Santo Sepolcro - Gerusalemme
Testo integrale del Messaggio pasquale dei capi delle Chiese di Gerusalemme per quest'anno 2011 (la traduzione è di Terrasanta.net)
Alleluia! Cristo è risorto. È veramente risorto. Alleluia!
Noi, capi delle Chiese della città santa di Gerusalemme, veniamo a voi coi nostri saluti e la nostra gioia nel celebrare la Risurrezione del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
I cristiani riconoscono che la loro gioia è salda nella speranza della promessa di vita eterna che il nostro Signore ha conquistato per tutti coloro che credono. E tuttavia, quando da Gerusalemme, la città della redenzione, noi vediamo la sofferenza dei nostri fratelli e sorelle cristiani in Egitto, in Iraq e in altre parti della nostra regione la nostra gioia si fa più importante. Ci accorgiamo che la tristezza cerca di offuscare la gioia della Pasqua proprio mentre siamo testimoni della violenza che si è abbattuta sulle manifestazioni pacifiche delle popolazioni nel mondo arabo nei mesi scorsi.
Noi cristiani assistiamo in preghiera agli sviluppi in corso nel Medio Oriente. Preghiamo che le riforme conducano a società civili moderne in cui la libertà di espressione, la libertà religiosa e i diritti umani – compresi i diritti di quelle che numericamente sono considerate minoranze – siano rispettati. Invitiamo tutte le persone di fede e di buona volontà a cercare la pace; al contempo riconosciamo che la pace non può essere acquistata pagando il prezzo del silenzio e della resa alla corruzione e all’ingiustizia.
La violenza, quando esplode, ci ricorda che la croce di Cristo è sempre presente per i fedeli discepoli del Principe della Pace. La crocifissione è una realtà che costantemente si rinnova per molti membri del nostro clero e del popolo che continuano a cercare di vivere in mutua comprensione e cooperazione con i propri vicini.
Esortiamo tutti i cristiani a pregare per la riconciliazione tra i popoli in Terra Santa, dove una situazione che va deteriorandosi fa sembrare la pace e la giustizia più lontane che mai. Chiediamo alle Chiese di tutto il mondo di stare al nostro fianco nel dare voce a coloro che sono ridotti al silenzio, nell’abbattere i muri che ci separano gli uni dagli altri e nel costruire ponti di buona volontà tra i popoli.
Preghiamo anche per le guide delle nazioni e per coloro che dimostrano chiedendo cambiamenti, perché usino saggezza e discernimento per servire al bene dei loro popoli e promuovere soluzioni pacifiche nel dar vita ai cambiamenti più opportuni per un futuro migliore per tutti i figli di Dio. Nostro Signore è morto per i peccati di tutto il mondo perché tutti i popoli vedano nel suo esempio come la violenza porta solo alla morte e alla distruzione. Nella sua risurrezione facciamo esperienza della sua vittoria sulla violenza e sulla morte e abbracciamo una visione del futuro in cui tutti i popoli vivranno insieme nell’armonia.
Proprio questa visione ci dà la speranza di riaffermare la nostra fede davanti alla disperazione. I cristiani di tutto il mondo celebrano quella vittoria sulla morte che è nostra come dono di Dio che ha compassione e misericordia di tutto il suo creato. Condividiamo la nostra gioia nella risurrezione con voi. La croce sta sempre davanti a noi, giorno dopo giorno, ed è una croce vuota. Una nuova vita è venuta. Cristo è risorto. Noi siamo risorti. Alleluia. Rendiamo grazie a Dio.
+ Theophilos III, patriarca greco ortodosso
+ Fouad Twal, patriarca latino
+ Torkom II Manoogian, patriarca armeno apostolico ortodosso
+ fra Pierbattista Pizzaballa, ofm, custode di Terra Santa
+ arcivescovo Anba Abraham, patriarca copto ortodosso
+ arcivescovo Swerios Malki Murad, patriarca siro-ortodosso
+ arcivescovo Joseph-Jules Zerey, patriarca greco-melchita
+ arcivescovo Abouna Matthias, patriarca etiopico ortodosso
+ arcivescovo Paul Sayyah, esarca patriarcale maronita
+ vescovo Suheil Dawani, Chiesa episcopaliana di Gerusalemme e del Medio Oriente
+ vescovo Munib Younan, Chiesa evangelico-luterana in Giordania e in Terra Santa
+ mons. Pierre Malki, esarca patriarcale siro-cattolico
+ padre Rafael Minassian, esarca patriarcale armeno-cattolico
(Pasqua 2011)
Nessun commento:
Posta un commento