"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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giovedì 31 marzo 2011

Semplice riflessione: Gioia- Felicità




 
L'umanità ha finito per convincersi di dover scegliere tra Dio e la felicità.
Abbiamo fatto inconsapevolmente di Dio il rivale, a nemico della gioia dell'uomo.
La gioia è come l'acqua corrente: bisogna darne per riceverne. «Fateci vedere la vostra gioia! », dicevano agli ebrei, in tono di sfida, coloro che li avevano deportati (Isaia 66,5).
Anche ai cristiani, i non credenti rivolgono tacitamente la stessa sfida: «Fateci vedere la vostra gioia! ».
Come testimoniare la gioia? San Paolo, dopo aver esortato i cristiani a «rallegrasi sempre», aggiunge subito: «La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini».
La parola «affabilità» indica qui tutto un complesso di atteggiamenti fatto di indulgenza, di bontà d'animo, di capacità di saper cedere.
I credenti testimoniano la gioia quando evitano ogni acredine e puntiglio personale, quando sanno irradiare fiducia.
Chi è felice non è amaro e pignolo, non sente il bisogno di stare a puntualizzare su tutto e sempre, sa relativizzare le cose, perché conosce qualcosa che è troppo più grande.
A tutti noi è diretta l'esortazione che un profeta rivolse al popolo ebraico in un momento di grande afflizione: «Non piangete, non fate lutto: la gioia del Signore è la nostra forza» (Neemia 8).
La ricerca della felicità («the pursuit of happiness») è inserita nella costituzione americana come uno dei diritti fondamentali dell'uomo.
Ma allora, perché così pochi sono veramente felici e anche quelli che lo sono lo sono per così poco tempo? lo credo che la ragione principale è che, nella scalata alla felicità, sbagliamo versante, scegliamo un versante che non porta alla vetta.
Bernanos scriveva: «E’ con satana che la tristezza e l'inquietudine disperata entrano nel mondo».
Non facciamo, della felicità, un idolo.
Di questo tipo è la gioia cantata da Beethoven, nel finale della Nona Sinfonia, proposto come inno ufficiale dell'Europa unita!
La gioia vi è definita «scintilla degli dèi, figlia dell'Elisio».
Una gioia che non basta per tutti e che perciò è riservata - si dice in quell'inno - solo «a chi ha avuto in sorte una buona moglie o beve in compagnia degli amici».
«Gioia, gioia!» (Freude, Freude!) è un grido di desiderio che resta senza risposta.
Beethoven stesso che lo compose fu uno degli uomini più infelici mai esistiti.
Questo spiega perché chi cerca Dio trova sempre la gioia, mentre chi cerca la gioia non sempre trova Dio.
Per questo un salmo ci esorta: «Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri dei tuo cuore» (Salmo 37,4).
La Bibbia descrive la vita eterna con le immagini della festa, del banchetto nuziale, del canto e della danza. Entrare in essa è fare l'ingresso definitivo nella gioia: «Entra nel gaudio del tuo Signore! » (Mt 25,21).
E’ ora di cominciare a proclamare con più coraggio «lieto messaggio» che Dio è felicità, che la felicità - non la sofferenza, la privazione, la croce - avrà l'ultima parola.
Che la sofferenza serve solo a rimuovere l'ostacolo alla gioia, a dilatare l'anima, perché un giorno possa accoglierne la misura più grande possibile

E se ogni uomo, tutti i giorni, gettasse un fiore sul cammino del prossimo, le strade della terra sarebbero piene di gioia! «L'amore è la delicatezza di non essere pesanti» (Papa Luciani).
(appunti da diversi esegeti)

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