Il racconto delle tentazioni di Gesù presenta uno sconcertante rovesciamento di ruoli: Dio “spinge” il figlio amato nel deserto abbandonandolo alla prova, mentre il diavolo, premuroso, si preoccupa di lui, della sua fame, del suo futuro…
Come non stupirsi del fatto che nelle prove della vita il primo a farsi vicino non sia Dio, ma il demonio che sa proporre vie d’uscita facili e soluzioni indolori e che indossa i panni dell’amico consolatore?
Perché se amare significa evitare sofferenze e prove a chi si ama, allora non è il diavolo, ma Dio a doversi difendere dalle accuse di chi è esposto alle durezze della vita!
Ma è proprio per smascherare il demonio che Dio invita Gesù –e noi con lui- nel deserto della prova che attraverso il triplice impegno quaresimale di preghiera, digiuno e carità consente di capire cosa sia buono e utile e di sconfiggere la seduzione che il male esercita sull’animo umano.
Graham Greene, un autore cattolico del secolo scorso, aveva scritto che noi viviamo in un territorio limitrofo tra il bene e il male, ed è un paese di brigantaggio.
Con queste parole sottolineava il contrasto, la tensione, la lotta tra il bene e il male, tra Dio e Satana, per disputarsi il nostro destino eterno.
Diavolo vuol dire infatti separatore
E’ vero che Leonardo Sciascia, il noto scrittore siciliano, in una delle sue ultime opere, "Il cavaliere la morte", ha scritto: «Il diavolo se ne è andato perché si è accorto che gli uomini sanno fare molto meglio di lui».
Era sta già il grande Goethe a scrivere nel Faust: «Hanno cacciato via il Gran Maligno e i malvagi più piccoli sono tutti restati».
Le parole piuttosto intense di Pietro sono al riguardo illuminanti: «II vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi nel mondc subiscono le stesse sofferenze di voi» (1 Pt 5, 8-9).
Commentava il teologo ortodosso Pavel Evdokirnov (1901-1970): «0 l'uomo è angelo di luce, icona di Dio, sua somiglianza, oppure accetta di portare l'immagine della bestia diabolica».
Scrive lo scrittore francese André Gide: “Se il diavolo potesse, direbbe: Io sono colui che non sono”.
"Non credo al diavolo, ma è proprio quello che il diavolo spera: che non creda in lui...(fonte sconosciuta).
Scrive lo scrittore francese André Gide: “Se il diavolo potesse, direbbe: Io sono colui che non sono”.
"Non credo al diavolo, ma è proprio quello che il diavolo spera: che non creda in lui...(fonte sconosciuta).
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