"io sono qui per continuare ad imparare"

Una frase, un ringraziamento, un pensiero, una poesia, una nota citazione, una preghiera, una testimonianza che trattano i temi fondamentali della vita (che chiamerò "riflessioni") possono, qualche volta, tracciare un solco positivo nel cuore e in alcuni casi diventare motivo di stimolo, speranza, conforto, sostegno. Se alle mie "riflessioni" aggiungerete le vostre, condivideremo anche con altri qualche prezioso suggerimento, come meditazione sulla realtà del vivere quotidiano.


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sabato 11 aprile 2020

Coronavirus: una testimonianza di Amore

Una testimonianza di una realtà da brivido e di Amore scritta dalla d.ssa Desirée che svolge la sua missione nel nucleo dove Giuliana è ospite. 
Gratitudine Desirèe per questa "forte" testimonianza. Noi genitori impotenti e disorientati abbiamo deposto il nostro cuore nel vostro. Le nostre sono solo parole ma ciò che proviamo non ha parole. Permetta un abbraccio per Lei e per tutti che comprenda anche i "ragazzi". Enrica, Giulio 

"Lavoro in sanità. No, non sono un medico, né un infermiere.
Sono un Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica. 
Lavoro in una comunità Psichiatrica. Questa realtà non è molto conosciuta, figuriamoci se magicamente può esserlo in questo periodo. Purtroppo la salute mentale e la psichiatria sono ancora oggi, nel 2020, oggetto di stigma.
Le comunità non possono chiudere. Quelli che vengono chiamati ancora oggi matti hanno perso la loro routine. Quella routine che gli dava sicurezza. Perché per loro avere il tempo scandito ha molta più importanza che per noi. Dà sicurezza, conforta, sanno che fa parte di un percorso di riabilitazione che li porterà a stare meglio, tanto che ti dicono "se lo faccio, significa che sto facendo passi avanti?". Da un mese hanno perso la loro sicurezza, c'è un qualcosa che è cambiato, ma non è compreso del tutto. In più da un mese non vedono i loro famigliari e, come noi, ne soffrono.

Il mio compito da un mese a questa parte è cambiato. Oggi mi ritrovo a fare di tutto per alleggerire loro le giornate, per far scorrere le lancette di quell'orologio che guardano continuamente senza saperle leggere. Cerco di far capire loro che c'è un virus cattivissimo a forma di corona che ti fa ammalare se esci, e loro spesse volte ti chiedono "per colpa sua non possiamo andare a comprare i biscotti per la colazione?". Certo di biscotti ne hanno, ma hanno quelli che compra l'istituto e andare al supermercato, davanti al reparto dei biscotti e scegliere quelli che preferiscono, quelli con il cioccolato, ha tutto un altro significato. Dà soddisfazione.

Oggi questo non è possibile. E oggi mi ritrovo a cercare di gestire l'ansia che inconsapevole si sta facendo strada dentro di loro. Ed è sempre oggi che hanno bisogno di quell'abbraccio che mamma o papà non possono dare, ma che nemmeno io posso dare. I dispositivi servono a proteggere me e loro, ma creano una distanza nella relazione di aiuto. E oggi devo fare uno sforzo in più per superare quella distanza e dimostrare loro che sono la stessa persona di sempre. E oggi metto un pezzo di cuore in più durante il mio turno.

Lavoro in sanità. No, non sono un medico, né un infermiere.
Sono un Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica".
Desirée

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