"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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lunedì 30 aprile 2012

Riflessione (Dalai Lama)



Abbiamo case piu grandi ma famiglie piu’ piccole…
Più opportunità ma meno tempo…....
Più istruzione ma meno buon senso..
Più conoscenza ma meno senso critico..
Più esperti ma piu problemi…
Più medicine ma meno benessere….
Siamo andati e tornati dalla luna, ma facciamo fatica ad attraversare la strada
per stringere la mano ad un uomo vicino…
Abbiamo prodotto più pc per registrare piu informazione, per replicare più documenti come non mai, ma siamo meno capaci di comunicare….
Siamo imbattibili sulla quantità ma scarsi sulla qualità…
Questi sono tempi da fast-food, ma dalla digestione lenta….
Sono i tempi dei grandi uomini ma di carattere mediocre...
Sono tempi in cui si realizzano profitti astronomici ma povere relazioni…
Questa è un epoca in cui tutto viene messo in vista sulla finestra, per occultare il vuoto della stanza….
Dalai Lama

Il “quarto stato” di Pelizza da Volpedo (quadro dipinto omaggio al lavoro e ai lavoratori)



Il quadro è un omaggio al lavoro e ai lavoratori nel giorno dedicato a loro: si tratta dell’opera notissima di Giuseppe Pelizza da Volpedo intitolata “Quarto Stato” e dipinta tra il 1896 e il 1902, un olio su tela di 293x545 cm. Così lo descrive il suo autore:”Siamo in un paese di campagna (probabilmente lo stesso paese del pittore, Volpedo); sono circa le dieci e mezzo di mattina di un giorno d’estate: due contadini avanzano verso ...lo spettatore, sono i due designati dell’ordinata massa di contadini che vanno loro dietro per perorare presso il padrone la causa comune…”. Le figure, dai tre personaggi in prima fila fino agli ultimi nelle retrovie, si impongono nel quadro per forza e dignità. A grandezza naturale in primo piano vengono ritratte persone del suo paese: un uomo anziano, un lavoratore, una donna col bimbo (Teresa, la moglie del pittore) forse a rappresentare le tre anime del socialismo o le tre età della vita…Dietro a loro avanzano uomini, donne, bambini, tutti dipinti con cura fino all’ultima fila dove si scorgono persone che si elevano per guardare la luce verso cui stanno avanzando, luce di speranza e di ottimismo (il sol dell’avvenire). L’enorme quadro che rappresentava la sintesi delle aspirazioni umane e artistiche del pittore non trovò però nessuno disposto a comprarlo, tanto che il pittore, deluso, morì suicida nel 1907 a soli 39 anni. Nel 1920 fu acquistato dalla città di Milano con pubblica sottoscrizione: esposto nel Castello Sforzesco, divenne icona e logo per il partito socialista e i sindacati. Il fascismo lo confinerà in un deposito, finché nel 1954 il sindaco Ferrari lo collocherà in una sala del Comune di Milano. Dopo altri spostamenti, ora il quadro ha trovato la sua definitiva collocazione nel museo del Novecento a Milano. Un’opera importante non solo per il tema che ne ha fatto un’icona di un pensiero politico e una potente denuncia delle condizioni di miseria dei lavoratori di fine ottocento, ma anche per la storia dell’arte: il quadro infatti, realizzato con tecnica divisionista, rappresenta la chiusura di un secolo e la fine della pittura di Accademia e apre le porte alla rappresentazione della realtà.

venerdì 27 aprile 2012

Maestro che dici del Tempo? (Gibran Kahlil Gibran)



E un astronomo domandò:
Maestro che dici del Tempo?
Ed egli rispose:
Vorreste misurare il tempo che non ha misure,
e non potrete misurarlo.
Vorreste comportarvi conformi alle ore e alle stagioni,
e dirigere perfino il corso dello spirito.
Del tempo vorreste fare una corrente
per vigilarne lo scorrere seduti sulla riva.
Ma ciò che è eterno in voi, sa che la vita è eterna.
Oggi non è che il ricordo di ieri,
e domani non è che il sogno di oggi.
E ciò che in voi è canto ed estasi
dimora ancora nei confini dell'attimo primo,
che nello spazio disseminò le stelle.
Chi di voi non sente
che la sua forza d'amore è illimitata?
E chi non sente che, pure illimitato,
questo amore è chiuso nel centro dell'essere,
e non oscilla da pensiero a pensiero,
né da amore ad amore?
Come l'amore,
non è forse il tempo indivisibile e immoto?
Ma se credete di misurare con le stagioni il tempo,
sappiate allora che le stagioni si cingono l'un l'altra,
E il presente abbraccia il passato con il ricordo,
e con la speranza l'avvenire.

Gibran Kahlil Gibran - Il Profeta (BIBLIOTECA DELLA FENICE-GUANDA)1986

giovedì 26 aprile 2012

Sognai una bicicletta a due posti: un tandem...




La bicicletta di Dio
In una calda sera d'estate, un giovane si recò da un vecchio saggio: "Maestro, come posso essere sicuro che tutto ciò che faccio è quello che Dio mi chiede di fare?".
Il vecchio saggio sorrise compiaciuto e disse: "Una notte mi addormentai con il cuore turbato; anche io cercavo, inutilmente, una risposta a queste domande.
Poi feci un sogno: Sognai una bicicletta a due posti: un tandem. E notai che Dio stava dietro e mi aiutava a pedalare.
Ma poi avvenne che Dio mi suggerì di scambiarci i posti.
Acconsentii e da quel momento la mia vita non fu più la stessa. Dio la rendeva più felice ed emozionante.
Che cosa era successo da quando ci scambiammo i posti?
Capii che quando guidavo io, conoscevo la strada. Era piuttosto noiosa e prevedibile. Era sempre la distanza più breve tra due punti.
Ma quando cominciò a guidare Lui, conosceva bellissime scorciatoie, su per le montagne, attraverso luoghi rocciosi a gran velocità a rotta di collo.
Tutto quello che riuscivo a fare, era tenermi in sella!
Anche se sembrava una pazzia, Lui continuava a dire: "Pedala, pedala!".
Ogni tanto mi preoccupavo, diventavo ansioso e chiedevo: "Signore, ma dove mi stai portando?".
Egli si limitava a sorridere e non rispondeva. Tuttavia, non so come, cominciai a fidarmi.
Presto dimenticai la mia vita noiosa ed entrai nell'avventura e quando dicevo: "Signore, ho paura...", Lui si sporgeva indietro, mi toccava la mano e subito un'immensa serenità si sostituiva alla paura.
Mi portò da gente con doni di cui avevo bisogno; doni di guarigione, accettazione e gioia.
Mi diedero i loro doni da portare con me lungo il viaggio.
Il nostro viaggio, vale a dire, di Dio e mio. E ripartimmo.
Mi disse: "Dai via i regali, sono bagagli in più, troppo peso".
Così li regalai a persone che incontrammo, e trovai che nel regalare ero io a ricevere e il nostro fardello era comunque leggero.
Dapprima non mi fidavo di Lui, al comando della mia vita.
Pensavo che l'avrebbe condotta al disastro.
Ma Lui conosceva i segreti della bicicletta, sapeva come farla inclinare per affrontare gli angoli stretti, saltare per superare luoghi pieni di rocce, volare per abbreviare passaggi paurosi.
E io sto imparando a star zitto e pedalare nei luoghi più strani e comincio a godermi il panorama e la brezza fresca sul volto con il delizioso compagno di viaggio, la mia potenza superiore.
E quando sono certo di non farcela più ad andare avanti, Lui si limita a sorridere e dice: "Non ti preoccupare, guido io, tu pedala".
(di: se staremo zitti noi-grideranno le pietre)

martedì 24 aprile 2012

25 aprile: in Italia è la festa della liberazione.



Il 25 aprile in Italia è la Festa della Liberazione, si ricorda cioè l'anniversario della liberazione dal nazifascismo.
Durante la seconda guerra mondiale (1939-1945), dopo il 1943, l'Italia si ritrovò divisa in due: al nord Benito Mussolini e i Fascisti avevano costituito la Repubblica Sociale Italiana, vicina ai tedeschi e al Nazismo di Hitler, mentre al sud si formò in opposizione il governo Badoglio, in collaborazione con gli Alleati americani e inglesi.
Per combattere il dominio nazifascista si era organizzata la Resistenza, formata dai Partigiani. Questi erano uomini, donne, giovani, anziani, preti, militari, persone di diversi ceti sociali, diverse idee politiche e religiose, ma che avevano in comune la volontà di lottare personalmente, ognuno con i propri mezzi, per ottenere in patria la democrazia e il rispetto della libertà individuale e l'uguaglianza.

Il 25 aprile 1945 i Partigiani, supportati dagli Alleati, entrarono vittoriosi nelle principali città italiane, mettendo fine al tragico periodo di lutti e rovine e dando così il via al processo di liberazione dell'Italia dall'oppressione fascista.

Qualche anno dopo, dalle idee di democrazia e libertà, è nata la Costituzione Italiana.
 http://www.amando.it/festivita/25aprile.htm

Non giudicare la tua vita in una stagione difficile...



Un uomo aveva 4 figli. Voleva imparassero a non giudicare le cose troppo velocemente.
Così li mandò uno alla volta a osservare un albero molto distante da casa....
Il più grande andò in inverno, il secondo in primavera, il terzo in estate ... il più giovane in autunno...
Quando tutti furono tornati chiese loro cosa avevano visto.
Il grande disse che l'albero era brutto, spoglio e ricurvo.
Il secondo disse che era pieno di gemme e promesse di vita...
Il terzo non era d'accordo; L'albero era pieno di fiori...profumato e bellissimo...era la cosa più bella che avesse mai visto.
Il più piccolo aveva un'opinione ancora diversa...l'albero era carico di frutti e pieno di vita e realizzazione..
L'uomo spiegò ai suoi figli che tutti avevano ragione, infatti avevano osservato solo una stagione della vita dell'albero.
Disse loro di non giudicare un albero o una persona solo in una stagione..e che l'essenza di ciò che una persona è.. la gioia, l'amore, la realizzazione che viene dalla vita possono essere misurate solo alla fine quando tutte le stagioni sono complete.
Se ti arrendi quando è inverno..perderai la speranza che regala la primavera..la bellezza della tua estate..la realizzazione del tuo autunno!!!

Morale: Non lasciare che il dolore di una stagione distrugga la gioia di ciò che verrà dopo. Non giudicare la tua vita in una stagione difficile. Persevera nelle difficoltà..il meglio deve ancora venire!!!

di: L'insostenibile leggerezza dell'essere..

venerdì 20 aprile 2012

Alba sulle montagne



"Domando tante volte alla gente: avete mai assistito a un’alba sulle montagne? Salire la montagna quando è ancora buio e aspettare il sorgere del sole. È uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall’uomo vi può dare, questo spettacolo della natura. A un certo momento, prima che il sole esca dall’orizzonte, c’è un fremito. Non è l’aria che si è mossa, è un qualche cosa che fa fremere l’erba, che fa fremere le fronde se ci sono alberi intorno, l’aria flessa, ed è un brivido che percorre anche la tua pelle. E per conto mio è proprio il brivido della creazione, che il sole ci porta ogni mattina”
(Mario Rigoni Stern)

mercoledì 18 aprile 2012

Desiderata

Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta, e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio.
Finché è possibile senza doverti abbassare, sii in buoni rapporti con tutte le persone.
Di' la verità con calma e chiarezza;
e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti; anche loro hanno una storia da raccontare.
Evita le persone volgari ed aggressive; esse opprimono lo spirito.
Se ti paragoni agli altri, corri il rischio di far crescere in te orgoglio e acredine, perché sempre ci saranno persone più in basso o più in alto di te.
Gioisci dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.
Conserva l'interesse per il tuo lavoro, per quanto umile;
è ciò che realmente possiedi per cambiare le sorti del tempo.
Sii prudente nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di tranelli. Ma ciò non acciechi la tua capacità di distinguere la virtù; molte persone lottano per grandi ideali, e dovunque la vita è piena di eroismo.
Sii te stesso.
Soprattutto non fingere negli affetti e neppure sii cinico riguardo all'amore; poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni esso è perenne come l'erba. Accetta benevolmente gli ammaestramenti che derivano dall'età, lasciando con un sorriso sereno le cose della giovinezza.
Coltiva la forza dello spirito per difenderti contro l'improvvisa sfortuna.
Ma non tormentarti con l'immaginazione.
Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.
Al di là di una disciplina morale, sii tranquillo con te stesso.
Tu sei figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle; tu hai diritto ad essere qui. E che ti sia chiaro o no, non vi è dubbio che l'universo ti si stia schiudendo come dovrebbe.
Perciò sii in pace con Dio, comunque tu Lo concepisca, e qualunque siano le tue lotte e le tue aspirazioni, conserva la pace con la tua anima pur nella rumorosa confusione della vita. Con tutti i suoi inganni, i lavori ingrati e i sogni infranti, è ancora un mondo stupendo.
Fai attenzione. Cerca di essere felice.
TROVATA NELL'ANTICA CHIESA DI SAN PAOLO - BALTIMORA
DATATA 1692 (traduzione di Enrico Orofino)

Un'utopia?



Oggi, ancora una volta, decido di dedicare la mia vita alla pace.

Di essere così forte che nulla possa alterare la pace del mio spirito.

Di trasmettere salute, gioia e speranza a chiunque io incontri.

Di far sentire ai miei amici che c’è qualcosa di buono e di magnifico in loro stessi.

Di guardare il lato positivo in ogni cosa e di essere ottimista nella vita.

Di sfidarmi ad agire e di mirare al meglio.

Di essere felice nella vittoria degli altri così come nella mia.

Di non scordare gli errori del passato e di avanzare risolutamente per ottenere i migliori risultati nel futuro.

Di dedicare totalmente tanto tempo al mio miglioramento personale che non me ne resterà più per criticare gli altri.

Di essere troppo forte per la paura, troppo nobile per la collera, troppo felice per l’inquietudine.

Di approfondire la mia fede ogni giorno affinché possa trovare la strada da seguire nella vita.

Daisaku Ikeda

lunedì 16 aprile 2012

Icona ufficiale di Family 2012 (commento)



Realizzata dal gesuita Marko Ivan Rupnik, la nuova icona accompagnerà la diocesi di Milano nella preparazione dell'Incontro.
Un arco ellittico che inquadra la composizione e avvolge la Santa Famiglia di Nazareth, posta al centro della storia della salvezza. Attraverso di essa la Santissima Trinità, rappresentata mediante la mano del Padre che sostiene il fuoco dello Spirito, incontra l’umanità. Cielo e terra si toccano e la salvezza di Dio investe ogni vivente. È ricchissima di significati simbolici l’icona ufficiale del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che è stata consegnata ieri, subito prima dell’udienza generale del mercoledì, da Benedetto XVI in persona a monsignor Erminio De Scalzi, presidente della Fondazione Milano Famiglie 2012. Il prelato ha accompagnato una delegazione costituita dal cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, da don Samuele Marelli, direttore del Servizio per i ragazzi adolescenti e l’oratorio della Diocesi di Milano, da una famiglia comasca e da 6mila adolescenti entusiasti. «Cari amici vivete la fede con entusiasmo e preparatevi spiritualmente al prossimo Incontro mondiale delle famiglie che si terrà nella vostra città dal 30 maggio al 3 giugno. L’icona della Sacra Famiglia sia segno e aiuto nella preparazione all’incontro», ha detto il Papa tra le urla festanti dei ragazzi.

L’icona, del peso di 60 Kg e delle dimensioni di 115X130 cm, è stata realizzata da padre Marko Ivan Rupnik, artista gesuita molto famoso per aver realizzato gli incantevoli mosaici nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano e nelle basiliche di Fatima, San Giovanni Rotondo e Lourdes. Essa sostituisce quella realizzata da Kiko Arguello, il fondatore del movimento neocatecumenale, che per quasi vent’anni è stata il simbolo dei precedenti sei incontri Mondiali (Roma 1994 e 2000; Rio de Janeiro 1997; Manila 2003; Valencia 2006 e Città del Messico 2009). «Un momento importante per la Diocesi di Milano», ha dichiarato Monsignor Erminio De Scalzi, «la giornata di oggi è l’occasione in cui esprimere nuovamente gratitudine al Santo Padre che ha scelto di celebrare a Milano il VII Incontro Mondiale delle Famiglie». Una volta a Milano il mosaico verrà collocato nella Basilica di San’Ambrogio per la venerazione dei fedeli per poi partire e toccare tutte e sette le zone pastorali della Diocesi ambrosiana, dove resterà una settimana per tappa. Durante l’Incontro l’opera verrà esposta al Mico-FieraMilanoCity in occasione del Congresso Teologico Pastorale, che il 30 maggio aprirà ufficialmente il VII Incontro Mondiale delle Famiglie. In seguito la Sacra Famiglia verrà portata a Bresso sul palco della “Festa delle Testimonianze” e sull’altare della Santa Messa celebrata da Benedetto XVI nella mattinata di domenica 3 giugno per poi essere consegnata alla Diocesi che ospiterà l’Incontro nel 2015.

Famiglia Cristiana, allegata al numero 23 in uscita il 31 maggio, offrirà in esclusiva ai suoi lettori la riproduzione in miniatura dell’Icona ufficiale di Family 2012. La miniatura in legno sarà della misura di 10,95x12,40 cm con oro a caldo. Allegati ci saranno anche la spiegazione teologico-pastorale dell’icona, a cura del Cardinale Ennio Antonelli, e un cartoncino contenete una preghiera composta ad hoc per la famiglia. Quest’ultima avrà il retro personalizzabile con il nome della parrocchia o della famiglia e la data.
(Stefano Stimamiglio)

sabato 14 aprile 2012

II Domenica di Pasqua "o della Divina Misericordia"

E' la più importante di tutte le forme di devozione alla Divina Misericordia. Gesù parlò per la prima volta del desiderio di istituire questa festa a suor Faustina a Płock nel 1931, quando le trasmetteva la sua volontà per quanto riguardava... il quadro: "Io desidero che vi sia una festa della Misericordia. Voglio che l'immagine, che dipingerai con il pennello, venga solennemente benedetta nella prima domenica dopo Pasqua; questa domenica deve essere la festa della Misericordia" (Q. I, p. 27). Negli anni successivi - secondo gli studi di don I. Rozycki - Gesù è ritornato a fare questa richiesta addirittura in 14 apparizioni definendo con precisione il giorno della festa nel calendario liturgico della Chiesa, la causa e lo scopo della sua istituzione, il modo di prepararla e di celebrarla come pure le grazie ad essa legate.

La scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un suo profondo senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, cosa che ha notato anche suor Faustina: "Ora vedo che l'opera della Redenzione è collegata con l'opera della Misericordia richiesta dal Signore" (Q. I, p. 46). Questo legame è sottolineato ulteriormente dalla novena che precede la festa e che inizia il Venerdì Santo.

Ai nostri giorni i fedeli di molte regioni della terra, nel culto divino e soprattutto nella celebrazione del mistero pasquale, nel quale l'amore di Dio verso tutti gli uomini risplende in massima misura, desiderano esaltare quella misericordia.

Accogliendo tali desideri, il Sommo Pontefice GIOVANNI PAOLO II ha benignamente disposto che nel Messale Romano d'ora innanzi al titolo della II Domenica di Pasqua sia aggiunta la dizione "o della Divina Misericordia", prescrivendo anche che, per quanto concerne la celebrazione liturgica della stessa Domenica, siano da adoperare sempre i testi che per quel giorno si trovano nello stesso Messale e nella Liturgia delle Ore di Rito Romano.

La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti rende ora note queste norme del Sommo Pontefice affinché esse vengano condotte a compimento.
Nonostante qualsiasi norma in contrario.
Dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il 5 Maggio 2000.
Jorge A. Card. Medina Estévez
Prefetto
e Francesco Pio Tamburrino
Arcivescovo Segretarario

venerdì 13 aprile 2012

"La Primavera": dipinto di Sandro Botticelli (commento)




Famosissimo dipinto a tempera su tavola (203x314 cm) opera di Sandro Botticelli eseguito nel 1482 circa per Lorenzo di Pierfrancesco de...’ Medici cugino di Lorenzo il Magnifico; oggi il quadro è conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. In un ombroso boschetto (giardino delle Esperidi) che fa da sfondo, con alberi carichi di frutti (aranci) sono rappresentati 9 personaggi disposti attorno alla figura centrale, la donna col drappo rosso che fa da perno alla composizione. Il terreno coperto da un verde prato, è disseminato da ogni genere di fiori: nontiscordardime, iris, fiordalisi, viole, ranuncoli, papaveri, margherite, gelsomini…La scena va letta da destra a sinistra: Zefiro (o Boreo) il vento di primavera, è colto nell’atto di rapire per amore la ninfa Cloris che, fecondata, rinasce trasformata in Flora, personificazione della stessa primavera rappresentata come giovane donna dallo splendido abito fiorito che sparge a terra i fiori che porta in grembo. Al centro domina il simbolo stesso dell’amore più elevato: Venere, incorniciata dagli arbusti dello sfondo, che dirige e sorveglia gli eventi. Sopra di lei vola il figlio Cupido colto nell’atto in cui scocca la freccia dell’innamoramento verso le tre Grazie (Aglaia = splendore, Eufrosine = gioia, Talia = prosperità) compagne di Venere e figlie di Zeus, vestite di leggerissimi veli e occupate in un’armoniosa danza.
Chiude la scena a sinistra un disinteressato Mercurio, coi tipici calzari alati, che con il caduceo è occupato a scacciare le nubi per preservare un’eterna primavera. Se l’interpretazione dei personaggi appare abbastanza sicura, non altrettanto lo è il messaggio che il dipinto intende comunicare: qui le interpretazioni si sprecano, anche perché il quadro andrebbe letto insieme al pendant della “nascita di Venere” con cui condivide la provenienza storica, il formato, la destinazione e l’interpretazione filosofica. Un tentativo potrebbe essere il seguente: Venere rappresenta l’humanitas ovvero le attività spirituali dell’uomo che le Grazie mettono in atto secondo l’indicazione dei loro nomi. Mercurio rappresenta la “ragione” che guida le azioni dell’uomo allontanando dal suo animo la nubi della passione e dell’intemperanza.

Il trio Zefiro-Cloris-Flora simboleggia la primavera, non come stagione dell’anno, ma come forza universale di rinnovamento e di rigenerazione. Qualunque sia però l’interpretazione, il quadro rimane affascinante: la ricerca di bellezza e di armonia approda a risultati straordinari…si noti ad es. la posizione delle braccia che da Zefiro fino a Mercurio creano un ritmo sinuoso ed elegante come una partitura musicale; le pose e le vesti dei personaggi, descritte con cura e raffinatezza estreme; i fiori e gli alberi che impreziosiscono lo sfondo…Tutto suggerisce un ideale di grande armonia e bellezza, secondo l’umanesimo imperante che tentava di far dialogare i valori della classicità con quelli del cristianesimo.
(don Bepo)

"Incredulità di San Tommaso" dipinto di Caravaggio (commento)

E' un dipinto a olio su tela di 107x146 cm conservato alla « Potsdam-Sanssoucis Bildergalerie». (Germania). Il dipinto raffigura l’apostolo Tommaso mentre infila un dito nella ferita del costato con altri due apostoli che osservano la scena. Le figure sono disposte in maniera tale da formare una croce o una spirale, con le tre teste degli apostoli incastrate l’una con l’altra. La luce proviene solo da sinistra e illumina la fronte corrugata dei tre uomini che osservano con attenzione e stupore la ferita. L’estremo realismo della scena scandalizzò non poco il committente marchese Vincenzo Giustiniani. Ma per immaginare l’effetto che questo quadro di Caravaggio fece nella Roma di 400 anni fa basti ricordare che del quadro si contano 24 copie e fra i copisti gente del calibro di Guercino e Rubens. In realtà il quadro appare di una semplicità assoluta e di una perfezione compositiva impeccabile: al centro della composizione i 4 personaggi le cui teste formano un rombo, suggeriscono la vita di una comunità sospesa fra fede e incredulità. L’asse orizzontale delle mani di Gesù e dell’apostolo che crede solo a ciò che vede, condensa in folgorante sintesi i dubbi e l’ostinazione dell’uomo con l’amore disponibile e paziente di Dio. La curvatura delle schiene degli apostoli e del fianco di Gesù li raccoglie in un arco quasi perfetto. Il fondo scuro e spoglio di ogni dettaglio superfluo, concentra l’attenzione sull’essenziale. A parte questa sapienza costruttiva, che cosa conferisce al quadro l’incredibile fascino che emana? La luce in primo luogo che, come sempre nei quadri del grande artista, gioca un ruolo unico facendo emergere i personaggi dall’oscurità: mentre il volto di Gesù rimane nella penombra, la luce permette di cogliere su quello degli apostoli compagni di Tommaso come “il dubbio fosse attecchito anche nei loro cuori, pur senza avere la sfrontatezza dell’incredulo”. In secondo luogo colpisce la mano di Gesù che afferra quella di Tommaso e la guida a frugare fin dentro la ferita quasi a fugare ogni dubbio: l’apostolo, spaccone e inquieto quando non c’è Gesù, si rivela timido e riluttante in sua presenza, tanto da dover essere aiutato dal Signore a compiere il gesto sfrontato della verifica. Infine Caravaggio con un colpo di genio avvicina la scena allo spettatore e mette l’episodio alla sua portata quasi a sottolineare che la cosa ci riguarda tutti e ognuno di noi; quasi a invitare chi guarda ad entrare dentro la scena stessa fino a farsi co-protagonista. E siccome il Caravaggio è il pittore della realtà con questo bellissimo quadro riesce a farci capire che quello che lui vuol raccontare non è per niente fantastico o visionario, ma “l’accaduto, nient’altro che l’accaduto” (Roberto Longhi), perché il Vangelo prima ancora di essere dottrina o insegnamento è fatto, evento storicamente verificabile.
(don Bepo)

mercoledì 11 aprile 2012

Sorridiamo con la...crisi

Il mazzo di fiori (Jacques Prevert)


Che fai laggiù bambina
Con quei fiori appena colti
Che fai laggiù ragazza
Con quei fiori seccati fiori
Che fai laggiù bella donna
Con quei fiori che appassiscono
Che fai laggiù già vecchia
Con quei fiori che muoiono
Aspetto il vincitore.
(Jacques Prevert)

sabato 7 aprile 2012

Questa è Pasqua

Eccoli ora sulla soglia: la porta è aperta, una tavola con una bella fruttiera campeggiano in primo piano ad indicare la quotidianità dell’esistenza; i due invitano il misterioso pellegrino ad entrare e a restare con loro per quella sera, per quel brano di cammino fatto insieme. Se prima c’erano delle ombre ora è pura luce, se prima erano piegati dalla delusione ora sono eretti, in atteggiamento di supplica, se prima i loro occhi erano ciechi ora vedono e insieme guardano il loro compagno di cammino. Il pellegrino è una forma scura contro la luce dello sfondo, si nota il bastone, il suo leggero piegarsi: accetta l’invito e con loro si siederà a mensa.
Il dipinto è “Emmaus” di Arcobas


E, camminando per via,
tra passi trascinati a fatica
e passi stremati
dalla fretta, riconoscere
la danza di Dio
che celebra, irrefrenabile,
il dono della vita ....
Questa è Pasqua!

E, colmi di stupore,
riconoscere,
nel volto dello Straniero
avanti a sé,
lungo la strada
e dentro casa,
oltre i confini di uno spazio
costruito a misura di io,
il volto di un amico ....
Questa è Pasqua!

E, guardando gli occhi
scavati di chi soffre,
entrare nel tempio
in cui il dramma
dell’uomo consuma
nel fuoco
di un inappagato
sacrificio
vite e speranze ...
e tra la puzza di bruciato
scoprire che
nell’ indicibile olocausto
è Amore a consumare,
inappagato,
la sua offerta ....
Questa è Pasqua!

E, arrivati a casa,
chiusa la porta
dietro di sé,
a sigillare il proprio
spazio vitale,
ricordarsi
di apparecchiare per due,
memori
di una presenza
che ha invaso
la vita,
e pronti ad ogni nuovo
incontro ..
Questa è Pasqua
(Don Luigi Perduca)

Che il Signore, con la forza della sua resurrezione, trasfiguri le nostre vite e riempia la nostra quotidianità della vitalità dell’amore ...Buona Pasqua

giovedì 5 aprile 2012

Auguri di serena Pasqua


Sia una Pasqua
di pace di serenità.
Di momenti per pensare
per stringersi la mano.
Una Pasqua
di caldi abbracci.
Di fondersi
di culture e tradizioni.
Una Pasqua
senza distinzioni
di razze o di religioni.
Un Pasqua
che stringa l'intera umanità
in un unico grande abbraccio
che si chiama
"Fratellanza"
(Silvana Stremiz)

Con l'augurio che il miracolo della Pasqua possa toccare le vostre vite e la vostra casa.

enrica 

Un uomo in croce


Ero uscito di casa per saziarmi di sole!
Trovai un uomo
nello strazio della crocifissione.
Mi fermai e gli dissi:
"Permetti che io ti aiuti
a staccarti dalla croce?"
Ma lui rispose:
"Lasciami dove sono;
lascia i chiodi
nelle mie mani e nei miei piedi,
le spine intorno al mio capo
e la lancia nel mio cuore.
Io dalla croce non scendo
fino a quando
i miei fratelli restano crocifissi;
io dalla croce non scendo
fino a quando
non si uniranno
tutti gli uomini della terra.
Gli dissi allora:
" Cosa vuoi che io faccia per te? "
Mi rispose:
"Va per il mondo
e dì a coloro che incontrerai
che c'è un uomo
inchiodato sulla croce!
 Fulton J. Sheen

mercoledì 4 aprile 2012

Sulla mia tunica hanno gettato la sorte (un'opera popart)

Un’opera di popart di Livio Magni esposta nella Chiesa dell’Assunta vicino a casa mia.



Ma quella tunica era senza cuciture,
tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo.
Perciò dissero tra loro:
«Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca».
Così si compiva la Scrittura, che dice:
Si sono divisi tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.
E i soldati fecero così.
(Giovanni 19, 23b-24)

Molti nostri contemporanei vorrebbero
far tacere la Croce.
Ma niente è più eloquente
della Croce messa a tacere!
Il vero messaggio del dolore
è una lezione d'amore.
(Edith Stein)

lunedì 2 aprile 2012

Il Glicine (simbolo)


(Ecco il glicine nel giardino della comunità di Giuliana. Ringrazio l'educatore che l'ha fotografato).

Pianta rampicante dai fiori violetti riuniti in grappoli, profumati e dolci (glikis in greco significa proprio "dolce"). E' originaria della Cina dove simboleggia amicizia e disponibilità.
Per il suo modello di crescita, il glicine dai fiori profumati è uno degli esempi più originali di vite rampicante legnosa, motivo per cui si è prestato a diverse interpretazioni. Si sviluppa accrescendosi rapidamente con un costante movimento a spirale in senso orario o antiorario e, in questo, rappresenta la coscienza dell’uomo che si espande dai centri vitali dell’interiorità per estendersi a influenzare il mondo esterno.
Rimane evidente ogni movimento che il glicine compie spontaneamente attorno a qualunque sostegno trovi a disposizione e, per questo suo comportamento è stato assunto a simbolo del gioco e dell’avventura nell'arte cinese. L'antica arte geomantica taoista Feng Shui considera i grappoli penduli a cono dei fiori di glicine come l’equivalente dell’inchino o dell’inginocchiarsi in segno di onore e di rispetto.
Questo fiore dai petali colorati nelle tonalità del blu, lavanda, rosa, viola è stato molto apprezzato in Cina, ma è sempre appartenuto soprattutto alla cultura tradizionale del Giappone. Celebrato nelle feste organizzate dagli aristocratici alla fine del periodo Heian (794-1185), venne utilizzato di frequente come motivo sugli stemmi delle famiglie giapponesi. Il glicine è stato coltivato in queste due Paesi asiatici per più di duemila anni prima di arrivare in Europa, a quanto pare attraverso i semi portati dall’Oriente, come una rarità, da Marco Polo nel XIII secolo. Dopo il 1830, questa vite ornamentale venne diffusa nelle aree più a nord degli Stati Uniti, dove era già stata catalogata come genere ‘Glicine’ dal Dott. Caspar Wistar (1761-1818), professore di anatomia all'Università di Pennsylvania.
Come la maggior parte delle viti, il glicine può diffondersi in modo quasi invasivo e diventare così distruttivo fino ad abbattere edifici e tralicci con il gravare del suo peso. Esemplare è il caso di una pianta di glicine che cresce a Sierra Madre, in California, nominata dal Guinness dei primati mondiali come quella con più fiori: al culmine della fioritura ne porta 1,5 milioni del peso di 250 tonnellate. Menzionata come una delle sette meraviglie vegetali esistenti a livello globale, è festeggiata ogni anno con un Festival del Glicine dal 1918, anno in cui vi parteciparono 12mila persone; ne arrivarono 100mila in occasione della settimana di eventi organizzata nel 1930 e 13mila nel 2009.


Giappone
Il glicine ha un rilevante significato simbolico nel buddismo Jodo Shinshu (o Buddhism Shin) fondato dal monaco Shinran (1173-1263) nel 1224 e pertanto è inserito nei suoi templi. I grappoli che pendono verso il basso in piena fioritura e i rami di questa vite sembrano abbassare il capo in segno di umiltà, sincero rispetto, supplica garbata e riflessione religiosa in riferimento a Buddha, così come l’uomo ha bisogno di pace e di tranquillità per raccogliersi e onorare l'entità divina. Il fiore del glicine diventa il simbolo della luminosità e della caducità dell’esistenza: tutto muta continuamente, in ogni momento, con il trascorrere del tempo, compresa appunto la vita stessa, quindi si dovrebbe apprezzare appieno l'eternità in ogni istante. Questo insegna che un essere umano non deve cadere nell’arroganza per emergere, ma piuttosto provare e dimostrare gratitudine. In questa scuola buddista ampiamente praticata in Giappone, tutti sono uguali agli occhi di Buddha, per il quale non è necessario pregare,  ma è sufficiente avere fede.          
Il glicine longevo dalla vitalità vigorosa è impersonato da una ragazza timida, romantica e travagliata da angosce d’amore con altrettanta caparbia nel balletto classico giapponese ‘Fuji Musume’ ('La Nubile Glicine', letteralmente) del teatro Kabuki. Rappresentato per la prima volta nel 1826 in un set di cinque danze, è rimasto uno tra quelli di maggiore successo per coreografia e raffinatezza e oggi è allestito in maniera autonoma. Nella città di Otsu, affacciata sul Lago Biwa, vicino a Kyoto, un passante si sofferma a osservare uno degli innumerevoli dipinti esposti chiamati ‘Otsu-e’ e venduti come souvenir. Su questo quadro è dipinta una Ragazza, che rappresenta l’essenza del Glicine: è abbigliata alla moda, con uno stravagante kimono (‘Nagasode’) con le maniche lunghe e con la fascia (‘Obi’) che riprende l’immagine del fiore, secondo la tradizione diffusa da secoli in Giappone. La Ragazza raffigurata diventa infatuata a tal punto dell'uomo che la  guarda attentamente da prendere vita ed uscire fuori dalla tela. Scrive lettere d’amore, ma non ottiene risposta e, danzando sotto un glicine frondoso, con un ramo in mano, esprime i sentimenti profondi che prova per l’amore non corrisposto, accompagnata dalla musica ‘Nagauta’ ('canto a lungo'). Triste e disperata, rientra affranta dentro al dipinto, sotto al glicine, alla fine del balletto. Il pianto della Ragazza esprime il dolore che prova, così il glicine diventa il fiore dell’amore perduto, ma rappresenta anche la straordinaria resistenza come vitigno, in grado di vivere e di prosperare anche in condizioni difficili, così come il cuore ha la capacità di resistere nonostante sia spezzato da un sentimento a senso unico. ‘Fuji Musume’ ha ispirato una fiorente produzione artistica in Giappone, comprese bambole, statuine e dipinti venduti come portafortuna per i matrimoni.