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lunedì 12 dicembre 2011

La tradizione dell’albero di Natale


La tradizione dell’albero di Natale è molto recente rispetto a quella del Presepe (realizzato per la prima volta nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 1223, da S. Francesco e i suoi frati, tra le montagne di Greccio, vicino a Rieti). Se il presepe è di origine italiana, la tradizione di piantare ed ornare un albero nel periodo di Natale risale ai popoli germanici.
Ma questa tradizione dell’albero, come la festa stessa del Natale, fonda le proprie origini in culti diffusi e molto sentiti nel passato di vari popoli
Nella Roma pagana, già due o tre secoli prima di Cristo, dal 19 al 25 dicembre si festeggiavano i Saturnali, feste in onore del dio Saturno, dio dell'agricoltura. Era questo un periodo durante il quale si viveva in pace, si scambiavano doni, si facevano sontuosi banchetti. Erano feste di gioia, di rinnovamento, di speranza per il futuro tant’è che, in tale occasione, si rinnovavano anche i contratti agrari.
Lo stesso periodo che comprende il “solstizio d'inverno” (21 dicembre) veniva festeggiato anche presso i Celti, i cui sacerdoti, avendo notato che gli abeti rimanevano sempre verdi anche durante l'inverno, iniziarono a considerarli come un simbolo di lunga vita e cominciarono ad onorarli nelle feste invernali.
I Teutoni erano soliti, durante tale periodo, piantare un grosso abete ornato di ghirlande e bruciare un enorme ceppo, nel camino, per festeggiare il passaggio dall'autunno all'inverno. Il ceppo aveva un significato simbolico: si bruciava il passato e, dal modo di ardere del legno, si cercavano di cogliere i presagi su come sarebbe stato il futuro
Tracce di celebrazioni legate a queste vicende astrali, alla nascita cioè dell'anno nuovo, si trovano intorno alla data del 25 dicembre anche presso le primitive religioni persiane, fenice, siriane, peruviane, messicane, indù.
Ritornando al Natale, se è vero che discende da antiche cerimonie dedicate al Dio Sole, non deve stupire che, nonostante siano trascorsi molti secoli, gli antichi significati siano sopravvissuti.
Infatti il fuoco è l'elemento fondamentale di numerosi rituali natalizi europei ed extraeuropei. È molto probabile che da tutte queste tradizioni del passato abbia preso origine la tradizione del ceppo natalizio, il cui fuoco bene rappresentava il sole, e dal ceppo di quercia (simbolo di forza e di solidità) che nelle case doveva bruciare per dodici giorni consecutivi (fino alla nostra Epifania, quando le giornate iniziano lentamente ad allungarsi) si prendevano gli auspici su come sarebbe stato l’anno successivo in base alla maniera come bruciava.
L'origine dell'abete come simbolo natalizio ci è narrata da molte antiche storie: la più importante e quella del miracolo compiuto dal San Bonifacio, nato in Inghilterra nel 675 e morto martire in Germania nel 754; egli, missionario nei dintorni di Geismar, nella Germania settentrionale, notò alcuni pagani che adoravano una quercia per preparare il sacrificio del piccolo principe Asulf al dio Thor. San Bonifacio li fermò ed abbatté la quercia. Appena la quercia cadde, apparve un abete: San Bonifacio spiegò allora al popolo che l’Abete, sempreverde, era l'albero della vita e che rappresentava Cristo.
Un’altra leggenda racconta di un uomo che in Alsazia, rientrando a casa la notte di Natale, vide il meraviglioso spettacolo delle stelle che brillavano attraverso i rami di un abete. Per spiegare alla moglie ciò che aveva visto tagliò allora un piccolo abete e lo ornò di candeline accese. Nacque cosi il primo albero di Natale.
Si ha notizia di documenti che in Alsazia, nel 1521, autorizzano i cittadini a tagliare il loro albero di Natale, mentre una cronaca di Strasburgo del 1605 precisa che per Natale si portano in casa degli abeti, si mettono nelle stanze, si ornano con rose di carta di vari colori, mele, zucchero e oggetti dorati.
Da allora la tradizione dell'albero si estese presso molti altri popoli del nord Europa e cominciò ad accompagnare la ricorrenza natalizia.
Johann Wolfgang Goethe (1749-1832), pur non essendo propriamente di fede cattolica o protestante, amava moltissimo questa usanza e grazie a lui l'albero si impose a Weimar che era un importantissimo centro culturale dell'epoca. Nella sua famosa opera "I dolori del giovane Werther" (1774) l'albero di Natale compare per la prima volta anche nella grande letteratura.
Si sa che nel 1840 la principessa Elena di Germania, sposa del duca d'Orleans, preparò il suo albero di Natale alle Tuileries di Parigi, suscitando lo stupore della corte.
I primi addobbi di cui si ha notizia erano mele colorate ed ostie, con evidente significato religioso. Poi comparvero lumi, immagini,  rose di carta, ghirlande di fiori secchi. Alle ghirlande si unirono nastri e frutti colorati, poi le candeline, fino a quando, verso la metà del 1800, alcuni fabbricanti svizzeri e tedeschi cominciarono a preparare leggeri e variopinti oggetti di vetro soffiato che diventarono di moda e costituirono l'ornamento tradizionale dell'albero natalizio. Infatti nel 1848 apparve il primo ornamento in vetro, in Germania: si trattava di un "kugel", una larga palla cava all'interno, con dimensioni che variavano dai tre ai venti centimetri; le più piccole venivano utilizzate per decorare l'albero e divennero l'ornamento tradizionale dell'albero natalizio.
Nel 1841, con l'arrivo alla corte inglese del Principe Alberto di Sassonia, marito di origine tedesca della Regina Vittoria, l'usanza di addobbare un abete di Natale si diffuse rapidamente in Inghilterra e poi in tutto il mondo. La Regina Vittoria (1819-1901) infatti, fece addirittura pubblicare un’ immagine del suo Albero di Natale su "Godey's Lady's Book", una celebre rivista dell'epoca.
Verso la fine del 1800 questa moda dilagava in tutte le corti europee tra le famiglie della nobiltà. Anche la Regina Margherita (1851-1926), moglie del Re d’Italia Umberto I°, ne fece allestire uno, in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l'albero divenne di casa tra le famiglie aristocratiche italiane.
Nel nostro secolo assistiamo a una diffusione massiccia e capillare di questa usanza.
Molte tradizioni natalizie oggi appaiono un po’ indebolite, come la recitazione di poesie natalizie da parte dei bambini, il cantare insieme le canzoni di natale, le letterine che i bambini erano soliti inviare a Babbo Natale o Gesù Bambino elencando i regali desiderati, la preparazione in famiglia dei dolci tipici di Natale, etc. 
Ma l'albero ha resistito, anzi, ha rafforzato la sua posizione, sembra proprio che sia lui il vero simbolo di Natale.
E l'albero stesso molte volte non è più l'abete di un tempo, ma un sostituto di plastica o di altri materiali, riutilizzabili. Le candele di cera sono diventate fantasmagoriche luci elettriche.
Nelle case della maggior parte del popolo italiano l'albero di Natale è arrivato da pochi decenni. La sua diffusione massiccia si è avuta appena dopo la seconda guerra mondiale ed è dovuta alla presenza dei soldati americani, nell’immediato secondo dopoguerra. Negli USA infatti l’usanza dell’albero di Natale, poiché era nata tra i protestanti, era già molto diffusa.
http://www.eugubininelmondo.it/Albero.html



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