"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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lunedì 25 luglio 2011

Una meditazione di Madre Teresa di Calcutta


L’ostacolo più grande?
La paura.
La cosa più facile?
Sbagliarsi.
L’errore più grande?
Rinunciare.
La radice di tutti i mali?
L’egoismo.
La distrazione migliore?
Il lavoro.
La sconfitta peggiore?
Lo scoraggiamento.
I migliori professionisti?
I bambini.
Il primo bisogno?
Comunicare.
La felicità più grande?
Essere utili agli altri.
Il mistero più grande?
La morte.
Il difetto peggiore?
Il malumore.
La persona più pericolosa?
Quella che mente.
Il sentimento più brutto?
Il rancore.
Il regalo più bello?
Il perdono.
Quello indispensabile?
La famiglia.
La rotta migliore?
La via giusta.
La sensazione più piacevole?
La pace interiore.
L’accoglienza migliore?
Il sorriso.
La miglior medicina?
L’ottimismo.
La soddisfazione più grande?
Il dovere compiuto.
La forza più grande?
La fede.
Le persone più necessarie?
I sacerdoti.
La cosa più bella del mondo?
L’amore.
 
(Madre Teresa di Calcutta)

sabato 23 luglio 2011

Sorridiamo... con il tema tratto dal quaderno di un alunno di terza elementare

 Testuale! Dal quaderno di un alunno di 3° elementare della scuola G. Pascoli di Ca’ Tron di Roncade (TV).


TRADUZIONE
Domenica siamo andati alla Madonna di Monte Berico a chiedere la grazia per mia sorella che è sposata da cinque anni e non ha bambini. Siamo andati, poi abbiamo pregato, poi abbiamo mangiato, poi siamo andati a casa. O abbiamo pregato male, o che non ci siamo capiti con la Madonna: il fatto sta che è rimasta incinta l'altra sorella che non è nemmeno sposata.
 
 
 
 
LA PREGHIERA DEVE ESSERE ATTENTA E MIRATA
 

venerdì 15 luglio 2011

Preghiera del medico


Dio Onnipotente, Tu hai creato il corpo umano con infinita sapienza. Hai combinati in esso diecimila organi per diecimila volte, perché agendo incessantemente e con armonia preservino il corpo, involucro dell’anima immortale.
Agiscano sempre con ordine perfetto ed in un armonioso accordo ma quando la fragilità della materia o l’impeto delle passioni ne sconvolgono l’ordine o ne interrompono l’accordo, le forze si scontrano ed il corpo crolla per tornare nella polvere dalla quale è venuto.
Tu hai dotato l’uomo di saggezza, perché possa lenire il dolore del fratello, individuarne i disturbi, estrarre dalla natura le sostanze medicamentose, scoprirne il potere, prepararle e somministrarle a seconda della malattia.
Nella Tua Eterna Provvidenza, Tu hai scelto me per vigilare sulla vita e sulla salute delle Tue creature. Non permettere che la sete di guadagno, l’ambizione di essere noto ed ammirato, ostacolino la mia professione, poiché questi sono i nemici della verità e dell’amore per l’umanità e potrebbero sviarmi dal grande compito di dedicarmi al benessere delle Tue creature.
Conserva al mio corpo ed alla mia anima la forza necessaria per essere sempre pronto ad aiutare serenamente e ad assistere sia i ricchi che i poveri, i buoni come i cattivi, i nemici come gli amici. In colui che soffre, concedimi di vedere solamente l’essere umano. Illumina la mia mente perché veda con chiarezza ciò che sta davanti ed intuisca ciò che è assente o nascosto.
Fà che i miei pazienti abbiano fiducia sia in me che nella mia arte, e seguano le mie istruzioni e i miei consigli. Allontana da loro tutti i ciarlatani, la moltitudine di parenti e di infermieri saccenti, tutta la gente crudele che rende inutili con la loro arroganza gli intenti più assennati della nostra arte e spesso porta le Tue creature alla morte.
Se qualcuno più saggio di me volesse migliorarmi e consigliarmi, fa che la mia anima segua con gratitudine la sua guida; perché vasta è l’estensione della nostra arte. Se però qualche sciocco presuntuoso impedisse con la sua critica il mio lavoro, fa che l’amore della mia arte mi dia il coraggio incrollabile di affrontarlo e di continuare risoluto senza alcun riguardo per la sua età, reputazione, fama, perché se mi arrendessi le Tue creature soccomberebbero alla malattia ed alla morte.
Riempi la mia anima di gentilezza e di calma quando i colleghi più anziani, forti della loro età, dovessero soppiantarmi, disdegnarmi o ammaestrarmi con atteggiamento sprezzante. Fa che io possa giovarmi anche di questo, perché loro sanno molte cose che io ignoro, ma aiutami a non soffrire per loro arroganza.
Signore, fammi essere soddisfatto di ogni cosa, eccetto della grande scienza della mia professione. Non permettere che nasca in me il pensiero di aver raggiunto una conoscenza sufficiente, ma concedimi la forza, la possibilità e l’ambizione di ampliarla sempre più. Perché l’arte è grande, ma la mente dell’uomo è in continua espansione.
O Dio Onnipotente! Tu hai scelto nella Tua misericordia per vigilare sulla vita e sulla morte delle Tue creature. Adesso io mi dedicherò all’esercizio della mia professione. Sostienimi in questo grande compito, affinché l’umanità possa beneficiarne, poiché senza il Tuo aiuto anche la più piccola cosa non potrà aver buon esito.

giovedì 14 luglio 2011

Libertà (Gibran Kahlil Gibran)

E un oratore domandò:
Parlaci della Libertà.
Ed egli rispose:
Alle porte della città
e presso il focolare vi ho veduto:
adoravate, prostrati, la vostra libertà,
come gli schiavi si umiliano,
lodando il tiranno che li uccide.
Al bosco sacro e all'ombra della torre
ho veduto, ahimè:
per il più libero di voi
la libertà non era che prigione.
E il mio cuore sanguinò;
perché sarete liberi soltanto
quando imbriglierete
il vostro desiderio di libertà,
cessando di considerarlo
un fine e un compimento.
In verità sarete liberi
quando l'affanno riempirà il vostro giorno,
e il bisogno e il dolore la notte.
Sarete più liberi con questa cintura,
e più alti, nudi e senza vincoli.
Ma come potrete innalzarvi
oltre i giorni e le notti,
se non spezzerete le catene che,
all'alba della vostra conoscenza,
imprigionarono il meriggio?
Quella che chiamate libertà
è la più forte di queste catene,
benché i suoi anelli vi abbaglino,
scintillando al sole.
E ciò che vorreste escludere
per essere liberi,
non è forse parte di voi stessi?
L'ingiusta legge che vorreste distruggere
è la stessa che la vostra mano
vi ha scritto sulla fronte.
Non potete cancellarla
bruciando i libri di diritto,
né lavando la fronte dei giudici,
neppure con il mare.
Se volete privare un despota del trono,
badate che il vostro tronosia già stato distrutto.
Poi che il tiranno
può regnare su uomini liberi e fieri,
solo per una tirannia nella loro libertà
e una vergogna nel loro orgoglio.
E se volete liberarvi di un affanno,
ricordate che voi l'avete scelto,
e non vi è stato imposto.
E se volete disperdere un timore,
cercatelo in voi e non nella mano di un nemico.
In verità ciò che bramate o che temete,
che vi ripugna e vi accarezza,
ciò che evitate o perseguite,
ogni cosa in voi lievita in un tenace
e incompiuto abbraccio,
E come luci e ombre
accoppiate in una stretta,
vi fermenta in cuore.
E se un'ombra dilegua,
la luce che si accende
diventa un'ombra per un'altra luce.
Così se la vostra libertàspezza le catene
essa diventa
la catena di una libertà più grande.

Gibran Kahlil Gibran - Il Profeta (BIBLIOTECA DELLA FENICE-GUANDA)1986

venerdì 8 luglio 2011

Quando ancora non c'era la tv (Antonio Mazzi)


Per un vero saggio la vita non è male, ma è un male il non vivere
 
Una volta, quando la vita era più semplice e non c'era la tv, i nonni radunavano i nipoti attorno al fuoco e raccontavano, insegnavano, sognavano.
Dentro a quelle serate c'era la sapienza della storia.
I nostri nonni non sapevano leggere e nemmeno scrivere. Eppure la storia l'hanno fatta loro, raccontando ai nipoti, con il linguaggio semplice dei nonni, le cose più vere.
Oggi non c'è più il fuoco, non ci sono più nonni (sono tutti all'ospizio) ma, soprattutto, non ci sono più nipoti. E, se ci sono, stanno guardando la televisione.
…Non si sa mai che un giorno, tutti stufi di bere televisione, non riesumiamo il fuoco.

Grandi e vecchi patriarchi
Se non vi faccio perdere tempo vado a spulciare, tra i grandi e i vecchi patriarchi, qualche brano che ci accompagnerà e ci aiuterà a camminare verso la felicità interiore, perché questa è, in sostanza, la saggezza.
Qohelet, ad esempio, nella Bibbia, la pensa così: «Prima che si rompa il cordone d'argento e la lucerna d'oro s’infranga e si rompa l’anfora alla fonte e la carrucola cada nel pozzo e ritorni polvere alla terra, come era prima, e lo spirito torni a Dio che l'ha dato, vanità delle vanità, dice Qohelet, tutto è vanità».
E chi sa capire che tutto è vanità è saggio.
C'è u n altro bellissimo brano di Qohelet che non posso non citare «C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le pian te; un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per ricucire. Un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare. Un tempo per la guerra e un tempo per la pace».
Seneca in Consigli per vivere felici, dialogando con Lucillo, dice: «Prima di tutto, caro Lucillo, impara a godere. Non devi credere che io voglia privarti di molti piaceri perché voglio allontanare da te ciò che dipende dal caso e credo che sia da evitare la dolce consolazione della speranza. Al contrario voglio che la gioia non ti manchi mai, che ti nasca in casa, e nascerà purché venga da dentro di te. Le altre forme di contentezza non riempiono il cuore, rasserenano il viso, ma restano alla superficie a meno che tu non giudichi felice una persona solo perché ride. [...] Credi a me: la vera gioia è sempre austera. [...] Ti prego, Lucillo carissimo, fai la sola cosa che può darti la felicità: rompi e calpesta tutte quelle cose che hanno uno splendore solo esteriore».
Epicuro, così descrive il saggio: «Il vero saggio, così come non gli dispiace vivere, così non teme di non vivere più. La vita per lui non è male, ma è un male il non vivere. Ma come dei cibi sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il più dolce. [...] Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell'animo nostro».
Gandhi, invece, ha così sintetizzato la saggezza: «La libertà esteriore, che conquisteremo, sarà esattamente proporzionale alla libertà interiore alla quale potremo esserci elevati in un dato momento. E se questa visione di libertà è esatta, dobbiamo concentrare la massima energia nel rifornirci dal di dentro».

Ce ne sono altre centinaia di citazioni, molto più filosofiche e complicate. Mi fermo qui…
 
Fatene una doppia lettura.
La prima è la più banale: leggete adagio ciò che c'è scritto.
La seconda volta meno banale: chiudete il libro e leggete quello che dentro al vostro cuore ha scatenato la parola. Scatenare è un verbo impegnativo. Non va applicato a quello che ho scritto io, ma a quello che può succedere dentro di voi, anche partendo da cose banali e scontate.
Il cuore è sempre una macchinetta imprevedibile e sconvolgente...
Accendete il fuoco e leggete.
Prima o dopo una briciola di felicità vi attraverserà il cuore.
Allora non leggete più ma cantate.

(Antonio Mazzi – Vita Pastorale luglio 2011)

giovedì 7 luglio 2011

Quando l'amicizia ti attraversa il cuore...


 
Quando l'amicizia
ti attraversa il cuore,
lascia un'emozione,
che non se ne va.
 
Non so dirti come,
ma succede solo
quando due persone
fanno insieme un volo.

Che ci porta in alto,
oltre l'altra gente,
come fare un salto
nell'immensità

E non c'è distanza, non c'è mai
non ce n'è abbastanza, se
se tu sei già dentro di me,
per sempre
 
In qualunque posto sarai,
In qualunque posto sarò,
tra le cose che vivi
io per sempre vivrò.
In qualunque posto sarai,
ci ritroveremo vicino,
stretti l'uno nell'altro,
oltre il destino
 
Su qualunque strada,
in qualunque cielo,
e comunque vada
noi non ci perderemo.

Apri le tue braccia,
mandami un segnale,
non aver paura, che ti troverò
non sarai mai solo ci sarò
continuando in volo che,
che mi riporta dentro te
per sempre
 
In qualunque posto sarai,
in qualunque posto sarò,
tra le cose che vivi
io per sempre vivrò.
in qualunque posto sarai,
non esisteranno confini
solamente due amici
più vicini
 
Credi in me,
non avere dubbi mai,
tutte le cose che vivi
se sono vere come noi,
lo so, tu lo sai
che non finiranno mai
 
In qualunque posto sarai,
in qualunque posto sarò,
tra le cose che vivi
io per sempre vivrò.
 
In qualunque posto sarai,
in qualunque posto sarò,
se mi cerchi nel cuore,
nel tuo cuore vivrò

In qualunque posto sarai,
ci ritroveremo vicino,
stretti l'uno nell'altro,
oltre il destino!
 
In qualunque posto sarai,
in qualunque posto sarò,
tra le cose che vivi
io per sempre vivrò.

martedì 5 luglio 2011

I più deboli sono in grado di aiutare i più forti...(Jean Vanier)

"Le persone deboli e vulnerabili 
attirano attorno a sé 
quanto di più splendido e luminoso 
c’è nelle persone che sono forti: 
queste ultime infatti sono spinte 
a mostrarsi nei loro confronti più sensibili, 
ad amare il debole e il vulnerabile 
con intelligenza e non solo con il sentimento.
I più deboli sono in grado 
di aiutare i più forti 
a scoprire la loro umanità 
e ad abbandonare il mondo della competizione 
al fine di porre tutte le loro energie 
al servizio dell’amore, 
della giustizia e della pace.
Il debole induce il forte
ad accettare e integrare 
le sue debolezze e ferite,
talora così ben nascoste e camuffate 
dietro la maschera di uomo 
coraggioso e senza paura…".
(JEAN VANIER, FONDATORE DE L’ARCHE)

lunedì 4 luglio 2011

Io non ho bisogno di denaro (Alda Merini)

Io non ho bisogno di denaro
ho bisogno di sentimenti
di parole
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di sogni che abitino gli alberi
di canzoni che facciano
danzare le statue
di stelle che mormorino
all'orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia
questa magia che brucia
la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni
e dà colori nuovi.

venerdì 1 luglio 2011

Una scuola grande come il mondo (Gianni Rodari)


C’è una scuola grande come il mondo.
Ci insegnano maestri, professori,
avvocati, muratori,
televisori, giornali,
cartelli stradali,
il sole, i temporali, le stelle.

Ci sono lezioni facili
e lezioni difficili,
brutte, belle e così così.

Ci si impara a parlare, a giocare,
a dormire, a svegliarsi,
a voler bene e perfino
ad arrabbiarsi.

Ci sono esami tutti i momenti,
ma non ci sono ripetenti :
nessuno può fermarsi a dieci anni,
a quindici, a venti,
e riposare un pochino.

Di imparare non si finisce mai,
e quel che non si sa
è sempre più importante
di quel che si sa già.

Questa scuola è il mondo intero
quanto è grosso :
apri gli occhi e anche tu sarai promosso.