Era cresciuto sui fianchi del monte e si era inebrato di aria e sole. Ma dopo i primi tempi in cui era un germoglio verde tenero, i suoi rametti contorti e sgraziati si erano coperti di spine sgradevoli e appuntite. Era detestato dagli uccelli e dalle pecore, alle quali senza volerlo strappava bioccoli di lana quando lo sfioravano. Perfino le capre, che non sono schizzinose e brucherebbero anche le pietre, lo evitavano. Gli altri cespugli e gli arbusti sfoggiavano fiori e foglie e taluni perfino dei frutti. Il povero cespuglio spinoso produceva solo spine. Il vento della sera gli portava il disprezzo e la derisione delle altre piante.
Ma quando Dio volle parlare con Mosè, scelse l'umile cespuglio spinoso sui fianchi della montagna. E il cespuglio divenne il trono di Dio, splendente più del sole, ardente di bagliore e di fuoco come se ognuna delle sue spine si fosse trasformata in una pietra preziosa dai mille riflessi di luce purissima.
(Don Bruno Ferrero)
Nessun commento:
Posta un commento