farti capire che il sogno non è realtà e che tu sei sempre lì con noi?
Venivamo svegliati da una voce metallica e strana che dava ordini ben precisi, in una lingua a noi sconosciuta.
Il tono era così imperativo che ci svegliavamo di soprassalto, tu eri seduta sul letto mentre con quella voce strana davi ordini; in pochi secondi ti stendevi tranquilla.
avevo una "sconosciuta" nel letto!
Sono certa che questa situazione ti divertiva; a noi non divertiva affatto. Sacerdote, medico, neuropsichiatra ci consigliarono di lasciare cadere nel vuoto le tue provocazioni.
A distanza di quattro anni uno dall’altro muoiono i tuoi ultimi due nonni.
Dobbiamo sempre sorridere, dimostrandoti la nostra gioia per la loro morte. Per mesi ti fai rassicurare che si muore solo per droga, per troppe medicine ingerite senza motivo, per poca attenzione nell’attraversare la strada e perché ci si dimentica di respirare.
Così, tutte le persone muoiono per una delle cause sopra citate.
Quest’anno, al mare, (1987) facciamo un nuovo esperimento: ti affianchiamo per due ore una ragazza. Si presentano in due (si fanno coraggio!)
Risultato: curiamo tre Giuliane!
Da alcuni anni si è ripresentato il problema dei denti. Ricerca di un altra struttura privata diversa dalla prima e anestesia totale per la seconda volta (1988).
Non credo ci sia frase migliore applicabile a te, cara figlia.
Con la nascita di questa loro figlia scatta in te uno strano meccanismo. "Sono una bimba piccola (17 anni!)"..."tutti i piccoli hanno genitori giovani": “io voglio genitori giovani e casa nuova”.
Continui a ripetere che non ci vuoi più.
Coinvolgiamo tutte le persone a noi care; ti offriamo d’andare ospite con qualcuno. Il problema non è risolvibile: nessuno si prende la responsabilità (e se non torni? Cosa fanno?).
In questo periodo abbiamo ricevuto da te solo violenze fisiche e psichiche.
A un certo punto tu realizzi scaccomatto:
Si mettono in discussione quattordici anni d’amore donato.
Siamo stanchi di raccontare.
Dopo colloquio con assistente sociale ci presentiamo dal Responsabile con il medico di famiglia (nostro caro amico).
Spieghiamo meglio la situazione.
Data la gravità e l’urgenza di questa esperienza, il Responsabile (anche se non d’accordo) accetta di fare il tentativo dicendo che non può ospitare più di una notte la fanciulla per mancanza di posto (su questo punto è irremovibile): pensa Lui come organizzare il rientro.
Non si può avere tutto, è gia tanto.
Nella parte più intima del nostro cuore speriamo che di fronte alla realtà tu non varchi nemmeno la soglia di quella casa.
Mai essere sicuri di niente!
Tu sei molto preoccupata perchè sei sicura che papà sta girando vicino a casa.
Quanto può durare la tua assenza? Un’ora? Due ore?...
Solo Dio conosce l’intimo dei nostri figli.
La certezza non è prerogativa di nessuno.
Appena entrata in casa mi riempi di pugni e calci.
Che tu creda ciò che dico non so, ma la spiegazione ti va bene e l’angoscia in parte si placa.
Dicono di averti sottovalutata e che il loro ambiente non è adatto a te.
Quello era il rientro programmato?
Secondo noi bastava metterti in una situazione di disagio o attendere l’indomani al rientro degli Ospiti della comunità.
E per questa età (17 anni appena compiuti) cosa c’è per un soggetto autistico? Si c’è qualcosa: il manicomio (chiamiamolo pure: struttura coperta, presidio ospedaliero, ospedale psichiatrico) sempre manicomio è.
E’ il primo professore che dà medicinali per te e dimostra il Suo disappunto sapendo che nessuno non ci ha dato mai un supporto farmacologico nella tua situazione.
Siamo sicuri di averti persa per sempre.
Dopo cinque minuti la tua voce rompe il silenzio che c’è in macchina (noi abbiamo un magone!): "mamma, papà, vi voglio bene" "la mia casa è più bella di tutte" "non voglio più andare via".
No, stiamo piangendo.
MIRACOLO D’AMORE?
Siamo fermi sul ciglio di una strada e siamo abbracciati tutti e tre.
Con lei non sono servite tante parole e spiegazioni: ha saputo ascoltare in silenzio e senza critiche i nostri cuori disperati.
19 marzo 1989 -
Solennità di S. Giuseppe - all'età di 19 anni Giuliana, dopo molta insistenza,
ricevette finalmente il Sacramento della S. Cresima.
"Dona a
lei Il frutto dello Spirito che è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza,
bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" -Galati 5,22-
FALLIMENTO.
FALLIMENTO.
FALLIMENTO.
Ti ribelli, provochi, subisci e crolli fisicamente e psicologicamente.
La neuropsichiatra che ti segue fa sospendere la frequenza dall'asilo.
FALLIMENTO.
FALLIMENTO.
FALLIMENTO.
FALLIMENTO.
FALLIMENTO.
somministrare continuamente psicofarmaci... significa aver frantumato senza pietà e con qualsiasi mezzo il suo mondo silenzioso (nel quale, forse, era meno tormentata di ora)...significa pregare per affrontare il vecchio o nuovo problema; pregare perché la preghiera si tramuti in costanza, in pazienza, in forza, in speranza, in resistenza all’urto.
Sembri un’altra persona.
Animale feroce ferito.
Sei pronta a braccare...la preda.
Costringi a gridare.
Inciti a picchiare.
Rabbie non contenute distruggono tutto ciò che più ami (oggetti gelosamente custoditi fino a un attimo prima, persone e cose a te vicino).
ci siamo rotolati nell’erba, nella sabbia, nell’acqua, nella neve;
abbiamo scorrazzato su autubus, metrò, treno;
ci siamo emozionati sull’aereo;
ci siamo cullati sul battello;
nuotato nel mare e in piscina;
contemplato le montagne a piedi, in bidonvia, funivia, seggiovia;
ammirato giardini in fiore sulla riva del lago;
passeggiato in riva al fiume;
sognato nella splendida Parigi;
visitato castelli, musei, parchi con animali, alberghi, ristoranti;
meta fissa al luna-park;
ore e ore in automobile (tua passione e seconda casa);
visite a parenti e amici con bimbi e senza bimbi.
Hai ricevuto il Sacramento del Battesimo a cinque anni, dell’Eucarestia a nove, della Cresima a diciannove.
La fiaccola accesa ci guida e illumina le nostre cadute.
IL NOSTRO CUORE PALPITA DI GIOIA.
IL NOSTRO CUORE PALPITA DI DOLORE.
IL NOSTRO CUORE PALPITA DI SPERANZA.
gennaio 1994
pag. 60
Questi premi arrivano sempre inaspettati e non sai mai chi ringraziare. E' proprio vero che il nostro comportamento viene sempre guardato da "tutti" nel bene e nel male. Mi sono permessa postarlo sperando che le persone che hanno favorito questo premio (e presumo fuori della mia zona) possano comprendere che il vero amore non ha confini e non ha bisogno di riconoscimenti. Il vero premio è riuscire donare amore e vedere sorridere chi può riceverlo. Onestamente devo ammettere che mi sono sentita onorata, unita a mio marito, di questo riconoscimento che vorrei condividerlo con le tante persone che nel silenzio donano la "vita" a servizio degli altri e non solo della propria famiglia. <3
pag 62
IL MIO RAMOSCELLO D'OLIVO E' LO STRACCIO
Domenica delle Palme 5 Aprile 1998
PARLO A TE, SIGNORE
Le campane suonano a festa: è il “giorno delle Palme”.
Dalla finestra aperta sale un canto: “Lodate, lodate…”.
Bambini, ragazzi, adulti con in mano un ramoscello d’olivo, appena benedetto, innalzano l’”Osanna” mentre in processione si recano in Basilica.
Questo avviene realmente, io immagino la scena mentre in ginocchio raccolgo l’acqua volutamente e con dispetto, buttata fuori dalla vasca da bagno dalla mia e Tua figlia.
Il mio ramoscello d'olivo è lo “straccio” che strizzo, il mio “Osanna” è un grido di rabbia che esce dal cuore in questo momento.
Potrebbe essere un canto gradito a Te, Padre mio, se facessi tutto questo con “Amore”; ma oggi non posso Signore, o meglio non ne sono capace.
Mentre sono china sul pavimento, a mollo, mi arriva un pugno in testa accompagnato da una docciata uniti da una serie di impropri da parte della più debole!!!
E’ questo Signore che vuoi? Sono questi i tuoi disegni nei miei confronti? Non provi pietà?
Te l’ho presentata al fonte battesimale il “giorno delle Palme”.
Te l’ho portata per ricevere il Sacramento della S. Cresima il “giorno delle Palme”.
Ti supplico, Padre, almeno in questo giorno, rinnova, in lei, il frutto dello Spirito che rappresenta “Luce” e "Pace” per lei e per me!
Accostami con tenerezza al Tuo cuore e fa’, che attraverso la fede, io riesca ad intravedere, in questo continuo e buio "Sabato Santo", la “Luce” della S. Pasqua.
enrica
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Mi tornano in mente le tue lacrime, e sento la nostalgia di vederti per essere nella gioia.
(2Timoteo 1,4)
Signore perdonaci
per tutte quelle volte
che ci accostiamo con poco tatto,
alla loro storia,
con poco rispetto al loro dolore,
con poca grazia
ai loro affetti familiari violati.
all’immensità
delle loro vicende.
Signore grazie
perché Enrica e Giulio
vanno diritto al cuore
delle persone
perché sono capaci
di comunicare Te
con la loro vite spezzate
e per avere permesso che,
incontrando Giuliana,
altre persone si inginocchiano
di fronte al mistero della vita!.
infermiera Monica 2003
pag 64
L’UNZIONE A BETANIA DAL VANGELO DI MARCO 14,3-9
pag 65
“Nessuno accende una lucerna e la mette in luogo nascosto o sotto il moggio, ma sopra il lucernaio, perché quanti entrano vedano la luce”. (Lc. 11,33)
Una mia riflessione: "con Giuliana la nostra vita si è radicalmente modificata":
Per me è una esperienza umana e spirituale intensa perciò per scrivere ho bisogno di mettermi in comunione con voi.
Faccio mie le parole scritte dal Cardinal Martini nel documento 96/97 intitolato “Parlo al tuo cuore” ...ascoltami con lo stesso cuore aperto con cui ti parlo...
Io vi espongo ciò che ho imparato dalla vita e quello in cui credo: Parlare l’amore.
E’ una testimonianza di vita in comunione con mio marito e Giuliana un essere diventata nostra figlia contro tutto e contro tutti: un essere che stritola e infrange ogni regola; un essere la cui accettazione implica donazione, sopportazione, nudità di interessi e di vita sociale, massacro di sentimenti e di prospettive.
Le sicurezze (comodità, tranquillità, libertà) vengono messe in discussione, ma allo stesso tempo il nostro essere famiglia si è arricchito perché chiamati a vivere l’amore puro cioè completamente gratuito non per possedere ma per aiutare ad “essere”.
Giuliana non l’abbiamo accolta solo una volta, ma la sua accoglienza la riscegliamo ogni giorno.
La sua presenza ci rende consapevoli del profondo significato del matrimonio cristiano in cui l’accoglienza non può essere facoltativa, anzi la coppia è chiamata a viverla non per “fare del bene” ma per essere se stessi fino in fondo.
Le difficoltà hanno il loro lato positivo: rivelano i nostri limiti / le nostre vulnerabilità / il nostro bisogno di avere successo e di essere riconosciuti / i nostri blocchi: tutto quello nascosto a noi stessi e agli altri.
E’ difficile collocare la propria vita sotto la luce del Vangelo perché i nostri limiti sono molti ed è difficile e faticoso seguire Gesù in maniera autentica.
Ho letto molti libri, mi sono accostata a culture e religioni diverse, ma la scuola migliore è stata ed è la preghiera ed ascoltare gli altri.
Ascoltando con amore gli altri ho imparato, in parte, a conoscere l’essere umano, ho imparato a cogliere il senso il valore di ogni persona umana.
Pregando ho imparato ad essere pronta per combattere le battaglie, che non risparmiano nessuno e ho imparato soprattutto che nei momenti forti della vita (malattie, morte, paure, scelte, etc...) io sono stesa con Lui sulla Croce ma in proiezione di Risurrezione.
Quando si fa buio...la preghiera è luce che mi fa sentire meno sola che da' forza per continuare con fede a lottare ed a sperare.
Enrica
pag 66
Sesto S. Giovanni 26-9-2002
Egregio Signor Sindaco,
La ringraziamo per il colloquio concesso e la ringraziamo anche per l'articolo che Lei ha scritto sul giornale; già rappresenta una attenzione ed una sensibilità al problema del malato psichico che viene raramente considerato, un impegno nell'ambito dei Suo mandato e un invito alla corresponsabilità della cittadinanza.
E’ responsabilità umana e civile fare presente questa realtà, da noi vissuta, affinché nessun altro debba vivere una simile esperienza
Esprimiamo tutta l'amarezza di genitori nell'aver appreso in che modo e con quale intensità Giuliana ha vissuto - ha dovuto vivere - quei 45 giorni in ospedale, tempo troppo lungo e troppo mal gestito.
Riteniamo che non ci siano giustificazioni di alcun tipo: il periodo delle ferie o l’urgenza non possono essere elementi colpevolizzanti per la persona debole e in difficoltà, le strutture devono comunque garantire un equo e adeguato trattamento in qualsiasi periodo dell'anno (parliamo di persone e non di cose); la gravità - a detta del personale e dei medici - doveva essere trattata in modo diverso (veda la mia situazione: sono stata indirizzata urgentemente dalla struttura dove ero in cura a una struttura con soluzioni finalizzate al tipo di problema), vale a dire: se non si è in grado di gestire in modo dignitoso e risolutivo, si indirízza la persona a quelle strutture che lo possono fare, si interpella le persone che conoscono le problematiche personali dell'ammalata, ecc., considerando le gravi conseguenze che derivano da tempi e situazioni vissute in questo modo all'interno di un quadro psichico talmente precario.
L'esatta informazione ai genitori dello stato di salute è un altro elemento d'obbligo morale per chi ha in cura qualsiasi persona, tanto più un disabile mentale tanto più se questa persona viene deliberatamente (a che pro e con quale professionalità?) isolata da qualsiasi contatto umano vissuto fino a quel momento....
Ne deriva un tracciato alquanto disastroso del periodo trascorso in ospedale e del trattamento ricevuto, dopo avere letto la cartella clinica. Pensiamo che nessuno si sentirebbe tranquillo nel dover riaffrontare un ricovero per una persona cara nelle stesse condizioni.
E’ giusto aggiungere ansia ad ansia, tensione a tensione, è umano tutto questo?
Secondo noi sarebbe opportuno rivedere anche strutturalmente i luoghi in cui vengono ospitate queste persone…
Una parola sulla supervisione del Sindaco - o di chi per esso - riguardo al documento che ogni sette giorni viene presentato dalla struttura ospedaliera e firmato per convalida di ricovero. Ci pare di verificare un po’di superficialità nell'esame di quanto in esso contenuto; questa considerazione non vale solo per il nostro caso, ma dovrebbe essere rivisto come prassi generale....
Si è pensato a quali conseguenze penali può andare incontro un genitore e tutore quando si sottoscrive: assenza di assistenza familiare adeguata.....?
Forse in questa caso bisognerebbe almeno aggiungere la motivazione di questa assenza inadeguata.
Noi non abbiamo depositato Giuliana come un pacco postale in ospedale; abbiamo affidato nostra figlia ad un ente che doveva garantire una cura professionalmente adatta, abbiamo affidato, per cause di forza maggiore, Giuliana alle persone presso le quali la Regione, lo Stato... chiunque ha il dovere dí tutelare un cittadino ... ci ha indicato come soluzione unica e possibile....
Ci è stato detto - anche se non lo possiamo purtroppo dimostrare - che era meglio, per il bene di Giuliana non vederci e non parlarci. Con sofferenza e senza convinzione ci siamo sottoposti al distacco totale e continuativo (certi che la permanenza di Giuliana in quel reparto fosse limitata a pochissimi giorni e noi sempre disponibili): quello che è costato a noi e a lei è la sofferenza che abbiamo vissuto e che viviamo sulla nostra pelle e dentro il nostro cuore.
Non possiamo e non vogliamo sentirci accusare dí abbandono di nostra figlia, è una menzogna alla quale ci ribelliamo con tutte le nostre forze....
Deponiamo presso di Lei le nostre considerazioni, le viva come un lamento di genitori che hanno sul loro corpo, e soprattutto su quello di Giuliana, ferite che bruciano e che difficilmente potranno cicratizzarsi.
Non pretendiamo soluzioni impossibi, ma Le chiediamo che, per quanto attiene l'incarico e, oseremmo dire, la missione che è chiamato a vivere, Lei possa aiutare concretamente il cittadíno in difficoltà ad avere trattamenti più umani, più solidali, più vivibili.....
Nel “grazie”
enrica giulio
NB. Giuliana rimane ricoverata sette mesi in TSO fino al 5 marzo 2003 (per due volte inviata in comunità a Brescia (prima volta un mese, seconda volta otto giorni) e restituita al TSO.
5 marzo 2003 entra nel reparto S. Riccardo della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone
pag 67
MERCOLEDÌ 23 GIUGNO 2010
pag 68
pag 69
Un "ringraziamento" che qualcuno ha trasformato in polemica...ottobre 2010
Inserisco solo qualche appunto ricevuto "scritto "o "verbale":
"Ci sono eroi sconosciuti silenziosi, impavidi, votati al sacrificio di ogni giorno, di ogni ora, di ogni momento. Signore dona loro la forza della resistenza, il coraggio dell'accoglienza, la gioia che non delude. Così, sempre!"
Non giudicare di fronte al mistero della vita!.Tanto dolore-infinito amore.
UNA GIORNATA DA DIMENTICARE O MEGLIO DA OFFRIRE A...LUI
Son le sei della mattina
lei si sveglia “ io non voglio la vagina!”
i suoi piedi sul mio petto
una spinta...e mi butta giù dal letto
Mi rialzo esterefatta:
battagliera è la sua faccia
ora è in piedi accanto al letto
lo solleva come un foglietto
e lo lascia andar di scatto
che rumore...che fracasso!
Or la sveglia è in suo potere;
con lo scatto di un felino
ha strappato anche il filo.
Io la fermo, poi la blocco
l'orologio ormai è rotto;
or comincia la battaglia
“VOGLIO INTERA LA MIA SVEGLIA!!!”
Io le do una strapazzata :
la giornata è rovinata
io mi sento in imbarazzo:
qui si dorme nel palazzo!
Ma ecco c’è la novità!
“IL LETTO NON PIU’ QUI, LO VOGLIO LA’’”
Ora tira i copriletti
materassi giù dai letti
or mi sembra indiavolata
altra lotta assicurata
poi decide in fretta fretta
“BORDIGHERA E’ LA’ CHE ASPETTA”
Si dà i pugni sulla testa
ride...ride...sembra festa
la borsetta rossa a pois
tutta pronta in poco è già:
magliettina, fazzoletti, mutandine
dentifricio, saponetta e le calzine.
Come dirle che partire non si può?
Prima prego... poi respiro...poi vedrò...
Con la borsa e il cappotto
è davanti alla porta : son le otto
Su un TG che ho registrato
un alluvione ho trovato
" guarda un po’ cara Giuliana
allagata è la strada !"
Il sorriso se ne è andato
il suo viso è sbiancato
parolacce a non finire
ci si sente un po’ morire.
"Vuoi tu fare un bel giretto ?"
“NO, VOGLIO GIRARE IL LETTO”
Ora c'è la novità!!!
“CAMBIO MAMMA E PAPA’”
“VOGLIO UN NUOVO APPARTAMENTO”
Strappa il neo che ha sul mento.
Cerco di restare calma
dico "vieni dalla mamma"
poi l'abbraccio, poi la bacio, l'accarezzo
Lei mi stringe con affetto!!!
...e mi morde sopra il petto.
"Su facciamo un compitino!"
Lei si siede lì vicino
prende il foglio poi lo strappa
or mi guarda fissa in faccia.
Questo è proprio il giorno no
"Vuoi star calma almeno un po’?"
Ecco, parte come un diretto
ci risiamo “GIRO IL LETTO”
Poi la musica non và
il mangiare non si fa.
Basta un poco contestare
sempre pronta a farsi male:
tuffi con la testa in giù
solo spigoli cerchi tu
urli e grida a perdifiato
or le dita masticate
ora ha in mano un dente rotto
"vuol la lotta? Su lottiamo!"
Siam volati...sul divano
Io e Giulio la prendiamo
e sul letto la blocchiamo
si distende il suo visino
un sarcastico sorrisino
ed è...pipì nel suo lettino
Sta guardando con amore
il giocattolo del cuore.
Poi lo prende, lo solleva
e quand men nessun l'aspetta
più veloce di saetta
quel bel gioco scaraventa
con la forza che spaventa
contro terra frantumato
e pensar che è tanto amato!
La tragedia è iniziata...
ha distrutto una cosa amata!
Come è facil giudicare
cosa dire cosa fare :
sì la forza, no dolcezza
no la schiaffo sì carezza
Solo LUI ci può aiutare
per amore sopportare
questa croce tanto amata
che dal ciel ci fu donata.
E` conforto nel cuor mio
che lo spirito di DIO
sempre aleggi sui sciandrini
e sugli amici a noi vicini.
15 marzo 1995
(1995 Giuliana anni 25 con uno dei suoi giocattoli preferiti)
Voglio raccontarvi una bellissima storia
che sempre dovete tenere nella memoria!
Sembra una fiaba a lieto fine
perché è dolce, vissuta e gentile.
E’ la storia vera di un “AMORE” travolgente,
bellissimo, sincero commovente:
non un amore come Adamo ed Eva,
ma tra genitori e figlia.
Ed ora… presentiamo questa stupenda famiglia:
tanti anni son passati da quel lontano dì
che tutti commossi pronunciarono il “si”.
Una promessa per tutta la vita
che si preannunciava rosea e fiorita.
Passano i giorno, i mesi, gli anni,
ma nessun fiore pareva sbocciare
in quel terreno che era ideale.
Noi però non sappiamo
ciò che Dio aveva predestinato
per questa coppia giovane e bella
pronta a ricevere la lieta novella.
Un fiore sì a loro avrebbe dato
ma di quelli stupendi che vengon… buttati:
Cosi era scritto!!! Cosi è stato fatto.
Preghiere, paure, ansietà col respiro sempre sospeso
fino al giorno tanto atteso:
”Venite è qua…sarà la vostra felicità”.
E’ una piccola bambina da tanti rifiutata
perché nata, ma non accettata
Aveva un problema: era affetta da autismo
ed era chiusa nel suo mutismo.
E’ palpitato il cuore di un immenso “AMORE”:
l’hanno accolta, amata e coccolata
forse più della figlia tanto aspettata.
Sacrifici, rinunce, angosce a non finire
ma nulla è stato tralasciati pur di riuscire
a dare a Giuliana una vita bella, dolce, sana.
Cosi facendo ella ha incominciato a parlare
e a dischiudersi per farsi amare.
Giuliana sarà sempre un fiore delicato
ma non per questo meno amato.
Questo “AMORE” forte tenace travolgente
tanto da salvare la gente,
ha dato i suoi frutti,
e noi uomini tutti
dobbiamo meditare
per poter loro un poco assomigliare.
Questa tangibile realtà
è fatta d’amore, di tenacia e carità:
perché è solo amando soffrendo, perdonando,
ma soprattutto donando,
che alzando al Cielo il nostro viso
potremo intravedere il Paradiso.
Adelinda per Enrica e Giulio
A quattro anni (1974), un anno dopo l'adozione, Giuliana cominciò, ogni tanto, a notare il mondo. Ogni sua scoperta procurava ansia e ...ricordi.
Difficile spiegazioni da dare a lei, e rassicurazioni non facili
Vide un pastore tedesco legato ad un cancello con una catena che gli circondava il corpo e disse: "Guarda! Giuliana legata al lettino!!!"...
In estate, vide un barboncino e si turbò molto perché il cane aveva la "pelliccia" e faceva caldo...
La prima neve era zucchero rovesciato da papà...
Quando pioveva era infastidita perché c'erano due cieli: uno in alto ed uno che si rispecchiava nelle pozzanghere.
Non voleva l'ombra del suo corpo che la seguiva...
L'ippopotamo allo zoo era una montagna di m....
I sogni erano realtà e il ritmo della giornata era scandito dal sogno bello o brutto...si potrebbe continuare all'infinito
Niente fantasia ma cruda realtà.
pag 74
Sono trascorsi molti anni ma non so descrivere cosa provai nell'ascoltare l'"espressione" pronunciata da Giuliana in quel sacro luogo.
Un po' di anni fa fummo pregati di consegnare un pacchetto ad una monaca di clausura (con autorizzazione speciale). Giuliana in braccio a Giulio ed io con emozione ci recammo in questo monastero ubicato in un posto incantevole. Il portone si aprì (certamente era previsto l'arrivo di tre visite esterne) e si richiuse subito. Regnava un silenzio indescrivibile rotto solo dal cinguettio degli uccellini. Le grandi finestre aperte solo verso l'alto lasciavano intravvedere il cielo (in quel giorno, di un azzurro intenso)...Perfino i nostri passi sembravano usurpare quel misterioso silenzio. Un ampio saloncino era aperto e sul fondo una "finestra" chiusa con due ante di legno. Le due ante si aprirono "magicamente" ed una grata fittissima lasciava "vedere!" una monaca alta, bellissima, con a fianco una minuta monaca che poi disse di essere la "Madre" (sempre presente in ogni occasione).
Giuliana si guardò in giro ed appena il suo sguardo si fissò sulla grata disse ad alta voce: "è la gabbia delle galline!!!". Silenzio glaciale.
Appoggiamo il pacchetto nella "ruota" a fianco che sparì automaticamente. Ci accostammo alla grata e la monaca-angelo ci chiese con un sorriso angelico di mettere Giuliana in piedi sul legno-balaustra della finestra chiedendo il permesso di toccarla. Ricorderò sempre quelle dita affusolate e delicate (che passavano a fatica dalle fenditure della grata) toccare le gambine di Giuliana...Poi ci chiese di farla correre sul fondo della stanza in modo che potesse vederla bene...La "Madre" ci ringraziò e ci benedisse.
Uscimmo come entrammo...silenzio, stupore, pace infinita...forse fummo ospiti per pochi minuti nel Paradiso...
pag 75
il mio cuore si apre e parla a voi con Amore.
Il 29 luglio 2002 è legato al giorno più straziante per me mamma: Giuliana entrava al T.S.O al mattino ed io entravo al Centro Tumori al pomeriggio. LUI ne sa qualcosa mentre distesa sul pavimento di una Chiesina imploravo pietà. Forse l'Oscar del coraggio di amore ci voleva quel giorno impietrita dagli eventi imprevisti che modificarono in modo radicale la mia vita, quella di Giuliana e quella di Giulio. Solo io so quanto ho sofferto, quanto mi sentii forte e fragile. Solo io e solo Lui.
Di dolore non si muore ma il cuore NON si acquieta
VIVERE: il regalo dei regali. Anche se si tratta d’un regalo molto complicato, molto faticoso, a volte doloroso. (O. Fallaci)
pag 76
pag 79
Coronavirus: Aprile 2020, il glicine continua a fiorire ma credo che quest'anno la gioia non sia nel cuore di Giuliana (ma nemmeno nel nostro).
Ho postato questo gioioso ricordo perché malgrado questa lunga assenza (divieto) nostra nel far visita a Giuliana (52gg.) desidero pensarla con questo suo abbraccio aperto alla gioia ed alla vita.
FORZA GIULIANA siamo con te.
Il non vederti è una prova di amore ineguagliabile anche se tu non comprendi.
pag 80
pag 81
"Lavoro in sanità. No, non sono un medico, né un infermiere.
Sono un Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica. Lavoro in una comunità Psichiatrica. Questa realtà non è molto conosciuta, figuriamoci se magicamente può esserlo in questo periodo. Purtroppo la salute mentale e la psichiatria sono ancora oggi, nel 2020, oggetto di stigma.
Le comunità non possono chiudere. Quelli che vengono chiamati ancora oggi matti hanno perso la loro routine. Quella routine che gli dava sicurezza. Perché per loro avere il tempo scandito ha molta più importanza che per noi. Dà sicurezza, conforta, sanno che fa parte di un percorso di riabilitazione che li porterà a stare meglio, tanto che ti dicono "se lo faccio, significa che sto facendo passi avanti?". Da un mese hanno perso la loro sicurezza, c'è un qualcosa che è cambiato, ma non è compreso del tutto. In più da un mese non vedono i loro famigliari e, come noi, ne soffrono.
Il mio compito da un mese a questa parte è cambiato. Oggi mi ritrovo a fare di tutto per allegerire loro le giornate, per far scorrere le lancette di quell'orologio che guardano continuamente senza saperle leggere. Cerco di far capire loro che c'è un virus cattivissimo a forma di corona che ti fa ammalare se esci, e loro spesse volte ti chiedono "per colpa sua non possiamo andare a comprare i biscotti per la colazione?". Certo di biscotti ne hanno, ma hanno quelli che compra l'istituto e andare al supermercato, davanti al reparto dei biscotti e scegliere quelli che preferiscono, quelli con il cioccolato, ha tutto un altro significato. Dà soddisfazione.
Oggi questo non è possibile. E oggi mi ritrovo a cercare di gestire l'ansia che inconsapevole si sta facendo strada dentro di loro. Ed è sempre oggi che hanno bisogno di quell'abbraccio che mamma o papà non possono dare, ma che nemmeno io posso dare. I dispositivi servono a proteggere me e loro, ma creano una distanza nella relazione di aiuto. E oggi devo fare uno sforzo in più per superare quella distanza e dimostrare loro che sono la stessa persona di sempre. E oggi metto un pezzo di cuore in più durante il mio turno.
Lavoro in sanità. No, non sono un medico, né un infermiere.
Sono un Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica".
Desirée
Quel che
amore tracciò in silenzio, accoglilo, che udir con gli occhi è finezza d'amore.
Ho letto con molto interesse il libro sopra citato e mi è stato chiesto di aggiungere un capitolo, come finale, dedicato alle coccole tra me e... Giuliana.
Difficile
scrivere soprattutto spiegare.
Balestro
scrive "...i "memoriali" celebrano il reciproco
amore...riconoscersi in un particolare che arriva da un passato carico di
risonanza affettiva... di ciò che si è “al noi”.
Qui
devo scrivere “ciò che si è “ riproponendosi continuamente e senza tregua
"nell’amore".
I
"memoriali" per lei sono quelli negativi e si riconosce solo in
quelli.
Non
parlo solo dei suoi primi tre anni trascorsi in un istituto, ma parlo anche
degli altri ventitré anni trascorsi con me:
PER GIULIANA SEMBRA ESISTANO SOLO "MEMORIALI"
NEGATIVI!
Scoprire
il disagio che si prova donando tenerezza a chi (forse) l'impone QUANDO e COME VUOLE
Ecco,
qui sta la "SOGLIA
DEL MISTERO"; mistero racchiuso in questo particolare amore materno
che sembra agli occhi esterni a "senso unico".
Le "litanie" sono quasi sempre arma per richieste egoistiche a suo favore. Per me bisogno di esternare ciò che provo verso lei e sempre in proiezione che di tutto questo lei possa farne tesoro.
Richieste
di urlare, violenza per tono di voce triste e arrabbiato, tono giusto nel rimprovero.
Purtroppo
non è possibile mantenere inalterato il tono di voce e questo crea in lei una
forte angoscia.
Qui
sorge il problema delle sue ripetitività: tono uguale al precedente (precedente
significa quello che per lei era andato bene).
Dovrei
essere un registratore affinché lei possa premere il pulsante del tono
richiesto (ma il registratore non va bene, non è voce reale e non ci può essere
lotta).
Il
palmo delle mani o le dita a che servono? Troppo contatto fisico?
Qualche
rarissima volta si lascia accarezzare, ma subito arriva il suo raggelante
"Hai finito?".
Ecco
il mio disagio (non sento il suo rifiuto) per aver sicuramente infranto la sua,
chiamiamola, privacy.
Eppure
io sono sempre pronta a rifare il gesto attendendo con gioia le rare volte che
Giuliana accetta queste tenerezze da parte mia.
Bisognerebbe
avere dieci mani perché le sue richieste sono infinite, pressanti e con
continui comandi: pin pin sulla testa.. sulle braccia... sulla nuca... sulla
schiena... sulle gambe... sotto i piedi... sul palmo delle mani...ecc...fino a
quando si addormenta.
Percepisco forte possessività quando seduta a fianco a me ci dondoliamo al ritmo delle sue canzoni.
La sua
vicinanza è quasi animalesca mentre si appoggia pesantemente al mio corpo
sempre pronta a dare gomitate e testate.
Esistono "secondi" di infinita tenerezza che si esprimono appoggiando la testa sul mio seno e lasciandosi stringere.
"SECONDI" senza tempo (
sembrano eterni ): TESORI NASCOSTI
Se la tengo teneramente tra le braccia è verso mattino.
Alcune
volte, mentre dorme, si avvicina e si rannicchia entro il mio corpo ; il suo
viso è molto disteso e posso liberamente accarezzarla, baciarla e stringerla.
Chissà!
È a senso unico questo amore?
Credo
che nessuno possa confermare in positivo o in negativo: sarebbero supposizioni
azzardate.
BACI: è un po’ triste baciarla e vederla subito dopo pulirsi, con schifo, il viso nel punto toccato con le labbra. Anche lei bacia (raramente) e se lo fa’ è su richiesta e le labbra sono scostate dal mio viso.
Mi sarebbe facile contare i baci e le tenerezze a me rivolte in ventitré anni di condivisione affettiva!
SONO PERLE RARISSIME E PREZIOSE: sta a me
farne tesoro e conservarle come continuo stimolo per non lasciarmi trascinare
nel suo mondo tanto enigmatico.
Sembra una sfida con l'AMORE e per l'AMORE
Più
che una sfida, per me, è AMORE con l'A maiuscola ed io continuerò ad amarla
donandole coccole sperando che ciò che scrisse Dante nella "Divina
Commedia" :"amor, c'ha nulla amato amar perdona" (inf.canto
quinto) si avveri!
O
si è già avverato in modo a me ancora sconosciuto?
Credo
di avere già ottenuto molto e "IL PIÙ" quando c'è è sempre una
scoperta meravigliosa.
“La tenerezza è il linguaggio segreto dell'anima.”
Rudolf Leonhard
Mi è stato chiesto perché Giuliana ha frequentemente "segni" sulla fronte. Rispondo con questo scritto tanto vero: "Ho cercato la solidità del muro per appoggiare la fragilità della mia mente, per accennare al limite il vacillare. Quando uno scoglio, una parola fa vacillare, la mente cede alla musica vuota di voci."
(da "Linee d'ombra", Tavelli, 1992)
Il quadro all'entrata della nuova famiglia di Giuliana 16 ottobre 2023
RSD S. Giovanni - Sacra Famiglia- Cesano Boscone-
A tutto il personale del nucleo 3 RSD S. Giovanni Sacra Famiglia Cesano Boscone
16ottobre2023 / 16ottobre2024:
un anno di Giuliana con voi, un anno di voi con Giuliana! Noi genitori abbiamo "vissuto" questo anno con grande ammirazione verso il vostro competente ed amorevole operato dell' inserimento di nostra figlia nella "nuova" (per noi) famiglia del nucleo 3. Avete sempre donato parole di speranza e positive che hanno fugato le nostre ansie. A che servono altre parole? La vera "parola" è la risposta positiva di Giuliana alla vostra instancabile e giornaliera attenzione di cura verso lei. Potranno dire che siamo dei manipolatori ma chi ama davvero non può nemmeno pensarlo. Come possiamo non amare ed esprimere amore verso chi sa preservare il più prezioso gioiello a noi donato dal Signore? Grati per il tutto e per la delicatezza anche verso noi. Con fiducia ed affetto la nostra vicinanza