Tutto tace. La mezzanotte avvolge ogni cosa: allora Gesù può nascere. Ecco: nel silenzio risplende sempre qualcosa. Platone consumava più olio nella lampada da notte alla luce della quale scriveva in silenzio, che vino nella coppa. Gandhi, nonostante le molteplici attività, riuscì a restare fedele al silenzio settimanale dei lunedì. Lo scrittore francese Psicari diceva: «Disgraziati coloro che non hanno conosciuto il silenzio». Perché disgraziati? Perché chi non tace, finisce coi vivere nell'ambiguità: non sa più chi è, cosa fa, dove va; ed allora è la morte dell'uomo.
Nel presepio trovi la pedagogia dei sentimenti.
Un padre e una madre protesi, anima e corpo, verso il bambino: lo accarezzano con gli occhi e con le mani.
Persino gli animali, secondo la tradizione - mai come in questo caso tanto profonda e significativa! - partecipano all'amore. Prezioso presepio che ricorda che non si vive di solo cervello né di sola meccanica!
Nel presepio trovi la pedagogia dell'essenziale.
Tutto nella grotta è ridotto all'osso. Certo, dalla pedagogia così austera di Betlemme, non può venir fuori un ragazzo che davanti al primo ostacolo crolla e molla, come troppi ragazzi d'oggi, simili a quei cubetti di ghiaccio che, tirati fuori dal frigorifero, si sciolgono non appena toccano il tiepido. Dalla pedagogia di Betlemme può fiorire solo un simpatico uomo di carattere come Cristo.
Nel presepio trovi la pedagogia del dono.
I pastori portano regali; i Magi offrono omaggi. Qui tocchiamo uno dei caratteri più profondi della pedagogia dei presepio. Perché il dono educa; educa più d'ogni altra cosa. Psicologi e pedagogisti concordano nel sostenere che il narcisismo è la morte della psiche: se l'uomo vuole realizzarsi, deve scaraventarsi fuori dei proprio «io».
Nel presepio trovi la pedagogia della gioia.
Da quella mezzanotte in poi, tutto può cambiare. «Vi annuncio una grande gioia» (Lc 2,10): incomincia la salvezza. Tristezza, noia, pessimismo, stanno all'opposto di ogni educazione. Subito dopo aver provato il gusto dei latte, intatti, il bambino per poter vivere, ha bisogno che qualcuno gli faccia provare il gusto della vita.
Giuseppe Pellegrino
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