"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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venerdì 13 aprile 2012

"Incredulità di San Tommaso" dipinto di Caravaggio (commento)

E' un dipinto a olio su tela di 107x146 cm conservato alla « Potsdam-Sanssoucis Bildergalerie». (Germania). Il dipinto raffigura l’apostolo Tommaso mentre infila un dito nella ferita del costato con altri due apostoli che osservano la scena. Le figure sono disposte in maniera tale da formare una croce o una spirale, con le tre teste degli apostoli incastrate l’una con l’altra. La luce proviene solo da sinistra e illumina la fronte corrugata dei tre uomini che osservano con attenzione e stupore la ferita. L’estremo realismo della scena scandalizzò non poco il committente marchese Vincenzo Giustiniani. Ma per immaginare l’effetto che questo quadro di Caravaggio fece nella Roma di 400 anni fa basti ricordare che del quadro si contano 24 copie e fra i copisti gente del calibro di Guercino e Rubens. In realtà il quadro appare di una semplicità assoluta e di una perfezione compositiva impeccabile: al centro della composizione i 4 personaggi le cui teste formano un rombo, suggeriscono la vita di una comunità sospesa fra fede e incredulità. L’asse orizzontale delle mani di Gesù e dell’apostolo che crede solo a ciò che vede, condensa in folgorante sintesi i dubbi e l’ostinazione dell’uomo con l’amore disponibile e paziente di Dio. La curvatura delle schiene degli apostoli e del fianco di Gesù li raccoglie in un arco quasi perfetto. Il fondo scuro e spoglio di ogni dettaglio superfluo, concentra l’attenzione sull’essenziale. A parte questa sapienza costruttiva, che cosa conferisce al quadro l’incredibile fascino che emana? La luce in primo luogo che, come sempre nei quadri del grande artista, gioca un ruolo unico facendo emergere i personaggi dall’oscurità: mentre il volto di Gesù rimane nella penombra, la luce permette di cogliere su quello degli apostoli compagni di Tommaso come “il dubbio fosse attecchito anche nei loro cuori, pur senza avere la sfrontatezza dell’incredulo”. In secondo luogo colpisce la mano di Gesù che afferra quella di Tommaso e la guida a frugare fin dentro la ferita quasi a fugare ogni dubbio: l’apostolo, spaccone e inquieto quando non c’è Gesù, si rivela timido e riluttante in sua presenza, tanto da dover essere aiutato dal Signore a compiere il gesto sfrontato della verifica. Infine Caravaggio con un colpo di genio avvicina la scena allo spettatore e mette l’episodio alla sua portata quasi a sottolineare che la cosa ci riguarda tutti e ognuno di noi; quasi a invitare chi guarda ad entrare dentro la scena stessa fino a farsi co-protagonista. E siccome il Caravaggio è il pittore della realtà con questo bellissimo quadro riesce a farci capire che quello che lui vuol raccontare non è per niente fantastico o visionario, ma “l’accaduto, nient’altro che l’accaduto” (Roberto Longhi), perché il Vangelo prima ancora di essere dottrina o insegnamento è fatto, evento storicamente verificabile.
(don Bepo)

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