La
favola delle tre Statue
Quando
Kanan compì dieci anni, suo padre gli regalò tre statuette uguali.
Il bambino
ne fu sorpreso ed osservò:
–
Sono tutte e tre uguali!?
–
Sembrano uguali, ma non lo sono – rispose il padre.
Kanan
guardò meglio, ma non riuscì a scoprire nessuna differenza fra le tre
statuette: la stessa testa, lo stesso tronco, gli stessi arti e avevano pure la
stessa espressione.
–
Ma sono uguali! – insisté il bambino.
–
Sembrano uguali, ma non lo sono – ribatté ancora il padre con un sorriso fine
fine.
Il bambino tacque e suo padre continuò:
–
Sono talmente diverse che una rappresenta un uomo sciocco; l’altra un uomo
sventato; l’altra ancora rappresenta un uomo saggio.
Kanan
guardò il padre stupito.
Osservò nuovamente le statuine ma non fu capace di
scorgere la minima differenza.
–
Io non mi accorgo di nulla, dimmi come fai a distinguere il carattere dei tre
uomini tanto diversi.
–
Devi scoprirlo da te, vedremo se ne sarai capace – rispose il padre.
Kanan
pose le statuette sul tavolino, le guardava e ricordava le parole del padre:
aveva del padre una grande ammirazione e sapeva che non parlava mai a caso. In
quelle statuette ci doveva essere dunque un segreto.
Guarda
e riguarda, osserva e confronta, finalmente s’accorse che tutte e tre le statue
avevano le orecchie forate.
Prese allora un filo di metallo e l’introdusse nel
foro dell’orecchio della prima statuetta: il filo uscì fuori dalla bocca.
Prese
la seconda statuetta e ripeté l’operazione: il filo uscì dall’altro orecchio.
Prese la terza statuetta e per quanto spingesse, il filo non uscì da nessuna
parte.
La
differenza delle tre statuette consisteva dunque nei condotti interni fra
orecchi e bocca. Ripensò alle parole del padre e finalmente capì.
La
prima statuetta rappresentava un uomo sciocco, perché tutto quello che entrava
dall’orecchio usciva immediatamente dalla bocca. Senza riflettere, quell’uomo
ripeteva tutto ciò che sentiva dire.
La
seconda statuetta rappresentava un uomo sventato, perché tutto quello che
entrava da un orecchio usciva dall’altro. Quell’uomo dimenticava tutto ciò che
imparava.
La
terza statuetta rappresentava un uomo saggio, perché quello che entrava
dall’orecchio rimaneva dentro di lui.
Quell’uomo rifletteva e meditava,
imparava e ricordava.
–
E cosa hai capito? – chiese il padre.
–
Ho capito che bisogna ascoltare attentamente, parlare poco e riflettere molto.
–
Spero che tu segua l’esempio della statuetta con il solo foro nell’orecchio –
disse il padre soddisfatto – Ma tieni dinanzi a te anche le altre due.
Ti
serviranno come ammonimento.
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