Mi è stato chiesto una mia riflessione che riguardi la famiglia alla luce del Vangelo sulle “Nozze di Cana”.
Ci provo
In quel tempo. Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti.
Gv 2, 1-11 (Bibbia CEI 2008)
Se fossi pessimista direi che le giare vuote rappresentano la nostra vita svuotata di quei valori umani e cristiani (il vino buono) che la rendono importante e bella.
Ma sono una donna di speranza e quindi non posso uniformarmi al lamento di quanti vedono tutto buio e non fanno nulla per andare verso la luce.
Ho avuto modo di incontrare la famiglia in tutte le sue forme comprese le più ”moderne” e le più “fragili”.
Ho seguito molti incontri con i genitori tentando di leggere la nostra e la loro vita alla luce del Vangelo.
Sono emerse chiaramente le paure e i timori che accompagnano da sempre la crescita dei figli; paure e timori legati soprattutto alle difficoltà di vivere appieno i valori cristiani e di trasmetterli ai figli.
L’amore, la famiglia, l’amicizia, l’onestà, la fedeltà, l’uguaglianza sono ancora più che mai attuali nel cuore delle famiglie incontrate, la conferma ne è la sofferenza che deriva dalla consapevolezza di essere fragili dinanzi ad essi.
Non abbiamo “svuotato” la nostra vita (giara) del vino buono, ma l’abbiamo reso più leggero, meno corposo, meno gustoso.
In questa nostra società in cui tutto si consuma in fretta, dove il successo personale è il principale obiettivo da raggiungere con qualsiasi mezzo, dove per non essere “tagliato fuori” devi scendere a compromessi, anche noi ci siamo un po’ adeguati, modificando a nostro piacere valori fondanti la nostra fede lasciandoci sedurre da tutto ciò che ci viene proposto con facilità e che ci da un appagamento immediato.
Ma la società siamo noi, ognuno di noi è una cellula di questa nostra società, e allora occorre ripartire da noi stessi per ritornare a dare gusto alla nostra esistenza e lo possiamo fare partendo da quelle semplici parole di Maria “fate quello che vi dice”…!!!
E allora le giare torneranno ad essere piene di vino di ottima qualità.
enrica
Credo anche che questo brano ci insegni nelle difficoltà l'importanza di invocare Maria Regina della Famiglia. E' lei, infatti che si accorge quando i due sposi "non hanno più vino" (mancano della gioia, della serenità, della spontaneità, della freschezza.... metteteci quello che volete), e che sollecita un Gesù, all'apparenza un po' recalcitrante, a provvedere. Dico "all'apparenza" perché Gesù è presente a quel banchetto (è dentro quel matrimonio) fino dall'inizio ed interviene al momento opportuno. Per me questo brano è un grande inno alla speranza
RispondiEliminaInvochiamola sempre la Mamma del cielo perchè protegga le tante tormentate famiglie dalle giare vuote. Condivido pienamente che questo brano è un inno alla speranza.
RispondiEliminaGrazie Ori per la tua riflessione.
Un abbraccio con affetto
enrica