«Giovanni Paolo II è beato!». L’esclamazione di Benedetto XVI, nell’omelia della Messa di beatificazione celebrata ieri in piazza San Pietro, è stata accolta da un fragoroso applauso che si è levato dalla piazza e da via della Conciliazione, gremite di pellegrini convenuti per l’occasione. Un milione, diranno i dati ufficiali, mentre 200 mila sono stati coloro che hanno partecipato, la sera prima, alla veglia di preghiera al Circo Massimo. Da oggi in poi, ha stabilito il Papa recitando in latino la formula di beatificazione, il 22 ottobre sarà la festa liturgica dedicata al beato Wojtyla. «Sei anni or sono - ha esordito il Santo Padre - ci trovavamo in questa piazza per celebrare i funerali del papa Giovanni Paolo II. Profondo era il dolore per la perdita, ma più grande ancora era il senso di un’immensa grazia che avvolgeva Roma e il mondo intero». «Già in quel giorno noi sentivamo aleggiare il profumo della sua santità». Benedetto XVI si è soffermato sull’impronta mariana del pontificato di Wojtyla, riassunta nello stemma Totus tuus, secondo il quale la madre di Gesù era «immagine e modello di santità per ogni cristiano e per la Chiesa intera». Mentre la “causa” alla quale dedicò tutta la sua vita è raccolta in quella frase pronunciata a inizio pontificato: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!». «Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti - ha commentato il Pontefice - egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante - forza che gli veniva da Dio - una tendenza che poteva sembrare irreversibile». Al termine della celebrazione, durante il Regina Cæli, Benedetto XVI ha definito l’impegno profuso da tanti in questi giorni «segno di grande amore verso il beato Giovanni Paolo II». Il Papa ha parlato in francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco e italiano per salutare i pellegrini e le delegazioni giunte da tutto il mondo; ha ringraziato le autorità italiane per la collaborazione nell’organizzazione di questa giornata e ha rivolto un «affettuoso saluto a tutti i pellegrini» e «a quanti sono uniti a noi mediante la radio e la televisione, i cui dirigenti e operatori non si sono risparmiati per offrire anche ai lontani la possibilità di partecipare a questo grande giorno». «Ai malati e agli anziani, verso i quali il nuovo Beato si sentiva particolarmente vicino, giunga - ha concluso - uno speciale saluto». A precedere la beatificazione, sabato sera, è stata la veglia di preghiera al Circo Massimo, centro di «un abbraccio mondiale». Trasmessa in oltre cento Paesi, ha visto partecipi in maniera particolare cinque santuari mariani - il santuario Lagiewniki della Divina Misericordia a Cracovia (Polonia), Notre Dame du Lebanon - Harissa a Beirut (Libano), il Santuario di Kawekamo a Dodoma (Tanzania), Sancta Maria de Guadalupe in Messico e il Santuario di Fatima (Portogallo) - dai quali sono stati recitati i cinque “misteri della luce” del rosario, quelli voluti da Papa Wojtyla. L’esempio e la spiritualità del Papa beato hanno fatto da filo conduttore alla serata, prima con alcune testimonianze, poi con la preghiera del rosario, conclusa con la benedizione impartita, attraverso un videomessaggio, da Benedetto XVI. Joaquin Navarro-Valls, per ventun’anni direttore della Sala Stampa vaticana, ha sottolineato come il pontefice ricorresse settimanalmente al sacramento della riconciliazione. Mentre la preghiera «per lui era un bisogno» e non «un obbligo». «Vederlo pregare era vederlo parlare con Dio». E nella sua preghiera riversava le preghiere e le richieste d’intercessione del mondo: «Riceveva migliaia di lettere da tutto il mondo» e «nutriva la sua preghiera dei bisogni degli altri». Suor Marie Simon-Pierre, miracolosamente guarita da Papa Wojtyla, ha raccontato la sua vicenda vedendo in Giovanni Paolo II «un pastore secondo il cuore di Dio», «vicino a tutti, dal più debole al malato, fino al più piccolo della terra». «Tanta è la commozione», ha aggiunto il cardinale Stanislaw Dziwisz, ora arcivescovo di Cracovia e per 40 anni a fianco di Karol Wojtyla come suo segretario particolare. Tra i tratti caratteristici del Papa il porporato ha ricordato il silenzio, la preghiera («pregare per Giovanni Paolo II era respirare») e l’autenticità, «corrispondenza tra ciò che diceva e ciò che viveva».
(a cura del SIR)
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