"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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martedì 14 dicembre 2010

Beviamoci Babbo Natale (forse ciò che non conosciamo)



Cento secoli.

Cento secoli prima di Cristo gli uomini smisero la vita nomade e si fecero agricoltori. Coltivando, capitava un fatto nuovo: si accumulava più cibo del necessario, cibo che si poteva metter da parte. Quando l'inverno era al suo culmine (più o meno questo periodo) uomini e donne di allora tiravano un sospiro di sollievo: ce l'avevano fatta, la stagione adesso non avrebbe fatto che migliorare. Si organizzava una gran festa e ciascuno tirava fuori il cibo o la bevanda che aveva risparmiato. Scambiatisi i doni (tutta roba da mangiare) si ballava e cantava fino all'alba.
Più tardi.
Al culmine dell'inverno, gli antichi persiani festeggiavano Mitra, il dio della Luce, i germani Odino, principe degli dei. Secondo la leggenda, Odino galoppava su un cavallo a otto zampe, coperto da un largo mantello e con in testa un cappellaccio, portando regali o castighi agli abitanti dei mondo. Stessa cosa faceva per i finlandesi l'Uomo inverno, che non girava però a cavallo, bensì su una slitta trainata da renne. Gli antichi romani festeggiavano al culmine dell'inverno i Saturnali e credevano che non far doni portasse male. Per ì britanni Old Winter - cioè Vecchio Inverno - girava casa per casa, ma senza distribuire regali: bussava alle porte, chiedeva alle famiglie come stavano, beveva con loro, un bicchiere di vino.
San Nicola.
San Nicola di Bari (270-352 o, forse, 280-345) non era affatto di Bari, ma di Patara in Turchia. Un giorno salvò tre bambini da un oste che voleva cucinarli e servirli ai suoi avventori come porcellini da latte. Di qui grande fama di santo protettore dell’infanzia, con migliaia di chiese ovunque, specie nei Paesi nordici. specie in Danimarca. In Danimarca san Nicola era chiamato «Sinter Klaas» (o Sinter Claes).

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25 dicembre.
Più o meno alla metà dei quarto secolo, papa Giulio I stabilì che la nascita di Gesù dovesse essere fissata al 25 dicembre. In questo modo le festività pagane - che non potevano essere soppresse se non a prezzo di tumulti e abiure - vennero mutate in cristiane e l'abitudine millenaria di scambiarsi doni non venne persa.
Albero.
I missionari, vedendo che i germani adoravano la quercia, mostrarono loro l'abete. «Vedete? E’ un triangolo: nel vertice in alto c'è il Padre e nei due in basso il Figlio e lo Spirito Santo». I germani chiesero se i loro dei avrebbero potuto dimorare nell'abete. I missionari risposero: «Senz'altro». I germani adottarono senza difficoltà Gesù Cristo tra i loro dei e presero ad adorare l'abete.
New York.
Nel XVI secolo la prima colonia danese arrivò negli Stati Uniti e fondò New Amsterdam; più tardi New York. Gli indigeni, che parlavano inglese, considerarono con curiosità l'abitudine dei nuovi venuti di pregare Sinter Klaas, ben presto si impossessarono di quel rito storpiando in Santa Claus il nome dei santo.

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Tetto.
I lapponi, per ripararsi dai freddo, vivevano in case interrate, che avevano la porta piazzata sul tetto.
1822.
Il professor Clement Moore, ordinario di letteratura greca e orientale all'università dì New York, autore di un ponderoso volume sul Lessico della lingua ebraica, aveva sei figli e per renderli allegri a Natale scrisse la poesia: A Visù from St Nicholas cioè «Una visita di san Nicola». I versi dicevano all'incirca (traduzione libera nostra): «Bum bum bum / Batte sul tetto/ E’ una slitta, son le renne/ Salta giù dal caminetto / San Nicola con le strenne». Pubblicata, la poesia ebbe un enorme successo e diffuse in tutto il mondo la saga di san Nicola, cioè Santa Claus. Gli esperti videro subito che Moore, con l'aria di comporre uno scherzetto, aveva fuso i miti più svariati, l'Uomo inverno dei finlandesi (che girava con le renne) e l'abitudine lappone di entrare nelle case dal tetto. Le renne della slitta di Babbo Natale erano otto come le zampe dei cavallo di Odino. Il cavallo di Odino si chiamava Sleipnir. Clement Moore chiamò invece le sue renne Dasher, Dancer, Prancer, Vixen, Comet, Cupid, Donder, Blitzen, vale a dire - nella traduzione nostra - Brillo, Ballo, Balzo, Burbo, Stella, Amore, Dondo e Turbo.
Per inciso, è praticamente impossibile guidare una slitta tirata da otto renne.
Babbo Natale.
In occasione del Natale 1840 il principe Alberto, marito della giovane regina Vittoria, installò, secondo l'uso germanico, un albero decorato nel castello di Windsor. L'abitudine si diffuse immediatamente in tutta l'Inghilterra e si accoppiò subito alle leggende relative a Old Father Christmas. L'albero però era giunto anche negli Stati Uniti, grazie agli emigranti tedeschi, e da qui l'Europa (Inghilterra compresa) lo ricevette una seconda volta di rimbalzo, fuso ormai con le leggende di Santa Claus (con le renne e il resto). Di conseguenza, Babbo Natale e Santa Claus divennero una cosa sola.

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Coca-Cola.
Il vecchio Santa Claus era vestito di pelle o di pelliccia, con calzoni verdi o celesti, la pipa in bocca, la bottiglia di vino in mano. L'attuale Babbo Natale è come è per via della Coca-Cola che lo scelse come testimoniai della sua bevanda a partire dal 1931 e fino ai primi anni Sessanta. I colori bianco e rosso sono quelli dei marchio, la barba bianca, il cappuccio, l'aspetto rotondo, rubizzo e ridanciano sono invenzioni dei pittore-cartellonista Harold Sundblom.

Se non succede qualcosa, Babbo Natale resterà così com'è nei secoli dei secoli.

(Giorgio Dell’Arti)

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