"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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giovedì 24 febbraio 2011

Quando i marocchini eravamo noi

Una grave forma di amnesia colpisce gli Italiani:
dal 1860 al 1970 più di 26 milioni di nostri connazionali sono emigrati in Argentina, in Brasile, negli Stati Uniti, in Australia, in Svizzera, Francia, Belgio, Germania, ecc.
Erano piemontesi, lombardi, campani, veneti, liguri, siciliani, poveri, con una bassa scolarità se non analfabeti, cercavano fortuna.
Li chiamavano “gringos de mierda” e “macaroni”, li trattavano con disprezzo e arroganza; erano considerati pigri, infidi e sporchi: “vietato ai cani e agli italiani” era scritto sulle vetrine di qualche bar di Francoforte nella Germania del 1960.
Eppure gli italiani rivolgono lo stesso trattamento agli immigrati: hanno dimenticato o vogliono rifarsi?
Tappetini stesi sui marciapiedi. In vendita cinte, borse, maschere di legno, statue forse realmente africane. Vuol comprare ?
Parigi. Fine del secolo scorso. Un ragazzo italiano vende statuine di gesso.
Dice la cartolina dell’epoca “Voulez-vous, messieurs ?”
Forse, alle orecchie francesi, la pronuncia sarà apparsa pressappoco così :”Vu’ cumpra’ ?”
Germania, un treno dall’Italia negli anni Sessanta. Sfiancata dal viaggio, una donna che va dal marito cerca di dormire : un ricongiungimento familiare, dicono i burocrati dell’emigrazione.
Ma che cosa è quel fazzoletto nero attorno al volto, un chador?
da “Le voci dell’altro”



EMIGRANTE
Quando, nei profondi
tristi occhi
guardi l'emigrante
che timido ti tende la mano,
vedi i buchi
nelle valigie di cartone,
portate a spalla
da chi
ha vagato sulle strade del mondo
con la remota speranza;
poche volte appagata,
di piegare un destino
che il luogo natio
gli ha strappato di mano.
Vedi quanto han pagato
i nostri padri,
schiavi nelle miniere,
che per due lire
ed un tozzo di pane,
hanno fatto la fortuna
di molti paesi civili.
Vedi i sogni,
passati dal buchi
di vite sgualcite,
svaniti,
lungo le vie del non ritorno.
Quando nel profondi
tristi occhi
guardi l'emigrante
che timido ti tende la mano.
Pensa a tutto questo
e in lui
vedrai un fratello
che la vita ha sradicato
e piegato come un fuscello
in inverno inoltrato.


Questa poesia ha ricevuto il 2 premio al premio internazionale europclub in Sicilia premio collegato con le manifestazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia.

(Fabio Amato)

6 commenti:

  1. condivido in pieno. il mio bisnonno è emigrato negli Stati Uniti per trovare un lavoro e mio nonno ha lavorato nelle miniere in Belgio quando qui non riusciva a mangiare..... forse abbiamo la memoria troppo corta :-)

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  2. grazie Ori per la tua testimonianza, i mie bisnonni materni erano emigrati in Francia anche loro sfruttati in miniera...

    Ho postato questo articolo per le molte persone più giovani che tempestano con il loro disprezzo i "vu' cumpra'"e questa grande paura dell'accoglienza dello "straniero".
    Siamo tutti fratelli e ci auguriamo rispetto reciproco che comprendo molto difficile da attuare.

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  3. Il "fazzoletto" era solamente un foulard che in Sicilia usavano le donne. Capirai ... dopo duecento anni di dominazione araba. Comunque gli italiani in America sono andati a lavorare a loro spese e senza nessun tipo di assistenza medica o di aiuto. Tanti ci sono morti e tanti hanno superato e insegnato ai miei amici americani a far da mangiare e a vestirsi come si deve. Questo hanno fatto gli italiani. Perchè dovunque vadano insegnano. Da questi che stanno arrivando e non metto definizioni di nessun genere, ci aspettiamo solo guerra miseria inciviltà e barbarie. Quando avranno islamizzato tutta l'Europa poi sarete tutti felici

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  4. Condivido pienamente ciò che viene ricordato sui nostri emigranti, e quindi non riesco a capire chi ora critica aspramente gli immigtrati, ricordo a tutti che non c'entra il colore della pelle, la provenienza, ma siamo tutti uomini e per noi credenti siamo tutti fratelli.Chi ha paura dell'egemonia della religione islamica, probabilmente non è certo della propria religiosità. Inoltre va ricordato che in ogni cultura e paese vi sono i buoni e i cattivi, non si devono condannare tutti perchè una parte commette reati, se no anche noi siamo tutti colpevoli. (Basta entrare nelle carceri e vedere quanti italiani ci sono). Basta un pò di buona volontà e amore fraterno e tutto si supera con l'aiuto del buon Dio.
    vulcano48

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  5. Grazie Vulcano48 del tuo intelligente commento che apprezzo molto e che condivido a largo raggio.
    Forse se cominciassimo a imparare a tollerare chi ci è vicino, nel rispetto delle proprie idee, avremmo già fatto un primo e importante passo...
    Un abbraccio con affetto

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  6. E' un modo di dire dell'autore del testo sopra citato la parola "chador"!

    Anche la parola "marocchino" ha scatenato un po' di caos!!!!!
    Sempre tutti pronti a fare appunti spigolosi e non adeguati e paragonarli alle altre situazioni che si sono create attualmente e di difficile soluzione!

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