"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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venerdì 18 marzo 2011

Riflessione per la Seconda Domenica di Quaresima ambrosiana A (la Samaritana Gv 4,5-42 )



Siamo di fronte a una delle pagine più belle e alte dei Vangelo.
Questa pagina battesimale può essere la traccia per il nostro cammino di conversione nel tempo quaresimale: la peccatrice che si fa penitente dietro invito delle parole di Gesù e, ricevuto il perdono, esprime la sua gioia per la vita nuova avuta. Si fa testimone del dono ricevuto con un atteggiamento decisamente missionario.
Il cammino quaresimale per noi potrebbe essere questo incontrare il Cristo, metterci in ascolto della sua parola, accogliere la sua presenza per essere anche noi testimoni e missionari.
La scena descritta è tipicamente biblica. Nelle storie dei patriarchi più di una volta è narrato l'incontro di un uomo, stanco, incaricato di una missione straordinaria, con una donna eletta, presso una fonte. Si pensi all'incontro tra Rebecca e il capo dei servi di Abramo (Gen 24,11ss): a quello tra Giacobbe e Rachele (Gen 29,1ss.): a quello tra Mosè e le figlie dei sacerdote Raguele, una delle quali diverrà moglie del liberatore d'Israele (Es 2,15ss.).
La scena di Gesù con la samaritana rievoca più da vicino quello di Mosè, come ce la descrive Flavio Giuseppe: Mosè, fuggendo dall'Egitto, arriva affamato e stanco a un pozzo, sito a poca distanza da una città. Sfinito vi si riposa, sul mezzogiorno; ecco venire al pozzo le figlie dei sacerdote Raguele La situazione è assai simile a quella descritta in Gv 4 (Friedrich)

Il pozzo significava la Legge, sintetizzava le figure dei patriarchi e quella di Mosè Il leglislatore.

Samaritana: non cattiva, ma cammina con disinvoltura ai margini della legge morale (dose di incoscienza, traccia di spavalderia).

Il capitolo 4° del Vangelo di Giovanni narra uno straordinario incontro vissuto da Gesù con una samaritana. (EBREI E SAMARITANI NON VANNO D'ACCORDO.... UOMINI NON DEVONO CHIIEDERE ALLE DONNE... MA ESIGERE).
Questa conversazione è un piccolo capolavoro di finezza e saggezza psicologica.
Gesù comprende che attraverso la curiosità (atteggiamento molto sano dello spirito: esprime desiderio di sapere) (difetto quando è inopportuna e morbosa) può portare questa donna a scoprire valori più grandi...
L'arrivo della donna samaritana e la richiesta di Gesù aprono il tema dell'acqua viva che Gesù darà (4,7-15).
In questo cammino l'iniziativa è del Signore. E’ bellissimo quel «Dammi da bere». Gesù è il Maestro che chiede da bere a una donna e per di più samaritana.
Potrebbe sembrare che Gesù, assetato, sia il bisognoso e la Samaritana, che ha il secchio, colei che può placare la sua sete. L'evangelista fa invece comprendere che la realtà è opposta: la Samaritana è colei che ha bisogno di Gesù. L'opposizione fra realtà e apparenza, così, ha un duplice scopo: da una parte mostra che per conoscere Gesù non basta fermarsi all'esterioritá della sua umanità; dall'altra fa capire che lui svela i bisogni profondi della persona, anche quando lei stessa (come la Samaritana) non li conosce.
GESÙ CI CHIEDE DA BERE ossia chiede il nostro amore ed è con questa richiesta che ripeterà sulla Croce "HO SETE".
Gesù è assetato della nostra fede viva che orienti la nostra vita verso la sua persona e noi, come cristiani siamo chiamati al compito di attuare la più nobile missione che Lui ci ha affidato: seminare l'amore nel mondo e partecipare alla missione salvifica della Chiesa.
INIZIA CHIEDENDO ACQUA E TERMINA PROMETTENDOLA; ANCHE SULLA CROCE DAPPRIMA MANIFESTERÀ LA SUA SETE (19,28) E POI DARÀ L’ACQUA CHE SGORGA DAL SUO CORPO
Il cammino di conversione nasce dalla certezza che la mia vita è preziosa e non può essere buttata. In qualunque situazione posso sempre trovare la strada del ritorno, della grazia, dell'acqua viva. Tutti abbiamo bisogno di sperimentare che la nostra vita non è da buttare, che può essere utile a qualcuno. Ma questa esperienza molte volte la facciamo solo se qualcuno, chiedendoci aiuto, ci restituisce la fiducia in noi stessi. C'è una sete profonda di Dio nel cuore dell'uomo che deve essere continuamente scoperta, ritrovata.
OGGI IL PERICOLO È CHE QUESTA SETE VENGA SPENTA CON DEI SURROGATI, CON DELLE MENZOGNE.
 E’ bella quella pagina nel Piccolo Principe della pillola che toglie la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più la necessità di bere. «"Perché vendi questa roba? disse il piccolo principe. "E’ una grossa economia di tempo", disse il mercante. "Gli esperti hanno fatto i calcoli. Si risparmiano 53 minuti alla settimana". "Che cosa se ne fa di questi 53 minuti?". "Se ne fa quel che si vuole". "lo", disse il piccolo principe, "se avessi 53 minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana"».
Di continuo siamo tentati di dare risposte alle domande di senso, alla nostra sete di eternità con delle pillole preconfezionate a basso prezzo.
La Samaritana si è liberata di questa tentazione perché ha trovato il Cristo, l'acqua viva.
(diversi esegeti)


"Ho sete" ( è scritto su una parete di una delle case di accoglienza di Madre Teresa di Calcutta)

VANGELO SEC. GIOVANNI 4,5-42
In quel tempo, Gesù giunse ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le disse: «Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui».
Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Bibbia CEI 2008

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