"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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venerdì 24 giugno 2011

PREMIATI ANNO ROTARIANO 1995/1996 Famiglia SCIANDRA di Sesto San Giovanni


PREMIATI ANNO ROTARIANO 1995/1996 Famiglia SCIANDRA di Sesto San Giovanni
E in particolare a Enrica “la mamma”: questa “Signora coraggio” nel 1973 decide con il marito di adottare una bimba di tre anni, Giuliana, che le viene affidata dal Tribunale dei minori dopo lunghe peripezie burocratiche. La bimba è però gravemente disturbata, inibita e regredita sul piano funzionale e gravemente autistica. Inizia il calvario. La bimba cresce e ha bisogno di cure, soprattutto di tipo psichiatrico, di assistenza continua, tanto che il marito sceglie di lavorare a casa per aiutare la moglie. Giuliana è infatti incontenibile, non risponde a nessun tipo di terapia e alterna periodi di calma a momenti di violenza inaudita. Oggi Giuliana
ha 26 anni. E Enrica, la mamma (sofferente di ischemia miocardica) trova anche il tempo di dedicarsi ad “altri”, di confortare e assistere malati e di impegnarsi in iniziative per alleviare le pene altrui

II Premio Testimonianza di Vita, “fiore all’occhiello” del nostro Rotary Club Varedo e del Seveso, premia persone, associazioni o gruppi che, in silenzio e volontariamente, offrono esempi di altruismo verso i meno fortunati.
In questi 21 anni, a fronte di centinaia di proposte, tutte meritevoli di riconoscimento e di menzione, sono stati conferiti più di 80 riconoscimenti.
Nelle pagine che seguono sono stati riportati i nomi di coloro che dal 1983 al 2003 hanno ricevuto il premio Testimonianza di Vita con una sintesi delle motivazioni del relativo riconoscimento. Si forma così una folta galleria di personaggi che hanno saputo portare un raggio di sole nella nostra comunità.
Amare il prossimo vuol dire mettersi a disposizione di chi soffre, di chi tende una mano nella speranza di un aiuto, significa comprendere i reali bisogni di solidarietà, utilizzare le proprie capacità per il progresso della Comunità e sopratutto riconoscere l’importanza dell’amicizia disinteressata come base per il successo di qualsiasi iniziativa sociale, al di là di ogni egoismo e di ogni barriera culturale, confessionale o razziale. Significa riconoscere e fare propri gli innumerevoli problemi che esistono nel campo sociale.
I premiati, nel corso di questi anni, si sono sempre meravigliati della nostra attenzione per il loro operato, dimostrando una semplicità e una carica di umanità che ci deve far riflettere. Per loro il volontariato è un modo di “essere”.
Il Premio Testimonianza di Vita ha segnalato all’opinione pubblica che esistono tante persone attente alle problematiche dei disagi sociali, che operano nel concreto e che sono sicuramente punti di riferimento e di emulazione per tutta la comunità.
Il nostro Rotary Club ha voluto incoraggiare e sviluppare l’ideale del “SERVIRE” inteso come motore propulsore dell’amicizia e della comprensione.




La camicina da morto (Giovanni Pascoli)

Mia mamma mi raccontava questa storia ed io pensavo fosse una storia vera!!!
A scuola me la ritrovai come poesia di Giovanni Pascoli!!!
Ora che sono “grande” la riscopro come fiaba dei fratelli Grimm!!!
…eppure questa semplice “poesia” mi ha accompagnato e mi accompagna nella mia vita e mi ha insegnato a non piangere continuamente per i miei cari che mi hanno lasciato…

La camicina da morto
L’è morto il bimbo.
La madre piange:
il giorno piange,
la notte piange.
E il bimbo morto
le riappare
con sola indosso
la camicina;
e dice: - Guarda:
delle tue care
lagrime è zuppa
la camicina,
ed io non posso dormire,
mamma:
non pianger più.
Sparisce il bimbo morto,
e la mamma non piange più.
 (Giovanni Pascoli 1855-1912)


La camicina da morto
Una madre aveva un bambino di sette anni, così bello e grazioso che non lo si poteva guardare senza volergli bene, ed ella lo amava più di ogni altra cosa al mondo. Ora avvenne ch'egli si ammalò all'improvviso, e il buon Dio lo chiamò a s‚; la madre non poteva consolarsi e piangeva giorno e notte. Era stato sepolto da poco quando il bimbo, di notte, prese a mostrarsi proprio là dove se ne stava a giocare quand'era vivo; se la madre piangeva, piangeva anche lui, e quando veniva il mattino spariva. Ma poiché‚ la madre non cessava di piangere, una notte egli le apparve con la bianca camicina da morto con la quale era stato messo nella bara, e con la coroncina in testa; si sedette ai suoi piedi, sul letto, e disse: -Ah, mamma, non pianger più, altrimenti non posso addormentarmi nella bara: la mia camicina da morto è sempre bagnata delle tue lacrime che vi cadono tutte sopra-. All'udire queste parole la madre si spaventò e non pianse più. E la notte dopo il bambino tornò con una candelina in mano e disse: -Vedi? La mia camicina è quasi asciutta, e io riposo nella mia tomba-. Allora la madre offrì il suo dolore a Dio, lo sopportò con pazienza e in silenzio, e il bimbo non tornò, ma dormì nel suo lettino sotto terra.

Fiaba dei fratelli Grimm (1785-1863) ( 1786- 1859)

Un esempio di... “sincronicità”

Il termine sincronicità fu coniato dallo psicanalista Carl Jung per spiegare tutti quei fenomeni, come le coincidenze, che non rientrano sotto la legge scientifica di causa ed effetto, bensì attraverso un legame di significatività acausale.
E la seguente storia, accaduta realmente, lo spiega meglio di mille parole.

E’ la storia di Edwin Booth che, nella seconda metà dell'Ottocento, fu uno dei primi attori americani di teatro a diventare famoso a livello mondiale, soprattutto per le sue interscene.
Ricevette la notizia che il presidente Abraham Lincoln era stato ucciso, e che l'assassino era suo fratello, John Wilkes Booth.
Ovviamente Edwin ne rimase sconvolto e si lasciò andare a un'esistenza buia, derelitta, sempre più infelice, fino al punto che il suo pubblico iniziò a dimenticarsi di lui.
Dopo qualche anno, un giorno Edwin si ritrovò su una banchina affollata ad aspettare il treno in una stazione del New Jersey.
All'improvviso sentì un urlo. Un giovane elegante era caduto sui binari, probabilmente spinto dalla folla, e il treno stava arrivando a tutta velocità.
Edwin ebbe una reazione istintiva. Si gettò in avanti e, aggrappandosi a una ringhiera con la mano, si allungò per afferrare il giovane. Riuscì a prenderlo e a tirarlo di nuovo sulla banchina illeso.
Poco tempo dopo ricevette una lettera dal famoso generale Ulysses S. Grant che lo ringraziava e gli esprimeva anche la gratitudine della madre del giovane a cui aveva salvato la vita.
Il ragazzo era Robert Todd Lincoln ed era il figlio di Mary e Abraham Lincoln.
Edwin Booth aveva salvato la vita al figlio dell'uomo che suo fratello aveva ucciso.

Pasquale lonata (psicologo)
Tratto da “ Città Nuova”

giovedì 16 giugno 2011

Eclissi di Luna del 15 giugno 2011


L'eclissi di Luna del 15 giugno 2011 vista dall'INAF-Osservatorio astronomico di Capodimonte (NA). Crediti: Enrico Cascone e Andrea Di Dato. Per condividere le tue foto dell'eclissi, vai su http://www.media.inaf.it/galleries/by...

Luna Gigante – Dopo 19 anni, la Luna è stata alla distanza minima dalla Terra ed è sembrata gigante all’occhio umano: è apparsa il 14% più grande e il 30% più luminosa della norma. Alle 20,08 il nostro satellite era a ‘soli’ 356.575 ...chilometri dalla terra donando uno spettacolo inconsueto e bellissimo che ha avuto il suo culmine a mezzanotte.

A rendere particolarmente interessante il fenomeno è il fatto che la Luna è stata, oltre che vicinissima, anche piena.
Dal punto di vista scientifico, dipende dal fatto che la Luna gira attorno alla Terra seguendo un’orbita ellittica. Si tratta di un evento astronomico del tutto naturale, con cadenza quasi ventennale, che nulla ha a che vedere con la così detta ‘superluna’ che, secondo gli astrologi, sarebbe portatrice di sventure e catastrofi, come i terremoti. Tra miti e leggende, infatti, la Luna gigante nei secoli è stata accomunata a devastanti disastri naturali, ma è il caso di stare tranquilli: nonostante l’attrazione lunare abbia effetti sulle maree e provochi deboli variazioni nel livello della crosta terrestre, note come la ‘marea solida’, essa è troppo debole per produrre terremoti. Resta solo da gustarsi lo spettacolo offerto dalla natura. 

Ma perché la Luna si colora di rosso? La circostanza è dovuta al fatto che la Terra, eclissando il Sole rispetto alla Luna, fa sì che i raggi dell'astro debbano attraversare l'atmosfera del nostro pianeta, che è abbastanza densa da assorbire alcune frequenze della luce solare. Riescono a passare soltanto le più basse, corrispondenti a quelle della colorazione rossa. Di fatto, è come se il nostro satellite venisse illuminato da un faro con un filtro rosso.

mercoledì 15 giugno 2011

Favola di Esopo


Un contadino spingeva il suo carro verso il villaggio.
A un certo punto i buoi si imbizzarrirono e il carro cadde in un fossato a lato del sentiero.
A quel punto il contadino si sedette a commiserarsi e a invocare l’aiuto degli dei i quali gli parlarono e gli dissero:”Invece di startene lì ozioso a lamentarti della tua cattiva sorte, alzati, datti da fare, stimola i buoi, spingi le ruote e solo se non ce la fai prega gli dei che ti aiutino. Perché il cielo aiuta chi aiuta se stesso e si dà da fare con tutte le sue forze”.
 
Alcune persone, di fronte a situazioni che richiedono fatica, pretendono che un qualche aiuto piova loro dal cielo, senza muovere un dito.
Dio interviene sempre a nostro favore, ma lo fa solo se noi avremo dato fondo a tutto il nostro impegno.

Sposi in Cristo (riflessione con l’icona della “Trinità” di Rublev

icona - parola - preghiera
Contemplando i tre angeli guardiamo il loro atteggiamento.
Tra le tre persone c'è uno sguardo di amore, di tenerezza, di bontà, c'è lo sguardo incantato e felice di quello che il Padre è.
C'è armonia, essi si accolgono e riposano uno nell'altro, trasudano pace, i loro sguardi ci invitano ad entrare nella loro gioia.
Ecco il modello di ogni coppia!
All'inizio del matrimonio si incontrano diverse difficoltà'. Ma davanti all'icona ci si chiede, quando abbiamo iniziato a comunicare insieme veramente? Quando abbiamo incominciato a volerci bene sul serio, a volere il bene dell’altro e non il proprio? Quando ci siamo accorti che amarci, accettarci era accettare un dono prezioso di Dio!
Quando abbiamo cominciato a vederci partendo dal cuore.
Ogni giorno il Signore attraverso la parola di Isaia ci ripete: "Tu sei prezioso ai miei occhi, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani”.
Da qui scopriamo la preziosità della persona, la sua ricchezza nella irripetibilità. Ognuno di noi, è irrepetibile, perché Dio dall'eternità l'ha pensato così per noi, perché camminassimo uniti verso la gioia della Trinità.
C'è complementarietà tra i tre Angeli.
La Trinità è seduta a cerchio, essi stanno conversando, c'è un consulto di famiglia, insieme stanno decidendo di salvare l'uomo. Anche noi dobbiamo vivere la complementarietà nell'accogliere e vivere il progetto di Dio su di noi.
Ma come capire il suo progetto?
Facendo nascere e alimentando l'atteggiamento di ascolto dell'altro l’atteggiamento di ascolto di Dio
Per aiutarci a crescere come coppia e maturare come persona, alcune righe tratte da “il profeta" dì Gibran possono essere di aiuto:
Cantate e danzate insieme e siate giocondi / ma ognuno di voi sia solo, / come sole sono le corde del liuto / sebbene vibrino di una musica uguale. / Dateví il cuore, ma uno non sia rifugio all'altro / perché soltanto la mano della vita può contenere i vostri cuori. / Ergetevi insieme ma non troppo vicini: / poiché il tempio ha colonne distanti, / e la quercia e il cipresso non crescono l'uno all'ombra dell'altro.
Accettarci così come siamo, scoprire i nostri vicendevoli doni.
Se le corde di un'arpa suonano la stessa nota non c'è più melodia, ognuno nella coppia deve suonare bene la sua nota perché insieme le corde vibrino in una musica armoniosa. Sviluppare gli atteggiamenti di ascolto dell'altro, favorendo i momenti di condono, cioè per dono sempre, anche se l'altro può avere momenti di stasi o di crisi, poiché i piani di Dio passano anche attraverso attimi di buio. Tendiamo sempre alla fedeltà certi della sua presenza, imparando a tenere lo stesso passo. Alimentando l'ascolto di Dio nella nostra coppia, avere sete di Lui, della sua Parola e Presenza. Ricerchiamo momenti particolari di preghiera, partecipando frequentemente all'Eucarestia.
Viviamo così coltivando due stati d'animo: la contemplazione nella nostra vita che è riconoscere che Dio è grande e il credere nella semplicità della nostra chiamata, e sempre nella linea di conversione essere segno di carità.
L'angelo di destra indossa la veste verde; quanta ricchezza ha per noi sposati la simbologia di questo colore! Il verde dell'acqua che dà la vita, della fertilità. Noi siamo fertili se indifesi lasciamo che la Parola - Presenza entri nella nostra vita, è allora che lo Spirito Santo ci rende fecondi, fertili nelle sue opere. Non nascondiamo le nostre opere sotto il moggio, nascondendole agli occhi del coniuge o della comunità perché "non noi siamo bravi" ma Dio è glorificato se andiamo e portiamo frutto.
Riconosciamo la grandezza la creatività di Dio.
Il Signore ci ha, a poco a poco, mostrato l'originalità e la profondità del suo pensiero, la ricchezza del suo dono.
Ed ecco anche per noi coppia la stola non ancora dorata, ma che tende al colore dell'oro.
Siamo inviati mandati nel mondo: come i due angeli anche noi scelti come collaboratori, non più servi ma amici, scelti per la nuova creazione dei mondo. Operando con gioia camminiamo tra gli uomini.
Slamo liberi collaboratori, anche nei momenti più tristi, più bui, ridiciamo il nostro sì, che abbiamo detto sull'altare, certi della Sua Presenza tra noi.
Nell'icona vediamo un calice simbolo che la Trinità è a mensa, ma vediamo anche una grande coppa il cui contenuto è il Cristo che si fa dono.
La grande coppa ci dice che la Trinità si fa mensa per la coppia, per ogni coppia, e le persone della Trinità vogliono farci partecipi della loro mensa per condividere e realizzare il progetto di essere un tutt'uno con loro, ce lo suggerisce anche la prospettiva inversa.
Balza subito agli occhi, allora ciò che Dio ha voluto, vuole da noi e cioè che noi /ci facciamo mensa l'uno per l'altro /nei momenti di gioia /nei momenti di sofferenza /nei momenti di dolore /ci facciamo insieme mensa per i figli /è la mensa quotidiana, la più difficile /ci facciamo assieme mensa per gli altri /parenti /amici /persone che accogliamo condividendo con gli altri i doni di Dio, vivendo nella Provvidenza.
In questo modo la coppia si offre nell'Eucarestia all'amore Trinitario di Dio, amore che cambia che fa di noi una tavola bianca, un mondo nuovo, quindi persone nuove, essa sta trasformando il nostro cuore di pietra in cuore di carne.
Abramo ha accolto gli angeli inviati da Dio ed essi gli hanno portato la Buona Novella della nascita del figlio Isacco.
Anche noi aprendoci agli altri, accogliamo come Abramo, degli angeli inviati da Dio come ci ricorda la lettera agli Ebrei.(13,2)
Allora marito e moglie sono angeli l'uno per l'altro.
Nella misura in cui la coppia vive nella chiesa, si ciba all'albero della vita (il Cristo) diventa per mezzo dello Spirito Santo Teofania, manifestazione di Dio. L'Amen, il sì dello Spirito Santo è lo stesso sì che la coppia pronuncia sull'altare. a Lui, lo Spirito Santo, garante del sì detto davanti al sacerdote e alla comunità. Da qui la forza di continuare, di rincuorarci, di riprenderci nei momenti bui della vita e addirittura di salvare situazioni che alla luce dei mondo possono sembrare disperate.

(Il testo è di M. Grazia Mussí e da me  modificato)

martedì 14 giugno 2011

L’Amicizia (Gibran Kahlil Gibran)

 E un giovanetto domandò:
Parlaci dell'Amicizia.
Ed egli rispose, dicendo:
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E’ il vostro campo che seminate con amore
e mietete con più riconoscenza.
E’ la vostra mensa e la vostra dimora.
Poi che, affamati, vi rifugiate in lui
e lo cercate per la vostra pace.

Se l'amico vi confida il suo pensiero,
non nascondetegli il vostro,
sia rifiuto o consenso.
Quando lui tace,
il vostro cuore non smette
di ascoltare il suo cuore;
Poi che nell'amicizia ogni pensiero,
desiderio, speranza
nasce in silenzio e si divide
con inesprimibile gioia.
Se vi separate dall'amico,
non provate dolore;
Poi che la sua assenza
può schiarirvi ciò che più in lui amate,
come allo scalatore la montagna
è più chiara dal piano.
E non vi sia nell'amicizia altro intento
che scavarsi nello spirito, a vicenda.
Poi che l'amore che non cerca soltanto
lo schiudersi del proprio mistero,
non è amore, ma il breve lancio di una rete
in cui si afferra solo ciò che è vano.

La parte migliore sia per il vostro amico.
Se egli dovrà conoscere
il riflusso della vostra marea,
fate che ne conosca anche il flusso.
Quale amico è il vostro,
per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poi che ègli può colmare ogni bisogno,
ma non il vostro nulla.
E dividetevi i piaceri,
sorridendo nella dolcezza dell’amicizia.
Poi che nella rugiada delle piccole cose
il cuore scopre il suo mattino e si conforta.

Gibran Kahlil Gibran - Il Profeta (BIBLIOTECA DELLA FENICE-GUANDA)1986

sabato 11 giugno 2011

Pentecoste (origini della festa e significato)

Giorno di Pentecoste, in cui si conclude il tempo sacro dei cinquanta giorni di Pasqua e, con l’effusione dello Spirito Santo sui discepoli a Gerusalemme, si fa memoria dei primordi della Chiesa e dell’inizio della missione degli Apostoli fra tutte le tribù, lingue, popoli e nazioni.
Per gli Ebrei è la festa che ricorda il giorno in cui sul Monte Sinai, Dio diede a Mosè le tavole della Legge – Per la Chiesa Cattolica è la festa che ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.

Origini della festa
Presso gli Ebrei la festa era inizialmente denominata “festa della mietitura” e “festa dei primi frutti”; si celebrava il 50° giorno dopo la Pasqua ebraica e segnava l’inizio della mietitura del grano; nei testi biblici è sempre una gioiosa festa agricola.
È chiamata anche “festa delle Settimane”, per la sua ricorrenza di sette settimane dopo la Pasqua; nel greco ‘Pentecoste’ significa 50ª giornata. Il termine Pentecoste, riferendosi alla “festa delle Settimane”, è citato in Tobia 2,1 e 2 Maccabei, 12, 31-32..
Quindi lo scopo primitivo di questa festa, era il ringraziamento a Dio per i frutti della terra, cui si aggiunse più tardi, il ricordo del più grande dono fatto da Dio al popolo ebraico, cioè la promulgazione della Legge mosaica sul Monte Sinai.
Secondo il rituale ebraico, la festa comportava il pellegrinaggio di tutti gli uomini a Gerusalemme, l’astensione totale da qualsiasi lavoro, un’adunanza sacra e particolari sacrifici; ed era una delle tre feste di pellegrinaggio (Pasqua, Capanne, Pentecoste), che ogni devoto ebreo era invitato a celebrare a Gerusalemme.
La discesa dello Spirito Santo
L’episodio della discesa dello Spirito Santo è narrato negli Atti degli Apostoli, cap. 2; gli apostoli insieme a Maria, la madre di Gesù, erano riuniti a Gerusalemme nel Cenacolo, probabilmente della casa della vedova Maria, madre del giovane Marco, il futuro evangelista, dove presero poi a radunarsi abitualmente quando erano in città; e come da tradizione, erano affluiti a Gerusalemme gli ebrei in gran numero, per festeggiare la Pentecoste con il prescritto pellegrinaggio.
“Mentre stava per compiersi il giorno di Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano.
Apparvero loro lingue di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi.
Si trovavano allora in Gerusalemme giudei osservanti, di ogni Nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita, perché ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua.
Erano stupefatti e, fuori di sé per lo stupore, dicevano: ‘Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?…”.
Il passo degli Atti degli Apostoli, scritti dall’evangelista Luca in un greco accurato, prosegue con la prima predicazione dell’apostolo Pietro, che unitamente a Paolo, narrato nei capitoli successivi, aprono il cristianesimo all’orizzonte universale, sottolineando l’unità e la cattolicità della fede cristiana, dono dello Spirito Santo.
Lo Spirito Santo
È il nome della terza persona della SS. Trinità, principio di santificazione dei fedeli, di unificazione della Chiesa, di ispirazione negli autori della Sacra Scrittura. È colui che assiste il magistero della Chiesa e tutti i fedeli nella conoscenza della verità (è detto anche ‘Paraclito’, cioè ‘Consolatore’).
L’Antico Testamento, non contiene una vera e propria indicazione sullo Spirito Santo come persona divina. Lo “spirito di Dio”, vi appare come forza divina che produce la vita naturale cosmica, i doni profetici e gli altri carismi, la capacità morale di obbedire ai comandamenti.
Nel Nuovo Testamento, lo Spirito appare talora ancora come forza impersonale carismatica. Insieme però, avviene la rivelazione della ‘personalità’ e della ‘divinità’ dello Spirito Santo, specialmente nel Vangelo di san Giovanni, dove Gesù afferma di pregare il Padre perché mandi il Paraclito, che rimanga sempre con i suoi discepoli e li ammaestri nella verità (Giov. 14-16) e in san Paolo, dove la dottrina dello Spirito Santo è congiunta con quella della divina redenzione.
Il magistero della Chiesa insegna che la terza Persona procede dalla prima e dalla seconda, come da un solo principio e come loro reciproco amore; che lo Spirito Santo è inviato per via di ‘missione’ nel mondo, e che esso ‘inabita’ nell’anima di chi possiede la Grazia santificante.
Concesso a tutti i battezzati (1 Corinzi, 12, 13), lo Spirito fonda l’uguale dignità di tutti i credenti. Ma nello stesso tempo, in quanto conferisce carismi e ministeri diversi, l’unico Spirito, costruisce la Chiesa con l’apporto di una molteplicità di doni.
L’insegnamento tradizionale, seguendo un testo di Isaia (11, 1 sgg.) enumera sette doni particolari, sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio. Essi sono donati inizialmente con la grazia del Battesimo e confermati dal Sacramento della Cresima.
Simbologia
Lo Spirito Santo, rarissimamente è stato rappresentato sotto forma umana; mentre nell’Annunciazione e nel Battesimo di Gesù è sotto forma di colomba, e nella Trasfigurazione è come una nube luminosa.
Ma nel Nuovo Testamento, lo Spirito divino è esplicitamente indicato, come lingue di fuoco nella Pentecoste e come soffio nel Vangelo di Giovanni (20, 22); “Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. Dopo aver detto questo, soffiò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.
Lo Spirito Santo, più volte preannunciato nei Vangeli da Gesù, è stato soprattutto assimilato al fuoco che come l’acqua è simbolo paradossale di vita e di morte.
In tutte le religiosità, il fuoco ha un posto fondamentale nel culto ed è spesso simbolo della divinità e come tale adorato. Il dio sumerico del fuoco, Gibil, era considerato portatore di luce e di purificazione; a Roma c’era una fiamma sempre accesa custodita dalle Vestali, simbolo di vita e di forza.
Nell’Antico Testamento, Dio si rivela a Mosè sotto forma di fuoco nel roveto ardente che non si consuma; nella colonna di fuoco Dio Illumina e guida il popolo ebraico nelle notti dell’Esodo; durante la consegna delle Tavole della Legge a Mosè, per la presenza di Dio il Monte Sinai era tutto avvolto da fuoco.
Nelle visioni profetiche dell’Antico Testamento, il fuoco è sempre presente e Dio apparirà alla fine dei tempi con il fuoco e farà giustizia su tutta la terra; anche nel Nuovo Testamento, Giovanni Battista annuncia Gesù come colui che battezza in Spirito Santo e fuoco (Matteo, 3, 11).
La Pentecoste nel cristianesimo
I cristiani inizialmente chiamarono Pentecoste, il periodo di cinquanta giorni dopo la Pasqua. A quanto sembra, fu Tertulliano, apologista cristiano (155-220), il primo a parlarne come di una festa particolare in onore dello Spirito Santo. Alla fine del IV secolo, la Pentecoste era una festa solenne, durante la quale era conferito il Battesimo a chi non aveva potuto riceverlo durante la veglia pasquale.
Le costituzioni apostoliche testimoniano l’Ottava di Pentecoste per l’Oriente, mentre in Occidente compare in età carolingia. L’Ottava liturgica si conservò fino al 1969; mentre i giorni festivi di Pentecoste furono invece ridotti nel 1094, ai primi tre giorni della settimana; ridotti a due dalle riforme del Settecento.
All’inizio del XX secolo, fu eliminato anche il lunedì di Pentecoste, che tuttavia è conservato come festa in Francia e nei Paesi protestanti.
La Chiesa, nella festa di Pentecoste, vede il suo vero atto di nascita d’inizio missionario, considerandola insieme alla Pasqua, la festa più solenne di tutto il calendario cristiano.
La Pentecoste nell’arte
Il tema della Pentecoste, ha una vasta iconografia, particolarmente nell’arte medioevale, che fissò l’uso di raffigurare lo Spirito Santo che discende sulla Vergine e sugli apostoli nel Cenacolo, sotto la forma simbolica di lingue di fuoco e non di colomba.
Lo schema compositivo richiama spesso quello dell’Ultima Cena, trovandosi nello stesso luogo, cioè il Cenacolo, e lo stesso gruppo di persone: Gesù è sostituito da Maria e il posto lasciato vuoto da Giuda viene occupato da Mattia.
Viene così a comunicarsi il valore dell’unità dell’aggregazione e successione apostolica, oltre che la sua disposizione a raggiungere i confini del mondo.
Nella Liturgia
Lo Spirito Santo viene invocato nel conferimento dei Sacramenti e da vero protagonista nel Battesimo e nella Cresima e con liturgia solenne nell’Ordine Sacro; e in ogni cerimonia liturgica, ove s’implora l’aiuto divino, con il magnifico e suggestivo inno del “Veni Creator”, il cui testo in latino è incomparabile.


Vieni, o Spirito creatore,
visita l'anima dei tuoi fedeli,
ricolma di grazia divina
i cuori che hai creato.


Tu sei chiamato Consolatore,
dono di Dio altissimo,
fonte viva, fuoco, amore,
unzione santa e gioia di vita.

Tu dono perfetto e molteplice,
dito di Dio creatore,
solenne promessa del Padre,
per te fiorisce l'umana parola.


Con la tua luce illumina i sensi,
infondi l'amore nei nostri cuori,
le stanche membra del corpo ristora,
con il tuo forte ed eterno vigore.

Da noi respingi l'antico nemico
e senza indugio concedi la pace,
Cammina dinanzi al tuo popolo
affinché non perisca nel male.


Facci conoscere il Padre,
svelaci il mistero del Figlio
e del tuo coeterno Spirito,
fa che sempre in te noi crediamo.


Sia gloria a Dio Padre,
al Figlio, che è risorto dai morti
e allo Spirito Santo
per tutti i secoli.
Amen.

Il Veni Creator Spiritus, in italiano Vieni Spirito Creatore è un inno liturgico dedicato allo Spirito Santo ed attribuito a Rabano Mauro, arcivescovo di Magonza, del IX secolo.
La versione più conosciuta è quella gregoriana, ma è stato musi...cato anche da numerosi autori di musica polifonica e classica. Persino Mina ne ha inciso una versione, contenuta nel disco di musica sacra Dalla terra.
Viene regolarmente cantato nell'ufficio delle Lodi e dei Vespri della festa di pentecoste e viene spesso accostato alla sequenza Veni Sancte Spiritus.
Oltre che a pentecoste, viene anche cantato in particolari avvenimenti solenni per invocare lo Spirito Santo, quali in occasione del conferimento del sacramento della confermazione, durante l'elezione del nuovo Papa dai cardinali nella Cappella Sistina, per la consacrazione dei vescovi, per l'ordinazione dei sacerdoti, per i concili ed i sinodi e per l'incoronazione di un sovrano.

giovedì 9 giugno 2011

Salmi (Theillim, Psalmoi, Lodi): semplice spiegazione

Tesori della preghiera: parola di Dio sulla bocca dell'uomo!

 Essi ci mostrano come Dio desidera essere amato,
avvicinato,
conosciuto, ascoltato,
interpellato,
lodato,
adorato,
atteso!

Pregando i salmi
pratichiamo il dono della Pietà;
da essi riceviamo Consiglio e Fortezza,
veniamo rivestiti di Sapienza e d’Intelletto,
coi salmi viviamo secondo la vera Scienza
ed esprimiamo il Santo Timor di Dio!


Comprendiamo i salmi pregandoli, e pregandoli veniamo trasformati!

I Salmi "cuore della Bibbia",sintesi di tutta la Rivelazione giudaico-cristiana, sono preghiere privilegiate (cioè "ispirate" ...) in poesia ed in musica (canto) = ogni gamma poetica (epica, lirica, drammatica, amorosa, satirica, didattica, ecc.)
C'è tutto Dio e tutto l'uomo. "Sono l'anatomia di tutte le emozioni dell'anima" (Calvino).
Ogni gradazione e sfumatura del sentimento umano. gioia, dolore, pace, serenità, tempesta, esilio, malattia, vìttoria, salute, sconfitta, umiliazione... Tutta la realtà uomo-mondo di fronte a Dio: opera d'arte + ispirazione sacra.
"Uno specchio, due volti: il mio volto, il volto di Dio!" (S. Gregorio Magno, S. Agostino, S. Atanasio).

Introduzione: il salmo è una composizione poetica cantata con l'accompagnamento di strumenti musicali a corda.
Salmo: deriva dal greco (-----), e significa suonare o toccare le corde con il plettro.
Plettro: Piccola lamina di avorio, osso o plastica usata per fare vibrare le corde di uno strumento musicale.
Con questo nome, nell’antica Grecia, si indicavano gli strumenti a corde pizzicate direttamente con le dita senza l’ausilio di un plettro.
Per gli Ebrei, era lo strumento a corde pizzicate con le dita o con il plettro, che serviva ad accompagnare il canto di odi o di carmi, che per questo motivo presero anche il nome di salmi.
Nel medioevo, era lo strumento a corde pizzicate, di origine orientale, in forma triangolare o trapezoidale, sulla cui tavola armonica erano tese un numero variabile di corde, da sei a quindici.

Tempo: il salterio attuale si è formato nello spazio di circa sette o più secoli.
Una testimonianza sull'inizio della collezione è attestata da 2Cr 29, 30 ove è detto che "il re Ezechia (721-693) e i suoi capi ordinarono ai leviti di lodare ìl Signore con le parole di Davide e del veggente Asaf "...
La stesura dei 150 canti fu completata prima della traduzione della così detta Bibbia deì Settanta, avvenuta tra il III-II secolo avanti Cristo. In 2Mac 2, 13 si dice che Neemia fondò una biblioteca e curò la raccolta dei libri dei re, dei profeti e di Davide. Anche i ritrovamenti di numerosi frammenti nelle grotte dì Qumran sembrano confermare tale intervallo di tempo.
Secondo alcuni studiosi il Salmo 29 detto dei Sette Tuoni, perché all'interno di questa composizione per sette volte risuona la parola tuono o voce ed è la rappresentazione della voce di Dio (esternamente potrebbe essere la descrizione di una tempesta che si abbatte sulla Palestina) ebbene il salmo-29 è da-attribuire attorno all'anno mille avanti Cristo. Il 149 è un canto militare, un inno guerresco proprio dei combattenti Maccabei, e perciò siamo verso il 160, cioè nella prima metà del Il secolo avanti Cristo.

L'ambiente d'origine: dovette essere la sfera religiosa privata e pubblica inerente al culto.
Sono nati dalla vita d'Israele, dalla quotidianità dell'esistenza, dalle necessità pubbliche e private, dall'alternarsi di gioia e dì pianto, caratteristici di ogni individuo e di ogni nazione. Sono espressione di sentimenti intimi e corali, e dicono il diverso modo con cui un intero popolo con espressioni sublimi per secoli ha continuato a cantare, a piangere, a lodare, a supplicare, a lamentarsi, a ringraziare il proprio Dio.

I salmi sono divisi ìn cinque libri: I libro (1-41); II (42-72); III (73-89); IV (90-106); V (107-150).
La sistemazione è avvenuta durante un lunghissimo periodo.
Per quanto rìguarda la numerazione da 1 a 8 e da 148 a 150 è identica sia nel Testo Masoretico ebraico che ìn quello greco dei Settanta.
La divergenza incomincia con il Salmo 9; nel Testo Masoretico ebraico si ha una unità in più rispetto alla Bibbia greca dei Settanta, perché il salmo 9 è stato sdoppiato in due e la seconda parte costituisce il salmo 10 Quindi nella versione ufficiale della Conferenze Episcopale Italiana dai salmo 9 al 147 si ha un duplice numerazione: l'ebraica e la greca messa tra parentesi.

Titoli: in genere i salmi, ma non tutti sono introdotti da cosiddetti titoli. Indicano l'autore, la circostanza di composizione, il genere letterario, lo strumento musicale dell'esecuzione (arpa o strumento a corde), la melodia, la finalità, la festività liturgìca.

Autore: nel Testo Masoretìco:
48 sono anonimi,
73 sono attribuiti a Davide,
12 ad Asaf,
11 ai figli di Core,
2 a Salomone
e 1 ciascuno a Mosè, Idutun, Eman, Etan.
La tradizione laica e in parte quella cristiana stima Davide come autore di tutti i salmi. Tale credenza si fa su informazioni generiche basate sulle doti vocali davidiche. Ma ciò non è sostenibile. Così pensarono i padri dell'antichità (Origene, Atanasio, Girolamo). Evidentemente si tratta di una paternità di onore, come il Pentateuco per Mosè. E’ un altro caso di pseudonimia, cioè di attribuzione di uno scritto ad un personaggio famoso per invogliare alla lettura. Inutile ricercare gli autori, Usati lungo un arco antichissimo di tempo, hanno subito rielaborazioni, adattamenti, attualizzazioni, inserzioni.
(don Vincenzo Mercante)

Nota: Per ritrovare i testi dei salmi all'interno della Bibbia è spesso necessario fare attenzione perché diverse edizioni della Bibbia in italiano riportano la numerazione secondo il testo ebraico (per esempio la Bibbia di Gerusalemme, la TOB o le diverse edizioni della Nuovissima Versione della Bibbia): in questo caso bisogna fare riferimento al numero tra parentesi.

http://youtu.be/nypuANH_6fQ

mercoledì 8 giugno 2011

“Programma di vita” dei ragazzi ospiti nelle comunità del C.E.I.S

Ogni mattina, i ragazzi ospiti nelle comunità del C.E.I.S. (Centro Italiano di Solidarietà, che accoglie i giovani che vogliono uscire dal tunnel della tossicodipendenza), tenendosi abbracciati e in cerchio, proclamano ad alta voce, a memoria questa loro "filosofia" o programma di vita:



Siamo qui perché non c'è alcun rifugio
dove nasconderci da noi stessi.
Fino a quando una persona
non confronta
se stessa negli occhi
E nei cuori degli altri, scappa.
Fino a che non permette loro
di condividere i suoi segreti,
non ha scampo da questi.
Timoroso di essere conosciuto
Né può conoscere se stesso
Né gli altri, sarà solo.

Dove altro se non nei nostri punti comuni
possiamo trovare tale specchio?
Qui insieme
una persona può alla fine manifestarsi
chiaramente a se stessa
non come il gigante dei suoi sogni
né il nano delle sue paure,
ma come un uomo parte di un tutto
con il suo contributo da offrire.
Su questo terreno noi possiamo tutti
mettere radici e crescere
non più soli come nella morte,
ma vivi a noi stessi e agli altri.

martedì 7 giugno 2011

Il titolo più grande che ci sia (2 Corinzi 15,18-20) di don Luciano

Ho ricevuto questa e-mail. Ve la propongo

Una volta sono stato invitato a parlare in una conferenza in cui c'erano diversi relatori. Il coordinatore, prima di iniziare, chiese a ognuno dei relatori le loro referenze, in modo da presentarci poi al pubblico. C'era il tizio con il dottorato psicologia, quell'altro con un master su non-ricordo-più-che-cosa, un altro ancora era specialista in pedagogia dell'età evolutiva. Mi chiese: "E lei che titolo di studio ha?" "Dica che sono prete. Basta e avanza". "Ma non ha alcuna laurea?" chiese un po' deluso. "Dovrei laurearmi in vangelo vissuto, ma gli esami mi vanno quasi sempre male". I titoli valgono poco - vanno e vengono. Puoi essere "generale" (fuori caserma sei nessuno), "il miglior giocatore dell'anno", "monsignore", "Miss Italia" - bei titoli, ma che non hanno nessun significato duraturo. C'è solo un titolo che vale davvero... e ce l'hai già.
C'è un titolo che ti ha conferito Dio tuo Padre, e che ha un'incredibile valenza eterna: sei Suo figlio, Sua figlia. E siccome Dio è sempre generoso, ti ha dato pure un secondo titolo - che ti abilita a esercitare una professione divina. E' un titolo che per ottenerlo non occorre andare all'università, avere capacità, soldi, o amici altolocati. E' l'unico titolo che hanno anche gli analfabeti, gli ignoranti e tutti coloro che non avranno mai altro titolo in vita loro. Se appartieni a Gesù hai già ricevuto questo titolo che ti abilita alla professione più importante del mondo - e alla tremenda e affascinante responsabilità che lo accompagna.
Quando all'università conferiscono la laurea, fanno precedere la consegna da un breve annuncio, tipo: "In nome della Repubblica italiana, ecc." Anche Dio, nel conferirti questa importante posizione di lavoro, fa lo stesso.
In 2 Corinzi 15,18-20 Dio dice: «Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.»
Ambasciatore - è il titolo che ti viene dato solo se hai una forte amicizia con Gesù. Durante le campagne elettorali c'è gente che dona ingenti somme di denaro, sperando poi di essere compensate con quel titolo. E' un grande onore essere incaricati dal governo del proprio paese a essere il volto e la voce del tuo popolo in qualche parte del mondo. Per definizione, l'ambasciatore è colui che è incaricato dalla più alta autorità dello stato per rappresentarlo in uno specifico posto. Ricordo che in un paese in cui sono stato missionario, una volta ci fu una petizione alla Farnesina (il ministero degli esteri) firmata dai missionari per cambiare l'ambasciatore italiano, per come viveva e come trattava le persone. Fu rimosso. L'impressione che le persone di un posto hanno del paese di provenienza dell'ambasciatore dipende da come vive l'ambasciatore. Un paese può essere capito o frainteso a seconda di come l'ambasciatore comunica con parole e azioni col paese ospite.
Tu sei "l'ambasciatore di Cristo"! Incaricato dalla più grande autorità dell'universo a rappresentarLo! Questo titolo fa scomparire tutti gli altri pezzi di carta. Per dirla con la Bibbia, «ha affidato a te il ministero della riconciliazione», ossia della sapienza della Croce. Lui conta su di te perché tu Lo rappresenti degnamente attraverso il tuo stile di vita e le tue parole. Lui conta su di te perché tu annunci chiaramente il significato della Sua morte e risurrezione. Lo stai facendo?
E ti ha anche incaricato di rappresentare Gesù in un posto specifico. Nel tuo quartiere, nella scuola che frequenti, nel posto dove lavori, nella squadra in cui giochi, nel negozio dove vai a fare la spesa. Sei l'ambasciatore di Cristo nel posto dove sei - in autobus, per strada, in pizzeria. Come l'ambasciatore di un paese rappresenta il proprio presidente in un'altra nazione, ti è stata assegnata una "cerchia di influenza" in cui devi rappresentare Gesù. In sostanza, devi essere cosciente dentro di te che "Gesù non è fisicamente presente qui in questo momento - ha mandato me a rappresentarLo".
Potrai essere un ambasciatore di Gesù efficiente o disastroso - ma sei l'ambasciatore di Gesù. Il paradiso di qualcuno può dipendere da che tipo di ambasciatore sei.
Vi accompagno con la preghiera, sempre con riconoscenza e affetto
don Luciano

giovedì 2 giugno 2011

L'Amore ((Gibran Kahlil Gibran)


Allora Almìtra domandò:
Parlaci dell'Amore...
E con gran voce disse:
Quando l'amore vi fa cenno, seguitelo,
benché le sue strade siano aspre e scoscese.
E quando le sue ali vi avvolgono,
abbandonatevi a lui,
Benché la spada che nasconde
tra le penne possa ferirvi.
E quando vi parla, credetegli,
anche se la sua voce
può mandare in frantumi i vostri sogni
come il vento del nord lascia spoglio il giardino.
Perché come l'amore v'incorona così vi crocifigge.
E come per voi è maturazione,
così è anche potatura.
E come ascende alla vostra cima  
accarezza i rami più teneri che fremono al sole, 
così discenderà alle vostre radici
che scuoterà dove si aggrappano
con più forza alla terra.
Come fastelli di grano, vi raccoglierà.
Vi batterà per denudarvi.
Vi passerà al crivello per liberarvi dalla pula.
Vi macinerà fino a farvi farina.
Vi impasterà fino a rendervi plasmabili.
E poi vi assegnerà al suo fuoco sacro,
perché possiate diventare
il pane sacro nei sacri conviti di Dio.
Tutto questo farà in voi l'amore,
affinché conosciate i segreti del cuore,
e in quella conoscenza diventiate
un frammento del cuore della Vita.
Ma se avrete paura,
e cercherete soltanto la pace dell'amore
ed il piacere dell'amore,
allora è meglio che copriate le vostre nudità,
e passiate lontano dall'aia dell'amore,
Nel mondo senza stagioni
dove potrete ridere, ma non tutto il vostro riso,
e piangere, ma non tutto il vostro pianto.
L'amore non dà nulla all'infuori di sé,
né prende nulla se non da se stesso.
L'amore non possiede
né vuol essere posseduto,
Perché l'amore basta all'amore.
Quando amate non dovreste dire:
 "Dio è nel mio cuore"
ma, semmai,
"sono nel cuore di Dio".
E non crediate di guidare il corso dell'amore,
poiché l'amore, se vi trova degni,
guiderà lui il vostro corso.
L'amore non desidera
che il proprio compimento.
Ma se amate e quindi avete desideri,
i vostri desideri siano questi:
Sciogliersi e farsi simili a un ruscello che scorra
e canti alla notte la sua melodia.
Conoscere il martirio della troppa tenerezza.
Esser feriti dal vostro proprio intendere l'amore,
E sanguinare di buon grado, gioiosamente.
Svegliarsi all'alba con un cuore alato
e dire grazie a un nuovo giorno d'amore;
Riposare nell'ora meridiana
e meditare sull'estasi amorosa;
Tornare a casa con gratitudine la sera;
E addormentarsi con una preghiera
per chi amate nel cuore,
e un canto di lode sulle labbra.
 Gibran Kahlil Gibran - Il Profeta (BIBLIOTECA DELLA FENICE-GUANDA)1986