Il papavero come simbolo
Il papavero è un fiore associato alla guerra fin dai tempi antichi. Esso cresce anche nei terreni più proibitivi e, più nello specifico, persino negli spazi dove non rimane altro che la distruzione degli scontri. Secondo la leggenda il comandante mongolo Gengis Khān portava con sé dei semi di papavero da spargere sul campo di battaglia, per onorare i caduti. In tempi più recenti a richiamare la tenacia di questi fiori ci ha pensato John McCrae. Egli poeta, medico e militare canadese, in In Flanders Fields evoca l’immagine dei fiori rossi sbocciati nei luoghi devastati dalla distruzione della Grande Guerra. Oggi questi sono il simbolo del Remembrance Day, giorno del ricordo delle vittime della Prima Guerra Mondiale in Inghilterra e in tutto il Commonwealth.
In Italia il papavero è considerato il fiore simbolo della Resistenza e del 25 aprile. A renderlo tale hanno contribuito alcune sue caratteristiche. Esso è un fiore spontaneo, e quindi definibile “libero”, che cresce, cioè, autonomamente, anche dove indesiderato. Si tratta, poi, di un vegetale estremamente tenace che possiede straordinarie capacità di adattamento. Possiamo, infatti, osservare i papaveri nei paesaggi più disparati che vanno dai campi sterminati, ai bordi delle strade, passando per le ferrovie. La loro vivacità dava, dunque, nuova vita ad ambienti ostili, accompagnando le azioni dei partigiani nei vari contesti. Il colore rosso dei petali li trasforma, poi, in una metafora per indicare il sangue versato e gli ideali perseguiti.
Il papavero è ormai associato, in quanto simbolo della Resistenza, a diversi sentimenti e ideali. Nel linguaggio dei fiori, infatti, esso incarna orgoglio sopito e consolazione, pur rimanendo indissolubilmente legato al concetto di semplicità. Il papavero finisce, insomma, per diventare sinonimo di volontà di riscatto e speranza per il futuro. Collegarlo al desiderio di pace è, dunque, quasi inevitabile e i “Mille papaveri rossi” che “fan veglia” al protagonista de La Guerra di Piero di Fabrizio De André non fanno altro che ricordarcelo. La capacità di questi fiori di crescere spontanei pressoché ovunque non ha, comunque, mancato di creare disagi. In certi contesti essi sono, infatti, considerati persino infestanti.
Enzo Primerano facebook
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