"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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lunedì 30 aprile 2012

Il “quarto stato” di Pelizza da Volpedo (quadro dipinto omaggio al lavoro e ai lavoratori)



Il quadro è un omaggio al lavoro e ai lavoratori nel giorno dedicato a loro: si tratta dell’opera notissima di Giuseppe Pelizza da Volpedo intitolata “Quarto Stato” e dipinta tra il 1896 e il 1902, un olio su tela di 293x545 cm. Così lo descrive il suo autore:”Siamo in un paese di campagna (probabilmente lo stesso paese del pittore, Volpedo); sono circa le dieci e mezzo di mattina di un giorno d’estate: due contadini avanzano verso ...lo spettatore, sono i due designati dell’ordinata massa di contadini che vanno loro dietro per perorare presso il padrone la causa comune…”. Le figure, dai tre personaggi in prima fila fino agli ultimi nelle retrovie, si impongono nel quadro per forza e dignità. A grandezza naturale in primo piano vengono ritratte persone del suo paese: un uomo anziano, un lavoratore, una donna col bimbo (Teresa, la moglie del pittore) forse a rappresentare le tre anime del socialismo o le tre età della vita…Dietro a loro avanzano uomini, donne, bambini, tutti dipinti con cura fino all’ultima fila dove si scorgono persone che si elevano per guardare la luce verso cui stanno avanzando, luce di speranza e di ottimismo (il sol dell’avvenire). L’enorme quadro che rappresentava la sintesi delle aspirazioni umane e artistiche del pittore non trovò però nessuno disposto a comprarlo, tanto che il pittore, deluso, morì suicida nel 1907 a soli 39 anni. Nel 1920 fu acquistato dalla città di Milano con pubblica sottoscrizione: esposto nel Castello Sforzesco, divenne icona e logo per il partito socialista e i sindacati. Il fascismo lo confinerà in un deposito, finché nel 1954 il sindaco Ferrari lo collocherà in una sala del Comune di Milano. Dopo altri spostamenti, ora il quadro ha trovato la sua definitiva collocazione nel museo del Novecento a Milano. Un’opera importante non solo per il tema che ne ha fatto un’icona di un pensiero politico e una potente denuncia delle condizioni di miseria dei lavoratori di fine ottocento, ma anche per la storia dell’arte: il quadro infatti, realizzato con tecnica divisionista, rappresenta la chiusura di un secolo e la fine della pittura di Accademia e apre le porte alla rappresentazione della realtà.

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