"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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mercoledì 29 febbraio 2012

29 febbraio, una data speciale


Questo giorno bisestile, pensate un po’, favorisce i matrimoni.
È un giorno che esiste solo ogni quattro anni. E ha sempre avuto un fascino particolare - Alcuni pensano che porti male, altri che sia una data fortunata.
Altri ancora credono che sia semplicemente un giorno come un altro.
Le opinioni sono tante, ma una cosa è certa: il 29 febbraio è una data speciale.
È il 60° giorno del calendario gregoriano, l'unico di tutto il calendario ad "esistere" solo una volta ogni quattro anni. È stato introdotto da Giulio Cesare nel 54 a. C. per evitare lo slittamento delle stagioni. Ovvero: tra il tempo impiegato dalla Terra per compiere la sua rivoluzione intorno al sole e l'anno civile (365 giorni) c'è una differenza di 6 ore. Il che significa che ogni 4 anni (6x4=24) si accumulerebbe un giorno di ritardo, con la conseguenza di uno slittamento delle stagioni.
Così, ogni quattro anni, viene inserito un giorno in più nel mese di febbraio (il più corto), per "sistemare i conti".
L'anno in cui cade il 29 febbraio è sempre stato considerato speciale in tutto il mondo.
Un vecchio detto, «anno bisesto, anno funesto», sostiene che l'anno bisestile sia un anno sfortunato.
Al contrario, un'antica leggenda irlandese dice che le donne, solo il 29 febbraio, possono chiedere al proprio uomo di sposarle e a lui non è concesso rifiutarsi.
Una volta ogni quattro anni, dunque, il gentil sesso ha questo privilegio…
(Dino Savaiano)

La preghiera di Quaresima per eccellenza

Questa preghiera è attribuita a uno dei grandi maestri della spiritualità orientale: sant’Efrem il Siro. Uno dei Padri della Chiesa, vissuti nel IV secolo, è, in ordine cronologico, il primo dei poeti mariani, quello che ha aperto la strada a tanti altri, di tutte le epoche e di tutte le lingue. Efrem è un nome inusuale. Infatti egli è siriano, nativo di Nibisi, un’antichissima città che oggi si trova in Iraq. I cristiani della Siria e della Mesopotamia lo hanno sempre ritenuto un grande dottore e, ancora oggi, pur in mezzo alle immani difficoltà che devono affrontare, lo venerano con devozione.
Nella sua semplicità, sottolinea chiaramente gli aspetti del pentimento che costituiscono l’essenza del cammino quaresimale.
All’inizio essa presenta quattro punti negativi, che sono gli ostacoli da eliminare.
Lo spirito di pigrizia / Lo spirito di scoraggiamento / Lo spirito di dominio / Il parlare vano.
Dopo questa constatazione dell’impotenza umana, la preghiera ci mostra gli scopi positivi del cammino di conversione, che sono anch’essi quattro:
La castità / L’umiltà / La pazienza / La carità.

Signore e Sovrano della mia vita,  
non darmi uno spirito di pigrizia,
di scoraggiamento,
di dominio
e di vana loquacità!
Concedimi invece
uno spirito di castità,
di umiltà,
di pazienza
e di carità.
Sì, Signore e Sovrano,
dammi di vedere le mie colpe
e di non giudicare mio fratello;
poiché tu sei benedetto
nei secoli dei secoli.
Amen.

Le tentazioni di Gesù ed il... demonio




Il racconto delle tentazioni di Gesù presenta uno sconcertante rovesciamento di ruoli: Dio “spinge” il figlio amato nel deserto abbandonandolo alla prova, mentre il diavolo, premuroso, si preoccupa di lui, della sua fame, del suo futuro…
Come non stupirsi del fatto che nelle prove della vita il primo a farsi vicino non sia Dio, ma il demonio che sa proporre vie d’uscita facili e soluzioni indolori e che indossa i panni dell’amico consolatore?
Perché se amare significa evitare sofferenze e prove a chi si ama, allora non è il diavolo, ma Dio a doversi difendere dalle accuse di chi è esposto alle durezze della vita!
Ma è proprio per smascherare il demonio che Dio invita Gesù –e noi con lui- nel deserto della prova che attraverso il triplice impegno quaresimale di preghiera, digiuno e carità consente di capire cosa sia buono e utile e di sconfiggere la seduzione che il male esercita sull’animo umano.

Graham Greene, un autore cattolico del secolo scorso, aveva scritto che noi viviamo in un territorio limitrofo tra il bene e il male, ed è un paese di brigantaggio.
Con queste parole sottolineava il contrasto, la tensione, la lotta tra il bene e il male, tra Dio e Satana, per disputarsi il nostro destino eterno.
Diavolo vuol dire infatti separatore


E’ vero che Leonardo Sciascia, il noto scrittore siciliano, in una delle sue ultime opere, "Il cavaliere la morte", ha scritto: «Il diavolo se ne è andato perché si è accorto che gli uomini sanno fare molto meglio di lui».

 Era sta già il grande Goethe a scrivere nel Faust: «Hanno cacciato via il Gran Maligno e i malvagi più piccoli sono tutti restati».

 Le parole piuttosto intense di Pietro sono al riguardo illuminanti: «II vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi nel mondc subiscono le stesse sofferenze di voi» (1 Pt 5, 8-9).

 Commentava il teologo ortodosso Pavel Evdokirnov (1901-1970): «0 l'uomo è angelo di luce, icona di Dio, sua somiglianza, oppure accetta di portare l'immagine della bestia diabolica».

Scrive lo scrittore francese André Gide: “Se il diavolo potesse, direbbe: Io sono colui che non sono”.


"Non credo al diavolo, ma è proprio quello che il diavolo spera: che non creda in lui...(fonte sconosciuta).

Amore - Odio

 
L’amore incoraggia, l’odio deprime
l’amore sorride, l’odio ringhia;
l’amore attrae, l’odio rifiuta;
l’amore confida, l’odio sospetta;
l’amore ammorbidisce, l’odio infiamma;
l’amore canta, l’odio teme;
l’amore calma, l’odio agita;
l’amore è silenzioso, l’odio parla,parla,parla;
l’amore edifica, l’odio distrugge;
l’amore spera, l’odio ha disperazione;
l’amore consola, l’odio esaspera;
l’amore tranquillizza, l’odio irrita;
l’amore chiarisce, l’odio confonde;
l’amore perdona, l’odio no;
l’amore dà la vita, l’odio uccide;
l’amore è dolce, l’odio è amaro;
l’amore è tranquillo, l’odio è esplosivo;
l’amore è vero, l’odio è bugiardo;
l’amore è luce, l’odio è tenebre;
l’amore è umile, l’odio è superbo;
l’amore è semplice, l’odio è presuntuoso;
l’amore è delicato, l’odio è rude;
l’amore è spirituale, l’odio è carnale;
l’amore è sublime, l’odio è triste.
(Frate Ezio Battaglia)

lunedì 27 febbraio 2012

Sorridi con me


Ti sei mai chiesto
quanto vale,
credere in se stessi
e sentirsi speciale.

Attingere a quella forza,
che è dentro ognuno di noi,
e ci fa sentir vivi,
gioiosi ed eroi.

Quando credi in Te stesso,
lo comunichi al mondo,
sicurezza, certezza
emani a te intorno.

Sorridi più spesso
e hai serenità,
vedi la vita
con semplicità.

Credi in Te stesso
perché ne vale la pena,
e pensa ai tuoi affetti
in maniera serena.

Le sfide gli impegni
e le attività,
le farai volentieri
con cuore e umiltà.
 
Gioisci ed espandi
tal sensazione,
sentiti bene
e con tanta emozione.
 
La forza e il coraggio
fan parte di Te,
credi in Te stesso
e sorridi con me!

(Rosy Falcone)

La borsa di Enrica...per voi


Se voi per le vie di Sesto passate,
Enrica "la" Sciandra di certo incontrate.
Ha il passo un po' lento non certo di "corsa"
e fra le sue mani ha sempre una borsa.
E' rossa, è verde, è gialla o bianca
di stoffa, di plastica ed anche di carta.
La cosa curiosa per tutti è sapere
che cosa contiene...andate a vedere!!!
Sei privo d'affetto, mesto è il tuo cuore...
La rossa per te è colma d'amore.
I tuoi sogni infranti...Un dolore avanza...
La verde è piena di tanta speranza.
Se c'è un ammalato, un bimbo che piange, la depressione...
La gialla è carica di consolazione.
Se sei disperato, la fede ti manca, per te si fa sera...
La bianca è satura per donare preghiera.
Ma la borsa pesante che il viso scolora
e il passo rallenta alla "bella" signora
è quella colma del vostro dolore
che Lei sta portando in offerta al Signore.
(enrica)

giovedì 23 febbraio 2012

Amicizie che fanno splendere la vita

Sii benedetto, o Signore,
per tutte le amicizie
che fanno splendere la vita,
per la ricchezza dell'amicizia
dalle forme svariate!
Benedetto sii tu
che arricchisci i nostri affetti
e i nostri amori
con l'amicizia
e che permetti
che tutte le forme di affetto umano
possano sbocciare
in quella dolcezza
e in quella forza
che tiene vicine le anime
e far sì che si aiutino a vicenda
e muovano i loro passi insieme.
La tua presenza in noi
è più potente quando,
SIAMO DUE
RIUNITI NEL TUO AMORE:
è anche più dolce,
ha maggior presa;
e vedendo nell'amico
l'irradiarsi della tua virtù
ci rende più intima
la tua presenza
e dà nuova sicurezza
e nuovo coraggio per seguirti.
0 Signore
sii dunque benedetto per l'amicizia.
(J. Leclercq, Meditazioni di vita cristiana, Alba, Ed. Paoline 1957)

lunedì 20 febbraio 2012

Il Pavone (un uccello straordinario)

La straordinarieta' di questo uccello non finiva qui. Il fatto che nella stagione invernale perdesse le piume e ne acquistasse di nuove ed addirittura piu' belle a primavera, fece si' che il mondo cristiano dei primi secoli lo adottasse come simbolo di resurrezione. Questa e' la ragione per cui le sue raffigurazioni sono state ritrovate numerose nelle catacombe di Roma.
(gruppo3millennio-i-simboli-del-cristianesimo)



I Pavoni (Pavo L.) appartengono ai Fasianidi e, tra i gallinacei, sono quelli di più grande valore.
Sono originari dall'India, dall'Indocina, dalle isole della Sonda, dal Ceylon, ecc., nelle cui foreste abitano tuttora allo stato selvatico.
Questi uccelli si caratterizzano per la grande lunghezza delle copritrici caudali, che: nelle femmine sono lunghe quanto le timoniere, mentre nei maschi le superano di oltre due terzi e sono ornate, terminalmente, da macchie ocellari. La coda è lunga e depressa ed è composta da venti penne.
Sulla sommità del capo vi è una aigrette, cioè un ciuffo di poche penne rigide, erette e piuttosto lunghe.
Le femmine assumono l'abito dell'adulto nei primi mesi di vita. I maschi si differenziano dalle femmine già dopo la prima muta ed acquistano i tipici colori del piumaggio nel secondo anno di vita, mentre lo strascico caudale si sviluppa solo nel terzo anno.
Il Pavone fa la così detta "ruota", erigendo verticalmente il corpo, mentre particolari muscoli cutanei, inseriti alla base delle penne caudali, le allontanano l'un l'altra, per cui si aprono a ventaglio (Ghigi). Il ventaglio stesso, portandosi in avanti, vibra, producendo un rumore simile allo stormire delle fronde per forte vento.
Il Pavone fu importato in Italia dai Romani, che ne curarono assai l'allevamento per la sua bellezza estetica e per la pregevolezza delle sue carni. Solo successivamente, con l'importazione del tacchino ed il diffondersi dell'allevamento di quest'ultimo, il Pavone è stato mantenuto sopratutto a scopo ornamentale.
(testo tratto da Zootecnia speciale di Telesforo Bonadonna 1946)

martedì 14 febbraio 2012

Il bacio


Negli anni 60 era uno delle riproduzioni su tela più vendute e le vendevo io al banco allestito dalla Ricordi-Arti Grafiche presso la Rinascente di Piazza Duomo-Mi...e da allora ho imparato ad amare molto ogni tipo di Arte...

Il bacio è un olio su tela di 112 × 88 cm, realizzato nel 1859 dal pittore italiano Francesco Hayez su commissione del Alfonso Maria Visconti di Saliceto, che alla propria morte lo regalò alla Pinacoteca dell'Accademia di Brera, dove è tuttora conservato ed esposto...

Ti guardo negli occhi,
sentendo dentro
un subbuglio di emozioni,
che confondono la mente...
Poi, cresce in me il desiderio
di trasmetterti
ciò che tu mi fai provare
e in quel momento,
le mie labbra
si avvicinano alle tue
regalando ad entrambi
l'emozione unica di un bacio!
Christian Merighetti

Amare una persona è...Buon S. Valentino

L’invito e la forza dell’amore che è racchiuso nel messaggio di S.Valentino deve essere considerato anche da altre angolazioni, oltre che dall’ormai esclusivo significato del rapporto tra uomo e donna. L’Amore è Dio stesso e caratterizza l’uomo, immagine di Dio. Nell’Amore risiede la solidarietà e la pace, l’unità della famiglia e dell’intera umanità.



AMARE UNA PERSONA E'.....

Averla senza possederla.
Dare il meglio di sé
senza pensare di ricevere.
Voler stare spesso con lei,
ma senza essere mossi dal bisogno
di alleviare la propria solitudine.
Temere di perderla,
ma senza essere gelosi.
Aver bisogno di lei,
ma senza dipendere.
Aiutarla,
ma senza aspettarsi gratitudine.
Essere legati a lei,
pur essendo liberi.
Essere un tutt' uno con lei,
pur essendo se stessi.
Ma per riuscire in tutto ciò,
la cosa più importante da fare è...
accettarla così com'è,
senza pretendere
che sia come si vorrebbe.
(da Giuly)

lunedì 13 febbraio 2012

Io sono qui per continuare ad imparare

Al termine del secondo anno di nascita del mio e vostro blog
(dal 12 febbraio 2010 al 12 febbraio 2012 compreso)

constato con meraviglia ed emozione un accesso
di quarantaduemilatrecentocinquanta... persone
e centosedicimilaottocentocinquantasette... pagine visionate

A te amico/a, fratello, sorella, conoscente o anonimo…
gratitudine per avermi donato la tua “visita”
e il tuo contributo in condivisione
GRAZIE!
Enrica signora “G”

venerdì 10 febbraio 2012

Vittime delle foibe

10 Febbraio -  Giornata nazionale per le vittime delle foibe.

Preghiamo per le migliaia di italiani vittime delle foibe e per tutti coloro che sono stati soppressi in nome delle ideologie.




“Intendiamo onorare – dichiara il Sindaco Andrea Pellicini di Luino– la memoria dei martiri delle Foibe e di tutti gli esuli del confine orientale che furono costretti, da un giorno... all’altro, a lasciare le proprie case e i propri beni con la consapevolezza di non farvi più ritorno. L’unica... loro colpa era quella di essere italiani. Per troppo tempo questa immane tragedia è stata occultata. Con la legge 92/2004 è stato riparato un gravissimo torto. Ora abbiamo il dovere di ricordare, non per alimentare antichi rancori, ma per ricreare, come ha auspicato il Presidente Napolitano, quello spirito di fratellanza e di collaborazione tra popoli di diverse nazionalità in una grande Europa.”
 
Il termine "foiba" è una corruzione dialettale del latino "fovea", che significa "fossa"; le foibe, infatti, sono voragini rocciose, a forma di imbuto rovesciato, create dall’erosione di corsi d’acqua; possono raggiungere i 200 metri di profondità. Agghiacciante è l’affermazione del prof. R. Battaglia, che scrive in proposito: "Il sottosuolo dei vasti altipiani carsici nasconde un mondo di tenebre: abissi verticali e cupi cunicoli che si perdono nel silenzio delle profondità terrestri, caverne immense, tortuose gallerie percorse da fiumane urlanti, sale incantate rivestite di cristalli, antri selvaggi che la fantasia del volgo popolò di paurose leggende". In Istria sono state registrate più di 1.700 foibe. (Nella foto una foiba istriana).
Le foibe furono utilizzate in diverse occasioni e, in particolare, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale per infoibare ("spingere nella foiba") migliaia di italiani, antifascisti e fascisti, colpevoli di opporsi all’espansionismo comunista slavo propugnato da Josip Broz meglio conosciuto come "Maresciallo Tito". A riguardo è interessante riportare quanto affermato da Kardelj (vice di Tito) il quale poté affermare che "ci fu chiesto di far andar via gli Italiani con tutti i mezzi e così fu fatto". Nessuno sa quanti siano stati gli infoibati: alcune stime parlano di 10-15.000 sfortunati.
Le vittime dei titini venivano condotte, dopo atroci sevizie, nei pressi della foiba; qui gli aguzzini, non paghi dei maltrattamenti già inflitti, bloccavano i polsi e i piedi tramite filo di ferro ad ogni singola persona con l’ausilio di pinze e, successivamente, legavano gli uni agli altri sempre tramite il fil di ferro. I massacratori, nella maggior parte dei casi, sparavano al primo malcapitato del gruppo che ruzzolava rovinosamente nella foiba spingendo con sé gli altri.
Nel corso degli anni questi martiri sono stati vilipesi e dimenticati. Considerate che, sfogliando il "Vocabolario della lingua italiana" edito dalla Treccani, ci si imbatte in una definizione parecchio evasiva di foiba: "In geologia fisica, tipo di dolina; in partic., nella regione istriana, grande conca chiusa (derivante da doline fuse assieme) sul cui fondo si apre un inghiottitoio. Vedi anche infoibare”. Sapete cosa significa infoibare? "Gettare in una foiba, e più in part. ammazzare una persona e gettarne il cadavere in una foiba, o farla morire gettandola in una foiba (il verbo è nato e s'è diffuso alla fine della seconda guerra mondiale)".
(digilander.libero.it)

Ho colto un fiore di ghiaccio...


Il GELO

La terra era squallida e grigia
e grigio e monotono il cielo;
l'inverno riaprì la valigia
e poi disse al gelo:
 «Ricama con mano gentile
quest'umida nebbia sottile! ».
Il gelo si mise al lavoro;
sui penduli rami tremanti profuse,
con arte, un tesoro
di perle e di diamanti,
e, all'alba del nuovo mattino,
la terra fu tutta un giardino.
Il sole dai monti si affaccia
i candidi fiori a guardare;
la nebbia fumosa discaccia,
li viene a baciare;
e allora si rompe l'incanto...
i fiori si sciolgono in pianto!
 (Rosalia Calleri)

mercoledì 8 febbraio 2012

La Calla (fiore:significato)

Ecco il fiore che io preferisco: la calla. Vi offro un bel dipinto per porgervi un saluto affettuoso.


ORIGINE, NOME, SIGNIFICATO

La calla è un fiore originario delle zone dell'Africa centro-meridionale che cresce spontaneo in varie regioni comprese fra Equatore e Capo di Buona Speranza, dove forma delicate piccole isole in cornici di paludi... tropicali. è stata introdotta per la prima volta in Europa nel 1731.
Il nome botanico ufficiale della Zantedeschia (prima dell'800 chiamata Richardia) proviene da un tributo allo scienziato italiano Francesco Zantedeschi, fisico, medico e botanico vissuto tra il 1773 e il 1846. Si tratta però di una denominazione per lo più inutilizzata; per una singolare coincidenza linguistica, il fiore è universalmente noto con il medesimo nome in numerosi idiomi differenti: calla (dal greco kalos, bello), facile da pronunciare e memorizzare.
Nel linguaggio dei fiori la calla significa bellezza e instabilità. In età vittoriana, epoca ispirata alla riservatezza e gelosa delle tradizioni, la "bibbia del linguaggio muto dei fiori" di Miss Corruthers elesse la calla come simbolo della raffinatezza e della nobiltà: il fiore divenne il regalo adatto a suggellare un'amicizia importante o una dichiarazione di stima. I giardinieri del secolo scorso la chiamavano "il fiore della linearità modernista", poiché con il suo aspetto semplice e composto, incarnava un'idea sobria, diventando il fiore simbolo del periodo Liberty. E oggi, secondo le tendenze che valorizzano le linee pulite, discrete e misurate, la calla è considerata assolutamente trendy. Il galateo suggerisce che i bouquet con calle bianche siano riservati esclusivamente alle spose, ma permette che siano utilizzati in cerimonie quali battesimi, comunioni e cresime poiché il bianco ricorda la purezza, l'innocenza e il pudore ed esprime un sentimento puro e sincero.
(da Arte Floreale)



 

martedì 7 febbraio 2012

Sorridiamo con…un cane Pit Bull



Un uomo stava uscendo di casa una mattina subito dopo aver bevuto il caffè, quando si fermò ad osservare uno strano funerale, con uno strano seguito, che si avviava al vicino cimitero.
C'era una vettura funebre, nera che apriva il funerale, seguita ad una quindicina di metri da un'altra vettura funebre nera. Dietro la seconda vettura funebre c'era un uomo vestito di nero, da solo, che seguiva i feretri con un cane Pit Bull al guinzaglio. Appena dopo c'erano circa 200 uomini che seguivano il corteo in fila indiana.
L'uomo non poté resistere alla curiosità e, con molto rispetto, si avvicinò all'uomo col cane e gli chiese:
"sono molto spiacente per la sua perdita, e capisco che è un brutto momento per disturbare, ma io non ho mai visto un funerale come questo. Che tipo di funerale è?"
L'uomo in lutto cominciò a spiegare:
"La prima carrozza funebre è per mia moglie."
"E che cosa le è successo?"
"Il mio cane l'ha attaccata e l'ha uccisa"
"E chi c'è nella seconda carrozza?"
"Mia suocera. Lei stava tentando di aiutare mia moglie, quando il cane si è girato ed ha attaccato anche lei."
Tra i due uomini trascorse qualche momento di silenzio intenso e pieno di pensieri.
"Posso avere il cane in prestito?"
"Si metta in fila."
 http://www.ridichetipassa.net/

Ospitalità

 
Se mai vi capitasse di entrare in una casa africana, fosse anche una capanna di fango con il tetto di lamiera arrugginita, vi accorgereste subito di quanta attenzione viene data al salotto. E' in assoluto la parte più importante della casa. Se ci sono dei mobili, i migliori sono in salotto. E' comune entrare in una baracca screpolata e trovarsi seduti in una comoda poltrona coperta da centrini, e di fronte un piccolo tavolino su cui ti servono il tè. Un mio confratello africano mi diceva: "Casa mia è piccola. C'è un buco come stanza per noi figli, un altro buco per i miei genitori - ma più di metà casa è per il salotto. E' lì che riceviamo gli ospiti, ci sediamo, parliamo, stiamo insieme. Per gli ospiti bisogna dare il meglio". E ha perfettamente ragione.
Quando entri in una famiglia africana ti fanno sentire a casa tua. E ogni volta penso: "Quando parlo o sto con qualcuno, quanto spesso lo faccio sentire a suo agio e bene accolto? Lo faccio sentire come a casa sua? E quante volte invece sono così occupato e preoccupato che lo faccio sentire un intruso?"
 
La Parola di Dio ha qualcosa da dirti a questo riguardo. In 1 Pietro 4,8-9 sta scritto: «Soprattutto conservate tra voi una grande carità, perché la carità copre una moltitudine di peccati. Praticate l'ospitalità gli uni verso gli altri, senza mormorare». L'ospitalità - notate come l'apostolo Pietro dice che è un modo molto pratico di mostrare a una persona che la si ama profondamente. E questo amore, che è la caratteristica dei discepoli di Cristo, è descritto come il «sopra tutto».
 
«Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio» (Romani 15,7). Ospitalità è ben di più che avere persone dentro casa - è uno spirito, un atteggiamento che fa sentire una persona accolta quando sta con te. Si sente importante e amata. Spesso ho sentito dire dai religiosi che hanno vissuto con san Giovanni Calabria che ognuno di loro si sentiva il suo privilegiato, il suo prediletto. Di fatto, la persona ospitale è colui che tratta ogni persona in maniera tale che li fa sentire amati da Dio.
 
Ho detto ogni persona. Il trattamento privilegiato non è selettivo, riservato per coloro che vogliamo impressionare... o per quelli che ci hanno impressionato... o per coloro che hanno qualcosa di cui abbiamo bisogno. Ospitalità vuol dire far sentire speciale ogni persona. Quando vivi così entri a far parte di quel gruppo di persone indimenticabili - quelle che quando uno è con te si sentono come se loro fossero l'unica persona al mondo, quella desiderata.
 
Diciamocelo chiaro - questo tipo di atteggiamento non è naturale - è soprannaturale. Diventi così quando vivi in intimità con Gesù. Fai sentire le persone accolte quando ti interessi di quello che a loro intessa... quando fai la seconda e anche la terza domanda, non solo quella d'obbligo: "Come stai?", e tutto muore là. E' quando ti metti davvero ad ascoltarli... quando ti accorgi che qualcosa è cambiato in loro... quando fai un complimento. In altre parole, quando dai a una persona tutta la tua attenzione. Quando fai di tutto per far sentire gli altri importanti - invece che mostrar loro quanto tu ti senta importante.

Mi chiedo come si sentono le persone quando stanno con te. Si sentono considerate o ignorate... apprezzate o tollerate... degne del tuo tempo o degli intrusi dentro ai tuoi impegni? Non ci vuole davvero molto a far sentire qualcuno importante e amato, ma l'altro deve essere al centro dei tuoi interessi. Quando fai così è Gesù stesso che accogli. Fai in modo che quando sei con qualcuno, si senta accolto e amato - tratta gli altri come Gesù sta trattando te!
don Luciano

venerdì 3 febbraio 2012

Tradizione San Biagio

San Biagio Vescovo e martire 3 febbraio -

Morto a Sebaste (Armenia), ca. 316
Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della "pax" costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è perciò spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l'occidentale Costantino e l'orientale Licinio. Nell'VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie a Maratea (Potenza), di cui è patrono e dove è sorta una basilica sul Monte San Biagio. Il suo nome è frequente nella toponomastica italiana - in provincia di Latina, Imperia, Treviso, Agrigento, Frosinone e Chieti - e di molte nazioni, a conferma della diffusione del culto. Avendo guarito miracolosamente un bimbo cui si era conficcata una lisca in gola, è invocato come protettore per i mali di quella parte del corpo. A quell'atto risale il rito della "benedizione della gola", compiuto con due candele incrociate. (Avvenire)
Patronato: Malattie della gola
Etimologia: Biagio = bleso, balbuziente, dal latino
Emblema: Bastone pastorale, Candela, Palma, Pettine per lana



C’è una sua statua anche su una guglia del Duomo di Milano, la città dove in passato il panettone natalizio non si mangiava mai tutto intero, riservandone sempre una parte per la festa del nostro santo. (E tuttora si vende a Milano il “panettone di san Biagio”, che sarebbe quello avanzato durante le festività natalizie). San Biagio lo si venera tanto in Oriente quanto in Occidente, e per la sua festa è diffuso il rito della “benedizione della gola”, fatta poggiandovi due candele incrociate (oppure con l’unzione, mediante olio benedetto), sempre invocando la sua intercessione. L’atto si collega a una tradizione secondo cui il vescovo Biagio avrebbe prodigiosamente liberato un bambino da una spina o lisca conficcata nella sua gola.



Vescovo, dunque. Governava, si ritiene, la comunità di Sebaste d’Armenia quando nell’Impero romano si concede la libertà di culto ai cristiani: nel 313, sotto Costantino e Licinio, entrambi “Augusti”, cioè imperatori (e pure cognati: Licinio ha sposato una sorella di Costantino). Licinio governa l’Oriente, e perciò ha tra i suoi sudditi anche Biagio. Il quale però muore martire intorno all’anno 316, ossia dopo la fine delle persecuzioni. Perché?



Non c’è modo di far luce. Il fatto sembra dovuto al dissidio scoppiato tra i due imperatori-cognati nel 314, e proseguito con brevi tregue e nuove lotte fino al 325, quando Costantino farà strangolare Licinio a Tessalonica (Salonicco). Il conflitto provoca in Oriente anche qualche persecuzione locale – forse ad opera di governatori troppo zelanti, come scrive lo storico Eusebio di Cesarea nello stesso IV secolo – con distruzioni di chiese, condanne dei cristiani ai lavori forzati, uccisioni di vescovi, tra cui Basilio di Amasea, nella regione del Mar Nero.


Per Biagio i racconti tradizionali, seguendo modelli frequenti in queste opere, che vogliono soprattutto stimolare la pietà e la devozione dei cristiani, sono ricchi di vicende prodigiose, ma allo stesso tempo incontrollabili. Il corpo di Biagio è stato deposto nella sua cattedrale di Sebaste; ma nel 732 una parte dei resti mortali viene imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma. Una improvvisa tempesta tronca però il loro viaggio a Maratea (Potenza): e qui i fedeli accolgono le reliquie del santo in una chiesetta, che poi diventerà l’attuale basilica, sull’altura detta ora Monte San Biagio, sulla cui vetta fu eretta nel 1963 la grande statua del Redentore, alta 21 metri.


Dal 1863 ha assunto il nome di Monte San Biagio la cittadina chiamata prima Monticello (in provincia di Latina) e disposta sul versante sudovest del Monte Calvo. Numerosi altri luoghi nel nostro Paese sono intitolati a lui: San Biagio della Cima (Imperia), San Biagio di Callalta (Treviso), San Biagio Platani (Agrigento), San Biagio Saracinisco (Frosinone) e San Biase (Chieti). Ma poi lo troviamo anche in Francia, in Spagna, in Svizzera e nelle Americhe... Ne ha fatta tanta di strada, il vescovo armeno della cui vita sappiamo così poco.

Autore: Domenico Agasso

giovedì 2 febbraio 2012

Citazioni e poesie sulla neve

Dalla nostra finestra ore 7.30 del DUE febbraio.



Il tempo è come un fiocco di neve, scompare mentre cerchiamo di decidere cosa farne.
Romano Battaglia, da Il fiume della vita

La neve è una poesia. Una poesia che cade dalle nuvole in fiocchi bianchi e leggeri. Questa poesia arriva dalle labbra del cielo, dalla mano di Dio. Ha un nome. Un nome di un candore smagliante. Neve.
Maxence Fermine, Neve

LA NEVE
Sui campi e nelle strade
silenziosa e lieve
volteggiando, la neve
cade.

Danza la falda bianca
ne l’ampio ciel scherzosa
poi sul terren si posa
stanca.

In mille immote forme
sui tetti e sui camini,
sui cippi e sui giardini
dorme...
Ada Negri

LA NEVE
Lenta la neve, fiocca, fiocca, fiocca,
senti: una zana dondola pian piano.
Un bimbo piange, il piccol dito in bocca,
canta una vecchia, il mento sulla mano,
La vecchia canta: Intorno al tuo lettino
c'è rose e gigli, tutto un bel giardino.
Nel bel giardino il bimbo s'addormenta.
La neve fiocca lenta, lenta, lenta.
G. Pascoli