"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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giovedì 2 gennaio 2025

Speranza primo gennaio2025

La Giornata Mondiale della Pace ricorre ogni 1° gennaio.

Il Santo Padre quest’anno ha scelto come tema la speranza, che caratterizza anche l’Anno Giubilare, per invitarci a cogliere le sfide che mettono a dura prova la sopravvivenza dell’umanità e del Creato.
Per fare ciò, è necessario affidarsi alla misericordia di Dio. Confessandoci a Lui come debitori, ci riscopriremo tutti figli del Padre, e quindi tutti fratelli, uniti sul sentiero della pace.

https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/peace/documents/20241208-messaggio-58giornatamondiale-pace2025.html?fbclid=IwY2xjawHjLQBleHRuA2FlbQIxMAABHV5g44GguxXtMoM2lq48tPngLX5GiqPAwXqHjJx-QKzGBbQg3LEj90YZPA_aem_At4Nu4SZe2W9s9CQO49crw

sabato 19 ottobre 2024

Questo è il tempio del Signore

 












𝐃𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐃𝐮𝐨𝐦𝐨 𝐝𝐢 𝐌𝐢𝐥𝐚𝐧𝐨, 𝐂𝐡𝐢𝐞𝐬𝐚 𝐦𝐚𝐝𝐫𝐞 𝐝𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐢 𝐟𝐞𝐝𝐞𝐥𝐢 𝐚𝐦𝐛𝐫𝐨𝐬𝐢𝐚𝐧𝐢

𝟐𝟎 𝐨𝐭𝐭𝐨𝐛𝐫𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟒
Questo è il tempio del Signore.
"Ho ascoltato la preghiera che mi hai rivolto– dice il Signore –
ho consacrato questa casa che mi hai costruito
e vi porrò il mio nome per sempre".

sabato 28 settembre 2024

Fiducia nella grazia di Dio

 

Proposta Pastorale 2024-25 È lo stesso Arcivescovo a spiegare, nell’Introduzione, il significato di un titolo provocatorio: «La Proposta pastorale invita a rinnovare la fiducia nella grazia di Dio che basta per perseverare nella vita cristiana e propone di dire “basta!” al male con cui i figli degli uomini tormentano gli altri e se stessi». Richiamando la Lettera di san Paolo ai Corinzi e gli scritti di santi come Teresa d’Avila e Ignazio di Loyola, monsignor Delpini spiega che «lo smantellamento della nostra superbia apre uno spazio in cui si fa percepibile in modo limpido che tutto è frutto del dono…

giovedì 30 maggio 2024

Visitazione della Beata Vergine











Visitazione della Beata Vergine

Con la riforma del calendario del 1969 si è fissata la data al 31 maggio, ultimo giorno del mese mariano per eccellenza.🙏

Il visitare non comporta solo il gesto dell’uscire, del camminare e dell’entrare, di cui Maria è espressione. È necessario anche accogliere, come fa Elisabetta: scelta impegnativa e faticosa. Accogliere corpi che invadono lo spazio intimo della casa. E con essi, le storie di cui sono portatori.
VERO INCONTRO
Nelle mie mani porto il dono che sei tu
e ti regalo a te stesso
rinnovato dall’amore che ti voglio comunicare.
Nelle tue mani tu porti in dono me
perchè non mi giudichi
e mi fai sentire amato per quel che sono.
Questi doni che ci scambiamo non costano nulla in denaro
ma hanno un valore infinito
perchè non finiscono mai di rinnovare e di donare gioia.
Giovanni don

venerdì 24 maggio 2024

SS. Trinità












Il mistero della Santissima Trinità è il più grande della nostra fede, anche se indubbiamente il più arduo da comprendere. A ragione ha scritto dunque Gustave Thibon: «Il mistero non è un muro contro cui l’intelligenza si infrange, ma un oceano dove l’intelligenza si perde».

La Chiesa, dopo aver stabilite diverse feste che onorano le singole Persone della Santissima Trinità, ne fissò pure una in onore delle Tre Persone.
Questa festa fu istituita nei primi secoli del Medio Evo per opera specialmente dei monaci che cominciarono a celebrarla nei loro monasteri. Di qui si estese man mano alle singole diocesi e finalmente all'intera Chiesa Romana per opera di Papa Giovanni XXII che nel 1314 la dichiarava festa universale, fissandola la prima domenica dopo Pentecoste.
« Abbiamo visto, dice il Guéranger, gli Apostoli il di della Pentecoste ricevere lo Spirito Santo, e fedeli all'ordine del loro Divino Maestro, mettersi in viaggio per andare ad ammaestrare le nazioni nel nome della Santissima Trinità. Era dunque conveniente che la festa di Dio Uno e Trino seguisse immediatamente la Pentecoste cui si connette con misterioso vincolo ».
La festa della Trinità è una festa cara e gradita a tutti i cristiani perché ricorda il più grande mistero della nostra religione: « Un Dio solo in tre persone uguali e distinte »; questo dogma che è il grande oggetto della nostra adorazione in vita, sarà poi la nostra eterna felicità in cielo.

giovedì 2 maggio 2024

San Filippo e san Giacomo il minore
























Il 3 di maggio la Chiesa ricorda la memoria liturgica di due santi:
San FILIPPO, Apostolo - Festa
Palestina, I secolo d.C.
FILIPPO è appena citato nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca.
Giovanni lo presenta per la prima volta mentre fa il conto di quanto costerebbe sfamare la turba che è al seguito di Gesù (6,57). E, più tardi, quando accompagna da Gesù, dopo l’ingresso in Gerusalemme, alcuni “Greci” venuti per la Pasqua: quasi certamente “proseliti” dell’ebraismo, di origine pagana (12,21 ss.). Nell’ultima cena, Filippo è uno di quelli che rivolgono domande ansiose a Gesù. Gli dice: "Signore, mostraci il Padre e ci basta", attirandosi dapprima un rilievo malinconico: "Da tanto tempo sono con voi, e tu non mi hai ancora conosciuto, Filippo?". E poi arriva, a lui e a tutti, il pieno chiarimento: "Chi ha visto me, ha visto il Padre".
Dopo l’Ascensione di Gesù, troviamo Filippo con gli altri apostoli e i primi fedeli, allorché viene nominato Mattia al posto del traditore Giuda (Atti degli apostoli, cap. 1). Poi non si sa più nulla di lui.

San GIACOMO IL MINORE, Apostolo - Festa
Palestina, I secolo d.C.
GIACOMO, figlio di Alfeo, è detto il Minore per distinguerlo da Giacomo figlio di Zebedeo (e fratello di Giovanni) detto il Maggiore e da secoli venerato come Santiago a Compostela. Da Luca sappiamo che Gesù sceglie tra i suoi seguaci dodici uomini "ai quali diede il nome di apostoli" (6,14), e tra essi c’è appunto Giacomo di Alfeo, il Minore. Nella Prima lettera ai Corinzi, Paolo dice che Gesù, dopo la risurrezione "apparve a Giacomo e quindi a tutti gli apostoli".
Lo chiamano “Giusto” per l’integrità severa della sua vita. Incontra Paolo, già duro persecutore dei cristiani e ora convertito: e lo accoglie con amicizia insieme a Pietro e Giovanni. Poi, al “concilio di Gerusalemme”, invita a "non importunare" i convertiti dal paganesimo con l’imposizione di tante regole tradizionali. Si mette, insomma, sulla linea di Paolo. Dopo il martirio di Giacomo il Maggiore nell’anno 42 e la partenza di Pietro, Giacomo diviene capo della comunità cristiana di Gerusalemme. Ed è l’autore della prima delle “lettere cattoliche” del Nuovo Testamento. In essa, si rivolge "alle dodici tribù disperse nel mondo", ossia ai cristiani di origine ebraica viventi fuori della Palestina. E’ come un primo esempio di enciclica: sulla preghiera, sulla speranza, sulla carità e inoltre (con espressioni molto energiche) sul dovere della giustizia. Secondo lo storico Eusebio di Cesarea, Giacomo viene ucciso nell’anno 63 durante una sollevazione popolare istigata dal sommo sacerdote Hanan, che per quel delitto sarà poi destituito.

da Santiebeati 

mercoledì 24 aprile 2024

San Marco Evangelista

 

Santo patrono di Venezia, Marco scrive uno dei quattro Vangeli. Nasce probabilmente a Cirene (Libia) intorno all’anno 20 dopo Cristo. Di famiglia benestante, studia il greco, il latino, l’ebraico e i testi degli antichi profeti. Per sfuggire all’invasione dei Barbari, Marco e la sua famiglia si rifugiano a Gerusalemme. La madre Maria, rimasta vedova, offre ospitalità nella sua casa a Gesù e ai suoi discepoli. Nel 44 d.C. un parente di Marco, San Barnaba, si ferma nella casa di Maria assieme a San Paolo. I racconti dei loro viaggi, soprattutto della visita alla terza città più importante dell’epoca dopo Roma ed Alessandria d’Egitto, Antiochia, infiammano il cuore di Marco che decide di partire con loro per diffondere il messaggio di Gesù.
L’opera di Marco diventa fondamentale per i cristiani. Scrive uno dei quattro Vangeli seguendo i racconti di San Pietro (di cui ne diviene segretario e interprete) e viene mandato nel Nord Italia per far conoscere il Cristianesimo. Secondo la tradizione un giorno Marco si perde e, durante un violento nubifragio, si ritrova su di un isolotto dove ha una visione: un angelo, sotto forma di leone alato, gli profetizza che in quel luogo una città meravigliosa avrebbe accolto le sue spoglie. Quell’isolotto è la futura Venezia.
Dopo la morte dei Santi Pietro e Paolo, Gesù appare a Marco e lo invita a trasferirsi in Egitto. L’evangelista si reca a Gerusalemme per assistere la madre che sta per morire, poi si dirige ad Alessandria d’Egitto dove predica, compie miracoli e viene proclamato vescovo. La sua missione per convertire il popolo al Cristianesimo viene osteggiata dalle locali istituzioni religiose. Tentano di ucciderlo ma, grazie all’intervento di Dio, Marco si salva e per riconoscenza fa costruire una chiesa in onore dell’Immacolata Vergine Maria.
Marco muore ad Alessandria d’Egitto intorno al 72 d.C.; secondo alcuni racconti leggendari, le spoglie di Marco vengono raccolte da due commercianti veneziani e trasferite, nell’829, nella Basilica di Venezia, intitolata al santo. Il suo simbolo è un leone alato che caratterizza la città lagunare e il Veneto. San Marco è protettore di farmacisti, notai, segretari, dattilografi, interpreti, artisti, pittori, ottici, fabbricanti e commercianti di occhiali. E poi ancora di allevatori, calzolai, cestai, vetrai, muratori. Protegge i quadri, le mani e contro la scabbia.
Autore: Mariella Lentini

Ebreo di origine, nacque probabilmente fuori della Palestina, da famiglia benestante. San Pietro, che lo chiama «figlio mio», lo ebbe certamente con se nei viaggi missionari in Oriente e a Roma, dove avrebbe scritto il Vangelo. Oltre alla familiarità con san Pietro, Marco può vantare una lunga comunità di vita con l'apostolo Paolo, che incontrò nel 44, quando Paolo e Barnaba portarono a Gerusalemme la colletta della comunità di Antiochia. Al ritorno, Barnaba portò con sè il giovane nipote Marco, che più tardi si troverà al fianco di san Paolo a Roma. Nel 66 san Paolo ci dà l'ultima informazione su Marco, scrivendo dalla prigione romana a Timoteo: «Porta con te Marco. Posso bene aver bisogno dei suoi servizi». L'evangelista probabilmente morì nel 68, di morte naturale, secondo una relazione, o secondo un'altra come martire, ad Alessandria d'Egitto. Gli Atti di Marco (IV secolo) riferiscono che il 24 aprile venne trascinato dai pagani per le vie di Alessandria legato con funi al collo. Gettato in carcere, il giorno dopo subì lo stesso atroce tormento e soccombette. Il suo corpo, dato alle fiamme, venne sottratto alla distruzione dai fedeli. Secondo una leggenda due mercanti veneziani avrebbero portato il corpo nell'828 nella città della Venezia.
Emblema: Leone.

lunedì 15 aprile 2024

Il sale brucia

 

“Il buon Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ma il sale.
Il sale, su una pelle a vivo, è una cosa che brucia.
Ma le impedisce anche di marcire”.
Georges Bernanos

sabato 30 marzo 2024

Erano solo un figlio con sua madre.

 

Lei credeva di stringere in quel corpo

disincarnato, esangue, il suo ragazzo

morto a trentatré anni per oscure

trame di tribunali.

Se le avessero detto che stringeva

a sé l'intero mondo e la sua Storia

non avrebbe capito.

Erano solo

un figlio con sua madre.

Di Maria Luisa Spaziani

lunedì 25 marzo 2024

Avvicinarci alla Pasqua



 


















Domenica delle Palme

Signore, concedici di avvicinarci alla Pasqua con la fede dei semplici e la tenerezza della donna del vangelo.
Nella domenica delle Palme, la processione coi rami d’ulivo ha un significato ben preciso: nella fede accogliamo Gesù che in questa settimana attraverso i Riti Liturgici rende attuale entro la nostra comunità quei suoi gesti salvifici e ce ne comunica tutto il frutto di salvezza.
presso Parrocchia S. Stefano - Sesto S. Giovanni

sabato 16 marzo 2024

Chiamaci per nome

 

V° Domenica di Quaresima “di Lazzaro"

Signore Gesù,
le lacrime delle sorelle e degli amici di Lazzaro
sono le nostre lacrime,
quando la morte ci separa
da una persona che abbiamo molto amato.
Dove trovare il coraggio di riprendere fiducia
vincendo quel senso di solitudine e di vuoto
che rinchiude anche noi
nell'oscurità di un sepolcro?
Non abbiamo bisogno di belle parole,
ma di calda amicizia e di umana pietà.
Signore, volto umano di Dio,
volto divino dell'uomo,
oggi le tue lacrime
ci hanno molto commosso
perché ci parlano di un Dio
che condivide nell'amore
le nostre situazioni di paura e di sconforto.
Vieni a rivelarti di nuovo come risurrezione e vita
per ogni esistenza spenta e senza speranza.
Chiamaci per nome fuori dai nostri sepolcri,
scioglici dalle nostre paure,
donaci il tuo amore
perché solo l'amore può arricchire la nostra vita
di continue risurrezioni, di fervori e di speranze,
di quella pace indicibile che è il segno del divino
dentro i limiti dell'umano.
Rendici sempre vivi nel nostro intimo
mediante i legami meravigliosi dell'amicizia,
perché, solo se siamo vivi interiormente,
siamo vivi per sempre. Amen.
(Pozzoli)
presso Basilica S. Stefano- Sesto S. Giovanni

mercoledì 13 marzo 2024

Datore di luce ai nostri occhi spenti














IV° DOMENICA DI QUARESIMA “del cieco nato"

Signore Gesù,
datore di luce ai nostri occhi spenti,
fa che entriamo nel miracolo della tua luce.
Modella con la tua luce i nostri volti
perché siano volti accoglienti e incoraggianti,
volti di persone miti,
volti di gente che vive di speranza.
Donaci il tuo sguardo, pieno di stupore e di pietà,
capace di raggiungere il mistero di ogni creatura
e di valorizzare quel punto intatto,
verginale, infantile
dove ciascuno, malgrado le sue colpe,
custodisce e conserva qualcosa di sacro.
Siano intrisi di luce i nostri occhi
perché si aprano a contemplare,
nella trasparenza e nella chiarità,
i segni della tua presenza in mezzo a noi.
Donaci soprattutto una luce amante,
la luce del cuore, l'intelligenza della pietà,
perché non ci capiti di passare accanto a chi soffre
senza vedere negli occhi
il fondo buio della sua tristezza.
Signore, fa che fiorisca in noi e attorno a noi
il miracolo della luce che tu ami rinnovare
fino al giorno in cui potremo vedere
tutta la creazione trasfigurata,
ricondotta alla sua sorgente di luce e di amore.
Amen.
presso Basilica S. Stefano- Sesto S. Giovanni

domenica 3 marzo 2024

La Tua Parola è una buona novella




 










III DOMENICA DI QUARESIMA “di Abramo"

Signore Gesù, anche oggi la tua Parola
è stata per noi una buona novella,
un annuncio di verità e di libertà.
Tu ci porti a interpretare la vita
non con la breve misura dell'uomo,
ma con l'alta e più grande misura di Dio.
C'è un Dio nascosto
infinitamente più bello e più grande
di ogni nostro pensiero e di ogni nostro sogno.
E c'è un uomo nascosto nel profondo di ognuno,
ben diverso da quello che è esposto
al giudizio comune.
Ora sappiamo che solo camminando con te,
nell'avventura della fede,
possiamo aprirci a poco a poco alla conoscenza
del cuore di Dio e del nostro cuore. Amen
presso Basilica S. Stefano- Sesto S. Giovanni

martedì 27 febbraio 2024

Verità e Libertà


Domenica di Abramo III di Quaresima
Verità e libertà sono aspirazioni di ogni cuore.
Gesù ci dice che la libertà della persona umana (fondamento della realizzazione di sé) è legata alla verità.
Apparentemente la croce è stata la negazione di ogni forma di libertà.
In realtà la croce è stata l'immagine della più alta libertà, di quella che solo nell'amore trova il suo principio e la sua ispirazione.
La verità cristiana è l'evento dell'amore di Dio che ci è stato rivelato in Cristo, ci viene comunicato mediante lo Spirito e viene da noi accolto e manifestato
in modo credibile attraverso l'esperienza vissuta dell'amore reciproco tra i credenti e verso tutti, specialmente verso gli ultimi.
PERCIO’ LA VERITA' CRISTIANA E’ EVENTO DI CARITA'

Ho sete

 

Domenica della samaritana
GESÙ CI CHIEDE DA BERE ossia chiede il nostro amore ed è con questa richiesta che ripeterà sulla Croce "HO SETE".
Gesù è assetato della nostra fede viva che orienti la nostra vita verso la sua persona e noi, come cristiani siamo chiamati al compito di attuare la più nobile missione che Lui ci ha affidato: seminare l'amore nel mondo e partecipare alla missione salvifica della Chiesa.
INIZIA CHIEDENDO ACQUA E TERMINA PROMETTENDOLA; ANCHE SULLA CROCE DAPPRIMA MANIFESTERÀ LA SUA SETE (19,28) E POI DARÀ L’ACQUA CHE SGORGA DAL SUO CORPO
HO SETE (scritto su una parete di una delle case di accoglienza di Madre Teresa di Calcutta)
Se la brocca dovesse svuotarsi cerchiamo il Maestro in Lui è la sorgente della vita. Essere brocca per lavare il dolore, spegnere l'odio, bagnare i deserti dei cuori, innaffiare anime di speranza. Diventare una brocca vuota e riempirsi di Gesù che è la vita l'unica vita.

martedì 20 febbraio 2024

Tentazione














La tentazione è esattamente questo: dubitare della fedeltà e dell'amore di Dio, volere da lui continuamente prove e segni della sua vicinanza e del suo amore. Quindi la "tentazione" è anzitutto, nel suo significato fondamentale, il momento in cui la fede viene messa alla prova.

presso Basilica S. Stefano- Sesto S. Giovanni

martedì 23 gennaio 2024

Giubileo 2025

 


Il logo del Giubileo

Il Logo rappresenta quattro figure stilizzate per indicare l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra. Sono una abbracciata all’altra, per indicare la solidarietà e fratellanza che deve accomunare i popoli. Si noterà che l’apri-fila è aggrappato alla croce. È il segno non solo della fede che abbraccia, ma della speranza che non può mai essere abbandonata perché ne abbiamo bisogno sempre e soprattutto nei momenti di maggiore necessità. È utile osservare le onde che sono sottostanti e che sono mosse per indicare che il pellegrinaggio della vita non sempre si muove in acque tranquille. Spesso le vicende personali e gli eventi del mondo impongono con maggiore intensità il richiamo alla speranza. È per questo che si dovrà sottolineare la parte inferiore della Croce che si prolunga trasformandosi in un’ancora, che si impone sul moto ondoso. Come si sa l’ancora è stata spesso utilizzata come metafora della speranza. L’ancora di speranza, infatti, è il nome che in gergo marinaresco viene dato all’ancora di riserva, usata dalle imbarcazioni per compiere manovre di emergenza per stabilizzare la nave durante le tempeste. Non si trascuri il fatto che l’immagine mostra quanto il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario con l’impronta di un dinamismo crescente che tende sempre più verso la Croce. La Croce non è affatto statica, ma anch’essa dinamica, si curva verso l’umanità come per andarle incontro e non lasciarla sola, ma offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza. È ben visibile, infine, con il colore verde, il Motto del Giubileo 2025, Peregrinantes in Spem.

https://www.iubilaeum2025.va/it.html/ Giubileo 2025

lunedì 13 novembre 2023

Seminare la speranza

 È TEMPO DI SPERARE

In questi giorni di Avvento,
di fronte alle paure e alle inquietudini,
ci viene annunciato
che la speranza,
debole seme di luce,
è stata seminata una volta per tutte
nelle nostre tenebrose terre maltrattate.
Dio stesso è il seminatore.
Egli è anche, proprio lui, la semente deposta.
Viene di persona
a inserirsi nell’umanità
così incerta e inadempiente.
In carne e in spirito
egli si installa definitivamente in essa
che diventa il luogo della sua umana condizione.
In corpo e in sangue
egli si lega con passione ai figli della terra.
Così, anche se incurvano,
anche se cadono,
ì figli della terra volgeranno i loro occhi
verso di lui e sapranno
che egli rimane al loro fianco,
fedele e solidale,
per camminare con loro
fino al compimento che è il loro unico desiderio.
Parrocchia Pontificia San Tommaso da Villanova

martedì 26 settembre 2023

Come stelle risplenderanno

 

COME STELLE

I sapienti rifulgeranno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno educato molti alla giustizia risplenderanno come stelle per sempre. (Daniele 12, 3)

          Nelle gelide notti invernali o in quelle limpide estive le stelle s’affacciano in cielo con tutto il loro scintillio. Nell’antichità classica alcuni, che condividevano le idee mistico-filosofiche del pensiero neopitagorico, contemplando la Via Lattea col suo miliardo di stelle, immaginavano che ciascun astro fosse l’anima di un giusto, trasformata in luce. È un po’ attingendo a questa idea che il passo da noi ora citato illustra la missione dei sapienti e dei maestri di giustizia nella storia e nella loro futura sorte presso Dio.

          Ora, il libro di Daniele – che ha la curiosità di essere giunto a noi in parti scritte in lingue diverse (ebraico, aramaico, greco) – è un testo tutto intarsiato di visioni simboliche, di scene impressionistiche, di immagini apocalittiche, ed è stato composto per incoraggiare e sostenere gli Ebrei travolti dal turbine della persecuzione che nel II secolo a. C. il re siro-ellenistico Antioco IV Epifane aveva scatenato contro di loro. In quel periodo era sorto il movimento politico-religioso dei Maccabei, i cinque fratelli (tre faranno da capi) che avevano spinto gli Ebrei oppressi alla ribellione e alla conquista della libertà.

          Il nostro passo acquista, allora, un valore particolare che potremmo sintetizzare nella parola “testimonianza”. Nel buio della prova si leva la luce dei maestri di verità e di giustizia che diventano una sorta di stella polare sulla quale gli altri si orientano. È un po’ la proposta che Gesù avanza per i suoi discepoli: «Voi siete la luce del mondo… Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini» (Matteo 5, 14.16). In questo il discepolo si modella su Cristo stesso che si era definito così: «Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Giovanni 8,12).

          Stelle che brillano nel presente cupo, quindi; ma anche astri che sfavilleranno nel futuro storico, cioè nella memoria dei posteri. È questa la vera eredità da lasciare, l’essere stati maestri di vita il cui insegnamento non perisce, né si arrugginisce o è consumato, come invece accade per i beni materiali che si lasciano dietro di sé. Ma questa bella immagine del firmamento trapuntato di stelle si apre a un altro orizzonte. Oltre la testimonianza nel presente, oltre il ricordo nel futuro storico, il profeta Daniele fa balenare un ulteriore destino dei giusti.

          È quello della gloria in Dio, nella sua eternità, nello splendore della sua luce, attraverso la comunione beata con lui. Infatti, in quel periodo si era fatta strada in Israele una fede nitida nell’immortalità beata e nella risurrezione finale. «Dopo che saremo morti, fedeli alle sue leggi, il Re del mondo ci risusciterà a vita nuova ed eterna»: così dirà ai suoi figli martiri la madre ebrea la cui vicenda è narrata nel Secondo Libro dei Maccabei (7,9). Il Libro della Sapienza, un secolo dopo, alle soglie del cristianesimo, confermerà questa speranza: «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio… Agli occhi degli stolti sembrò che morissero…, ma la loro speranza è piena di immortalità» (3,1-2.4).

http://www.theologia.va/content/cultura/it/organico/cardinale-presidente/texts/famiglia-cristiana-articoli0/come-stelle.html?fbclid=IwAR1RdlDYYyzvZ320ahWyp9Gy00NGPp_zbIkZOH1oAmkczA_uo5UAtFX9iTE

martedì 1 agosto 2023

Motto della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù

 


«Maria si alzò e andò in fretta» (Lc 1, 39) è la citazione biblica scelta da Papa Francesco con il motto della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà, per la prima volta, a Lisbona, capitale del Portogallo.

🙏🙏🙏