"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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sabato 5 gennaio 2019

La leggenda della Befana

Il termine befana, che deriva dal termine Epifania, parola di origine greca che significa manifestazione, apparire, e legato alla festività religiosa dei Magi che, seguendo l’apparizione della stella, portarono i doni a Gesù Bambino. Da questo termine ecco nascere, dal volgare latino Befanìa, il nome dato a un fantoccio di cenci che i bambini mettevano sul davanzale della finestra il giorno dell’Epifanìa. Tuttavia diverse sono le leggende e le tradizioni che ne rivendicano l’appartenenza. In alcune terre vige ancora l’uso di bruciare un fantoccio a mo’ di befana, come ben augurante, rito propiziatorio legato ai ritmi della natura. 
Una leggenda spiega la sua “benefica elargizione ai bambini” così: una sera di un inverno freddissimo, bussarono alla porta della casa della Befana tre personaggi elegantemente vestiti: erano i Re Magi che, da molto lontano, si erano messi in cammino per rendere omaggio al bambino Gesù. Le chiesero dov’era la strada per Betlemme e la vecchietta indicò loro il cammino ma, nonostante le loro insistenze, lei non si unì a loro perché aveva troppe faccende da sbrigare. Dopo che i Re Magi se ne furono andati da Betlemme, lei sentì in colpa per rifiutare il loro invito e decise di raggiungerli. Uscì a cercarli ma non riuscí a trovarli. Così bussò ad ogni porta lasciando un dono ad ogni bambino nella speranza che uno di loro fosse Gesù. Così, da allora ha continuato per millenni, nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio a cavallo della sua scopa… perché é un poco maga...Anche la Befana apparve nei cieli, a cavallo della sua scopa, ad elargire doni o carbone, a seconda che i bambini siano stati buoni o cattivi. 
- Oggi in commercio si trovano calze già confezionate e più o meno impreziosite, tuttavia una volta si ricorreva alle calze di lana realizzate dalle nonne, questo soprattutto nelle zone montane e di campagna. 
Vi lascio questo termine meneghino, che la apostrofa così: “mòffa strangòssera”, che tradotto vuol dire “vecchia deforme, Befana”, da cui si evince che purtroppo la protagonista non è una bella e giovane signora ma proprio una d’età vetusta.

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