"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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venerdì 26 agosto 2011

Alcune frasi celebri sull'amicizia...per voi

Gli amici hanno bisogno uno dell'altro proprio come un fiore ha bisogno della pioggia per aprirsi e mostrare la sua bellezza. L'amicizia dovrebbe essere un preziosa carezza di cui non puoi fare a meno.
Sergio Bambarén (Serena)


L'amicizia è uno dei sentimenti più belli da vivere perché dà ricchezza, emozioni, complicità e perché è assolutamente gratuita. Ad un tratto ci si vede, ci si sceglie, si costruisce una sorta di intimità; si può camminare accanto e crescere insieme pur percorrendo strade differenti, pur essendo distanti...
Susanna Tamaro (Cara Mathilda)

”…l’amicizia crea un’armonia di sentimenti e di gusti, che prescinde dall’amore dei sensi, ma invece sviluppa fino a gradi elevati, ed anche fino all’eroismo, la dedizione dell’amico all’amico…”.
Paolo VI


L'elogio dell'amicizia è virtù di chi lo esprime. Grande virtù. Riverbero sulla faccia e nel cuore umani del Mistero di Dio, come s'è fatto conoscere a coloro che il Padre ha prescelti, attraverso il Figlio per il dono dello Spirito. 
Virtù che può accendersi dovunque, nel mondo; col suo presentimento di unità, con la sua capacità di ascolto e volontà di dedizione. Ma su suolo cristiano essa può attecchire solida e ampia, eterna e comprensiva: non coerenza, -non invadenza, ma imitazione del Mistero di Dio cui lo Spirito discretamente e fortemente richiama. Al di fuori di questa terra benedetta. resta impeto nobile e triste, inquieto nella consapevolezza della sua precarietà
Luigi Giussani


San Gregorio di Nazianzo ha per i suoi amici parole di una dolcezza squisita. Leggiamo nelle sue lettere: ”Io ti respiro più dell’aria e non vivo che per essere con te”. (Lt. 6) E ancora:” Sveglio o nel sonno, non può non interessarmi quello che interessa a te”. (Let.71)


Se vi separate dall'amico, non provate dolore; Poi che la sua assenza può schiarirvi ciò che più in lui amate, come allo scalatore la montagna è più chiara dal piano...
(Gibran Kahlil Gibran)

...Sorridete nella dolcezza dell’amicizia. Poi che nella rugiada delle piccole cose il cuore scopre il suo mattino e si conforta.
Gibran Kahlil Gibran


Conversare e ridere insieme, usarci a vicenda cortesie, leggere insieme libri dalla forma attraente, scherzare tra noi e a un tempo trattarci con riguardo, dissentire talora senza risentimento, come fa l'uomo con se stesso, anzi con i dissensi rarissimi rendere più graditi i consensi frequentissimi, istruirsi l'un l'altro o apprendere l'uno dall'altro, rimpiangere gli assenti con dolore e  accogliere il loro arrivo con gioia: queste e altre manifestazioni, che procedono da cuori amanti e riamati attraverso l'aspetto, la parola, lo sguardo e mille altri modi graditissimi, accendevano, come scintille, le nostre anime e di molte ne facevano una sola.
S. Agostino


Il migliore amico è una specie di angelo custode. È uno che ti rassicura dicendoti: "Non ti preoccupare", quando invece dovresti preoccupati eccome. Lo immagino come uno che, se ti vede entusiasta di qualcosa che però vale poco, è capace di essere sincero e dirti la verità. E poi è uno che, se ti critica, lo fa solo quando sei presente, se non ci sei non ti attacca, nemmeno per ridere.
Chicco Sfondrini, Luca Zanforlin (A un passo dal sogno)


Amico mio, non pensiamo al domani e cogliamo insieme quest'attimo della vita che trascorre.
Kyyam

A ciascuno è affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell'altro.
Anonimo


L'amicizia non biasima nel momento della difficoltà, non dice con fredda ragionevolezza: se tu avessi fatto così o così. Apre semplicemente le braccia e dice: non voglio sapere, non giudico, qui c'é un cuore dove puoi riposare.
Malvida von Meysenburg


Nell'amico c'è qualcosa di noi, un nostro possibile modo di essere, il riflesso di una delle altre identità che potremo assumere.
Andrea De Carlo


Tutti abbiamo incontrato lo sguardo di qualcuno e sentito una specie di "riconoscimento" che avrebbe potuto essere l'inizio di un amicizia. Ma poi le luci cambiano, il treno parte, la folla fa ressa tutto intorno... e non sapremo mai.
Pam Brown


Amicizia non è possesso, la cosa bella è essere un porto sicuro per la persona a cui vogliamo bene.. lei saprà che troverà in te una persona sincera e piena d'affetto e quando avrà bisogno sarà da te.
Stefania


L 'essenza della perfetta amicizia sta nel rivelarsi profondamente all 'altro, abbandonare ogni riserva  mostrarsi per ciò che si è veramente.
 R.Benson

L'amicizia è un'anima sola che vive in due corpi.
Aristotele

Ovunque ti trovi, è il tuo amico a costruire il tuo mondo.
W. James


Finché abbiamo dei ricordi, il passato dura. Finché abbiamo delle speranze, il futuro ci attende. Finché abbiamo degli amici, il presente vale la pena di essere vissuto. L'amicizia è uno dei sentimenti più belli da vivere perché dà ricchezza, emozioni, complicità e perchè è assolutamente gratuita. Ad un tratto ci si vede, ci si sceglie, si costruisce una sorta di intimità; si puo' camminare accanto e crescere insieme pur percorrendo strade differenti, pur essendo distanti, come noi due, centinaia di migliaia di chilometri.
Susanna Tamaro (Cara Mathilda)


Quando l'amicizia ti attraversa il cuore lascia un'emozione che non se ne va. Non so dirti come, ma succede solo quando due persone fanno insieme un volo che ci porta in alto oltre l'altra gente. Come fare un salto nell'immensità..E non c'è distanza, (non c'e mai). Non ce n'è abbastanza, e tu sei già dentro di me. Per sempre..
~ Laura Pausini

e continueremo cari amici...

giovedì 25 agosto 2011

Il vantaggio di riconoscersi...limitati


Un famoso proverbio cinese offre questo suggerimento a chi si trova di fronte a situazioni che sembrano impossibili: Se c'è rimedio perché ti preoccupi? E se non c'è rimedio perché ti preoccupi?"
Tradotto in termini occidentali il proverbio vorrebbe dirci che di fronte al limite è importante saperlo accettare, saperci convivere.
Un consiglio quanto mai opportuno visto che la sindrome di onnipotenza è tutt'altro che scomparsa dai nostri ambienti e sta creando disagi a non finire a chi ne è portatore e a chi, vivendogli accanto, ne subisce le conseguenze.
Il presuntuoso non lascia nessuno spazio all'imprevisto, l'umile (che ha il senso del proprio limite) accetta di rivedere i suoi progetti di fronte agli imprevisti. L’esperienza delle situazioni impossibili lo mantiene in una dimensione profondamente umana.
Il pugile veramente grande non è quello cl sa solo tirare pugni potenti, ma quello che anche incassare i pugni dell'avversario sen: andare a tappeto. Il grande atleta non è quel che sa solo vincere, ma quello che sa anche esse sconfitto senza perdersi d'animo.
Tra le originalità del filosofo greco Diogene si racconta che andasse a chiedere l'elemosina alle statue per prepararsi ai rifiuti che avrebbe ricevuto dagli uomini. Ben diverso l'atteggiamento di un santo che provvedeva a molti diseredati.
Un giorno si era presentato a un benestante (un noto anticlericale della città) per chiedere un contributo. Fu accolto con insulti pesanti. Quando la sfuriata finì, come se niente fosse avvenuto, il sant'uomo disse: "Questi insulti sono per me; adesso mi dà qualcosa per i poveri?"
 ICARO E LINDBERGH: DUE MODI DI GESTIRE UN SOGNO
Tutti ricordiamo la folle impresa di Icaro. Minosse, re di Creta, aveva rinchiuso Dedalo e suo figlio Icaro per punizione, nel labirinto. Non trovando altra via d'uscita, Dedalo uccise un'aquila e con le sue penne e della cera fabbricò ali, per sé e per il figlio, per volare via. I’invenzione di Dedalo viene però scoperta da Minosse, che confina l'artefice nel suo palazzo mentre permette a Icaro (perché dì luì è innamorata sua figlia Fedra) di lanciarsi nel primo volo. Alla presenza di tutta la corte Icaro si libra nell'aria e scompare alla vista volando sempre più in alto. La conclusione la conosciamo: il sole sciolse la cera e Icaro precipitò in mare annegando. Riferendosi a questo mitico racconto la psicopatologia parla del "complesso di Icaro" dal nome del protagonista, che morii precipitando dopo aver cercato di raggiungere il sole con le al fatte con la cera. Rappresenta un sintomo di narcisismo, il desiderio dì elevarsi al di sopra degli altri per dominarli.

Alcuni millenni dopo (si fa per dire, visto che quello di Icaro è un racconto mitico) il 20 maggio 1927, alle 7,52, ora di New York, lo «Spirit of St. Louis», un piccolo monoplano ad ala alta, messo a punto dopo lunghe e minuziose ricerche, decollò sovraccarico di carburante da Roosevelt Field, con Lindbergh ai comandi, solo a bordo. Dopo 33 ore 30 minuti e 28 secondi di volo (media 188 km/h) l'aereo atterrò a Le Bourget, aeroporto di Parigi, a conclusione di una trasvolata di 5670 chilometri.

Due modi di gestire un sogno: il primo nella follia dell'onnipotenza, il secondo nell'umile ricerca de superamento dei possibili ostacoli; il primo tentativo non è servito ad altro che a segnare il fallimento di un sogno, il secondo è stato la premessa per voli intercontinentali.

Lasciamoci prendere per mano da Lui: ci aiuterà a non essere mai schiacciati dalle cose impossibili.

(Giuseppe Moretti)

mercoledì 24 agosto 2011

Parlaci del lavoro (Gibran Kahlil Gibran)

 Allora un contadino domandò:
Parlaci del Lavoro.
Ed egli rispose, dicendo:
Voi lavorate per seguire la terra e la sua anima.
Poi che oziare è allontanarsi
dalle stagioni e dal corso della vita,
che solenne e fiera e vinta procede all'infinito.
Quando lavorate siete un flauto
che nel suo cuore volge in musica
il murmure del tempo.
Fra voi chi mai vorrebbe essere
una canna silenziosa e muta,
quando le altre tutte insieme cantano?
Vi è stato sempre detto
che il lavoro è maledetto
e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che mentre lavorate
si compie la parte più remota
del sogno della terra,
che vi fu dato quando la terra nacque.
Così vivendo di fatica,
voi amate in verità la vita,
E amando la fatica della vita,
voi ne capite il segreto più profondo.
Ma se voi dite nella vostra pena
che nascere è tormento
e una maledizione scritta in fronte
il peso della carne, allora vi rispondo:
tranne il sudore nulla laverà
ciò che vi è stato scritto in fronte.
Fu anche detto che la vita è oscurità,
e la vostra debolezza
ripete le parole dei deboli come un'eco.
E io vi dico invero
che la  vita è oscurità se non vi è slancio.
Gibran Kahlil Gibran - Il Profeta (BIBLIOTECA DELLA FENICE-GUANDA)1986

venerdì 19 agosto 2011

Sorridiamo un po'... ( tratto dai fioretti di don Bepo)


“Una volta dalla misera cassa del Patronato vennero sottratte 8.000 lire. Don Bepo, pur contrariato da quel furto non se ne meravigliò più di tanto perché tra i suoi ospiti c’erano anche ex-detenuti e molti sbandati in cerca di un tetto e un pasto caldo. Il bravo prete si era illuso che per scoraggiare i furti bastasse occultare la cassaforte dietro un cimelio con la scritta:“Qui giace il Signore”.
Oltre al danno, anche la beffa.
Il ladro infatti, evidentemente conoscitore delle Sacre Scritture, dopo aver sottratto i soldi aveva avuto l’ardire di scrivere:”Non è più qui. E’ risorto!“

La cosa peggiore che si può fare, davanti a un pericolo che incombe, è quello di chiudere gli occhi e non guardare.

La notte che affondò il Titanic, ho letto, che avvenne una cosa del genere. C'erano stati dei messaggi via radio, da parte di altre navi, che segnalavano un iceberg sulla rotta. Ma sul transatlantico era in atto una festa danzante; non si volle turbare i passeggeri. Così non si prese nessun provvedimento, rimandando ogni decisione al mattino dopo. Intanto nave e íceberg stavano marciando a grande velocità l'una verso l'altro, finché ci fu un tremendo urto nella notte e iniziò il grande naufragio.


“L’immagine del Titanic che naviga nella notte in cerca di primati viene spesso evocata come giusta metafora del nostro tempo, ma per essere subito dimenticata e disattesa. Finché l’orchestra di bordo continuerà a suonare, ci saranno passeggeri che danzeranno spensieratamente, rassicurati dalla loro stessa ignoranza. Altri, pur nell’evidenza della situazione catastrofica, si ostineranno a illudersi di scamparla, rassicurati dalle bugie del comandante con la complicità dell’equipaggio. Dei rassegnati poi è inutile parlarne.
Nel longherone della nave più moderna costruita fino allora c’era inciso nel metallo il motto che quegli uomini lanciavano al mondo in nome del progresso:”Solo Dio mi può affondare”. E Dio, come poi hanno dimostrato i fatti, accettò la sfida “
(Ermanno Olmi)

mercoledì 17 agosto 2011

Non giudicare affrettatamente...


“Siccome il treno tardava, per ingannare il tempo la ragazza comprò insieme a una rivista, anche un pacchetto di biscotti: sedette e appoggiò l’acquisto sul sedile libero tra lei e un tale assorto nella lettura del giornale. Prese il primo biscotto e il signore vicino ne prese uno pure lui, senza dir nulla. La ragazza irritata di tanta maleducazione, voleva dirgliene quattro, ma... si contenne: andarono avanti così con lei che ogni volta che prendeva un biscotto era imitata dal vicino che ne prendeva un altro. Quando rimase l’ultimo biscotto, l’uomo lo divise e gliene porse la metà. Lei, stizzita si alzò e si allontanò dall’importuno. Chiusa la rivista, aprì la borsa per riporla e con stupore vide che il pacchetto di biscotti acquistato poco prima era lì dentro, tutto intero e capì che lezione di tatto e di gentilezza le aveva dato quel signore da lei un po’ troppo affrettatamente giudicato male “
(tratto da "Signore Dio...Hai un angelo anche per me? di G. Moretti)

martedì 16 agosto 2011

La Conoscenza (Gibran Kahlil Gibran)


E un uomo domandò:
Parlaci della Conoscenza.
Ed egli rispose, dicendo:
Il vostro cuore conosce in silenzio
i segreti dei giorni e delle notti.
Ma l'orecchio è assetato dell'eco
di ciò che sa il vostro cuore.

Vorreste esprimere ciò che avete sempre pensato.
Vorreste toccare con mano il nudo corpo dei sogni.
Ed è bene lo sappiate:
La sorgente chiusa nell'anima vostra
dovrà scaturire un giorno,
e mormorare verso il mare;
E ai vostri occhi si svelerà
il tesoro della vostra immensità.
Ma non con la bilancia
peserete questo tesoro ignoto;
E non sondate con l'asta o lo scandaglio
le vostre sapienti profondità.
Poi che il vostro Io è un infinito e sconfinato mare.

Non dite, « Ho trovato la verità »,
ma piuttosto, « Ho trovato una verità ».
Non dite, « Ho trovato il sentiero dell'anima »,
dite piuttosto
« Sul mio sentiero ho incontrato l'anima in cammino ».
Poi che l'anima cammina su tutti i sentieri.
L'anima non va su di una linea,
e non cresce come una canna.
L'anima si svolge in mille petali come un fiore di loto.

Gibran Kahlil Gibran - Il Profeta (BIBLIOTECA DELLA FENICE-GUANDA)1986

lunedì 15 agosto 2011

Assunzione della Beata Vergine Maria 15 agosto

L'Immacolata Vergine, preservata immune da ogni colpa originale, finito il corso della sua vita, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale regina dell'universo, perché fosse più pienamente conforme al Figlio suo, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte'. (Conc. Vat. II, 'Lumen gentium', 59). L'Assunta è primizia della Chiesa celeste e segno di consolazione e di sicura speranza per la chiesa pellegrina. La 'dormitio Virginis' e l'assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste mariane. Questa antica testimonianza liturgica fu esplicitata e solennemente proclamata con la definizione dommatica di Pio XII nel 1950. (Mess. Rom.)



Maria compare per l'ultima volta negli scritti del Nuovo Testamento nel primo capitolo degli Atti: Ella è in mezzo agli apostoli, in orazione nel cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo. Alla concisione dei testi ispirati, fa riscontro l'abbondanza di notizie sulla Madonna negli scritti apocrifi, soprattutto il Protovangelo di Giacomo e la Narrazione di S. Giovanni il teologo sulla dormizione della santa Madre di Dio. Il termine "dormizione" è il più antico che si riferisca alla conclusione della vita terrena di Maria. Questa celebrazione venne decretata per l'Oriente nel VII secolo con un decreto dell'imperatore bizantino Maurizio. Nello stesso secolo la festa della Dormizione viene introdotta anche a Roma da un papa orientale, Sergio I. Ma trascorse un altro secolo prima che il termine "dormizione" cedesse il posto a quello più esplicito di "assunzione".

La definizione dogmatica, pronunciata da Pio XII nel 1950, dichiarando che Maria non dovette attendere, al pari delle altre creature, la fine dei tempi per fruire anche della redenzione corporea, ha voluto mettere in rilievo il carattere unico della sua santificazione personale, poiché il peccato non ha mai offuscato, neppure per un solo istante, la limpidezza della sua anima. L'unione definitiva, spirituale e corporea, dell'uomo con il Cristo glorioso, è la fase finale ed eterna della redenzione. Così i beati, che già godono della visione beatifica, sono in certo senso in attesa del compimento della redenzione, che in Maria era già avvenuta con la singolare grazia della preservazione dal peccato.

Alla luce di questa dottrina, che ha il suo fondamento nella Sacra Scrittura, nel cosiddetto "Protoevangelo", contenente il primo annunzio della salvezza messianica dato da Dio ai nostri progenitori dopo la colpa, Maria viene presentata come nuova Eva, strettamente unita al nuovo Adamo, Gesù. Gesù e Maria sono infatti associati nel dolore e nell'amore per riparare la colpa dei nostri progenitori. Maria è dunque non solo madre del Redentore, ma anche sua cooperatrice, a lui strettamente unita nella lotta e nella decisiva vittoria. Quest'intima unione richiede che anche Maria trionfi, al pari di Gesù, non soltanto sul peccato, ma anche sulla morte, i due nemici del genere umano. E come la redenzione di Cristo ha la sua conclusione con la risurrezione del corpo, anche la vittoria di Maria sul peccato, con la Immacolata Concezione, doveva essere completa con la vittoria sulla morte mediante la glorificazione del corpo, con l'assunzione, poiché la pienezza della salvezza cristiana è la partecipazione del corpo alla gloria celeste.
(Piero Bargellini)

venerdì 12 agosto 2011

Una giornata dedicata ai giovani (Gmg 2011 Madrid)



Sembrano passate solo poche settimane da quando, a Sydney, Benedetto XVI diede appuntamento a tutti a Madrid dal 16 al 21 agosto 2011.
Invece era il 2008. Nel frattempo si è lavorato sodo per organizzare la Giornata mondiale della gioventù che torna in Europa. E ora tutto è pronto.

Il logo Gmg di Madrid, creato dal disegnatore spagnolo José Gil-Noguès, è un insieme di simboli.
Una corona formata idealmente dai giovani di tutto il mondo.
La corona - di colore rosso, arancione e giallo - è quella della Vergine dell'Almudena patrona della capitale spagnola) e la M: iniziale di Maria, come anche di Madrid. Il tutto è sormontato dalla croce, (simbolo della fede che i giovani saranno chiamati a testimoniare accanto al Papa).
«Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede», recita così il titolo della Gmg 2011, con riferimento alla lettera ai Colossesi: «Camminate dunque nel Signore Gesù Cristo, come l'avete ricevuto, ben radicati e fondati in lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell'azione di grazie».
Secondo l'autore, il logo “è esso stesso una catechesi, una opportunità di evangelizzazione”.
All'interno del programma si segnala un incontro speciale: il 19 agosto, sulla spianata antistante il monastero dell'Escorial, Benedetto XVI incontrerà le religiose consacrate al di sotto dei trentacinque anni.
Un significativo segno di attenzione verso chi ha risposto alla chiamata del Signore.
Da segnalare è poi l'attenzione particolare rivolta ai giovani disabili, «vera testimonianza della presenza di Gesù, autentici educatori delle giovani generazioni, dono per la Chiesa e l'umanità».
Per loro sono state predisposte strutture adeguate. In molti potranno alloggiare assieme agli amici e condividere momenti significativi, grazie all'opera prestata dai volontari dell'Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali).
Tutte le giornate saranno raccontate minuto per minuto in italiano nel sito internet www.gmg2011.it, grazie a una redazione che opererà sul campo.
Ogni giovane è invitato a collaborare con testimonianze, fotografie e filmati. Nel sito, che è già operativo, si trovano tutte le informazioni utili ai partecipanti.
(Aldo Maria Valli)

giovedì 11 agosto 2011

Gelosia (etimologia semplice)



Greco e latino lo confermano: i problemi di cuore sono tutta questione di temperatura.
La gelosia che ribolle.
Giovani o vecchi, celibi o sposati, la gelosia non risparmia nessuno.
Ma com'è venuta a trovarsi nella nostra lingua questa parola?
Sappiamo che deriva dall'aggettivo «geloso». E fin qui non ci piove.
Geloso, a sua volta, deriva da zeloso, forma arcaica, medievale, dal latino zelosus. Però lo zelosus dei nostri antenati non era il geloso di oggi, ma la persona «piena di zelo» (zelus in latino). Nessun riferimento all'amore tra due persone, ma al fervore, allo zelo per il raggiungimento di uno scopo.
Scavando ancora in profondità scopriamo che il latino zelus discendeva dal greco zelos. Ma in greco zelos voleva dire propriamente «ebollizione», dal verbo zeo che significava «bollire».
Di qui, dunque, un lungo viaggio della parola, dalle sue origini remote fino al bollore della passione amorosa che ci rende irrimediabilmente gelosi.
E quei serramenti alle finestre che si chiamano «gelosie» e permettono a chi è dentro di guardar fuori, ma proibiscono a chi è fuori di vedere chi c'è dentro?
Furono inventati proprio per ragioni di gelosia, per nascondere chi sta dietro le finestre, cioè le donne di casa.
E nacquero in Oriente, per l'esattezza in Persia. Tant'è vero che si chiamano anche «persiane».

(Paolo Pivetti)

martedì 9 agosto 2011

Riscopri la tua bellezza...


A te che un giorno correvi libero e felice per le strade
e su di te il cielo della vita splendeva pieno di azzurro;
a te, che con lo scorrere degli anni
hai sentito nel cuore crescere la fatica di vivere
e t'accorgi che i sogni belli si vanno lentamente spegnendo
lasciando il posto a orizzonti e sogni vaghi,
a te che dentro senti che qualcosa si è spezzato
e su di te vedi addensarsi, in tanti momenti, nubi cupe
nel tuo andare in questa terra che prima sentivi amica
e che ora ti appare spesso straniera,
dalla cui storia però non puoi dichiararti estraneo,
vorrei dire, attraverso queste pagine:
non ti intristire, non arrenderti!
Ritorna sui tuoi passi,
rialza lo sguardo: sopra di te, dentro di te
nel tuo cielo pieno di nuvole scure
si sta riaprendo uno squarcio di azzurro
Ritorna in te stesso: riscopri la tua bellezza;
ritorna in mezzo agli altri:
puoi trovare ricchezze d'amore,
ritorna verso Dio: puoi gioire del suo sorriso
che vuole illuminare i tuoi passi, il tuo volto
perché anche tu possa sorridere alla vita.
Non aver paura di uscire da te stesso
e sfidare il vento freddo che ti può gelare il volto,
o i caldi raggi di sole che ti bruciano la pelle:
accettare di avere troppo freddo o troppo caldo.
Ritrova il coraggio di osare e rischiare,
di non sapere oggi quello che ci aspetta domani
di accettare l'incognito, l'inatteso:
la verità dell'incontro.
Non sei solo nel tuo andare
e, se è vero che tu sei viandante,
mendicante di felicità,
anche se sai che nulla possiedi, neanche il tempo,
sappi che Lui c'è, ti cammina accanto,
e quando ti sembra di non farcela più,
lui ti porta sulle sue braccia
perché tu esisti perché amato
e Lui vuole che tu sia felice.
Ama contemplare il cielo:
non vedi, tra le nuvole,
si apre uno squarcio d'azzurro.
Lasciati inebriare da quella luce
e vola verso il cielo di Dio,
la gioia della vita.

Giulio Vuillermoz

giovedì 4 agosto 2011

Nostalgia di cielo

 

Quando le ombre
avvolgono l’albero
della tua vita,
mille problemi
rabbuiano le tue giornate:
lascia che la luce di Dio
passi tra i fitti rami
dei tuoi pensieri tristi,
filtri tra le case
delle città degli uomini
che ci impediscono
di vedere l’orizzonte.
Il sole tornerà
e farà brillare
le tue lacrime,
splendere i tuoi sorrisi
e la tua giornata si illuminerà.

(Giulio Vuillermoz)

mercoledì 3 agosto 2011

La giovinezza non è un periodo della vita (generale Douglas 1945)



La giovinezza non è un periodo della vita,
essa è uno stato dello spirito,
un effetto della volontà,
una qualità dell'immaginazione,
un'intensità emotiva,
una vittoria del coraggio sulla timidezza,
del gusto dell'avventura sulla vita comoda.

Non si diventa vecchi per aver vissuto un certo numero di anni;
si diventa vecchi perché si è abbandonato il nostro ideale.
Gli anni aggrinziscono la pelle,
la rinuncia al nostro ideale aggrinzisce l'anima.

Le preoccupazioni, le incertezze,
i timori, i dispiaceri,
sono nemici che lentamente ci fanno piegare verso la terra
e diventare polvere prima della morte.
Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia,
che si domanda come un ragazzo insaziabile " e dopo?",
che sfida gli avvenimenti e trova la gioia al gioco della vita.

Voi siete così giovani come la vostra fede,
così vecchi come la vostra incertezza.
Così giovani come la vostra fiducia in voi stessi,
così vecchi come il vostro scoramento.
Voi resterete giovani fino a quando resterete ricettivi.
Ricettivi di tutto ciò che è bello, buono e grande.
Ricettivi al messaggio della natura, dell'uomo e dell'infinito.

Se un giorno il vostro cuore
dovesse essere mosso dal pessimismo
e corroso dal cinismo,
possa Dio avere pietà della vostra anima di vecchi

Generale Douglas Mac Arthur ai cadetti di West Point, 1945