"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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venerdì 6 giugno 2025

Una storia che insegna

 


UNA STORIA CHE INSEGNA: L'ASINO DI BURIDANO

Un asino affamato e assetato si trova di fronte ad un dilemma.
Alla sua sinistra, un mucchio di fieno dorato e invitante.
Alla sua destra, un secchio colmo di acqua fresca.
Il povero animale è esattamente a metà strada tra i due, incapace di decidere di cosa ha più bisogno.
Il suo stomaco brontola, la sua gola è secca.
Ma la sua mente è completamente bloccata.
Questa scena, apparentemente comica, nasconde una profonda riflessione che ha affascinato i pensatori per secoli.
La questione è nota come il "paradosso dell’asino di Buridano". E ci insegna come un' ECCESSIVA RAZIONALITÀ possa condurci all'inazione totale.
Ecco il punto cruciale: l'asino, nel tentativo di prendere la decisione "perfetta", finisce per non prenderne nessuna.
La sua logica impeccabile diventa la sua rovina.
Mentre dibatte internamente sui meriti del fieno rispetto a quelli dell'acqua, il tempo scorre inesorabilmente.
E il risultato è tanto tragico quanto assurdo: l'asino muore di fame e sete, circondato da tutto ciò di cui aveva bisogno per sopravvivere.
Adesso chiediti: quante volte ti sei trovato in una situazione simile?
Magari tra due lavori, due case o due relazioni.
L'indecisione, alimentata dalla paura di sbagliare, può paralizzarci e renderci inetti.
La morale della favola è la seguente: la vita non aspetta che prendiamo la decisione perfetta.
A volte, qualsiasi decisione è meglio di nessuna.
Non lasciare che la tua vita diventi una versione umana del dilemma dell'“asino di Buridano”.
Ricorda: mentre tu esiti, il fieno marcisce e l'acqua evapora.
Prendi sempre una decisione, fai un passo avanti, e se sbagli, almeno lo avrai fatto in movimento

Dott.ssa Stefania D'Alessandro

lunedì 10 febbraio 2025

Mamma della speranza

 

11 febbraio - Beata Vergine Maria di Lourdes -🙏
💙Giornata Mondiale del Malato 2025 💙
Mamma della speranza sostieni gli ammalati e chi se ne prende cura 🙏

martedì 14 gennaio 2025

I figli se ne vanno

 
IL NIDO VUOTO

I figli se ne vanno; bisogna accettarlo come parte della vita, bisogna crescerli con questa consapevolezza, bisogna accogliere questa realtà.
Non è che se ne vanno, è che la vita li porta via.
Non sei più il loro centro.
Non sei più la loro autorità.
Non dirigi, accetti.
Non comandi, accompagni.
Non proietti, rispetti.
Hanno bisogno di un altro amore, un altro nido, nuove prospettive.
Le loro ali sono cresciute e vogliono volare.
Le loro radici sono mature e affondano altrove.
Non entrano più nel tuo vaso, non basta più il tuo concime per nutrirli, né la tua acqua per saziarli, né la tua protezione per farli vivere.
Vogliono crescere...
Hanno una strada da esplorare, ali da aprire e cieli da attraversare.
Tu resti con loro...
Nelle fondamenta del loro edificio, alla radice del loro albero, nella corteccia della loro struttura, nel profondo del loro cuore.
Tu resti indietro...
Nella scia luminosa che la loro nave lascia partendo.
Nel bacio che gli mandi.
Nel fazzoletto che agiti per salutarli.
Nella preghiera che li accompagna.
Nella lacrima che segue il loro volo.
Sei sempre con loro, anche se da un altro posto.
Fai in modo che la vita dei tuoi figli sia così felice, che quando se ne andranno, desidereranno tornare. Anche solo per prenderti la mano e restare accanto a te, anche solo per un istante.
post di Empatia facebook

venerdì 18 ottobre 2024

Conoscevo bene quel tavolo

 

Un ricordo di mio nipote Luciano ora in cielo con sua sorella (foto: ultimi due a dx)…(conoscevo bene quel tavolo in casa di mia sorella)

♥️💔
“Cosa è un tavolo se non un’asse con quattro gambe che la tengono sospesa..... eppure oggi, in cucina da mia madre, quando stavo smontando "quel" tavolo , ritornavano alla mente tantissimi ricordi....... quella corda legata alla gamba ...... cene, pranzi, feste, gioie , speranze e delusioni, urla, il fasciatoio appoggiato, la prima busta paga ..... otto bulloni da svitare e nel frattempo ricordi,immagini.... – Ma cazzo dovevo proprio rottamarlo questo pezzo di legno che mi sembrava...così vecchio???...E proprio mentre esco dalla porta mia madre mi guarda e mi dice- mi spiace Luciano - ma porca vacca mamma, è un pezzo di legno con quattro gambe cromate!!!... - le rispondo dandole un buffetto sulla guancia...Quando l'ho scaricato dalla macchina e l'ho lanciato nel cassonetto del legno mi è sembrato intravedere quattro bambini felici seduti sopra come fosse un tappeto volante ... Grazia Luciano Maurizio e Patrizia...Addio vecchio tavolo in formica” (Luciano Dino Manera)

mercoledì 17 luglio 2024

La siccità

 

La siccità che striscia scivolando sulle scaglie secche del terreno, fa udire l’arido e spaventoso bisbiglio della terra che l’arsura percorre.
(John Steinbeck)

sabato 30 marzo 2024

Erano solo un figlio con sua madre.

 

Lei credeva di stringere in quel corpo

disincarnato, esangue, il suo ragazzo

morto a trentatré anni per oscure

trame di tribunali.

Se le avessero detto che stringeva

a sé l'intero mondo e la sua Storia

non avrebbe capito.

Erano solo

un figlio con sua madre.

Di Maria Luisa Spaziani

martedì 20 febbraio 2024

Presenza dell'amata

 

  • J.W.GOETHE (trad di Giorgio Orelli)
    *Poesia datata 1795 *
  • Goethe nasce a Francoforte nel 1749 da un’agiata famiglia borghese e, sin da bambino, sviluppa precocemente delle doti intellettuali e letterarie.
  • Dimostra una personalità socievole, aperta ed un’acuta sensibilità, accompagnata da potenti arme seduttive.
  • Compie gli studi giuridici a Lipsia e poi a Strasburgo, si avvicina al movimento dello Sturm und Drang e tra il 1770 e il 1775 compone numerose poetiche. Scrive il romanzo epistolare I dolori del giovane Werther che gli assicurò, immediatamente, un grande successo.
  • Si trasferisce a Weimar dove si interessa agli studi scientifici e mostra un cambiamento di stile nella sua produzione.
  • Il momento di svolta della sua vita è rappresentato dal viaggio compiuto in Italia a cui segue il suo avvicinamento al classicismo.
  • Pur non riscontrando successo tra i circoli letterari, decide di tornare a vivere a Weimar, compone i suoi romanzi più celebri e porta a termine la seconda parte del suo capolavoro: il Faust, la cui stesura fu ultimata dopo oltre sessant’anni.
  • Morì a Weimar nel 1832.
  • sabato 23 dicembre 2023

    È rimasta solo la capanna











    Il nuovo presepe più inclusivo e laico.

    Non contiene animali per evitare accuse di maltrattamenti.

    Non contiene Maria, perché propone l’immagine di una donna prona al patriarcato.

    Quella del falegname Giuseppe non c’è perché il sindacato non ne autorizza l'uso.

    Gesù Bambino è stato rimosso perché non ha ancora scelto il suo sesso, se sarà maschio, femmina o qualcos'altro.

    Non contiene più i Magi, perché potrebbero essere migranti e uno di loro è nero (discriminazione razziale, xenofoba).

    Non contiene una stella cometa per ridurre l'impatta ambientale e l'inquinamento luminoso.

    Inoltre, non contiene più un angelo per non offendere gli atei, i musulmani e le altre credenze religiose.

    Infine, abbiamo eliminato la paglia, a causa del rischio di incendio, perché non conforme alla norma europea 69/2023/CZ.

    È rimasta solo la capanna, realizzata in legno riciclato proveniente da foreste conformi agli standard ambientali ISO, alta esattamente 2.70 m, il minimo per ottenere l'abitabilità.

    venerdì 15 dicembre 2023

    Il principe felice

     

    O.Wilde: Il principe felice

    Alta sopra la città, su una lunga, esile colonna, sporgeva la statua del Principe Felice. Era tutto dorato di sottili foglie d'oro fino, i suoi occhi erano due lucenti zaffiri, e un grande rubino rosso luccicava sull'elsa della sua spada. Tutti lo ammiravano. "È bello come una bandierina mossa dal vento," osservò un giorno uno degli assessori di città che ambiva farsi una reputazione d'uomo di gusto "però è meno utile", si affrettò a soggiungere, per timore che la gente lo giudicasse privo di senso pratico, il che non era affatto vero.

    "Perché non sai comportarti come il Principe Felice?" chiese una madre piena di buon senso al suo bambino che piangeva perché voleva la luna. "Il Principe Felice non si sogna mai di piangere per nulla". "Sono contento che a questo mondo ci sia qualcuno veramente felice", borbottò un uomo disilluso ammirando la splendida statua. "Assomiglia un angelo", dissero i Trovatelli uscendo dalla cattedrale nei loro lucenti mantelli scarlatti e nei loro lindi grembiulini candidi. "Come fate a dire questo?" osservò il professore di matematica, "se non ne avete mai veduti!". "Oh, sì, che ne abbiamo visti, nei nostri sogni!" risposero i bambini, e il professore di matematica aggrottò la fronte e fece la faccia scura, perché non trovava giusto che i bambini sognassero.

    Una sera volò sulla città un Rondinotto. I suoi amici se n'erano andati in Egitto sei settimane innanzi, ma egli era rimasto indietro perché si era innamorato di una bellissima Canna. L'aveva conosciuta al principio di primavera mentre volava giù per il fiume in caccia di una grossa falena gialla, ed era stato talmente attratto dalla sua vita sottile che si era fermato a parlarle. "Vuoi che m'innamori di te?" le aveva chiesto il Rondinotto, cui piaceva venir subito al sodo, e la Canna gli aveva fatto un profondo inchino. Così egli le volò più volte intorno, sfiorando l'acqua con le ali, e increspandola di cerchi argentei. Questa fu la sua corte, e durò tutta l'estate. "È un attaccamento ridicolo", garrivano le altre Rondini, "È senza un soldo, ma in compenso ha un sacco di parenti", e a dire il vero il fiume era zeppo di Canne. Poi, non appena venne l'autunno, le Rondini volarono via tutte. Quando se ne furono andate il Rondinotto si sentì solo, e incominciò a stancarsi della sua bella. ' Non sa conversare, ' si disse ' e temo sia una civetta poiché seguita a frascheggiare col vento '. E infatti, ogni volta che il vento spirava, la Canna si piegava con inchini graziosissimi. "Riconosco che è casalinga," proseguì il Rondinotto "ma a me piace viaggiare e di conseguenza anche a mia moglie dovrebbero piacere i viaggi". "Vuoi venir via con me?" le chiese infine, ma la Canna scosse la testa, era troppo affezionata alla sua casa. "Tu mi hai preso in giro!" gridò il Rondinotto. "Me ne vado alle Piramidi. Addio!" e volò via.

    Volò tutto il giorno, e a sera giunse alla città. ' Dove alloggerò? ' si disse. ' Spero mi abbiano preparato dei festeggiamenti. ' Ma poi notò la statua sull'alta colonna. "Andrò ad abitare lì", esclamò. "La posizione è bellissima, e ci si deve respirare dell'ottima aria fresca". Così si posò proprio tra i piedi del Principe Felice. "Ho una camera da letto tutta d'oro", mormorò sottovoce tra sé e sé, guardandosi attorno e preparandosi per la notte, ma giusto mentre stava mettendo la testa sotto l'ala gli cadde addosso una grossa goccia d'acqua. "Che cosa strana!" esclamò. "In cielo non c'è neanche la più piccola nuvola, le stelle sono chiare e luminose, eppure piove. Il clima del Nord Europa è semplicemente spaventoso. Alla Canna la pioggia piaceva, ma questo era dovuto unicamente al suo egoismo". In quella cadde un'altra goccia. "A che serve una statua se non riesce a riparare dalla pioggia?" brontolò; "bisogna che mi cerchi un buon comignolo", e fece per volarsene via. Ma proprio mentre stava per aprire le ali una terza goccia cadde, ed egli allora alzò gli occhi e vide... ah, che cosa vide? Gli occhi del Principe Felice erano gonfi di lagrime, e lagrime rigavano le sue guance dorate. Il suo viso era così bello sotto la luce della luna che il piccolo Rondinotto si sentì invadere da una profonda pietà. "Chi sei?" chiese. "Sono il Principe Felice". "Perché piangi, allora? Mi hai inzuppato tutto". "Quando ero vivo e avevo un cuore umano," rispose la statua "non sapevo che cosa fossero le lagrime, perché abitavo nel Palazzo di Sans-Souci, dove al dolore non è permesso di entrare. Durante il giorno giocavo coi miei compagni nel giardino, e la sera guidavo le danze nella Grande Sala. Intorno al giardino correva un muro altissimo, ma mai io mi curai di sapere che cosa si stendesse al di là di esso, ogni cosa intorno a me era così bella! I miei cortigiani mi chiamavano il Principe Felice, e se il piacere è felicità, io ero veramente felice. Così vissi, e così morii. E ora che sono morto mi hanno messo qui tanto in alto che adesso vedo tutta la bruttezza e tutta la miseria della mia città, e sebbene il mio cuore sia di piombo altro non mi resta che piangere". "Come mai? Non è d'oro massiccio?" si chiese mentalmente il Rondinotto, perché era troppo educato per rivolgere ad alta voce domande di carattere personale. "Lontano lontano," proseguì la statua con la sua dolce voce musicale "lontano in una stradina c'è una povera casa. Una finestra di questa casa è aperta e attraverso vi vedo una donna seduta a un tavolo. Ha il viso magro e sciupato, e le sue mani sono rosse e ruvide e tutte bucherellate dall'ago, poiché fa la cucitrice. Sta ricamando passiflore su un abito di raso che la più bella tra le damigelle d'onore della Regina indosserà al prossimo ballo di Corte. A letto, in un angolo della stanza, il suo bambino giace ammalato. Ha la febbre e vorrebbe mangiare delle arance, ma sua madre non ha nulla da dargli, fuorché acqua di fiume, perciò il bambino piange. Rondinotto, piccolo Rondinotto, non gli porteresti il rubino che luccica sull'elsa della mia spada? I miei piedi sono attaccati a questo piedistallo e io non mi posso muovere". "Sono aspettato in Egitto", rispose il Rondinotto. "I miei amici in questo momento volano sul Nilo, e discorrono con i grandi fiori di loto. Tra poco andranno a dormire nella tomba del gran Re, dove il Re stesso riposa nel suo sarcofago dipinto. È avvolto in gialli lini e imbalsamato con aromi. Ha il collo adorno di una collana di giada verde pallida, e le sue mani assomigliano a foglie avvizzite". "Rondinotto, Rondinotto, piccolo Rondinotto," disse il Principe "non vuoi restare con me per una notte soltanto, ed essere il mio messaggero? Il bambino ha tanta sete, e la madre è così triste!" "Non credo che mi piacciano i bambini", replicò il Rondinotto. "L'estate scorsa, quando stavo sul fiume, c'erano due ragazzi maleducati, i due figliuoli del mugnaio, che mi tiravano sempre sassi. Naturalmente non mi hanno mai preso, si capisce: noi rondini voliamo troppo bene per lasciarci colpire, e del resto io vengo da una famiglia famosa per la sua agilità; comunque però era una grave mancanza di rispetto". Ma il Principe Felice aveva un viso così doloroso che il Rondinotto ne provò pena. "Qui fa molto freddo," disse "ma per farti piacere resterò ancora una notte e sarò tuo messaggero". "Grazie, piccolo Rondinotto", disse il Principe.

    Così il Rondinotto colse il grande rubino che ornava la spada del Principe e volò sopra i tetti della città, tenendo stretto il gioiello nel becco appuntito. Passò accanto alla torre della cattedrale, su cui erano scolpiti i grandi angeli di marmo. Passò accanto al palazzo e udì un suono di danze. Una fanciulla bellissima si affacciò al balcone col suo innamorato. "Guarda che stelle meravigliose," egli le disse, "e come è meraviglioso il potere dell'amore!". "Spero che il mio vestito sarà pronto per quando ci sarà il ballo di Stato", rispose la fanciulla. "Ho ordinato che sia ricamato a passiflore, ma le cucitrici sono talmente pigre!".

    Passò sopra il fiume, e vide le lanterne appese agli alberi delle navi. Passò sul Ghetto, e vide i vecchi Ebrei che contrattavano tra di loro, e pesavano il danaro su bilance di rame. E finalmente giunse alla povera casa e vi guardò dentro. Il bambino si agitava febbrilmente sul letto, mentre la madre si era addormentata: era tanto stanca! Saltellò nella stanza e posò il grosso rubino sul tavolo, accanto al ditale della donna. Poi volò piano attorno al letto, e accarezzò con le sue ali la fronte del piccolo, facendogli vento dolcemente. "Come mi sento fresco!" disse il bambino. "Forse incomincio a star meglio", e si addormentò di un sonno tranquillo. Allora il Rondinotto rivolò dal Principe Felice e gli raccontò quello che aveva fatto. "Strano," osservò "ma benché faccia un freddo cane adesso ho caldo". "Perché hai compiuta una buona azione", gli disse il Principe: il piccolo Rondinotto incominciò a pensare, ma subito si addormentò: il pensare gli metteva sempre addosso un gran sonno.

    Quando il giorno spuntò, volò giù al fiume e prese un bagno. "Che fenomeno straordinario!" esclamò il Professore di Ornitologia che passava in quel momento sul ponte. "Una Rondine d'inverno!" E mandò al giornale locale una lunga lettera in proposito. Tutti la citarono: era costellata di un sacco di vocaboli che nessuno capiva.

    "Questa sera parto per l'Egitto", disse il Rondinotto, e questa previsione lo mise di ottimo umore. Visitò tutti i monumenti pubblici, e rimase a lungo seduto in cima al campanile della chiesa. Dovunque andava i Passeri cinguettavano e pispigliavano tra di loro: "Che forestiero distinto!", cosicché il Rondinotto si divertì un mondo. Quando la luna sorse rivolò dal Principe Felice. "Hai qualche commissione da darmi per l'Egitto?" disse. "Sono di partenza". "Rondinotto, Rondinotto, piccolo Rondinotto," disse il Principe "non vuoi restare con me ancora una notte?" "In Egitto mi aspettano", rispose il Rondinotto. "Domani i miei amici voleranno fino alla Seconda Cateratta. Laggiù tra i giunchi, se ne sta accovacciato l'ippopotamo, e su un grande trono di granito siede il Dio Memnone. Tutta la notte egli contempla le stelle, e quando risplende la stella del mattino proferisce un unico grido di gioia, e poi tace. A mezzogiorno i leoni fulvi scendono a bere all'orlo dell'acqua. Hanno occhi simili a verdi berilli, e il loro ruggito è più forte del ruggito della cateratta". "Rondinotto, Rondinotto, piccolo Rondinotto," disse il Principe "lontano lontano, dall'altra parte della città, vedo un giovane in una soffitta, appoggiato a una scrivania ingombra di carte, e in un boccale accanto a lui c'è un mazzolino di viole appassite. Ha i capelli bruni e crespi, le sue labbra sono rosse come una melagrana, e i suoi occhi sono grandi e sognanti. Sta sforzandosi di terminare una commedia per il Direttore del Teatro, ma ha troppo freddo per poter seguitare a scrivere. Non c'è fuoco nel suo camino, e la fame lo ha fatto svenire". "Va bene, aspetterò presso di te un'altra notte", disse il Rondinotto, che aveva proprio un cuore d'oro. "Devo portargli un altro rubino?" "Ahimè, non ho più rubini, ormai," disse il Principe, "tutto ciò che mi è rimasto sono i miei occhi, ma sono fatti di zaffiri rari, e furono portati dall'India più di mille anni fa. Strappane uno e portaglielo. Lo venderà al gioielliere, e si comprerà legna da ardere, e finirà la sua commedia". "Caro Principe," disse il Rondinotto "io non posso fare questo", e incominciò a piangere.
    "Rondinotto, Rondinotto, piccolo Rondinotto," disse il Principe "ubbidiscimi".

    Così il Rondinotto strappò l'occhio del Principe e volò fino alla soffitta dello studente. Era facile entrarvi, perché nel tetto c'era un buco. Il Rondinotto vi sfrecciò attraverso, e penetrò nella stanza. Il giovane aveva il capo affondato tra le mani, perciò non avvertì il frullio d'ali dell'uccello, e quando alzò gli occhi vide il bellissimo zaffiro adagiato in mezzo alle viole appassite. "Incominciano ad apprezzarmi!" gridò; "certo me lo manda qualche grande ammiratore. Adesso potrò finalmente terminare la mia commedia!". Ed era tutto felice.

    Il giorno dopo il Rondinotto volò giù al porto. Si posò sull'albero di una grossa nave e stette a osservare i marinai che a forza di funi alavano su dalla stiva pesanti casse. "Issa-oh!" si gridavan l'un l'altro a mano a mano che le casse salivano. "Io vado in Egitto!" garrì il Rondinotto, ma nessuno gli badò, e quando spuntò la luna volò ancora una volta dal Principe Felice. "Sono venuto a salutarti", gli disse. "Rondinotto, Rondinotto, piccolo Rondinotto," disse il Principe "non vuoi rimanere con me ancora per questa notte?" "È inverno ormai," rispose il Rondinotto "e fra poco arriverà la fredda neve. In Egitto il sole è caldo sulle verdi palme, e i coccodrilli riposano nel fango e si guardano attorno con occhi pigri. I miei compagni stanno costruendo un nido nel Tempio di Baalbec, e le colombe rosee e bianche li guardano, e tubano tra loro. Caro Principe, debbo lasciarti, ma non ti dimenticherò mai, e la prossima primavera ti porterò due gemme bellissime, al posto di quelle che tu hai regalate. Il rubino sarà più rosso di una rosa rossa, e lo zaffiro sarà azzurro come il vasto mare". "Nella piazza qua sotto," disse il Principe Felice, "ci sta una piccola fiammiferaia. I fiammiferi le sono caduti nella cunetta del marciapiedi, e si sono tutti bagnati. Suo padre la picchierà se non porterà a casa un pò di danaro, e perciò la piccola piange. Non ha né calze né scarpe, e la sua testolina è nuda. Strappa l'altro mio occhio e portaglielo, così suo padre non la batterà". "Resterò con te ancora per questa notte," disse il Rondinotto "ma non posso strapparti l'altro occhio. Rimarresti completamente cieco". "Rondinotto, Rondinotto, piccolo Rondinotto," disse il Principe "fà come ti dico". Così il Rondinotto strappò l'altro occhio del Principe e sfrecciò giù nella piazza. Passò roteando accanto alla piccola fiammiferaia e le fece scivolare il gioiello nel palmo della mano. "Che bel pezzettino di vetro!" esclamò la bambina, e corse a casa ridendo. Poi il Rondinotto ritornò dal Principe. "Adesso sei cieco," disse "perciò io resterò con te per sempre". "No, piccolo Rondinotto," mormorò il povero Principe "tu devi andare in Egitto". "Resterò con te per sempre", ripeté il Rondinotto, e dormì ai piedi del Principe.

    Poi tutto il giorno seguente se ne stette appollaiato sulla spalla del Principe, e gli raccontò quello che aveva veduto in paesi lontani. Gli parlò dei rossi ibis, che sostano in lunghe file sulle rive del Nilo e col becco acchiappano pesciolini dorati; gli parlò della Sfinge, che è vecchia quanto il mondo, e vive nel deserto, e conosce ogni cosa; gli parlò dei mercanti che viaggiano piano al fianco dei loro cammelli e recano tra le mani rosari d'ambra; gli parlò del Re della Montagna della Luna, che è nero come l'ebano, e adora un enorme cristallo; gli parlò del grande serpente verde che dorme in un palmizio ed è nutrito da venti sacerdoti con focacce di miele; gli parlò infine dei pigmei che veleggiano su un grande lago sopra larghe foglie piatte e sono sempre in guerra con le farfalle. "Caro Rondinotto," disse il Principe "tu mi parli di cose meravigliose, ma più meraviglioso di qualsiasi cosa è il dolore degli uomini e delle donne. Non vi è Mistero più grande della Miseria. Vola sulla mia città, piccolo Rondinotto, e raccontami quello che vedi".

    Così il Rondinotto volò sopra la grande città, e vide i ricchi gozzovigliare nelle loro splendide dimore, mentre i poveri sedevano fuori, ai cancelli. Volò in bui vicoli, e vide i visi bianchi dei bambini affamati che fissavano con occhi assenti le strade oscure. Sotto l'arcata di un ponte due ragazzini si stringevano l'uno all'altro cercando di riscaldarsi a vicenda. "Che fame, abbiamo!" dicevano. "Non potete dormire laggiù", gridò la guardia, e i due bambini si allontanarono sotto la pioggia. Allora il Rondinotto tornò indietro e raccontò al Principe quello che aveva veduto. "Sono tutto ricoperto d'oro fino," disse il Principe "tu devi togliermelo di dosso, foglia per foglia, e darlo ai miei poveri: i vivi credono che l'oro possa renderli felici". Il Rondinotto piluccò via foglia dopo foglia del fine oro, finché il Principe Felice divenne tutto opaco e grigio. Foglia per foglia del fine oro egli portò ai poveri, e le facce dei bambini si fecero più rosate, ed essi risero e giocarono giochi infantili nelle strade. "Abbiamo pane, adesso!" gridavano.

    Poi venne la neve, e dopo la neve venne il gelo. Le strade sembravano pavimentate d'argento, tanto erano lucide e scintillanti; lunghi ghiaccioli, simili a lame di cristallo, pendevano dalle gronde delle case; tutti giravano impellicciati e i ragazzini indossavano cappucci scarlatti e pattinavano sul ghiaccio. Il povero piccolo Rondinotto aveva sempre più freddo, ma non voleva lasciare il Principe; gli voleva troppo bene. Raccoglieva briciole fuor dell'uscio del fornaio quando questi aveva la schiena voltata, e cercava di scaldarsi battendo le ali. Ma alla fine capì che era prossimo a morire. Ebbe giusto la forza di volare un'ultima volta sulla spalla del Principe. "Addio, caro Principe," mormorò "mi permetti che ti baci la mano?". "Sono contento che tu vada in Egitto, finalmente, piccolo Rondinotto," disse il Principe "sei rimasto qui anche troppo tempo, ma tu devi baciarmi sulle labbra, perché io ti amo". "Non è in Egitto che io vado," disse il Rondinotto "vado alla Casa della Morte. La Morte non è forse la sorella del Sonno?". E baciò il Principe Felice sulle labbra, e cadde morto ai suoi piedi. In quel momento si udì nell'interno della statua uno strano crac, come se qualcosa si fosse rotto. Il fatto è che il cuore di piombo si era spaccato netto in due. Certo faceva un freddo cane.

    Il mattino seguente per tempo il Sindaco andò a passeggiare nella piazza sottostante in compagnia degli Assessori. Nel passare dinanzi alla colonna alzò gli occhi verso la statua: "Dio mio! Com'è conciato il Principe Felice!", esclamò. "Davvero! Com'è conciato!" esclamarono gli Assessori che ripetevano sempre quel che diceva il Sindaco, e andarono tutti su per vedere meglio. "Gli è caduto il rubino dall'elsa della spada, gli occhi non ci sono più, e la doratura è scomparsa," disse il Sindaco "insomma, sembra poco meno che un accattone!". "Poco meno che un accattone", ripeterono in coro gli Assessori civici. "E qui, ai piedi della statua, c'è persino un uccello morto!" proseguì il Sindaco. "Dobbiamo assolutamente emanare un'ordinanza che agli uccelli non sia permesso di morire qui!". E lo Scrivano Pubblico prese appunti per la stesura del decreto. Così tirarono giù la statua del Principe Felice. "Dal momento che non è più bello non è nemmeno più utile" osservò il Professore di Belle Arti dell'Università. Quindi fusero la statua in una fornace e il Sindaco indisse un'adunanza della Corporazione per decidere quel che si doveva fare del metallo. "Dobbiamo costruire un'altra statua," disse "e sarà la mia statua". "La mia", ripeté ciascuno degli Assessori, e litigarono. L'ultima volta che ebbi loro notizie stavano ancora litigando. "Che cosa curiosa!" disse il sorvegliante degli operai della fonderia. "Questo rotto cuore di piombo non vuole fondersi nella fornace. Bisogna che lo gettiamo via". E 1o gettarono infatti su un mucchio di spazzatura dove avevano buttato anche il Rondinotto morto.

    "Portami le due cose più preziose che trovi nella città", disse Dio a uno dei Suoi Angeli; e l'Angelo Gli portò il cuore di piombo e l'uccello morto. "Hai scelto bene," gli disse Dio "poiché nel mio giardino del Paradiso questo uccellino canterà in eterno, e nella mia città d'oro il Principe Felice mi loderà".

    http://www.paroledautore.net/fiabe/classiche/oscarwilde/principe-felice.htm

    lunedì 20 novembre 2023

    Non cantarmi, o Diva, gesta d' eroe

     

    Non cantarmi o Diva gesta d'eroe

    Non l'eroico ardire d'un cavaliere
    Fammi sentire il dolore di una contadina
    Che arranca affranta con la curva china
    Cantami diva l'innocenza d'un bambino
    Che gioca e ride incurante del destino
    ---
    da Post di Enzo Primerano

    giovedì 9 novembre 2023

    Anche i fiori soffrono

     

    Quando Giuliana entrò in Comunità (20 anni fa) ci donò un mini mini vasetto con un bocciolo di margherita. 🌻
    Ogni anno diventò sempre più bello.

    Quest'anno è morto ed è rimasto solo la foto: siamo certi che anche i fiori, che abbiamo tanto amato, abbiano sofferto anche loro per il nostro tormentato ultimo periodo.

    lunedì 30 ottobre 2023

    Preghiera a Nostra Signora Regina della Palestina

     

    PREGHIERA A NOSTRA SIGNORA REGINA DELLA PALESTINA

    A te, Vergine Madre Maria, Regina della Terra di Cristo
    veniamo per lodarti, ringraziarti e affidarti
    tutti i tuoi figli abitanti e pellegrini di questa Terra.
    Tu, Vergine, Figlia di Sion, insegnaci l’amore che hai per tutti, senza distinzioni.
    Mostraci il tuo cuore misericordioso, donaci il tuo sguardo limpido.
    Come nei giorni di Nazareth insegnaci l’ascolto attento alla voce di Dio e alla sua Parola di vita.
    Insegnaci la fedeltà nel lavoro quotidiano e il silenzio capace di creare comunione profonda.
    Come a Cana veglia sulle famiglie, affinché non manchi la gioia e l’unità.
    Come sulle vie di Galilea e di Giudea, precedici nel cammino di sequela sui passi del tuo Figlio amato
    fino all’offerta suprema ai piedi del Calvario.
    Come nel Cenacolo intercedi il dono dello Spirito che grida in noi:
    “Abbà”, Unico Padre per Ebrei, Cristiani e Musulmani.
    Dona a tutti di camminare per le vie del perdono e della riconciliazione facendo cadere ogni muro di divisione.
    Madre del Principe della Pace, donaci anche il gusto del Cielo che sostenga la nostra speranza,
    affinché presto si realizzi l’auspicio:
    “giustizia e pace si baceranno”,
    su questa Terra Santa e su tutta la terra.
    Amen
    (Card. Pierbattista Pizzaballa
    Patriarca latino di Gerusalemme)

    martedì 26 settembre 2023

    Come stelle risplenderanno

     

    COME STELLE

    I sapienti rifulgeranno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno educato molti alla giustizia risplenderanno come stelle per sempre. (Daniele 12, 3)

              Nelle gelide notti invernali o in quelle limpide estive le stelle s’affacciano in cielo con tutto il loro scintillio. Nell’antichità classica alcuni, che condividevano le idee mistico-filosofiche del pensiero neopitagorico, contemplando la Via Lattea col suo miliardo di stelle, immaginavano che ciascun astro fosse l’anima di un giusto, trasformata in luce. È un po’ attingendo a questa idea che il passo da noi ora citato illustra la missione dei sapienti e dei maestri di giustizia nella storia e nella loro futura sorte presso Dio.

              Ora, il libro di Daniele – che ha la curiosità di essere giunto a noi in parti scritte in lingue diverse (ebraico, aramaico, greco) – è un testo tutto intarsiato di visioni simboliche, di scene impressionistiche, di immagini apocalittiche, ed è stato composto per incoraggiare e sostenere gli Ebrei travolti dal turbine della persecuzione che nel II secolo a. C. il re siro-ellenistico Antioco IV Epifane aveva scatenato contro di loro. In quel periodo era sorto il movimento politico-religioso dei Maccabei, i cinque fratelli (tre faranno da capi) che avevano spinto gli Ebrei oppressi alla ribellione e alla conquista della libertà.

              Il nostro passo acquista, allora, un valore particolare che potremmo sintetizzare nella parola “testimonianza”. Nel buio della prova si leva la luce dei maestri di verità e di giustizia che diventano una sorta di stella polare sulla quale gli altri si orientano. È un po’ la proposta che Gesù avanza per i suoi discepoli: «Voi siete la luce del mondo… Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini» (Matteo 5, 14.16). In questo il discepolo si modella su Cristo stesso che si era definito così: «Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Giovanni 8,12).

              Stelle che brillano nel presente cupo, quindi; ma anche astri che sfavilleranno nel futuro storico, cioè nella memoria dei posteri. È questa la vera eredità da lasciare, l’essere stati maestri di vita il cui insegnamento non perisce, né si arrugginisce o è consumato, come invece accade per i beni materiali che si lasciano dietro di sé. Ma questa bella immagine del firmamento trapuntato di stelle si apre a un altro orizzonte. Oltre la testimonianza nel presente, oltre il ricordo nel futuro storico, il profeta Daniele fa balenare un ulteriore destino dei giusti.

              È quello della gloria in Dio, nella sua eternità, nello splendore della sua luce, attraverso la comunione beata con lui. Infatti, in quel periodo si era fatta strada in Israele una fede nitida nell’immortalità beata e nella risurrezione finale. «Dopo che saremo morti, fedeli alle sue leggi, il Re del mondo ci risusciterà a vita nuova ed eterna»: così dirà ai suoi figli martiri la madre ebrea la cui vicenda è narrata nel Secondo Libro dei Maccabei (7,9). Il Libro della Sapienza, un secolo dopo, alle soglie del cristianesimo, confermerà questa speranza: «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio… Agli occhi degli stolti sembrò che morissero…, ma la loro speranza è piena di immortalità» (3,1-2.4).

    http://www.theologia.va/content/cultura/it/organico/cardinale-presidente/texts/famiglia-cristiana-articoli0/come-stelle.html?fbclid=IwAR1RdlDYYyzvZ320ahWyp9Gy00NGPp_zbIkZOH1oAmkczA_uo5UAtFX9iTE

    lunedì 25 settembre 2023

    La valigia dell'emigrante.

     

    La valigia dell'emigrante.

    Non è grossa, non è pesante
    la valigia dell’emigrante.
    C’è un po’ di terra del mio villaggio
    per non restare solo in viaggio.
    Un vestito, un pane, un frutto,
    e questo è tutto.
    Ma il cuore no, non l’ho portato:
    nella valigia non c’è entrato.
    Troppa pena aveva a partire,
    oltre il mare non vuol venire.
    Lui resta, fedele come un cane,
    nella terra che non mi dà pane:
    un piccolo campo, proprio lassù…
    ma il treno corre: non si vede più.
    (G. Rodari)
    Illustrazione: Emigranti, olio su tela di Onofrio Bramante

    sabato 23 settembre 2023

    Odora di mare e sudore

     


    Croce dei "poveri Cristi" realizzata con pezzi di barcone rimasti sulla spiaggia. 

    "Odora ancora di mare e di sudore" dice l'artista Elia Li Gioi. 

    Cattedrale di Noto

    martedì 19 settembre 2023

    La speranza è un grande dono

     

    C'era una ragazza sdraiata sul letto, soffriva di una grave malattia rara..
    Un giorno chiese alla sorella maggiore, guardando l'albero vicino alla finestra:
    Quante foglie sono rimaste sull'albero??
    La sorella rispose, con gli occhi pieni di lacrime:
    Perché me lo chiedi, amore mio?
    La ragazza malata rispose:
    Perché so che i miei giorni finiranno quando cadrà l'ultima foglia
    La sorella rispose con un sorriso:
    Quindi fino ad allora ci godremo la vita e vivremo giorni bellissimi..
    Passarono i giorni e le foglie caddero, ma una foglia rimase su l'albero fissa.
    La bambina malata continuava a guardarla, pensando che il giorno in cui questa foglia fosse caduta, la malattia avrebbe posto fine alla sua vita.
    È passato l'autunno, e poi l'inverno, poi l'estate e la foglia non è caduta, sempre appesa sull'albero.
    La ragazza era molto felice con sua sorella e sta ricominciando a riprendersi
    Finché non fu completamente guarita, la prima cosa che fece la ragazza, fu quella di andare a vedere il miracolo della foglia che non cadeva mai.
    Ha trovato una foglia di plastica colorata che sua sorella aveva fissato sull'albero!
    La speranza è un'altra anima,
    Se la perdi, almeno non cercare di privare gli altri di questo grande dono ..
    ARIM NASIR , AMBASCIATORE DELLA PACE

    venerdì 1 settembre 2023

    L'umanità parla con la voce più forte del mondo

     

    L'immagine virale del bambino musicista che piange, è stata scelta come una delle fotografie più emozionanti della storia moderna.
    Questa foto è stata scattata a un bambino brasiliano di 12 anni (Diego Frazzo Turkato) che suona il violino al funerale del suo maestro, che è stato lui a salvarlo dall'ambiente di povertà e criminalità in cui viveva.
    In questa immagine, l'umanità parla con la voce più forte del mondo:
    "Coltiva l'amore e la gentilezza in un bambino per seminare i semi della compassione, e solo così costruirai una grande civiltà e una grande nazione".

     post di Lapices En La Noche

    giovedì 25 maggio 2023

    La mente cede alla musica vuota di voci










    Mi è stato chiesto perché Giuliana ha frequentemente "segni" sulla fronte. Rispondo con questo scritto tanto vero: "Ho cercato la solidità del muro per appoggiare la fragilità della mia mente, per accennare al limite il vacillare. Quando uno scoglio, una parola fa vacillare, la mente cede alla musica vuota di voci."

    (da "Linee d'ombra", Tavelli, 1992)

    sabato 20 maggio 2023

    Forza Emilia Romagna. Vi alzerete più forti di prima

     Un grazie a chi l'ha pensata e scritta.


    L' Emilia Romagna è quel pezzo di terra voluto da Dio per permettere agli uomini di costruire la Ferrari.
    Gli Emiliani-Romagnoli sono così.

    Devono fare una macchina? Loro ti fanno una Ferrari, una Maserati e una Lamborghini.

    Devono fare una moto? Loro costruiscono una Ducati.

    Devono fare un formaggio? Loro si inventano il Parmigiano Reggiano.

    Devono fare due spaghetti? Loro mettono in piedi la Barilla.

    Devono farti un caffè? Loro ti fanno la Saeco.

    Devono trovare qualcuno che scriva canzonette? Loro ti fanno nascere gente come Dalla, Morandi, Vasco, Liga, Zucchero, Guccini, Cremonini e tanti altri...

    Devono farti una siringa? Loro ti tirano su un'azienda biomedicale.

    Devono fare 4 piastrelle? Loro se ne escono con delle maioliche.

    Sono come i giapponesi, non si fermano, non si stancano, e se devono fare una cosa, a loro piace farla bene e bella, ed utile a tutti..

    Ci saranno pietre da raccogliere dopo un terremoto? Loro alla fine faranno cattedrali."

    Forza Bologna
    Forza Romagna
    Forza Emilia Romagna.
    Vi alzerete più forti di prima, voi non mollate mai.
    ❤