"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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lunedì 28 gennaio 2019

Fiori di pizzo...la natura ci affascina così

Richosanthes cucumerina è una cucurbitacea rampicante adatta ai climi tropicali e subtropicali che cresce, spontaneamente, in folti cespugli ai bordi delle foreste e nelle radure del sud-est asiatico, Cina, India e Corea. A prima vista, può sembrare una semplice pianta di cetriolo per via del fusto allungato, della forma e della misura delle sue foglie. Essa però, ha qualcosa di davvero singolare: produce dei fiori bianchi stupendi dotati e sottili filamenti che, allo sbocciare, si estendo, no per poi arricciarsi , man mano che i fiori tendono ad appassire. I fiori maschili spuntano in gruppo, mentre quelli femminili singolarmente, schiudendosi dopo il tramonto e stupendo gli osservatori per via del loro caratteristico aspetto a forma di pizzo, dando vita a ricami unici, creati da Madre Natura. La Trichosanthes cucumerina, conosciuta anche con i nomi volgari di “podalangai, chachinda, lingapotla, snake gourd, serpente vegetale” ma soprattutto come “zucca dei serpenti”, vera e propria prelibatezza della cucina indiana, deriva il nome del suo genere, Trichosanthes, dal greco “erfogl” ( pelo) e “erfo” (fiore); mentre gli epiteti, specifico e sottospecifico, “cucumerina” e “anguina”, significano in latino, rispettivamente, “ a forma di cetriolo” e “a forma di serpente”.Il frutto non ancora maturo ha un sapore amarognolo che viene però smorzato con la cottura. La polpa rossastra, invece, viene usata in Africa come sostituita dei pomodori ed i germogli, i viticci e le foglie come verdure. La “zucca dei serpenti”, oltre ad essere ornamentale nei giardini, è ottima in cucina, ripiena con peperoni tritati, spinaci e zucchine, mentre, fatta essiccare, può essere verniciata e incisa ed è largamente impiegata nell’artigianato per la realizzazione di strumenti a fiato, sonagli, bastoni della pioggia e sculture decorative, ma anche per mangiatoie e nidi artificiali per uccelli e portagioielli. L’artista Mike Peyton, ad esempio, è noto in tutto il mondo per la creazione di serpenti intarsiati con motivi geometrici deco. 
-Caterina Lenti -

venerdì 25 gennaio 2019

Perché un cavallo nella conversione di S. Paolo?

Grazie padre Constantino Bada Prendes de La Granda e monsignor Davanzo 
Da dove si tira fuori che S. Paolo è caduto dal cavallo se San Paolo racconta in quattro testi la sua conversione (Hch 9,1-9; 22,1-10; 26,9-18; 1 Cor 15,6-10) e non compare in nessuno di loro cavallo alcuno?...

Giacomo, Giacomo...!
Infatti è stato il frate domenicano Giacomo del vortice, chi a metà del XIII secolo dice nella sua famosa opera compilatoria sui santi, " la leggenda aurea ": "[Paolo] cadde a terra, abbattuto dal cavallo, affinché avesse occasione di ribellarsi interiormente cambiato ". quando l'opera del frate italiano è stata portata in tipografia, appena inventata là dal xv già si è illustrato la storia con Paolo a terra, caduto da un cavallo. Così alla fine del XVI o all'alba del XVII si è rappresentato anche montato o caduto dalla sua montatura da molti pittori come Parmigianino, Caravaggio, Murillo, Rubens, e altri. Sicuramente si è aggiunto il cavallo, che qui non è mai stato presente, perché era elemento di forza, potere, prestigio, altezza, ricchezza. E dalla bassa età media si pensava che Saulo fosse ricco, potente e superbo.

martedì 22 gennaio 2019

Magia in un attimo

Un mio semplice disegno: la mia mano a forma di tronco accoglie un nido che doni protezione.

"La nostra vita è fatta di attimi di ispirazione. Ed è proprio quando l'ispirazione arriva che bisogna immortalarla in qualche modo, con immagini, con un disegno, con uno scritto. Solo così quell'attimo di "magia" può rimanere impresso per sempre e trasmesso al cuore di chi guarda o ascolta. E un attimo diventa eternità"-C. de Lauro-

Ma non c'è più...

"Il tempo è gratis ma è senza prezzo. Non puoi possederlo ma puoi usarlo. Non puoi conservarlo ma puoi spenderlo. Una volta che l'hai perso non puoi più averlo indietro"
(Harvey Mackay)

lunedì 21 gennaio 2019

La mia anima è nel cielo

Foto scattata, alla luna rossa, dal mio caro amico Mimmo Vitale che ringrazio con il cuore.  Io la trovo splendida.
My soul is in the sky. 
W.Shakespeare

Secondo la NASA l’eclissi del 21 Gennaio 2019 è uno degli “spettacoli più folgoranti” del cielo, in quanto la Luna si trova nel punto più vicino alla Terra (perigeo) facendola apparire leggermente più grande e più luminosa (da qui il termine poco amato dagli astronomi “Superluna”) e, soprattutto, rossa. In Italia, la fase “clou” è durata 1 ora e 2 minuti, dalle 05:41 alle 06:43. Il massimo alle 06:12. La Luna ha riservato un raro spettacolo essendo in fase di plenilunio e alla minima distanza dalla Terra (cosa che le attribuisce il titolo di “Superluna“) e viene a trovarsi nel cono d’ombra creato dalla Terra, che si frappone tra il satellite e il Sole: questo allineamento Sole-Terra-Luna darà vita a un’eclissi lunare totale.

Dopo una prima fase in cui è stata adombrata dalla Terra, la Luna ha cominciato a mostrarsi in una tonalità rossastra. Questo succede perché parte della luce solare viene deviata dalla rifrazione dell’atmosfera terrestre e riesce quindi a raggiungere ugualmente la superficie lunare.

mercoledì 16 gennaio 2019

La delusione

Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita...o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato... umiliato. A volte cerchi la vendetta. Scelta che può dare un po’ di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s’accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono.
-Oriana Fallaci-

Lepri nella cultura popolare

                                  Lepre comune o Europea
Le lepri sono abbastanza simili ai conigli, Leporidi appartenenti a diversi generi di cui i più rappresentativi sono Oryctolagus e Sylvilagus, tuttavia hanno alcuni caratteri morfologici e etologici che le distinguono nettamente dal resto della famiglia. 
Sotto l'aspetto morfologico, le lepri hanno in generale orecchie più lunghe del capo e occhi proporzionalmente più grandi, sono di maggiori dimensioni (piede lungo più di 9 cm) e le estremità delle orecchie sono in genere più scure. 
A differenza dei conigli, i neonati delle lepri sono piuttosto precoci: nascono già con gli occhi aperti, il corpo è già rivestito da una pelliccia e sono in grado di muoversi autonomamente.

Sotto l'aspetto etologico, le lepri sono animali solitari (vivono al più in coppia), non costruiscono tane sotterranee ma sfruttano depressioni del terreno o protezioni naturali preesistenti fra la vegetazione. Sono più sensibili dei conigli alla frammentazione del territorio.
Nessuna specie di lepre è mai stata addomesticata: l'animale conosciuto come "lepre belga", in realtà, è una razza di coniglio selezionata per assomigliare superficialmente a una lepre.
Lepri nella cultura popolare
Dovunque nel mondo, le lepri hanno un forte influsso sulla cultura: nel folklore africano, ad esempio, hanno il ruolo di trickster, impiantato in America dagli schiavi neri sotto forma di Fratel Coniglietto. In Irlanda, la lepre è il corrispettivo del gatto nero, ed accompagna le streghe nelle loro azioni, mentre dall'altro lato del canale di San Giorgio le stravaganti esibizioni riproduttive di questi animali hanno dato adito al detto "mad as a march hare" (pazzo come una lepre a marzo): la stessa Lepre Marzolina del romanzo di Lewis Carroll Alice nel Paese delle Meraviglie è ispirata a questo adagio.
Nelle culture orientali, la lepre è uno dei disegni formato dalle macchie lunari, così come Lepus è il nome di una costellazione. Nella tradizione ebraica, la lepre è uno degli animali impuri, quindi proibiti.

lunedì 14 gennaio 2019

Le persone non si dimenticano...

Con le parole del grande Luciano Ligabue il mio affettuoso post per voi.
“Io penso che le persone non si dimenticano. Non puoi dimenticare chi un giorno ti faceva sorridere, chi ti faceva battere il cuore, chi ti faceva piangere...
Le persone non si dimenticano. Cambia il modo in cui noi le vediamo, cambia il posto che occupano nel cuore, il posto che occupano nella nostra vita... 
Ci sono persone che hanno preso il mio cuore e lo hanno ridotto in mille pezzi, senza nemmeno pensarci due volte. 
Ci sono persone che sono entrate nella mia vita in punta di piedi e ne sono uscite esattamente nello stesso modo. 
Ci sono persone che hanno creato un gran casino, che hanno sconvolto i miei piani, che hanno confuso le mie idee...

Ci sono persone che sono arrivate e non sono più andate via. 
Ci sono persone che, anche se io non le ho mai sentite, ci sono sempre state. 
E poi ci sono persone che non fanno ancora parte della mia vita, ma che tra qualche anno forse, saranno le persone più importanti per me. 
Ci sono persone che: nonostante mi abbiano fatto versare lacrime, mi abbiano stravolto la vita, mi hanno insegnato a vivere. Mi hanno insegnato a diventare quello che sono. E, anche se oggi tra noi resta solamente un sorriso o un semplice ‘ciao’, faranno per sempre parte della mia vita. Io non dimentico nessuno. Non dimentico chi ha toccato con mano, almeno per una volta, la mia vita. Perché se lo hanno fatto, significa che il destino ha voluto che mi incontrassi anche con loro prima di andare avanti”.
(L.L.)

venerdì 11 gennaio 2019

Beato chi consola chi è nel dolore

Beati quelli che stanno a fianco a chi soffre e li consolano.
S. Papa Giovanni II Karol Wojtyła

Matrioska souvenir

Matrioska: il significato simbolico della bambola russa
La Matrioska, bambola di origine russa il cui nome è il vezzeggiativo di matrëna, derivante dal latino mater/ madre, è un souvenir molto popolare, ormai diffuso anche alle nostre latitudini. A quanto pare la sua origine risale alla fine del XIX secolo: secondo alcuni sarebbe nata in Giappone quale derivazione delle bambole di legno Kokeshi, in seguito importata in Russia dalla moglie del collezionista d’arte Savva Mamontov; secondo altri a concepirla fu un monaco russo e qualcuno addirittura la fa derivare dalle scatole cinesi, collezioni di scatole di grandezza crescente inserite l’una nell’altra in sequenza.
Sta di fatto che tutti noi la conosciamo come souvenir tradizionale della Russia, paese in cui è molto diffusa e amata.
La simbologia delle Matrioska
Ogni Matrioska contiene figure di tutti i tipi: donne, uomini, bambini, ma anche emozioni come il bene, il male, la paura, il dolore, la gioia. La matrioska può occupare pochissimo spazio, quando i pezzi che la compongono rimangono nel suo grembo, o molto, quando decide di sdoppiarsi, aprirsi e mostrare al mondo i suoi “strati” interiori. In tal senso è tipicamente femminile in quanto custode, nel suo grembo simbolico, di numerosi “figli”.
La Matrioska è un cerchio magico che si apre con un pezzo chiamato “madre” e si chiude con un pezzo chiamato “seme”. E’ quindi un simbolo di fertilità, di famiglia, generosità, come d’altronde qualunque figura materna. La sua corpulenza ricorda gli artefatti dell’arte antica, dalle veneri paleolitiche ad alcuni giocattoli orientali.
Ma la Matrioska simboleggia anche la nostra vita: in ognuna di esse vi sono raccolte storie, ricordi, relazioni, esperienze. Essa ci insegna che più oggetti contemporaneamente possono occupare la medesima porzione di spazio, a dimostrazione che le apparenze ingannano e che l’io è molteplice.
Le bambole in essa contenute rappresentano, secondo la tradizione, la madre, una ragazza, un ragazzo, una bambina e via dicendo fino al piccolo seme, neonato forse riconducibile all’anima. Ma la matrioska incarna anche le personalità celate in ognuno di noi, nel nostro recente passato e in quello archetipico, che affonda le radici nella notte dei tempi. La bambola madre contiene in sé la molteplicità.
Laura De Rosa
matrioska by Lua Corujeira

Sedersi davanti al monitor del Pc

Non è l'incontro fisico che rafforza il bene tra persone: è l'unione intima dei cuori che sanno fermarsi un attimo, per salutarsi, per ristorarsi scambievolmente nella gioia e confortarsi nel dolore...sentiamo questa vicinanza più di un contatto fisico. E il bene cresce ogni giorno...e tutte le volte che ci sediamo davanti al MONITOR del PC si fa' con amore perché stiamo offrendo e ricevendo il bene più prezioso che Dio ci ha donato: il nostro tempo...

Il dono di fare amicizia

"Beati coloro che hanno il dono di fare amicizia, poiché è questo uno dei doni più belli di Dio. Si tratta soprattutto di riuscire a mettere da parte se stessi e di apprezzare quanto c'è di nobile e amorevole nell'altro." 
Thomas Hughes

sabato 5 gennaio 2019

Epifania...quei Magi.


Luminosa Epifania (rivelazione-manifestazione) del Signore. 
I Re Magi bussino alla porta del nostro cuore e nei cuori delle persone di tutto il mondo, donando balsamo di Speranza, profumo di Serenità e uno scrigno ricolmo di Pace.

Camminando con...i Magi

Un punto luminoso da fissare, un minimo di luce tra le pieghe del nostro cuore inquieto...La nostra stella ci condurrà verso la "Luce". Auguriamoci - e non per un giorno solo, ma per tutto l'anno! -, gli occhi smisurati, gli occhi dilatati, gli occhi penetranti dei Magi.
foto: Christipedia

La leggenda della Befana

Il termine befana, che deriva dal termine Epifania, parola di origine greca che significa manifestazione, apparire, e legato alla festività religiosa dei Magi che, seguendo l’apparizione della stella, portarono i doni a Gesù Bambino. Da questo termine ecco nascere, dal volgare latino Befanìa, il nome dato a un fantoccio di cenci che i bambini mettevano sul davanzale della finestra il giorno dell’Epifanìa. Tuttavia diverse sono le leggende e le tradizioni che ne rivendicano l’appartenenza. In alcune terre vige ancora l’uso di bruciare un fantoccio a mo’ di befana, come ben augurante, rito propiziatorio legato ai ritmi della natura. 
Una leggenda spiega la sua “benefica elargizione ai bambini” così: una sera di un inverno freddissimo, bussarono alla porta della casa della Befana tre personaggi elegantemente vestiti: erano i Re Magi che, da molto lontano, si erano messi in cammino per rendere omaggio al bambino Gesù. Le chiesero dov’era la strada per Betlemme e la vecchietta indicò loro il cammino ma, nonostante le loro insistenze, lei non si unì a loro perché aveva troppe faccende da sbrigare. Dopo che i Re Magi se ne furono andati da Betlemme, lei sentì in colpa per rifiutare il loro invito e decise di raggiungerli. Uscì a cercarli ma non riuscí a trovarli. Così bussò ad ogni porta lasciando un dono ad ogni bambino nella speranza che uno di loro fosse Gesù. Così, da allora ha continuato per millenni, nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio a cavallo della sua scopa… perché é un poco maga...Anche la Befana apparve nei cieli, a cavallo della sua scopa, ad elargire doni o carbone, a seconda che i bambini siano stati buoni o cattivi. 
- Oggi in commercio si trovano calze già confezionate e più o meno impreziosite, tuttavia una volta si ricorreva alle calze di lana realizzate dalle nonne, questo soprattutto nelle zone montane e di campagna. 
Vi lascio questo termine meneghino, che la apostrofa così: “mòffa strangòssera”, che tradotto vuol dire “vecchia deforme, Befana”, da cui si evince che purtroppo la protagonista non è una bella e giovane signora ma proprio una d’età vetusta.

mercoledì 2 gennaio 2019

Incontro emozionante

Condivido con voi questa foto di Ermes Malvisi. Per me, rappresenta tenerezza infinita fermata da uno scatto: un bellissimo ed emozionante incontro con una femmina di stambecco...ogni passo di un’ascensione ha una bellezza in se stesso. 
Grazie Emes
2 Agosto 2018 - Laghi Gemelli Pizzo del Becco

Gioioso anno

Libera in cielo i tuoi desideri perché ad ogni ventata improvvisa tu te ne possa ricordare.
Libera in cielo le tue paure perché con la sua profondità le mischi con le stelle
e le trasformi in nuovi punti di riferimento per crescere.
Libera in cielo i nomi delle persone che ami di più al mondo perché un angelo custodisca il loro nome tra le cose più care.  ella
Libera in cielo le tue speranze perché diventino un faro per i giorni più bui.
Libera in cielo la tua luce, che rischiari i tuoi passi nel cammino della vita.
Stephen Littleword

31 dicembre: giorno di riflessione

Questo è un giorno di riflessione, si ripensa a ciò che si è fatto durante l'anno, agli obiettivi raggiunti e a quelli rimandati. In fondo il tempo non si ferma mai. L'anno nuovo NON si sostituisce al vecchio ma ne continua il percorso con il suo carico di esperienze, fallimenti, successi, conquiste, ferite, gioie, dolori...e noi tutti siamo parte integrante di questo avvicendarsi che chiamiamo storia. 
SIA "NUOVO" IL NOSTRO AGIRE...il tempo continui pure la sua marcia.

Preghiera fine anno

Signore del tempo e dell’eternità, tuo è l’oggi e il domani, il passato e il futuro, e, al termine di questo anno, io fermo la mia vita davanti al calendario ancora da inaugurare e ti offro quei giorni che solo tu sai se arriverò a vivere.