Potrà sembrare sbagliato, a noi poveri viandanti,
ma forse inciamperemmo di meno se imparassimo a guardare le stelle. Abbiamo
bisogno di consolazione e speranze, di un po' di fede e di calore, di poche
serene certezze, di briciole di parole di vita che sfamino il cuore e lo
facciano fremere. Punti di luce nel buio, come le stelle. Ognuno ha diritto a
una stella; a te, Bambino Gesù, chiediamo una scheggia di cometa, un punto
luminoso e tremante da fissare, una scia di chiarore che ci faccia trovare la strada,
un minimo di luce nella notte che fa paura.
Ma le nostre canzoni lo cantano - «Tu scendi
dalle stelle», e vieni in una grotta, in una stalla, tra il fiato delle bestie
e il sudore degli uomini, in mezzo allo sporco e agli odori, nella povertà e nella
confusione. Ci sarebbe piaciuto regalarti una dimora diversa, una reggia o un
palazzo di perle e diamanti.
Ma il nostro cuore è fatto di poche assi e di un
tetto di paglia, e la tua mangiatoia non è un baldacchino dorato, e non
somiglia al trono di un principe.
Sappiamo che hai scelto una stalla per dirci che
non hai paura di quella parte di noi che facciamo fatica ad accettare, della
confusione dei nostri istinti e delle nostre passioni ingovernabili, di ciò che
ci imbarazza e ci fa soffrire. Non ti troveremo, stanotte, nel salotto di casa,
ma nella nostra stalla, dove mai avremmo voluto riceverti, dove tu hai deciso
di entrare.
Dalle stelle alla stalla per te il passo è breve,
perché ogni luogo è la tua casa, e grandezza e povertà bruciano insieme nel
fuoco della tua compassione.
Noi, gente di questa terra che tu ami e consoli, ti
prendiamo tra le braccia, ti stringiamo e proviamo a cullarti, stella che non
perde splendore, povero bimbo adagiato in una stalla, tra le pieghe del nostro
cuore inquieto”.
(da “Il tuo posto nel presepe” di D.Caldirola e
A.Torresin )
Nessun commento:
Posta un commento