"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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martedì 19 aprile 2011

Pasqua (significato)

Pasqua. Nome d'origine incerta: si fà risalire alla notte dell'esodo, quando Dio passò oltre o saltò le case degli Israeliti, le cui porte erano segnate col sangue d'un agnello sacrificato, e risparmiò i loro primogeniti mentre perirono i primogeniti degli egiziani (Es 12,1-14.29-34).
La parola pesàch, pasqua è interpretata quindi come passaggio.
Già festa di primavera dei pastori nomadi, divenne celebrazione del passaggio dalla schiavitù d'Egitto alla libertà nella terra promessa, celebrata nel plenilunio di primavera (il 14 di Nisan), con la cena dell'agnello. Gesù durante la cena pasquale istituì l'eucaristia come memoriale del suo sacrificio, nuova Pasqua che significa il passaggio dalla morte alla vita con la sua risurrezione e dal peccato alla vita nuova per i credenti (lCor 5,7s).
(bibbia Ravasi)

Nei primissimi tempi dei cristianesimo la Risurrezione fu ricordata ogni otto giorni, la domenica; poi, in età apostolica, si aggiunse la celebrazione annuale, ma non ci fu subito accordo sulla data. Una prima corrente, detta paolina-giovannea o dei quartodecimani, celebrava la memoria il 14 nilsàn, in qualunque giorno della settimana cadesse, unendo nella stessa festa la memoria della morte e quella della Risurrezione di Cristo. Una seconda corrente, chiamata petrina, celebrava la solennità nella domenica successiva al 14 nísán.
A queste correnti proprie dell'Asia si contrapponevano le Chiese dell'Occidente, che celebravano la Pasqua nella domenica che seguiva al plenilunio di primavera. Nacquero controversie gravi che dapprima l'orientale san Policarpo e papa Aniceto, poi papa Vittore e sant'Ireneo tentarono di risolvere. Ma soltanto al concilio di Nicea (325) si ottenne che la Pasqua fosse celebrata nello stesso giorno (quello dell'uso romano) da tutta la cristianità. Il compito di stabilire, ogni anno, tale giorno (che altrimenti avrebbe potuto variare in rapporto ai diversi sistemi di calcolo dell'equinozio primaverile) fu affidato alla
Chiesa di Alessandria. Successivamente, nel 525, secondo il nuovo computo di Dionigi il Piccolo, la Pasqua venne fissata fra il 22 marzo e il 25 aprile. La data della Pasqua presso le Chiese ortodosse solitamente non coincide con quella della Chiesa cattolica, perché le ortodosse non hanno accolto in generale la riforma gregoriana del calendario; pertanto la Pasqua sovente è celebrata dopo la data della cattolicità.
Si pensa generalmente che all'inizio la pasqua fosse una festa pastorale: l'offerta delle primizie del gregge, cui posteriormente sarebbe stata aggiunta la festa agricola dell'offerta delle primizie della mietitura dell'orzo: il pane azimo. Queste due feste, collegate con gli avvenimenti dell'epoca mosaica, assunsero un nuovo significato storico religioso: il ricordo della liberazione degli Ebrei dall'Egitto. La pasqua mantenne il carattere di festa familiare anche dopo l'accentrazione del culto ebraico nel tempio di Gerusalemme e l'obbligo di passare qui la Pasqua.
Il fatto storico-religioso che legò indissolubilmente la pasqua all'uscita dall'Egitto si legge nel capitolo 12 dell'Esodo. Mosè ordinò al popolo, prima di abbandonare l'Egitto, che ogni famiglia ebraica immolasse un capo di bestiame piccolo (agnello, pecora o capra) senza difetto, di un anno, e aspergesse col suo sangue gli stipiti e il frontone delle porte delle case i cui membri erano riuniti per il banchetto sacro: la vittima pasquale doveva essere mangiata in piedi, con il bastone in mano, pronti per la partenza, che sarebbe avvenuta in quella stessa notte, dopo che l'angelo di Dio fosse passato per uccidere tutti i primogeniti egiziani, risparmiando i primogeniti ebrei le cui abitazioni erano segnate coi sangue. Vinti dalla prova divina, gli Egiziani fecero pressione affinché gli Ebrei partissero al più presto, e questi dovettero portare seco la pasta non ancora lievitata (venne così aggiunto un nuovo significato al rito del pane azimo). Così, come Dio vegliò tutta la notte per porre in salvo il suo popolo, questo veglierà nella notte di pasqua.
Fu nel corso di una celebrazione pasquale che Gesù Cristo, secondo la narrazione evangelica, istituì il sacramento dell'eucaristia.
encicl. Larousse

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