- affresco del Pordenone - l'Adorazione dei Magi - Basilica Santa Maria di Campagna-Piacenza- Cappella della Natività o dei Magi.
Cerchiamo di superare la tradizione ed andare alla verità teologica.
Anzitutto i re magi non sono tre.
Il Vangelo ci dice alcuni e il numero é stato sempre vario, da due a dodici.
Poi, nel medioevo, fu stabilito che erano tre, fu attribuito anche il nome prendendolo dagli apocrifi: Gaspare, Baldassarre e Melchiorre e in un clima di "par condicio" ne fu rappresentato uno bianco, uno nero e uno giallo.
Nel vangelo non si dice che fossero re, ma re li fecero divenire, forse riferendosi al Salmo 72 che dice: "Verranno i re degli arabi e di Saba e porteranno oro, incenso, ...".
La motivazione di questa elezione a re potrebbe essere anche umana: dato che il Vangelo in questa festa presenta un re cattivo, ne sono presentati altri tre buoni che portano doni.
Svelato il significato dello status di re, vediamo ora di comprendere la natura dei Magi. Che significa Magi?
Deriva dal greco Magoi e fa riferimento a "mago". Erano degli astrologi. Se ne cerchiamo il significato nel dizionario esegetico il magoi, il Magio diremmo, è un sacerdote persiano che consultava le stelle e interpretava i sogni, una specie di mago attuale. Avevano la capacità di leggere le stelle, infatti, loro hanno visto il segno del Messia. Anche questa stella che loro vedono, la stella cometa, la inserisce Giotto. Nella realtà si tratta di una congiunzione astrale, almeno così dice una delle teorie elaborate: é la congiunzione tra Giove e Saturno nel segno dei pesci che si verifica ogni 258 anni. Questa era la congiunzione del Messia.
Questi astrologi, questi Magi che sapevano leggere le stelle vedono questo allineamento di pianeti, vedono questa luce e si mettono in cammino alla ricerca del Messia…
Il primo catechismo, la Didaché, proibiva le attività magiche, le attività dell'astrologia e le equiparava all'aborto e al furto. Nel Talmud infatti sta scritto: "Sia condannato a morte chi impara qualcosa dai maghi."
I Magi cosa portano?
Oro, incenso e mirra. Sono tre doni dal significato simbolico (oro per la regalità del Bambino nato; incenso a ricordare la sua divinità; mirra, usata per la mummificazione, per parlarci del sacrificio e della morte dell'uomo Gesù),
Cosa significa dal punto di vista teologico?
Oro significa che questo bambino é Dio, é re, allora ai re si offriva l'oro.
Incenso: l'incenso lo potevano offrire soltanto i sacerdoti nel tempio e Israele si vantava di essere il popolo sacerdotale, il popolo che poteva offrire l'incenso.
Matteo facendo dare l'incenso dai pagani dice "Israele hai smesso di essere il popolo sacerdotale. Adesso il popolo sacerdotale è il popolo di quanti riconoscono che Gesù è il Signore, il Messia, il Re.
Quindi tutte le nazioni, diremmo tutti i battezzati, tutti diventiamo popolo sacerdotale con il battesimo, tutti siamo abilitati a questo sacerdozio, non tanto a quello ministeriale quanto a quello battesimale, poter comunicare, poter portare Dio.
Mirra: come detto nell’introduzione la mirra era un olio che aveva due utilizzi particolari: serviva per ungere la sposa in preparazione alle nozze e per la guarigione dai dolori.
La regina Ester nel suo libro che leggiamo nella Bibbia diceva che già sei mesi prima delle nozze cominciava ad ungere il suo corpo con mirra per sensibilizzare, impregnare la pelle. Teologicamente la mirra significa questo: da sempre Israele é la sposa di Dio ma, portando degli stranieri mirra al cospetto del bambino tutti i popoli, tutte le nazioni, tutti coloro che riconoscono in Gesù il Signore, il Messia, il Re, il Salvatore diventano sposa di Dio. Per questo noi tante volte diciamo che la Chiesa è sposa di Cristo, sposa di Dio.
Ma dal punto di vista esistenziale cosa significano oro, incenso e mirra?
Anche noi come questi tre personaggi, questi tre Magi dobbiamo portare oro, incenso e mirra.
A chi? Al Signore che si trova nel fratello e nella sorella.
Questo significa oro, incenso e mirra nella nostra vita.
(da una omelia di Padre Giuseppe Galliano MSC)
Oro, incenso e mirra, se leggete le iscrizioni egizie, erano anche i doni che si offrivano al figlio del Faraone: l’oro veniva donato come augurio per la nascita del figlio del faraone, oro perché “tu faraone sei prezioso per noi”; l’incenso perché il figlio del faraone era profumo in mezzo al suo popolo; la mirra perché la sua presenza leniva il dolore.
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