Anche questa domenica, come la precedente, è segnata dalla figura del Battista.
Ma ormai, accanto a lui, campeggia il Cristo, «colui che doveva venire», il Salvatore.
Giovanni Battista ci viene proposto come modello nel nostro cammino incontro a Gesù.
Il suo stile di vita, la sua predicazione, il suo rigore e la sua mortificazione favoriscono il nostro cammino verso il Messia Gesù.
Il Battista, non ha vissuto gli eventi "tanto per provare, non ha condotto un'esistenza "in prova”, oggi così di moda, per la quale si fanno esperienze anche intense, ma non si aspira a legami stabili;
il Battista è modello di chi s'impegna totalmente scegliendo di vivere per Dio ogni istante, offrendo il massimo delle proprie risorse umane.
Egli si è legato al suo Dio da sempre, lo ha cercato nel deserto, lo ha sentito incredibilmente vicino e ha creduto di riconoscerlo presente in un misterioso Gesù, venuto a farsi battezzare da lui.
Quando però resta solo nel buio della fortezza di Macheronte, sente il cuore assalito da un oscuro terrore: si è forse sbagliato nei confronti di colui che ha additato come l'agnello di Dio?
Ma la fede di Giovanni è più grande del suo dubbio.
Essa traspare nel fatto che invece di mettere in discussione l'atteso - pur di difendere, come al contrario fanno molti. le proprie aspettative - è disponibile a rivedere anche il modo con cui aveva immaginato lo stile dell'agire divino e manda un'ambasceria da Gesù, chiedendo luce e aiuto per capire.
Giovanni, la voce che indicava la strada, diventa ancor più povero, facendosi soltanto domanda, divenendo l'invocazione sincera che sola può superare il dubbio:
In questo contesto possiamo ulteriormente comprendere come la fede di Giovanni sia stata attraversata dalla prova, così come è anche per i discepoli di Gesù.
Giovanni, che non a caso in questo tempo ci accompagna robustamente verso Natale, manda i suoi discepoli da Gesù a chiedergli:
"Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attendere un altro?".
E' la domanda di questo tempo di Avvento; ma è anche la domanda di ogni giorno dell'uomo religioso e dell'uomo che ha a cuore le sorti del mondo.
Lo chiediamo alla parola del Signore, come quei discepoli di Giovanni lo chiesero a Gesù. L'evangelista scrive che i discepoli di Giovanni furono accolti dal profeta di Nazaret che non mancò di dare loro la risposta: "Andate e riferite a Giovanni quello che voi udite e vedete; i ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi fiacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella".
Gesù, riprendendo le parole del profeta Isaia, manda a dire a Giovanni che quella profezia si è compiuta; non è più solo un sogno, è già realtà.
Attraverso la sua persona che cammina in mezzo agli uomini, la profezia di Isaia ha iniziato il suo definitivo compimento.
Non è forse questa, anche oggi, la strada per uscire delle nostre crisi di fede: diventare domanda, farsi supplica insistente e fiduciosa davanti a Dio?
Dalle crisi, dai dubbi, dalla tiepidezza, si esce soltanto perseverando nella preghiera, nel saper attendere con costanza e fiducia i tempi e i modi con i quali Dio vorrà risponderci.
Questo brano del vangelo ci propone la figura del profeta prigioniero che non si confeziona una risposta secondo le proprie idee e i propri desideri;
umilmente egli chiede luce e Gesù gli fa sapere che «ai poveri è predicata la buona novella».
In questa parola vi è un lieto annunzio che riguarda chi come il Battista, si fa povero e si svuota anche dei propri progetti per accogliere la volontà di Dio.
Giovanni è il vero povero che ha camminato nella pazienza e nella fede e perciò egli non si scandalizza di Gesù - anche se gli appare tanto diverso da quel Messia, giudice inesorabile, che si era immaginato-, ma sa riformare le proprie attese sul venire di Dio, approfondendo così la propria speranza.
Così la grandezza di Giovanni è raggiungibile proprio da chi nella fede si fa piccolo per lasciare spazio ai Progetti di Dio su di sé, anche quando essi risultano incomprensibili per il sentire umano.
VANGELO SEC. MATTEO 11,2-15
In quel tempo. Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo,per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, / davanti a te egli preparerà la tua via. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!»
Bibbia CEI 2008
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