"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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venerdì 2 novembre 2018

Cos'è una risurrezione del cuore.

-dipinto di A. Guardassoni, L'innominato e il cardinale-
C'è una risurrezione del corpo e c'è una risurrezione del cuore. Sappiamo che la risurrezione dei corpo avverrà «nell'ultimo giorno», quella dei cuore avviene o può avvenire ogni giorno. E come si fa' a risuscitare un cuore?
Hai un genitore anziano, in casa o all'ospizio? Forse il suo cuore è morto per il silenzio dei figli. Fagli una telefonata, promettigli che domani andrai a trovarlo. Probabilmente hai risuscitato un cuore. Tuo marito o tua moglie o tuo figlio è uscito di casa demoralizzato dopo un ennesimo scontro: telefonagli, fagli rinascere in cuore la fiducia. Forse abbiamo risuscitato anche noi un cuore.

Ricordiamo, a questo proposito, la famosa «notte dell'innominato» ne “I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni. L'innominato, un mattino, si alza dopo che la coscienza lo ha torturato tutta la notte per i suoi delitti. Saputo che c'è in visita il cardinale Federico Borromeo... Appena in presenza dell'uomo di Dio, gli grida, più arrabbiato con se stesso che pentito: «Ho l'inferno nel cuore». Finalmente, dopo la sua confessione, il perdono, l'abbraccio del pastore e le lacrime, si alza ripetendo: «Provo un refrigerio, una gioia, sì una gioia, quale non ho provato mai in tutta questa mia orribile vita!». Manda subito a liberare Lucia che teneva sequestrata nel suo castello. Comincia una vita nuova. Non si poteva descrivere meglio di così cos'è una risurrezione dei cuore.



I Promessi Sposi-Capitolo XXIII-"A misura che queste parole uscivan dal suo labbro, il volto, lo sguardo, ogni moto ne spirava il senso. La faccia del suo ascoltatore, di stravolta e convulsa, si fece da principio attonita e intenta; poi si compose a una commozione più profonda e meno angosciosa; i suoi occhi, che dall'infanzia più non conoscevan le lacrime, si gonfiarono; quando le parole furono cessate, si coprì il volto con le mani, e diede in un dirotto pianto, che fu come l'ultima e più chiara risposta..."

Il pianto dell'Innominato
Il discorso appassionato e vibrante del cardinale Borromeo commuove profondamente l'innominato, il quale sente salire le lacrime agli occhi che, pure, non sono abituati a piangere sin dalla fanciullezza: alla fine delle parole
 di Federigo il bandito si copre il volto con le mani e scoppia in un pianto dirotto, che rappresenta la risposta più eloquente alle sollecitazioni del prelato. Il Borromeo ringrazia la bontà divina e alza le mani e gli occhi al cielo, facendo poi per prendere la mano dell'innominato il quale, tuttavia, lo esorta a stare lontano per non contaminare la propria mano pura e benefica con la sua macchiata del sangue di tanti innocenti; il cardinale vuole invece stringerla, certo che in futuro essa riparerà i torti compiuti, solleverà gli afflitti e si stenderà disarmata verso gli antichi nemici. L'innominato esorta ancora Federigo a non trattenersi lì con lui, lasciando il popolo che è venuto in folla a vederlo, ma il cardinale ribatte di volere assistere la pecorella smarrita e afferma che, forse, Dio diffonde tra la gente la gioia per la conversione di cui ancora non sa nulla, aprendo poi le braccia e pregando l'innominato di accettare il suo abbraccio. Il bandito ha un attimo di esitazione, quindi abbraccia il cardinale e appoggia il volto in lacrime sulla spalla del prelato, bagnando la sua porpora mentre Federigo stringe la casacca di quell'uomo che si è macchiato di tanti atroci delitti.

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