"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


mailto:g.enrica.g@gmail.com
http://www.youtube.com/enricasignorag
http://www.facebook.com/enrica.giulio.sciandra



martedì 17 gennaio 2017

S.Antonio abate e la tradizione dei fuochi

Una curiosità: S.Antonio abate e la tradizione dei fuochi.
Sant'Antonio è considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella.
Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo.
La tradizione di benedire gli animali (in particolare i maiali) nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all'ospedale, dove prestavano il loro servizio i monaci di sant'Antonio eremita.
UN RITO ANTICHISSIMO - «Questo rito, a tutti gli effetti canonico, era caduto in disuso con il mutamento sociale che ha marcato le nostre campagne - come in generale il mondo agricolo - e con la scomparsa dell’allevamento diffuso», per riaffacciarsi ultimamente, grazie anche a una sensibilità crescente verso il mondo animale. 
Anche L'USO DEL FUOCO per la celebrazione può rispondere a diverse simbologie, riconducibili comunque al fatto che il santo è protettore di coloro che «hanno a che fare con il fuoco» e ne sono afflitti (vedi il fuoco di Sant’Antonio e l’herpes zoster, per esempio).Chiarisce l’antropologo che «la diffusione dell’uso cerimoniale del fuoco, rimane fondamentale, nell’efficacia di questo operatore rituale, il suo rompere le tenebre, e in qualche caso rompere anche il freddo della notte invernale, per generare uno spazio imprevisto di condivisione e di socialità... E accanto a ogni fuoco acceso, c’erano gruppi di giovani che coglievano l’occasione per stare insieme, per rubare al buio un po’ di luce, e alla notte o al sonno, l’allegria (avrebbe detto De André)».

 -tratto dal Corriere della sera e Cronaca Lucca -

Nessun commento:

Posta un commento