Questa è la nostra città, questa è la nostra
storia e nessuno può toglierci questo senso di sestesitá. Grazie Giampaolo per
queste parole.
Prima di entrare in questa città,
lavatevi, lavatevi la coscienza
Pronunciando, uno ad uno i nomi dei suoi
martiri, leggeteli e rileggeteli e camminate per le sue strade. Li incontrerete
e dopo aver scorto i fratelli Casiraghi che escono di casa per andare in
fabbrica, dopo aver intravisto il giovane Lacerra accendendersi una mezza
sigaretta, l'ing. Fogagnolo varcare l'ingresso del suo ufficio, il parroco Don
Mapelli nascondere i ragazzi che vogliono raggiungere la montagna, dopo aver visto
ammazzare per strada Levi, Migliorini e i loro compagni, dopo aver visto le
donne della bulloneria Falck scioperare per la mensa e il pane, dopo aver visto
i vagoni piombati che passano per la stazione diretti in Austria e in Polonia,
dopo aver visto gli operai della Falck fare un passo avanti. Non fermatevi
camminate ancora per le vie, quelle vecchie e quelle nuove dove sorgono nuovi
palazzi e si riempiono di nuova gente che è venuta per lavorare e ascoltate le
mescolanze dei dialetti e delle parlate, ascoltate il calabrese che scherza con
il ferrarese mentre bevono un caffè o un grappino alle cinque e mezzo di mattina
al Circolo Progresso prima di entrare per il primo turno all'Unione. Guardate
gli operai la domenica in sella al loro Bredino.
Guardate il cielo rosso delle colate, ascoltate il loro tuono, il suono della sirena di fine turno. E meditate, pensate e cercate di capire se davvero vi siete lavati la coscienza e se così sarà solo allora capirete e non importerà quale lingua, quale dialetto parlerete perché ci capiremo come ci conoscessimo da sempre perché saremo, lo siamo, sestesi.
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