"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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mercoledì 27 novembre 2013

Noemi e Ruth: storia d'amore

















La storia di Ruth (Bibbia)
Noemi, o Naomi, è un personaggio biblico, la cui vicenda è narrata nel Libro di Rut.
Originaria di Betlemme, Noemi era sposa di un uomo chiamato Elimelech, da cui aveva avuto due figli, Maclon e Chilion. 
In seguito ad una carestia, si trasferì con la famiglia nelle campagne di Moab, dove rimase presto vedova. 
I figli sposarono due donne moabite, Orpa e Rut, poi dopo circa dieci anni anch'essi morirono. Noemi si trovò dunque sola, in terra straniera, insieme alle due nuore. 
Cambiò il suo nome in Mara (dall'ebraico Marah che significa "amareggiata, infelice", in opposizione a Noemi che significa "gioia, letizia") dopo la morte del marito e dei due figli.
Poi, sentendo dire che la carestia era cessata, decise di ritornare a Betlemme e congedò le nuore, non volendo che esse si sentissero costrette a seguirla: Orpa restò in Moab, mentre Rut scelse con forza di non abbandonare la suocera.
Giunte a Betlemme, Noemi permise a Rut di fare la spigolatrice di orzo nel campo di un certo Boaz: egli era un loro parente, della famiglia di Elimelech, e questo avrebbe garantito una certa tranquillità alla giovane donna, che infatti incontrò i suoi favori e ne divenne la sposa. Noemi fu poi la nutrice di loro figlio, Obed, il futuro padre di Iesse, padre di Davide.
Da Wikipedia

lunedì 25 novembre 2013

Sacra Famiglia: una famiglia originale.




















Una meditazione che fa' riflettere...
La famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria è una vera famiglia non perché risponde a modelli fissi e precostituiti.
Anzi questi modelli li scardina un bel po’.
Il vangelo infatti, che della Sacra Famiglia ci dà pochi ma essenziali tratti, non evita di raccontare tutte le disavventure di questa famiglia che fin dalla sua nascita è segnata dall’originalità.
Ci viene infatti raccontato che Giuseppe è tentato di ripudiare la sua sposa perché il figlio che lei aspetta non è suo.
La famiglia poi non riesce a trovare un posto tranquillo e normale dove metter al mondo il bambino.
Infine è una famiglia che è destinata alla fuga, braccata dalla legge del suo tempo (Erode).
E’ una famiglia dove Maria perde presto il suo sposo e poi anche il Figlio.Ma in tutta questa vicenda così “storta” e problematica, la Sacra Famiglia è unita dall’amore e dalla fiducia in Dio.
Nella famiglia di Nazareth nasce la vita, non perché tutto è “secondo la norma”, ma perché vi abita Dio e prospera l’armonia di chi la costruisce (Giuseppe e Maria) e di chi l’ha voluta da sempre (lo Spirito di Dio)
Le nostre famiglie non ricerchino troppo di esser “nella norma” e “come tutte le altre”.
Le nostre famiglie ricerchino innanzitutto di volersi bene davvero, anche oltre le difficoltà e le apparenze.
E in questa ricerca dell’amore che genera vita, per me è fondamentale lasciare che Dio entri dentro quotidianamente.

Nella famiglia di Nazareth non abbiamo quindi un modello, ma una speranza, un incoraggiamento, una “buona notizia” (cioè un “vangelo”) che davvero tutti possiamo vivere e gioire dell’esperienza della famiglia, in qualsiasi situazione siamo e anche oltre i giudizi.

Contro la violenza sulle donne.

Il fatto che l'uomo sappia distinguere tra il bene e il male dimostra la sua superiorità intellettuale rispetto alle altre creature; ma il fatto che possa compiere azioni malvagie dimostra la sua inferiorità morale rispetto a tutte le altre creature che non sono in grado di compierle. (Mark Twain)



Anche questo è un compleanno!




























Ce l'abbiamo messa tutta: preparato biglietto lungo di Buon Compleanno, i vostri auguri, un fiore, torta, qualche dolcetto, ...tanto amore!!!!!!...
Ma..."il Paradiso in terra è un'illusione"..
Siamo tenaci. Se non è andata bene oggi, ci proveremo ancora l'anno prossimo…niente è mai finito finché c'è la vita... Enrica







Giornata con Giuliana rappresentata perfettamente dal tramonto di ieri alle 17 in comunità...(Sacra Famiglia - Cesano Boscone)



venerdì 22 novembre 2013

Arcobaleno in città.

Ecco l'arcobaleno, via di comunicazione tra il cielo e la terra, alle 16.45 del 20 novembre 2013 fotografato con il cellulare dalla finestra della mia camera da letto a Sesto San Giovanni (Mi)   










Buon Compleanno Giuliana!


Il tempo passa...la vita continua...

(Ho chiesto, ad una Educatrice di Giuliana, di darmi il permesso di postare
la foto sotto scattata nella “sua” nuova famiglia). GRAZIE


22 novembre - BUON COMPLEANNO GIULIANA!

Auguri Giuliana da mamma e papà

mercoledì 13 novembre 2013

Smorza l'ira

«Non tramonti mai il sole sopra la mia ira » (Ef. 4, 26).

«La risposta calma, smorza l'ira » (Prv. 15, 1).

Sono parole ispirate dallo Spirito Santo. 

Fa' che diventino vita nostra. 
Se non di fatto, 
almeno di buona volontà.

Risvegliamo l'amore


Risvegliamo l’amore 
perché finiscano gli inverni 
delle nostre incomprensioni, 
dei nostri rancori, 
delle nostre divisioni:… 
abbiano fine 
e torni la primavera della serenità.
Enrica

Mancanza di speranza


Un esegeta contemporaneo, Heinrich Schlier, descrive, gli effetti della mancanza di speranza nel mondo, in questi termini: "Dove la vita umana non è protesa verso Dio, dove non è impegnata al suo appello e invito, ci si sforza di superare la spossatezza, la vacuità e la tristezza che nascono da tale mancanza di speranza" .

E aggiunge che I sintomi della non speranza sono "la verbosità dei vuoti discorsi, l'esigenza costante della discussione, l'insaziabile curiosità, la sbrigliata dispersione nella molteplicità e nell'arruffio, l'intima ed esteriore irrequietezza" - noi diremmo: le varie forme di nevrosi - "la mancanza di calma, l'instabilità nella decisione, il rincorrersi di continuo verso sempre nuove sensazioni" .
(Carlo Maria Martini)

lunedì 11 novembre 2013

Tra le stelle di Dante Alighieri


I fatti narrati ne “La Divina Commedia” di Dante Alighieri si svolgono abbondantemente durante il corso della nostra vita.
Citare questo scritto, non è quindi fuori luogo PER DONARE IL MIO PENSIERO a ciascuno là dove si trova:
nella sofferenza infernale;
nella possibilità purgante;
nella gioia paradisiaca.
Tanto più che ogni Cantica termina con la parola "stelle":
E quindi uscimmo a riveder le stelle (Inferno);
Puro e disposto a salir a le stelle (Purgatorio);
L'amor che move il sol...e e l'altre stelle (Paradiso).
Un invito a guardare sempre il cielo…a ciascuno là dove si trova... 

Amico - Musica



L’amico è colui

che ascolta la musica 

del tuo cuore 

e te la rammenta

quando l’hai dimenticata”.

Luna e Venere


Questa foto acqueta la mia anima: la condivido con voi con la speranza che il "Sole" ci illumini mentre si rigenera durante la notte...Enrica 

La luce propria del Sole illumina la Luna, Venere e gli altri pianeti che solo per questo motivo ci appaiono luminosi, ma in realtà brillano di luce riflessa. In altre parole significa che se potessimo spegnere il Sole, nel cielo vedremmo solo le stelle, ma non più la Luna nè i pianeti! 

(foto di Crediti & Copyright: Jay Ouellet - Fonte: APOD luna e venere)
Venere non emette raggi di luce, si tratta di un effetto fotografico!

San Martino



LA LEGGENDA DI SAN MARTINO 
(da cui “l’estate di S. Martino”)

Era l’11 novembre: il cielo era coperto, piovigginava e tirava un ventaccio che penetrava nelle ossa; per questo il cavaliere era avvolto nel suo ampio mantello di guerriero. Ma ecco che lungo la strada c’è un povero vecchio coperto soltanto di pochi stracci, spinto dal vento, barcollante e tremante per il freddo. Martino lo guarda e sente una stretta al cuore. “Poveretto, ­ pensa ­ morirà per il gelo!”E pensa come fare per dargli un po’ di sollievo. Basterebbe una coperta, ma non ne ha. Sarebbe sufficiente del denaro, con il quale il povero potrebbe comprarsi una coperta o un vestito; ma per caso il cavaliere non ha con sé nemmeno uno spicciolo. E allora cosa fare? Ha quel pesante mantello che lo copre tutto. Gli viene un’idea e, poiché gli appare buona, non ci pensa due volte. Si toglie il mantello, lo taglia in due con la spada e ne dà una metà al poveretto. “Dio ve ne renda merito!”, balbetta il mendicante, e sparisce. San Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pare che voglia portargli via anche la parte di mantello che lo ricopre a malapena. 

Ma fatti pochi passi ecco che smette di piovere, il vento si calma. Di lì a poco le nubi si diradano e se ne vanno. Il cielo diventa sereno, l’aria si fa mite. Il sole comincia a riscaldare la terra obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello. 

Ecco l’estate di San Martino, che si rinnova ogni anno per festeggiare un bell’atto di carità ed anche per ricordarci che la carità verso i poveri è il dono più gradito a Dio. 

venerdì 8 novembre 2013

Una croce troppo lunga


Non lamentarti se la tua "croce" è troppo pesante

Un uomo sempre scontento di sé e degli altri continuava a brontolare con Dio perché diceva: “Ma chi l’ha detto che ognuno deve portare la sua croce? Possibile che non esista un mezzo per evitarla? Sono veramente stufo dei miei pesi quotidiani!” .Il Buon Dio gli rispose con un sogno. Vide che la vita degli uomini sulla Terra era una sterminata processione. Ognuno camminava con la sua croce sulle spalle. Lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo l’altro. Anche lui era nell’interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce personale. Dopo un po’ si accorse che la sua croce era troppo lunga: per questo faceva fatica ad avanzare. “Sarebbe sufficiente accorciarla un po’ e tribolerei molto meno”, si disse, e con un taglio deciso accorciò la sua croce d’un bel pezzo. Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare molto più speditamente e senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la meta della processione. Era un burrone: una larga ferita nel terreno, oltre la quale però cominciava la “terra della felicità eterna”. Era una visione incantevole quella che si vedeva dall’altra parte del burrone. Ma non c’erano ponti, né passerelle per attraversare. Eppure gli uomini passavano con facilità. Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l’appoggiava sui bordi del burrone e poi ci passava sopra. Le croci sembravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due margini del precipizio. Passavano tutti, ma non lui: aveva accorciato la sua croce e ora era troppo corta e non arrivava dall’altra parte del baratro. Si mise a piangere e a disperarsi: “Ah, se l’avessi saputo…”.

(Posted by Parola di Ugo)  

mercoledì 6 novembre 2013

Il denaro non può...



Il denaro può comprare una casa 
ma non un focolare.
Può comprare un letto 
ma non il sonno.
Può comprare un orologio 
ma non il tempo.
Può comprare un libro 
ma non la conoscenza e la saggezza. 
Può comprare una posizione 
ma non il rispetto.
Può pagare il dottore 
ma non la salute. 
Può comprare il sesso 
ma non l'amore.

Sognai una bicicletta a due posti...

Comprendere il significato profondo-metaforico di una storia.
Nessuno ha descritto Dio come un ciclista ma semplicemente come Colui che dirige la vita degli uomini. 

La Bicicletta di Dio
In una calda sera di fine estate, un giovane si recò da un vecchio saggio: "Maestro, come posso essere sicuro che sto spendendo bene la mia vita? Come posso essere sicuro che tutto ciò che faccio è quello che Dio mi chiede di fare?". 
Il vecchio saggio sorrise compiaciuto e disse: "Una notte mi addormentai con il cuore turbato, anch'io cercavo, inutilmente, una risposta a queste domande. Poi feci un sogno. 
Sognai una bicicletta a due posti. 
Vidi che la mia vita era come una corsa con una bicicletta a due posti: un tandem. 
E notai che Dio stava dietro e mi aiutava a pedalare. 
Ma poi avvenne che Dio mi suggerì di scambiarci i posti. 
Acconsentii e da quel momento la mia vita non fu più la stessa. 
Dio rendeva la mia vita più felice ed emozionante. 
Che cosa era successo da quando ci scambiammo i posti? 
Capii che quando guidavo io, conoscevo la strada. 
Era piuttosto noiosa e prevedibile. Era sempre la distanza più breve tra due punti. 
Ma quando cominciò a guidare lui, conosceva bellissime scorciatoie, su per le montagne, attraverso luoghi rocciosi a gran velocità a rotta di collo. 
Tutto quello che riuscivo a fare era tenermi in sella! 
Anche se sembrava una pazzia, lui continuava a dire: «Pedala, pedala!». 
Ogni tanto mi preoccupavo, diventavo ansioso e chiedevo: «Signore, ma dove mi stai portando?». Egli si limitava a sorridere e non rispondeva. Tuttavia, non so come, cominciai a fidarmi. 
Presto dimenticai la mia vita noiosa ed entrai nell'avventura, e quando dicevo: «Signore, ho paura...», lui si sporgeva indietro, mi toccava la mano e subito una immensa serenità si sostituiva alla paura. 
Mi portò da gente con doni di cui avevo bisogno; doni di guarigione, accettazione e gioia. 
Mi diedero i loro doni da portare con me lungo il viaggio. Il nostro viaggio, vale a dire, di Dio e mio. E ripartimmo. Mi disse: «Dai via i regali, sono bagagli in più, troppo peso». Così li regalai a persone che incontrammo, e trovai che nel regalare ero io a ricevere, e il nostro fardello era comunque leggero. 
Dapprima non mi fidavo di lui, al comando della mia vita. Pensavo che l'avrebbe condotta al disastro. Ma lui conosceva i segreti della bicicletta, sapeva come farla inclinare per affrontare gli angoli stretti, saltare per superare luoghi pieni di rocce, volare per abbreviare passaggi paurosi. 
E io sto imparando a star zitto e pedalare nei luoghi più strani, e comincio a godermi il panorama e la brezza fresca sul volto con il delizioso compagno di viaggio, la mia potenza superiore. 
E quando sono certo di non farcela più ad andare avanti, lui si limita a sorridere e dice: 
«Non ti preoccupare, guido io, tu pedala!»".
(Gruppo: Admin)



martedì 5 novembre 2013

Una carezza per voi


Per voi amici/che 
dedico un inno all'amicizia 
che al di là 
delle distanze e del tempo 
non smette mai 
di percorre quella via 
di andata e ritorno 
fra i cuori 
regalando all’anima 
l'autenticità di una carezza 
che dura una vita! 

Enrica 

Libro della vita...


“La vita e i sogni 
sono fogli 
di uno stesso libro. 
Leggerli in ordine 
è vivere, 
sfogliarli a caso 
è sognare” 
Arthur Schopenhauer.

Guarda il cielo...

Guarda in cielo e conta le stelle, (se riesci a contarle): sono la Luce dei nostri cari che da lassù ci illuminano con il loro amore che ora è in noi...


Guardare il cielo significa allora non fermarci semplicemente a ciò che vediamo o viviamo ma avere il coraggio di alzare lo sguardo per cercare in questo cielo aperto che tocca la terra, il significato della nostra vita e l’orientamento del nostro desiderio di essere vicino ai nostri cari che ci hanno preceduto.

Onda del mare...



La vita più intensa 
è raccontata in sintesi 
dal suono più rudimentale: 
quello dell’onda del mare 
che da quando si forma 
muta ad ogni istante... 

Italo Svevo


(Bordighera - foto di R. De Nicola)